Fonte: W.S.I. 19 giugno 2018, di Daniele Chicca
Per
ora la Cina ha rinunciato all’opzione nucleare come risposta alle
azioni coercitive di Trump alle importazioni di beni e prodotti dalla
potenza asiatica, accusata di pratiche commerciali sleali. Ma le ultime
mosse della Russia sui mercati finanziari potrebbero essere un
antipasto di quello che succederà se Pechino dovesse ricorrere alla
forza per controbattere ai dazi di Trump.
Quando si parla del possibile ricorso a opzioni nucleari
da parte della Cina, si fa riferimento alla svendita di riserve
valutarie (Bond governativi o titoli azionari americani) oppure alla
svalutazione della sua moneta nazionale, lo yuan. Se Donald Trump continua a premere sull’acceleratore, tuttavia, è soltanto una questione di tempo prima che questo accada.
La liquidazione inaspettata di
metà delle sue riserve obbligazionarie di titoli Usa da parte della
Russia, di cui si è venuto a conoscenza venerdì 15 giugno, potrebbe
essere servita come una sorta di test preparatorio sui
mercati e come copertura della vera misura atomica in cantiere (che
verrebbe azionata dalla Cina). In aprile i Treasuries Usa sono stati
svenduti a piene mani (vedi grafico sotto), ma non è stata la Cina il
paese a svendere con maggiore convinzione, bensì la Russia.
Due mesi fa Vladimir Putin
ha deciso di scaricare la quota di titoli di Stato usa più alta di
sempre nella storia della Russia. . In un mese solo Mosca si è liberata
di circa metà delle sue riserve Usa (fonte: Tesoro Usa) per una cifra pari a $47,4 miliardi (vedi grafico in fondo).
Ora i Bond americani in possesso del Cremlino sono ai minimi da marzo 2008, in piena crisi dei mutui subprime.
Con il senno di poi, non è quindi un caso che in aprile sul secondario
i rendimenti dei Treasuries Usa decennali siano balzati sopra la
soglia del 3%, per un rialzo di 35 punti base.
IL RESTO AL LINK QUI E A QUELLO SUINDICATO
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