Il Fatto Quotidiano Con
un’espressione in bilico tra l’onesto riconoscimento della realtà
fattuale e l’arroganza propria del potere, così ebbe modo di affermare
nel 2011 uno dei massimi miliardari del pianeta, esponente
dell’oligarchia ribelle e globalista,
Warren Buffet:
“La lotta di classe esiste e la mia classe la sta vincendo”.
Si tratta, in effetti, di una chiara e ludica analisi del rapporto di
forza quale si è venuto riconfigurando nel tempo della ribellione
dell’aristocrazia finanziaria ai danni del Servo (classe media e classe
lavoratrice)
precarizzato,
disarmato,
riplebeizzato e
privato di ogni rappresentanza.
La nuova classe dominante è composta da
una masnada di miliardari ultraliberali, petrolieri plutocratici, banchieri apolidi, finanzieri delocalizzati e signori indicussi dell’
investment banking e dell’attività di lobbying: tra i quali si possono ricordare
Rockefeller,
Rupert Murdoch,
JP Morgan,
Rothschild e la Open Society Foundation del banchiere filantropo
George Soros, generoso promotore di molteplici rivoluzioni colorate neo-coloniali made in Usa.
La
Open Society Fundation, in particolare, figura come una rete di fondazioni
“senza scopo di lucro”
(in cui, cioè, Soros stesso può agevolmente investire parte dei suoi
profitti sottraendoli al prelievo fiscale). Fu fondata nel
1976,
con il dichiarato scopo di “favorire la transizione alla democrazia”
dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, ossia per combattere il comunismo
storico novecentesco come potenza frenante il dilagare del capitalismo
americano-centrico: dopo il
1989, il suo scopo resta
coerentemente la lotta contro ogni forza reale e simbolica in grado di
contrastare l’avanzata mondiale del capitale finanziario (Stati sovrani,
eticità, religioni della trascendenza).
Il progetto del gruppo
neo-oligarchico mondialista sta nel mantenimento, nella difesa e
nell’incremento del proprio interesse privato individuale e, dunque,
nell’intensificazione dello sfruttamento e della
pauperizzazione delle masse neoschiavili
e nell’estensione infinita dei princìpi della crematistica del
capitale: perché lo sfruttamento delle masse proletarie e borghesi
confluite nella nuova plebe post-proletaria e post-borghese possa
avvenire in forma compiuta, esso deve farsi planetario. Deve, cioè,
superare ogni confine e trasformare il mondo intero in un immenso
“sistema dei bisogni”
senza eticità e, dunque, senza
più le fonti dell’etica comunitaria, dalla famiglia come sua cellula
originaria fondata sull’immediatezza del sentimento allo Stato come
completamento supremo dell’eticità regolante l’economia.
di
Diego Fusaro | 25 giugno 2017