Con la vittoria del
M5S, queste elezioni amministrative stanno imponendo un
cambiamento radicale nella comunicazione politica italiana. Prima i partiti osservavano lo stile 5 Stelle come
una diversa tecnica, un’alternativa più o meno valida. Oggi è un
salto di paradigma, come quello fra la candela e la lampadina, al quale tutti
devono adattarsi. Riusciranno a farlo? Ed eventualmente,
in che modo possono riuscirci?
Scrivo
queste parole da Bari (Polignano a Mare per la precisione) dove ho
passato tre giorni con una delle principali agenzie di comunicazione
politica italiane, posizionate dal lato opposto a quello del M5S:
l’agenzia
Proforma. Celebre per alcune campagne come quella del
Pd alle europee, le
primarie vinte di Renzi, le campagne vinte di
Emiliano e Vendola e, per ultima, la campagna romana di
Giachetti,
invece persa (anche se il ballottaggio, vista la situazione, è già un
obiettivo per cui fare, a mio avviso, i complimenti a Proforma).
Tre giornate di confronto fra esperti, professori e studenti sulle
tendenze della comunicazione politica, in occasione della prima edizione della scuola di Proforma: “
La Prof“.
Un evento estremamente interessante e ben organizzato da persone che,
nonostante le più di 100 campagne elettorali alle spalle, mantengono
grande umiltà ed empatia.
Gli spunti sono stati molti e le
analisi, specialmente dal lato Pd, approfondite. Unendole alla mia
conoscenza dettagliata dello stile comunicativo dell’altra parte,
quella che queste elezioni le ha vinte, il M5S, vorrei dipingere un
quadro completo di quello che sarà il futuro della comunicazione
politica in Italia. Guardiamolo.
Sono
due gli elementi di cambiamento
imposti dal M5S con questa vittoria. E ovviamente costituiscono
altrettante differenze con la comunicazione dei partiti tradizionali.
1. L’uso della Rete. Questa a prima vista non sembra una novità, se non fosse che per la prima volta,
la rete tanto amata dal cofondatore del M5S Casaleggio ha superato i
quotidiani (26% contro 15) in termini di influenza nelle intenzioni di
voto.
Il M5S è il più attivo su internet,
i suoi candidati usano i social in modo coerente e generano coinvolgimento quasi sempre più degli altri e soprattutto in toni positivi.
2. La piazza. Ormai a riempire le piazze sono solo i 5 Stelle. E anche a poter fare i banchetti senza ricevere insulti dai passanti.
I dati ci dicono che il consiglio di un amico dal vivo influenza molto più di un giornale o una tv. Una
ricerca Nielsen ci dice che il 74% dei consumatori italiani considera
credibili i consigli di conoscenti diretti (il celeberrimo
“passaparola”) e il 64% i commenti postati sui social network. Al terzo posto si posizionano i
contenuti editoriali di quotidiani e periodici, mentre la credibilità della televisione è al 45%.
Il M5S non sottostà alle logiche televisive,
usa la tv anziché farsi usare: sceglie i programmi in cui andare e quelli da evitare;
sceglie il contesto, senza farsi scegliere come in un casting per crearne uno più congeniale alle logiche dell’informazione – spettacolo (
infotainment).
Al contrario di presidiare stampa e tv quindi, il
M5S presidia le piazze.
Lo fa in tutti e cinque gli anni all’opposizione di comuni, regioni e
Paese con banchetti ogni settimana nelle strade. E’ grazie a questa
coerenza che non riceve le contestazioni che invece si becca chi appare
solo a ridosso del voto.
Questi due elementi sono quelli alla
base del cambiamento nelle campagne elettorali italiane, ai quali i
partiti devono adattarsi se vogliono stare al passo.
Il problema è che entrambi questi elementi hanno una componente che è una vera e propria
condizione affinché funzionino:
una base larga e motivata. Sono proprio gli
attivisti o militanti che dir si voglia, la benzina di queste strategie.
Vediamo il primo punto.
Se vuoi essere coinvolgente su internet hai bisogno di una community
spontanea, naturalmente entusiasta, che risponda con facilità agli
stimoli della community
organizzata dal partito, o agli stimoli dei candidati (o eletti) stessi.
Se
sotto al post del tuo candidato la maggior parte dei (pochi) commenti
sono insulti, significa che l’obiettivo è ancora lontano.
Secondo punto, piazze e banchetti. Se il tuo partito causa perlopiù
rabbia e non si fa vedere da anni nelle piazze, la gente non verrà al comizio elettorale e ti accoglierà coi fischi nelle periferie.
Per risolvere entrambi i problemi, i partiti hanno come unica soluzione quella di
ristabilire un rapporto con la cittadinanza.
Il salto di paradigma in tutto ciò è questo: come una candela si
accende col fuoco, mentre una lampadina con la corrente elettrica; il
rapporto con la piazza (reale o virtuale che sia, sempre persone sono)
lo si riaccende
non con grandi budget ma con
grande lavoro.
Ovvero, non più comprando spazi tv o tv intere, o acquistando spazi
sui giornali o giornali interi, oppure centinaia di cartelloni
stradali, ma col lavoro quotidiano fra la gente, ascoltandola
pazientemente e rispondendo a tutti.
Queste cose si facevano già una volta.
Il futuro è dunque un ritorno al passato? Certo.
Non a caso
Rousseau, il filosofo che ha ispirato l’ideologia di
Gianroberto Casaleggio (e da cui deriva il nome dell’
associazione e della piattaforma che ha lasciato in eredità al Movimento
che ha creato) individuava la realizzazione della “vera dimensione
dell’essere umano e della società” nel ritorno a uno stile di vita
precedente, passato. Uno “stato di natura” per raggiungere la felicità
umana. Da Rousseau deriva infatti la corrente culturale del
primitivismo,
che comprende fra le altre cose l’abolizione di gerarchie, di ruoli
sociali rigidi e la diffusione di un lavoro non alienante ma che, al
contrario, lasci
tempo libero.
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il
vero punto di quest'articolo, fra l'altro scritto da una persona che lo
fa anche di mestiere, e del M5S del Veneto, sono proprio le ultime
righe: il richiamo a Rousseau, ossia (ma sono d'accordo solo in parte
perchè quest'Autore è anche altro (il suo modello era la Ginevra
calvinista, niente a che fare con il cattolicesimo e non è poco, quindi
con una corrente di pensiero politico-filosofica-religiosa del tutto
diversa dall'attuale situaizone del mondo occidentale..... e non sto a
farvi la spiegazione perchè credo, o per mio tornaconto voglio credere,
che tutti sappiamo di cosa stia parlando.... una cosa la voglio dire
però: siamo già primitivisti per il semplice fatto che la società
liquida non ha pilastri reali e tutto vien basato sulla capacità degli
umani di aggregarsi per interessi particolari e disaggregarsi per motivi
diametralmente opposti. Se fossimo evoluti al punto da saper evitare
alcune pulsioni egoistiche e/o individualistiche e capire cosa si voglia
senza danneggiare il proprio vicino... a quel punto avremmo realizzato
non una società primitiva ma anarchica, nel senso nobile del termine (un
pò come fu creata in Spagna durante la guerra civile e distrutta dalla
strana alleanza falangista/comunista.. forse perchè, come sostiene
Canfora nel 'La storia falsa' - edizioni Rizzoli -, funzionava sul serio
essendo basata su una cooperazione di tipo federalista?)... utopia.