Il
Fmi lo aveva già segnalato nel 2016: Deutsche Bank è uno dei maggiori
elementi di rischio per la stabilità finanziaria, per via dell’elevata
esposizione dell’istituto tedesco ai derivati. Ora, l’economista Thorsten Polleit,
sul sito del Mises Institute ribadisce il concetto fornendo una
sintesi piuttosto eloquente dei dati di bilancio relativi a Deutsche
Bank, sostenendo come l’istituto sia decisamente troppo grande per
fallire. La prima considerazione esamina il percorso dei titoli
azionari bancari nell’Eurozona, assai più malconci degli omologhi
statunitensi (figure in basso a sinistra):
La seconda osservazione è sulla enorme dimensione del bilancio di Deutsche Bank:
“Se
un apparato bancario sovradimensionato inizia a contrarsi, lo stock in
sospeso di credito e moneta diminuirà, E quando la quantità di moneta
diminuisce [la moneta bancaria, emessa tramite attività di credito
privato, è la componente principale dell’offerta di moneta Ndr.], i
prezzi su tutta la linea tendono verso il basso causando deflazione.
Inutile dire che la deflazione è un incubo per le economie fortemente
indebitate: i prezzi in calo aumentano l’onere del debito reale,
facendo precipitare il sistema finanziario ed economico in una
cataclismica spirale al ribasso”, conclude Polleit.
“L’andamento delle quotazioni azionarie suggerisce che gli investitori hanno perso un po’ di fiducia nella redditività delle imprese delle banche europee: mentre le azioni delle banche statunitensi sono aumentate del 24% dall’inizio del 2006, l’indice delle azioni delle banche dell’area dell’euro è ancora in calo di circa 70%. In particolare, le due maggiori banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, hanno perso rispettivamente l’85 e il 94% della loro capitalizzazione di mercato” (figura in basso a destra).
“Con un bilancio di quasi 1.500 miliardi di euro nel marzo 2018, la Deutsche Bank rappresentava circa il 45% del Pil tedesco. Nel confronto internazionale, questa è una dimensione enorme, decisamente terrificante. È soprattutto il risultato dell’impronta estesa (anche se non redditizia) che la banca ha nel settore dell’investment banking internazionale. La banca ha già iniziato a ridurre il suo bilancio, però”.
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