Il Gran Ducato del Lussemburgo è già ben noto per le pratiche attraverso le quali è riuscito ad attirare grandi quantità di capitali esteri; non ultime, le agevolazioni che esso avrebbe concesso a grosse società come, ad esempio, Amazon (il caso è noto giornalisticamente come “Luxleaks”).
Meno evidenza era stata data fino ad ora, invece, al ruolo che il Lussemburgo avrebbe avuto nel favorire il riciclaggio di somme guadagnate illecitamente. Un indizio, però, emerge chiaramente da una tavola pubblicata dal Financial Times, elaborata sui dati della Bce: il Lussemburgo dall’introduzione dell’euro, ha stampato moneta fisica in quantità pari “a Belgio, Irlanda, Olanda e Spagna” messe assieme. Un po’ strano per un Paese così piccolo. In Europa, solo Germania, Francia e Italia (le tre più grosse economie del blocco comunitario) hanno stampato più denaro.
Una possibile spiegazione, scrive il Financial Times, sta nell’eventualità che numerosi soggetti possano aver convertito in contanti guadagni illeciti che erano depositati presso banche lussemburghesi; così facendo avrebbero prevenuto eventuali accertamenti a loro carico portandosi a casa (oltre confine) il denaro. I dati Bce “implicano che circa 100 miliardi di euro potrebbero essere stati oscurati al fisco in questa maniera dall’introduzione dell’euro”, scrive il Financial Times.
Il sospetto che sollevano questi dati è grande, ma le ragioni per essere ottimisti su possibili cambiamenti in futuro scarseggiano.
“Dato l’uomo che era a capo del Lussemburgo durante la maggioranza del periodo e la sua posizione attuale, vi lasciamo stimare la probabilità che possano esserci risorse investigative volte a determinare se questo genere di criminalità è in corso”, scrive con una certa ironia il Financial Times. Per i pochi che non l’avessero intuito, l’ex premier del Lussemburgo in questione è l’attuale presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.
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