giovedì 29 luglio 2010

Il bavaglio? Già c'é.....

Ricordate gli anni d'oro delle radio libere? Ognuno con poco poteva farsene una e trasmettere (un bel racconto lo troviamo in radiofreccia) in libertà; poi un pò alla volta sia il potere poltico che i gruppi mediatici cominciarono a temere (l'uno la troppa libertà senza "regolamentazione" e l'altro la perdita di consistenti quote di mercato pubblicitario nonché la perdita di presa sulla società) di essere messi fuori gioco e cominciarono a stringere la vite: altro che libertà, in pochi anni da noi il fenomeno delle radio libere sparì completamente per lasciar spazio a radio che di libero non avevano nulla e che erano maggiormente attente ai "desiderata" economici di chi le governava (occultamente o meno) che delle esigenze dei cittadini costretti a sorbirsi l'amaro calice senza possibilità di reale scelta dato che, salvo qualche virgola, a tutt'oggi fanno trasmissioni fotocopia fra loro sia di carattere informativo che musicale con annessa pubblicità altrettanto indesiderata. Oggi la stessa cosa sta avvenendo con le webtv (da un lato abbiamo persone che hanno qualcosa da dire e cominciano ad essere ascoltati e dall'altro abbiamo la tenaglia fra politica e società commerciali delle quali l'una è preoccupatadi vedersi rompere il giocattolino nelle mani e l'altro di perdere quote di potenziale mercato da cui succhiare profitti per i propri azionisti): un fenomeno recente importato dagli USA (dove hanno messo in ginocchio i media tradizionali). Il recente provvedimento Romani, cui è seguita (con strana celerità) quello dell'AGCom, da un giro di vite forte da noi. E' un mondo del self made quello delle Webtv e di conseguenza non può reggere a lungo i costi imposti (3.000 mila euro per la registrazione), le procedure burocratiche e i conseguenti controlli che saranno imposti. Quella dell'espressione in rete via video dei cittadini è temuto evidentemente dal potere: se i cittadini cominciano ad autoinformarsi e ad informare come si fa poi a controllarli e a dargli solo la parte che si vuole sappiano? Non ce ne sono moltissime ma però sono molto seguite perchè. a differenza dei media tradizionali, non seguono tematiche generali ma la vita quotidiana e di conseguenza danno a tutti noi una "immersion" in quella realtà che ci circonda che altri vogliono occultare per evitare che gli occhi si aprano troppo; ma soprattutto essendo fatte con mezzi relativamente artigianali non sono facilmente riconducibili a identificazioni partitiche o ideologiche definite (come amano invece le caste, in primis quella politica) mettendo in difficoltà che ha interesse che il canale di comunicazione sia unico e a senso unico. Ecco quindi la spiegazione, non ufficiale, di questo provvedimento ed ecco come anche questo fenomeno sarà strozzato sul nascere: una volta fatto c'è da scommettere che fioriranno un altra forma di webtv, ossia quella strettmente controllata, anche manu militari, dal potere in senso stretto con una ulteriore restrizione dello spazio democratico a disposizione dei cittadini quell'agorà cui hanno diritto dove scambiarsi informazioni senza condizionamenti esterni e senza filtri; il potere teme tutto ciò e quindi, con la scusa di regolamentare il fenomeno, lo chiude in una riserva indiana a lasciarlo morire d'inedia mentre nel frattempo si organizza per colonizzare gli spazi lasciati liberi; spazi che, una volta conquistati, saranno suddivisi fra le varie fazioni, politico-economiche, in base ai rispettivi rapporti di forza, e addio ad un altro pezzetto di libertà..... poi naturalmente toccherà ai blog e ai social network sui quali pende il disegno di legge bavaglio che tutti conosciamo: l'Islanda comincia ad assumere sempre di più i connotati di una isola felice.

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