Chi ha pagato?
Grecia il più grande successo dell'euro
(di | 5 febbraio 2014)
Un documentario, a metà strada tra l’euroscetticismo e il crowdfounding, nato da un gruppo che si è formato sul blog dell’economista Alberto Bagnai. Il prossimo 7 febbraio partirà il viaggio di cinque persone dall’Italia in Grecia
per auto-raccontare la crisi sulla scorta del Titolo “la Grecia, il più
grande successo dell’euro”. Sostenendo la tesi che l’esperimento
ellenico, che impone misure di sola austerità non risolutive e antidemocratiche, è in qualche misura riuscito. Ma al contrario.
Il progetto, completamente autofinanziato attraverso il servizio offerto da Kapipal
(piattaforma di crowdfounding per finanziare progetti tramite la
raccolta di denaro online), intende mostrare quello che il senatore Mario Monti
ha definito come “Il grande successo dell’euro”. Immagini,
testimonianze, racconti e percezioni sul campo per dare fiato al Paese
che per primo ha subito la dittatura della Troika, che
si è visto imporre tagli lacrime e sangue con l’annuncio di un
obiettivo che in molti sostengono non sarà mai raggiunto. Il gruppo di
promotori si è “conosciuto” in rete grazie a un post sul blog di Bagnai
(professore di politica economica presso l’Università Gabriele
d’Annunzio di Chieti-Pescara e autore del pamphlet “Il tramonto
dell’euro”), che a sua volta li ha messi in contatto con l’antropologo
greco Panaghiotis Grigoriou, che dalla Francia cura il
blog Greek Crisis e che il prossimo 16 aprile sarà a Roma proprio per
incontrare pubblicamente il gruppo e per partecipare ad un simposio
sull’eurocrisi.
Da quel momento coloro che si limitavano
a commentare fatti e notizie, sulla scorta dell’eurocrisi e dei rimedi
individuati dalla Troika, hanno immaginato di fare un passo avanti
trasformandosi in cronisti. Non solo blogger o studenti, ma pian piano il gruppo si è andando espandendo coinvolgendo cittadini di svariate fasce sociali,
da docenti universitari a pensionati e casalinghe, c’è anche un
commerciante di San Gimignano e un operatore televisivo di un’emittente
genovese, con il comun denominatore di una forte preoccupazione per la
crisi che li ha condotti a riconoscersi nella spiegazione adottata
proprio da Bagnai: questo euro non funziona. E dopo le prime iniziative
sul territorio, come l’evento dello scorso anno a Pescara
nato in rete per presentare il blog di Bagnai, ecco l’idea del
documentario in Grecia, al fin di realizzare un video che liberi le
coscienze degli italiani ingabbiati “in 30 anni di disinformazione”, con
Luca Curini a fare da capogruppo.
Tre i momenti del documentario, incentrato sul racconto del “Sogno europeo”, in seguito l’evoluzione della crisi con la svalutazione interna e infine la realtà greca con i tagli alla spesa pubblica
e con l’effettivo smantellamento dello stato sociale. Senza dimenticare
i tratti comuni tra Grecia e Italia che, seppur con le dovute
proporzioni, esistono, come più volte sottolineato in riferimento al
carrello della spesa, al movimento dei Forconi o al taglio di spese mediche e acquisti di auto e generi non di prima necessità.
“Nella
mia produzione scientifica – riflette il prof. Bagnai raggiunto al
telefono in Francia – ho scritto due anni fa un articolo per una rivista
inglese per chiarire come ci fossero molti tratti comuni nelle
traiettorie che i Paesi europei stanno seguendo, in particolare quello che era sfuggito a molti: ovvero che anche la Francia
si trova sulla medesima traiettoria. Infatti la grande sorpresa di
Hollande che diventa liberista o che cade nel gradimento dei propri
elettori, era stata ampiamente prevista sul mio blog”. E mette l’accento
sul fatto che “l’euro va bene solo per chi se lo può permettere, come
per altri versi il cosmopolitismo o le barche a vela”, in Europa “solo la Germania, tutti gli altri vanno in deficit e prima o poi salteranno per aria”.
twitter@FDepalo
Chi dovrebbe pagare, invece?
Secondo la Corte dei Conti, che po ha parzialmente aggiustato il tiro... ma solo parzialmente, le sorelle del rating (S&P e soci)
ossia quel gruppo di amiconi che con le loro speculazioni finanziarie
ha causato lo tsunami finanziario, prima, e economico, poi, che dal 2008
in poi ha distrutto l'intera economia occidentale (e ora
anche dei paesi emergenti e della Cina; quest'ultima con qualche grande
distinguo perchè, come dicevo in un post precedente ha già fatto sapere
che NON pagherà nulla e difenderà il proprio manifatturiero... se gli
occidentali proprio vogliono rientrare dei propri crediti se li paghino
da soli; non potrei essere più d'accordo, mi duole dirlo ma quella della
Cina è la via giusta perchè per quanto la finanza possa far crollare la
borsa cinese l'economia reale ne risentirà poco, molto poco..... anche
perchè semmai i cinesi dovessero presentare il conto di tutti i crediti
in loro possesso dei paesi occidentali altro che crollo del 2008
vedremmo) e fatto a pezzi, con la complicità dei ceti
dirigenti occidentali, il welfare e l'intera legislazione sociale
dell'occidente: una conquista di almeno un secolo di lotte distrutte in 5
anni.... come non essere d'accordo con le valutazioni della Corte? Il
risarcimento dovrebbe aggirarsi attorno alla bella cifra di 236 mld di
euro, ossia tutto il patrimonio "immateriale (ossia i beni pubblici..
dal colosseo all'ultimo libro dell'ultima e più piccola biblioteca
statale e non del paese)"; sembra un paradosso, vero? In un mercato di
una società "immateriale" i sacerdoti e massimi custodi di essi .. si
vedono chiamare in giudizio perchè nel loro far di conto (peraltro è
giudiziariamente provato che i loro report riguardo il nostro paese
erano (cito a memoria) " fatti male, imprecisi, raffazzonati... insomma
non da agenzia di rating ma da scuola elementare del IV° mondo". Ironia
della sorte: lo chiede un organo contabile di un paese duramente colpito
dalla crisi ma che ha al suo interno una forte V° colonna che
quotidianamente lavora per il nemico visto che affida i propri averi e
risparmi ai paradisi fiscali .. magari proprio sotto lo sguardo benevole
delle sorelle del rating. Sortirà qualche effetto? Chissà: con il
governo e il sistema dei partiti che ci ritroviamo non mi
meraviglierebbe che, se una chiamata in causa di tal portata dovesse
concretizzarsi, a tempo di record le sorelle del rating avrebbero lo
stesso trattamento della lobby del gioco d'azzardo ossia: dal dover
pagare circa 97 mld di euro per mancati introiti dello Stato...... dopo
supersconti e leggi su misura per la lobby non pagheranno nulla, nemmeno
i 600 mln decisi appena qualche mese fa..... misteri della fede nel
mercato ocorruzione e intreccio del sistema politico che ha un intero
esercito di scheletri nei loro armadi talmente traboccante da non poer
essere più nascosto ma, al contempo, talmente arrogante da farlo alla
luce del sole ben sapendo che almeno 2 elettori su tre gli perdoneranno
comunque le sue malefatte?
A voi considerazioni ed eventuali commenti...
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