di matteo vitiello - Oct 21, 2014
Coltan e
cassiterite.
La maggiorparte di voi non sa neanche cosa siano, sebbene li
abbiate ogni giorno tra le mani. Sono due minerali, utilizzati per
costruire i componenti elettronici di cellulari e computer, che si
estraggono nelle miniere del
Congo. Sono i cosiddette “
minerali conflittivi”, perché le mine dove si estraggono sono gestite dai membri del
FDLR
(Forces Démocratiques pour la Libération du Rwanda), riconosciuto come
uno dei più violenti e sanguinari gruppi di combattenti africani.
In
questo articolo vi presento come noi, comprando a fior di quattrini
l’ultimo modello di iPhone o di qualsiasi altro smartphone o computer,
finanziamo direttamente l’approvigionamento d’armi di questi
guerriglieri, che vivono estorsionando, stuprando ed uccidendo giovani e
giovanissimi che si fanno “minatori” per non morire di fame ed
inseguire il sogno impossibile di costruirsi casa e famiglia.
Nel 2010, il direttore danese
Frank Piasecki Poulsen ha girato un documentario fantastico dal titolo “
Blood in the Mobile”,
con l’obiettivo di far conoscere all’opinione pubblica mondiale da
dove vengono e come sono estratte le materia prime dei nostri
cellulari.
Guardando il documentario verrete a conoscenza del lato
peggiore delle compagnie d’elettronica, che si pubblicizzano come
scintillantemete “social”, responsabili e vicine ai bisogni delle
persone. Nessuna di queste compagnie si salva, tutte colpevoli
d’utilizzare minerali conflittivi,
minerali che provengono dalle miniere di Bisiye, nel territorio di Walikale (regione di Kivu, Congo Orientale), il centro nevralgico dell’estrazione di coltan e cassiterite.
Non
solo Poulsen è riuscito ad ottenere i permessi direttamente dai gruppi
militari congolesi per farsi scortare fino a Bisiye (i portavoce delle
Nazioni Unite si erano rifiutani di dargli il permesso di addentrarsi
nella giungla, per paura d’essere complici del suo assassinio) ma è
addirittura entrato in una di queste terribili miniere, che sarebbe
meglio chiamare buchi, scavati fino ed oltre cento metri di profondità e
dove ogni giorno muore qualcuno.
Paulsen ha portato la scottante questione direttamente ai piani alti della
Nokia,
che da sempre si vanta d’essere la compagnia leader
mondiale nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. È
tristemente divertente vedere come i direttori del colosso finlandese
dei cellulari cerchino di evitare il confronto diretto davanti alle
telecamere.
L’amministratore delegato della Nokia, la responsabile
del controllo della catena d’approvvigionamento dei materiali
utilizzati nella catena di montaggio dei cellulari ed il portavoce
dell’ufficio responsabilità sociale della Nokia, intervistati da
Poulsen, cercando pateticamente di minimizzare la propria
responsabilità riguardo l’utilizzo di minerali conflittivi e,
visibilmente imbarazzati, cercano di difendersi a suon di retorica e
promesse del tipo
“ci stiamo impegnando per fare luce sulla questione, il cammino è lungo e difficile e non dipende solo da noi”.
La
verità è che da oltre quindici anni tutti i cellulari del mondo e
tutti i componenti di computer ed accessori elettronici utilizzano
coltan e cassiterite come materie prime nelle catene di montaggio. Le
multinazionali dell’elettronica, acquistando questi minerali, sono i
diretti responsabili del finanziamento delle mafie africane, che
forniscono ai guerriglieri le armi necessarie a mantenere l’Africa in
un continuo stato di schiavitù e guerra perpetua.
Qual’è il
percorso che dalle miniere arriva fino a casa Nokia, Apple o Samsung,
ad esempio? Brevemente (potrete approfondire il tema guardando il
documenterio), coltan e cassiterite vengono estratti a mano, a suon di
martello e a mani nude nelle miniere sparse per tutto il Congo,
soprattutto nella regione di Kivu.
Nelle zone d’estrazione, i
guerriglieri obbligano i “minatori” a pagare una quota per ogni chilo
di minerali estratti. Non serve che dica, lo avrete immaginato, che in
queste miniere muoiono ogni giorno decine di persone, a causa di frane,
asfissia, lavoro forzato o giustiziati dai membri del FDLR.
Dalle
miniere, dopo aver pagato il pizzo ai guerriglieri, questi giovani e
giovanissimi minatori camminano per due giorni con circa venti, trenta,
cinquanta chili di minerali caricati in sacchi sulle spalle, fino ad
arrivare a
Goma, città di confine, punto di raccolta dove coltan e cassiterite vengono smistati e
registrati per la prima volta in maniera ufficiale.
Ovvero,
volendo risalire all’origine di un minerale conflittivo prima
dell’arrivo a Goma, non esiste alcun tipo di documento ufficile.
