La sinistra, un tempo, era una cosa seria, affondava le sue radici nel sapere, nella cultura, nel rispetto dei valori costituzionali. Oggi la sinistra rischia di scomparire, l’elettorato ha deciso di guardare altrove. L’abbraccio mortale al neoliberismo ha prodotto in tal senso effetti tutto sommato scontati. Ci si sarebbe aspettati che dinanzi a una tale crisi si aprissero importanti riflessioni sulla propria ragion d’essere politica, sull’abbandono della difesa dei diritti dei lavoratori, sul valore profondo della nostra Costituzione dinanzi alla prepotenza con cui i mercati cercano di piegarla ai propri interessi di accumulazione della ricchezza sin dove si può.
Invece no, i motivi del suo fallimento la sinistra non li ha proprio capiti. Come se nulla fosse, continua ad aggrapparsi a battaglie inesistenti come quella contro un personaggio immaginario molto famoso: il sovranista. Nel mondo parallelo in cui è rimasta intrappolata dopo essere stata folgorata dal neoliberismo, ha inventato un personaggio immaginario, un cattivone di destra che non vuole cedere la sovranità alle istituzioni europee che ci vogliono tanto bene. In pratica, la sovranità da elemento portante dello Stato di diritto viene ridotta a una preferenza programmatica dell’avversario. Con questi ragionamenti, il livello di trash politico tocca vette altissime e la decadenza culturale della sinistra un fatto difficilmente negabile.
Parlando seriamente di sovranità, affinché lo Stato possa essere accolto come soggetto della comunità internazionale è essenziale che esso possegga tre requisiti, sanciti dalla Convenzione di Montevideo sui diritti e sui doveri degli Stati del 1933: popolo, territorio e governo. Uno Stato, per essere considerato tale, deve possedere il requisito della “sovranità“, ossia deve essere dotato di un apparato di governo che eserciti effettivamente la propria potestà d’imperio su una data comunità territoriale a titolo originario, nel senso che non deve essere sottoposto ad alcuna autorità superiore.
Il diritto internazionale non ammette processi di verticalizzazione tra Stati o in relazione ad altre Organizzazioni internazionali governative (Oig), perché altrimenti verrebbe meno il requisito della “sovranità esterna”. Quel che è in gioco, infatti, non è la cessione di sovranità all’Europa ma la condivisione di talune politiche mediante accordi internazionali che possono essere ritrattati, finanche annullati. D’altronde è l’Europa stessa a ricordarcelo: “L’Unione europea è un soggetto politico che non ha eguali, i cui Stati membri sovrani mettono in comune le competenze in settori chiave dell’attività di governo per raggiungere obiettivi condivisi”.
Non esiste, dunque, il sovranista come lasciato intendere da certi personaggi di sinistra. Esiste semmai una forma confusa di eversione, forse inconsapevole, dell’ordine costituzionale.
Nessun commento:
Posta un commento