si parla di progresso, di evoluzione, di civiltà ci ritroviamo invece in un nuovo medio evo dove conta chi si nasconde dietro il potere o vi si allea con esso.
domenica 17 ottobre 2010
un esercizio di democrazia.......
Non m'interessa quanti erano, né da dove venivano: quello che m'interessa sottolineare é che ieri, al di là del sindacato sotto le cui bandiere si riconoscono, c'era la parte migliore del paese, quella che lavora, produce, paga le tasse e.... non ce la fa a finire il mese. E' questa l'Italia che mi piace e che stimo perché é quella parte del paese che é l'argine contro il baratro verso cui, scientemente, l'altra parte (per puro egoismo) lo sta portando. Da qui si dovrebbe ricominciare ragionare a ricostruire il paese; e da qui si dovrebbe partire se una forza politica responsabile vuole iniziare un discorso e un percorso di equità, giustizia, legalità ecc. naturalmente, anche dal punto di vista economico, la ricostruzione del tessuto sociale da loro deve ricominciare perché se é assurdo, come dice Romiti (ex A.D. Fiat dei tempi che furono), che ci siano persone che guadagnano oscenamente ce ne siano altre che non riescono a pagare nulla e per giunta devono anche piegare la testa quando il loro Capo decide che quel contratto non è più valido e ce ne vuole un altro meno "impegnativo" che riduce le libertà sindacali e dei lavoratori stessi facendo ripiombare il mondo del lavoro negli anni '50 (corroborati anche da "eminenti" giuristi della cosiddetta sinistra che sulla scommessa liberista c'hanno costruito la propria fortuna economica e carriera politica). Negli altri paese europei le lotte sono al calor bianco e qui no, perchè? Perché lì i punti di riferimento son rimasti e il sindacato non é collaterale alla politica, qui lo è: pensate che se qualcuno rompe qualche macchinario può essere imputato di sabotaggio e danno all'economia nazionale, PERO' SE UN INDUSTRIALE, NON PER CRISI MA SOLO PER GUADAGNARE QUALCHE PIDOCCHIOSO EURO IN PIU', delocalizza non é denunciato per gli stessi reati ma giustificato in nome del mercato: ironia del liberismo spesso se ne pentono amaramente della scelta. Qui hanno fatto la scelta, cgil inclusa, di "concertare" (con evidenti vantaggi economici) il default verso la negazione del lavoro e del lavoratore in nome della precarizzazione e della mobilità che in un paese come il nostro (che non ha nessuna rete di protezione se non la cassa integrazione e le famiglie) non poteva non creare crisi sociale e avventurismo economico cui la politica é corsa appresso in nome del proprio arricchimento e del creare una barriera (peggiore del muro di Berlino che almeno era fisico) fra sé e il mondo esterno che non poteva non creare che mostri e populismo di bassa maniera. Che la Fiom fosse l'ultima isola di resistenza al liberismo e all'affarismo si sapeva ma che si dovesse scioperare per chiedere quello che era già stato ottenuto questo ancora non si vedeva a meno di non dar ragione a chi dice che la parte migliore del paese é considerata alla stregua dei cinesi e non dei loro colleghi tedeschi........
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