venerdì 9 novembre 2018

Cina e Usa, il derby della leadership globale può portare alla guerra fredda

Fonte: W.S.I. 9 novembre 2018, di Alessandro Piu
La Cina giocherà un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche economiche e politiche globali. Lo sa Donald Trump, che cerca di opporsi alla crescita della leadership  cinese rischiando di scatenare una nuova guerra fredda, lo sa l’opinione pubblica globale come emerge da un sondaggio presentato da Natixis Investment Managers nel corso del summit 2018

“Si prenda tempo mantenendo un basso profilo, pur senza mancare di fare qualcosa” (Deng Xiaoping).
“Si continui a prendere tempo mantenendo un basso profilo, pur senza mancare di agire in modo proattivo per fare qualcosa” (Hu Jintao).
“L’economia cinese propone un nuovo modello per altri paesi e nazioni che vogliono accelerare il loro sviluppo preservando la loro indipendenza. Sarà un’era che vedrà la Cina spostarsi al centro della scena” (Xi Jinping).
Quello della Cina negli ultimi decenni non è solo un crescendo economico ma anche politico. Le tre citazioni dei tre leader che si sono succeduti alla guida della Repubblica popolare marcano la sempre maggiore convinzione che il Paese ha assunto, sulle sue capacità e sul ruolo che gli compete nello scacchiere internazionale.
L’America First ha trovato un difficile concorrente e anche se le distanze tra i due Paesi sono ancora grandi, si sono fortemente ridotte. Il timore che qualcuno stia pensando a una China First è ben evidente nei bastoni che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta cercando di mettere tra le ruote dell’economia cinese, sotto forma di dazi commerciali.
Rischio guerra fredda
“Negli anni ’90 il Pil cinese era il 6% di quello Usa, oggi siamo al 60%. È un cambiamento molto forte. Inoltre il modello cinese ha evitato la crisi finanziaria e i governanti, a Pechino, hanno assunto maggiore convinzione nelle potenzialità del Paese”
ha evidenziato Minxin Pei, professore al Claremont McKenna College nel corso del Natixis IM summit2018 svoltosi a Parigi.
Questo spiega, insieme al carisma di Xi Jinping, la volontà cinese, ormai non più nascosta di assumere un ruolo centrale sulla scena globale.
“Oggi – prosegue Minxin Pei – assistiamo al tentativo degli Stati Uniti di fermare la Cina e tutto questo porterà, probabilmente, all’inizio di una nuova guerra fredda che avrà effetti sui mercati mondiali, sulla globalizzazione, sul commercio. La guerra commerciale non è in realtà solo una guerra commerciale. A Washington si pensa che permettere alla Cina di continuare a crescere come ha fatto finora sarebbe un grave errore strategico”.
Non tutti pensano che la Cina stia puntando così in alto. Come Andrew Y. Yan, managing partner di Saif Partners, una società di venture & growth capital che accompagna le aziende asiatiche alla quotazione, il quale afferma:
“Non credo che a Pechino ci sia una strategia razionale per scalzare gli Stati Uniti dalla leadership globale. Sanno bene che ci sono settori e aree geografiche dove non possono competere con gli Usa. I cinesi vogliono solo una posizione nel mondo che corrisponda alla loro quota del Pil mondiale. Non credo poi possa nascere una nuova guerra fredda. La Cina non ha un blocco di alleati come lo aveva l’Unione sovietica. Inoltre nei Paesi asiatici non c’è particolare calore verso la Repubblica popolare”.
Leadership globale? Meglio gli Stati UnitiIl basso gradimento per la leadership cinese non si riscontra solo in Asia. In molti paesi la gran parte dei cittadini preferisce l’America First alla China First ed è consapevole del ruolo che la Cina ha saputo guadagnarsi negli ultimi dieci anni. A dirlo è un sondaggio presentato da Natixis IM nel corso del summit.
Se gli Stati Uniti sono ancora ritenuti la prima potenza economica globale dal 31% del campione contro il 34% della Cina, è quest’ultima che negli ultimi dieci anni, secondo il 70% degli intervistati ha assunto maggiore importanza sullo scenario internazionale. Il 31% afferma invece che sono gli Stati Uniti ad aver accresciuto il loro ruolo.
La marcia della Cina suscita però preoccupazione.
Il 63% degli intervistati ha dichiarato di preferire gli Stati Uniti come potenza leader globale contro il 19% che sceglierebbe la Cina. Percentuali pro Usa più elevate si trovano in Canada, Svezia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Francia. Leggermente più basse le posizioni a favore degli Stati Uniti in Italia (41%), Ungheria (44%) e Grecia (44%). Dappertutto la preferenza per la Cina rimane comunque contenuta con picchi del 26% in Spagna e Grecia, il 17% in Italia, il 21% in Francia.

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