Questo è uno dei punti chiave che fa capire come si sia creato nella
catena di approvvigionamento di materie prime un falso punto di
partenza, sganciando le multinazionali dell’elettronica dalla relazione
diretta con le miniere dei guerriglieri del FDLR. L’opinione pubblica
deve conoscere la verità, il loro intrinseco rapporto commerciale
venditore-compratore. Minerali in cambio d’armi.
Da Goma, coltan e
cassiterite vengono caricati in piccoli aerei e inviati in Ruanda,
Uganda, Tanzania, Kenya, Burundi, dove gli emissari delle
multinazionali europee, asiatiche ed americane li comprano e li portano
direttamente nelle catene di montaggio dei nostri cellulari.
Morale
della favola, con ogni cellulare e computer che compriamo, diamo il
nostro piccolo apporto al finanziamento dei gruppi armati africani, gli
paghiamo le armi e li aiutiamo a perpetrare le loro violenze, le
mattanze, gli stupri e le ingiustizie, che ogni giorno distruggono il
più bello e ricco continente del mondo.
Prima i militari, gli
uomini d’affari ed i politici africani, poi gli intermediari del “primo
mondo” ed infine noi. Siamo tutti assassini, diretti od indiretti,
della popolzaione del Congo, siamo tutti responsabili della distruzione
dell’Africa, dell’annichilimento dell’essere umano, dell’oblio della
giustizia e della dignità umana.
Tutto questo per non essere mai
coscienti, per non voler conoscere la verità, per infischiarsene dei
valori e di sapere da dove proviene quello che utilizziamo nella nostra
vita quotidiana.
Dovreste per lo meno esserne coscienti adesso e
parlarne con amici e figli, far capire ai più piccoli che la gioia nel
ricevere per regalo un iPad o uno samrtphone nuovo, corrisponde alla
schiavitù di un altro bambino del Congo, che probabilmente non arriverà
a compiere trent’anni e la cui madre o sorella saranno state stuprate e
trucidate.
A parte Poulsen, a chi interessano i minerali
conflittivi? Nonostante la burocrazia internazionale si muova più lenta
di una lumaca col piede in gesso, esiste l’associazione
Raise Hope for Congo,
che lavora per rendere cosciente l’opinione pubblica ed incita i
governi a bandire e regolare questo mercato. Ma la situazione è
difficile, l’interesse in gioco è troppo grande e, diciamola tutta, ad
una persona su due o su tre, sinceramente, non gliene frega niente se
l’Africa muore.
Questa è la più grande vergogna dell’uomo
moderno, il menefreghismo e l’egoismo, sempre ben accompagnati da
ignoranza, avarizia e pigrizia.
Se alle persone del
cosiddetto primo mondo non gliene frega un cazzo dei bambini del Congo,
non saremo mai capaci di utilizzare, tutti assieme, l’arma più grande
che possediamo: la capacità di boicottare il mercato dei cellulari o
qualsiasi altro mercato che non segua ed attui secondo principi etici.
Tradotto, non dovremmo comprare nessun cellulare, almeno fintantoché
l’uomo non imparerà a rispettare i diritti e si farà carico delle
proprie responsabilità, nel nome del bene comune.
È chiaramente
impossibile un discorso del genere, vero? Vedo persone adulte e d’ogni
età che fanno assurde file di ore ed ore per accaparrarsi a prezzi
esorbitanti l’ultimo iPhone, per poi passare metà delle proprie
giornate a cliccare “mi piace” e “condividi”, perdendo il senso della
propria vita e la capacità di vivere e sapersi arrangiare.
Invece
di renderci conto di quello che succede nel mondo ed agire, consultiamo
ogni giorno centinaia di inutili apps, create per aiutarci a vivere
meglio ma che però, alla fine, ci hanno fagocitato e trasformato in
patetici
tamagochi dal collo ricurvo e culi flosci. Siamo davvero ridotti male, da far pena.
Congo,
un tempo colonia privata di Leopoldo II, oggi colonia privata delle
multinazionali dell’elettronica, che grazie ai nostri acquisti possono
continuare ad arricchirsi sulle spalle dei nuovi schiavi 2.0
L’unica
differenza è che oggi non ci si pavoneggia in pubblico dei propri
schiavi, mostrandoli in catene o fotografandoli mentre gli si amputano
le mani, come faceva quel buonuomo belga. Oggi si fa tutto di nascosto
e, sebbene salga sempre tutto alla luce, si smentisce, si cerca di
corrompere chi tira fuori il tema o, in casi estremi, di farlo fuori.
Anche se potremmo cambiare il mondo, non lo faremo perché saremo occupati a twittare un
emoticon
che piange accanto ad una foto di un bambino africano massacrato dai
guerriglieri, nelle vicinanze delle mine di Bisiye, nella profonda
giungla congolese.
Oltre che ignoranti, siamo patetici.
p.s.
vale
per la telefonia come per altre cose..... quasi tutto come materia
prima arriva dall'africa e viene lavorato in asia: il tutto per far
sentire l'occidente ricco.. ricco.