Essendo un argomento "scottante" che implica considerazioni che vanno
al di là delle semplici considerazioni che si possono fare preferisco
riportarvi la fonte direttamente... il passaggio cruciale è questo [a
proposito di Almirante]
«Almirante ha avuto il merito
di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano
periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le
istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno
stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei
toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo
confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un
superiore senso dello Stato». Ora posso capire che nell'ottica del
revisionismo di moda che accomuna tutto e tutti all'insegna del buonismo
benpensatista del "non disturbare il manovratore all'opera" e del
"tutto serve alla bisogna affinchè l'europa possa fare il suo corso" e
si possa arrivare al sogno delle élite ossia edifcare un aspazio di
libero mercao dove a contare sono i pochi e a pagare sono i tanti,
spesso incolpevoli, cittadini anzi la parte più debole che, per ora,
s'identifica nei paesi del mediterraneo ma sta portando i suoi frutti
anche nei paesi forti (non è più una sorpresa scoprire che la forbice
della povertà rispetto alla ricchezza si STA ALLARGANDO ANCHE IN
GERMANIA....... il centro dell'impero europeo) del vecchio mondo: non è
un caso che gli euroscettici in germania crescono. Capisco quanto sopra
e altro ma: sdoganare un personaggio come Almirante no... proprio no
non lo accetto proprio. Partigiani sono morti; eccidi sono stati
fatti..... soldati dell'esercto straccione mandato in russia non ne sono
più tornati: questo era il fascismo e il personaggio ne era
consapevole, anzi ne era parte integrante: NO GRAZIE PRESIDENTE.
eccovi l'articolo dal Fatto Quotidiano
di Maso Notarianni |
30 giugno 2014
Dice
il Presidente della Repubblica che è nata dalla Resistenza e che ha
l’antifascismo come valore fondante, insomma per quanto possa sembrar
strano stiamo parlando di
Giorgio Napolitano: «
Almirante ha avuto il
merito
di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano
periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le
istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno
stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei
toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo
confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un
superiore senso dello Stato».
Ripassiamo un po’ di
storia.
Giorgio Almirante fu tra i firmatari nel 1938 del
Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista
La difesa della razza come
segretario di redazione. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale
Giorgio Almirante fu arruolato, ed inviato a combattere nella Campagna
del Nordafrica.
Dopo l’8 settembre, Almirante aderì alla costituzione della
Repubblica Sociale Italiana
arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di
capomanipolo. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del
ministero della Cultura Popolare presieduto da Fernando Mezzasoma.
Divenne poi tenente della
brigata nera, dipendente
sempre dal Minculpop occupandosi della lotta contro i partigiani, in
particolare nella Val d’Ossola e nel grossetano.

Il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della
fucilazione per tutti i partigiani
che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi.
Rimase in clandestinità dal 25 aprile 1945 fino al settembre 1946, pur
non essendo ufficialmente ricercato.
Partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme a
Pino Romualdi e
Clemente Graziani nell’autunno del 1946.
Il
5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante è
denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali
dello Stato».
Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto
Vincenzo De Franco
chiede alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro
Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato
contro la Costituzione
“ ed
“Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”
.
L’autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei
deputati, con la contrarietà del solo MSI. Il segretario missino aveva
infatti affermato durante il congresso del partito, con chiaro
riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco: «I nostri
giovani devono prepararsi all’attacco prima che altri lo facciano. Da
esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri
paesi d’Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna».
Così,
nel 1974 ne parla la questura di Roma: «Il dr. Giorgio Almirante,
segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già
redattore capo di ‘Il Tevere’ e di ‘Difesa della razza”, capo Gabinetto
del ministero della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è
stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale
elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo
per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e
particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue
recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto
ventennio fascista e di propaganda di
principi sovvertitori
delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività,
tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e
alla dignità del paese».
Il terrorista neofascista
Vincenzo Vinciguerra – reo confesso della strage di Peteano – racconta nel
1982 di un Almirante che procura 35.000 dollari al terrorista
Carlo Cicuttini,
dirigente del MSI friulano, coautore della strage e autore della
telefonata trappola che portò i carabinieri alla autobomba, affinché
modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna con un
intervento alle corde vocali. Nel giugno del 1986, a seguito
dell’emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro
tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico,
Giorgio Almirante e l’avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a
giudizio per il reato di
favoreggiamento aggravato
verso i due terroristi neofascisti. Pascoli verrà condannato per il
fatto; Almirante invece, dopo un’iniziale condanna, si fece più volte
scudo dell’immunità parlamentare anche per sottrarsi agli interrogatori
fin quando si avvalse di un’amnistia grazie alla quale uscì
definitivamente dal processo.
Ernesto De Marzio, capogruppo del MSI alla Camera ha raccontato di aver presenziato, nel 1970, ad un incontro tra
Junio Valerio Borghese ed
Almirante
nel corso del quale quest’ultimo, alle richieste di adesione
all’imminente colpo di stato avanzate da Borghese, avrebbe risposto:
«Comandante, se parliamo di politica e tu sei dei nostri devi seguire le
mie direttive: ma se il terreno si sposta sul campo militare allora
saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni».

L’ammiraglio
Gino Birindelli, presidente del MSI dal 1972 al 1974 e precedentemente in contatto con
Ordine Nero, racconta in un’intervista del
2005,
e l’ex ministro La Russa che a quei tempi frequentava i “sanbabilini”
dovrebbe ricordarselo, l’atteggiamento di copertura tenuto dal partito
di Almirante nei confronti degli assassini dell’agente di polizia
Antonio Marino.
Per
finire, ricordiamo le felicitazioni di Almirante ad Augusto Pinochet
dopo il golpe contro Allende, per le quali fu pubblicamente ringraziato
dallo stesso generale.
Forse Napolitano queste cose se le è
scordate. Forse è troppo vecchio per fare il presidente di questa nostra
Repubblica. Forse è il caso che si dimetta. O che qualcuno ne chieda
la rimozione. Prima che se ne esca con la rivalutazione storica di
Benito Mussolini: “Che quando c’era lui i treni arrivavano in orario”.
p.s. mio
qui c'è cosa ne dice
wikipedia..
e, a voler essere teneri, non ne esce bene. Come si fa a ridare lustro a
personaggi del genere? Corro a prendere il maalox....