Fonte: Il Fatto Quotidiano Economia & Lobby | 27 agosto 2018 Roberto Marchesi
Quando si parla di borsa e mercati, parlare di “fine di un ciclo” significa innanzitutto dire che una burrasca per i risparmiatori sta arrivando. In questa occasione non si tratterà di una semplice “correzione” (riaggiustamento dei valori, nda) ma sarà certamente una fase recessiva probabilmente lunga e pesante, visto che, oltre ai fenomeni soliti (di seguito descritti), questa avrà caratteristiche globali
molto più ampie e contemporanee. Sarà perciò impossibile, nello spazio
breve di questo articolo, descrivere compiutamente l’intero intreccio
di tutti questi fenomeni, e le responsabilità di chi li governa, ma
colgo l’occasione di un chiarissimo articolo pubblicato questo mese
dalla popolare rivista americana Fortune, sotto il titolo: “The end is near for the economic boom”
(La fine è vicina per il boom economico), per suonare anche qui le
sirene, perché quando una crisi arriva negli Usa diventa sempre globale.
Vediamo dunque quali sono questi indicatori economici che fanno scattare l’allarme.
Il primo è il Treasury yield curve (vedi grafico sotto), quello
che segna la differenza tra il rendimento delle obbligazioni di
medio-lungo periodo da quelle a breve scadenza. E’ un classico: quando
questo indicatore arriva all’inversione, cioè quando i bond di breve
periodo danno rendimento maggiore di quelli a lunga scadenza, significa
che il mercato è arrivato al punto di “correzione” ovvero: l’ottimismo
deve essere sostituito dalla prudenza.
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