domenica 11 luglio 2010

diritti assoluti o relativi sempre diritti sono...

Sarà la mia formazione o sarà quel che sarà ma, e so di sconvolgere qualcuno, non mi meraviglio che in questi anni si alzi qualcuno e dica che il diritto di stampa non è un diritto assoluto: volutamente brutalizzo sia chiaro perchè il discorso ai suoi agitprop è un pò più complesso e vagamente allusorio ad altro. Se si va sui siti di questo coacervo si parla di rivoluzione "liberale": ha ragione dato che nel liberalismo i diritti sociali e politici sono relativi (un vero governo liberale di fronte ad una dittatura si preoccupa di più di far rispettare i diritti base che quelli sociali e politici dei cittadini, oecunia non olet si può dire) perchè quelli che contano sono i tre diritti "definiti" naturali (ci sarebbe da disquisire per secoli se realmente sono naturali questi diritti o se, invece, sono costruzioni più o meno filosofiche per giustificare l'ascesa di una classe di borghesi): proprietà, libertà, uguaglianza, vita. Invece in una democrazia i principi sono diversi e presuppongono una società fondamentalmente egualitaria non solo ai blocchi di partenza (liberalismo) ma anche durante la "competizione (liberismo)" fra individui; i suoi principi base sono: il suffragio universale, laicità, uguaglianza, la separazione dei poteri (...), libertà. Ecco appunto la libertà (oggi parola vuota che ha perso il significato originario, non per niente il liberalismo non ha MAI ATTECCHITO NEI CUORI DEI COMUNI MORTALI CHE INVECE SPESSISSIMO NELLA STORIA OCCIDENTALE L'HANNO INGOIATO A FORZA, PROPRIO COME OGGI IN ITALIA): dentro questo concetto si trova la libera espressione del pensiero e quella di stampa; quindi ricapitolando: la democrazia, oltre ai diritti cosiddetti naturali, ha altri diritti ossia quelli sociali e politici che sono pari agli altri ed è questa la grande differenza fra i due regimi: uno crea una élite l'altro crea un'agorà di persone pari fra loro. Nonostante i molti tentativi, falliti, di creare una commistione fra i due nella realtà delle cose siamo passati dall'uno all'altro a seconda della convenienza del momento delle lobby, i partiti, e delle loro interazioni e oggi infatti siamo bellamente passati al liberal/liberismo senza nemmeno accorgercene (con la cosiddetta sinistra che se ne fece promotrice un pò ovunque quando il mondo diviso in blocchi finì) e senza nemmeno chiedere un parere ai veri totolari, ossia i cittadini. Detto ciò dovrebbe essere chiaro perchè l'amato capo, nella più pura tradizione liberale (ricordate che ci possono essere stati liberali non democratici anzi nettamente autoritari come le monarchie, oops, del tardo ottocento) non considera i diritti sociali e politici come primari rispetto a quelli "naturali" e quindi comprimibili a suo paicimento: e con la batteria, mediatica e politica, a sua disposizione c'é da scommettere che ci riesca anche a comprimerli. Quello che mi meraviglia sono gli altri, cittadini compresi, che passivamente accettano, da anni, uno qualunque che queste sparate le tollera e le accetta. E' questa la malattia della democrazia: la passività e l'accettazione del disegno liberale non temperata dai risvolti democratici; in una parla cara società civile dove sei? Ecco, se leggete gli ultimi tre post in successione, quello che volevo dire: ci sta bene una situazione del genere perché stimola la pigrizia insita nei cittadini ai quali conviene che altri pensino e si accollino i loro problemi anziché affrontarli e perché in questo modo diamo il via a processi che non possono non portare ad autoritarismi non solo di facciata: e queste nelle democrazie giovani, viziate fin dalla nascita da poteri forti e occulti, come la nostra non può che portare l'intera struttura sociale e politica su un binario morto che non ucciderà solo la democrazia ma anche la speranza di una vita serena e tranquilla cui tutti, dicono, aspirano....

Nessun commento:

Posta un commento