Lattine
della Pepsi con il 10 per cento di liquido in meno, così anche le
patatine Doritos, i confetti M&M di Mars e i cereali Choco Pops
della Kellogg’s sono alcuni dei prodotti che da un po’ di tempo gli
inglesi vedono negli scaffali dei supermercati in confezioni più
piccole ma con prezzo intatto.
Il tutto parte dalla Brexit che ha creato la cosiddetta shrinkflation, da contrazione e inflazione, portando ad un crollo dei consumi e per farli risalire si è deciso dapprima di aumentare i prezzi – manovra tragicamente fallita – e poi di attuare una nuova contromossa spiazzante: ridurre le quantità di poco e lasciare i prezzi invariati. Un successone che sta prendendo piede anche in Italia.
Il tutto perfettamente legale e a discapito degli ignari consumatori che beffati, avranno meno quantitativi di prodotti e prezzi identici. Un fenomeno conosciuto anche dall’Istat che influenza la correttezza del calcolo dell’inflazione come spiega a La Stampa. Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istituto nazionale di statistica.
Il fenomeno sembra poter avere un impatto trascurabile sulla stima dell’inflazione generale ma rilevante per alcune classi di prodotti. E comunque l’Istat lo intercetta ed evita che influenzi la misura dell’inflazione (…) La pratica di ridurre il confezionamento dei prodotti venduti al dettaglio senza una proporzionale riduzione del prezzo da parte delle imprese produttrici o distributrici può produrre effetti di sottostima dell’inflazione.
Il tutto parte dalla Brexit che ha creato la cosiddetta shrinkflation, da contrazione e inflazione, portando ad un crollo dei consumi e per farli risalire si è deciso dapprima di aumentare i prezzi – manovra tragicamente fallita – e poi di attuare una nuova contromossa spiazzante: ridurre le quantità di poco e lasciare i prezzi invariati. Un successone che sta prendendo piede anche in Italia.
Il tutto perfettamente legale e a discapito degli ignari consumatori che beffati, avranno meno quantitativi di prodotti e prezzi identici. Un fenomeno conosciuto anche dall’Istat che influenza la correttezza del calcolo dell’inflazione come spiega a La Stampa. Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istituto nazionale di statistica.
Il fenomeno sembra poter avere un impatto trascurabile sulla stima dell’inflazione generale ma rilevante per alcune classi di prodotti. E comunque l’Istat lo intercetta ed evita che influenzi la misura dell’inflazione (…) La pratica di ridurre il confezionamento dei prodotti venduti al dettaglio senza una proporzionale riduzione del prezzo da parte delle imprese produttrici o distributrici può produrre effetti di sottostima dell’inflazione.
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