lunedì 19 dicembre 2011

che c'azzecca l'art.18 con la crisi?

Con tutte le persone con cui parlo nessuno mi sa dire che c'entra portare fuori il paese dalla crisi con la riforma del lavoro e in particolare l'art.18, nessuno. Certo c'é chi dice che é necessario aprire il mercato del lavoro; altri dicono che i, poverissimi, industriali non possono assumere perché se assumono poi, in caso di crisi, non li possono mandare a casa e quindi, sempre i poveri industriali, chiedono flessibilità. Quando é iniziata la precarizzazione con la legge Treu anche allora c'era chi diceva che senza l'eliminazione dei vincoli tutto sarebbe crollato: cose che avrebbero fatto impallidire il mito del 21 dicembre 2012; e invece .... il mondo non é finito, mentre cosucce come progetti per il futuro o come lavoro e sicurezza sono diventate chimere; anzi spuntano liberal da tutte le parti che, con grade faccia tosta, dicono pure che solo riformando il mercato del lavoro il paese potrà decollare: in pratica toglieranno anche quella rete sociale che finora ha protetto i nostri figli dalla fame o dalla emigrazione o da chissà cos'altro.... senza quella rete e in mancanza della rete statale i nostri ragazzi che fine faranno? O forse vogliono esattamente questo? Più seguo il dibattito sul diritto del lavoro e più mi convinco che "questo" diritto del lavoro VA DIFESO a priori perché se perderemo anch'esso, com'é nelle forme attuali, questo paese rinuncerà per sempre ad avere un futuro proprio ma a essere colonia economica altrui. Pensateci un pò: le FS hanno licenziato un loro dipendente perché é diventato consulente delle famiglie nella strage di Viareggio, mi sorge una domanda: allora si può licenziare quando si vuole? Cos'é allora che vogliono? Sono domande retoriche e me ne rendo conto ma farle no guasta perché di fronte a tanta protervia e malafede non si può non farle, la mia impressione é un altra: non é l'art.18 "il" problema, il vero problema é che in questo paese non ci sono, secondo qualcuno, le premesse liberali, ossia la marcata differenza fra chi fa la parte del Capo e chi ne é sottoposto.. il secondo, grazie alla Costituzione alla legge, può dimostrare che il suo Capo non capisce una mazza e non decide per il bene "sociale" (come da Costituzione) ma per quello proprio e non vuole dover giustificare se i profitti anziché metterli nella produzione se li porta via, magari in qualche paradiso fiscale o in qualche panfilo (oltre a non pagarci le tasse) o... bé la fantasia é vasta, insomma non vogliono che qualcuno gliene chieda conto di fronte a tutti!!!! Un paese ha come primo dovere non quello di assicurare i profitti ma il benessere dei suoi cittadini, presenti e futuri: nessuno dovrebbe essere deviato dalle sue ambizioni e cultura, e invece cos'accade? Si pensa a licenziare e non a far assumere. La cosa "carina" é che invece d'esserci un onda d'indignazione generale in molti, anche diretti interessati in senso negativo, non solo li giustificano ma li difendono.. é proprio vero, la fine é vicina.

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