
Lo studio.La Confartigianato ha calcolato le tariffe nei 32 paesi europei dal 2011 al 2016. L’Italia è quello dove ci sono stati i maggiori rincari e il livello di soddisfazione dei cittadini è il più basso. Roma peggiore capitale del continente.
ROMA – I
prezzi salgono ma la qualità scende. In altre situazioni si cambierebbe
fornitore, ma in questo caso non si può: si tratta dei servizi
pubblici. Tra l’aprile 2011 e l’aprile 2016, calcola un’indagine di
Confartigianato, le tariffe dei servizi pubblici locali (fornitura
acqua, raccolta rifiuti, trasporti pubblici) sono aumentate del 22%,
contro un’inflazione ridotta al minimo, salita in cinque anni solo del
4,9%. E contro soprattutto un potere d’acquisto falcidiato del 5,5%
nello stesso periodo, calato ancor più del Pil pro capite (meno 5%).
Colpa della crisi? No perché la crisi c’è stata anche nel resto
dell’Eurozona, dove al contrario le tariffe sono salite della metà nel
periodo considerato, in media dell’11,4%.
All’aumento
inoltre non corrisponde un miglioramento, piuttosto il contrario: solo
il 39% degli italiani si dichiara soddisfatto della qualità dei
servizi pubblici, contro una media europea del 61%. Si tratta di una
media che non considera solo i 28 Paesi Ue ma anche Turchia, Islanda,
Norvegia e Svizzera, e l’Italia riesce ad essere ultima comunque,
preceduta da Slovacchia e Grecia dove comunque la quota di cittadini
soddisfatti arriva al 45%.
Gli aumenti
dipendono soprattutto dalle tariffe per la fornitura di acqua, che
crescono in cinque anni del 34,8%, contro il 13,5% dell’area euro, e da
quelle per la raccolta dei rifiuti, in aumento del 19,2%, 11,3 punti
in più rispetto alla media dell’Eurozona, mentre i trasporti stradali
di passeggeri hanno un andamento più moderato e crescono del 10,9%,
meno che nell’area euro (più 12,3%). Si tratta in ogni caso di
dinamiche ben lontane dai meccanismi di mercato, dal momento che,
ricorda Confartigianato, «le partecipate pubbliche operano
frequentemente al riparo dai meccanismi concorrenziali: il 95% delle
amministrazioni locali affida i servizi pubblici con modalità diretta,
ovvero senza procedure ad evidenza pubblica ». Risultato, come emerge
da uno studio della Banca d’Italia, una produttività inferiore dell’8%
delle partecipate pubbliche rispetto alle imprese private, e il gap
sale al 15% per le imprese controllate al 100% dalle amministrazioni
locali. Alla scarsa produttività si affianca l’altissimo tasso di
insoddisfazione da parte dei cittadini: nella classifica sulla qualità
della vita connessa ai servizi pubblici locali sono tre città italiane
ad aggiudicarsi gli ultimi tre posti, e cioè Palermo, Roma e Napoli (a
Palermo dunque il “primato” negativo generale, a Roma quello tra le
capitali europee). Tra le città italiane fanno abbastanza bene Verona
(che comunque arriva al 53esimo posto), Bologna (sessantunesima) e
Torino (sessantasettesima). E dall’Eurobarometro sulla pulizia della
città risulta che a Roma la soddisfazione si ferma al 9%, contro il 45%
di Berlino e il 67% di Londra, ma anche il 30% di Atene. Al primo
posto ex aequo Oviedo e Lussemburgo con il 95%. Eppure Roma registra un
costo medio pro capite per il servizio di igiene urbana superiore del
50,9% alla media nazionale. Gli italiani sono estremamente
insoddisfatti anche dello stato di strade e palazzi: con un tasso del
35% la soddisfazione è praticamente equivalente al 34% per pulizia
delle città, contro una media europea del 64%.
Articolo intero su La Repubblica del 22/08/2016.
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e se a dirlo è la Confartigianato.... ma ci svegliamo a no?
E che dire del mercato elettrico e del gas dove le inchieste, mai ficcanti sul serio, fioccano a go go?
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