Bene, per inizio settimana vi vorrei far leggere questo contributo di
Loretta Napoleoni sulle monete alternative a quelle ufficiali e vorrei
che faceste mente locale sull'aspetto delle monete: non ESISTONO
realmente; noi le rendiamo vive e vere.... e come le facciamo vivere
così possiamo farle morire: basta volerlo.
di Loretta Napoleoni | 12 gennaio 2014
Il successo dei bitcoin tra gli speculatori
non solo è un paradosso ma conferma che dietro la moneta, di qualsiasi
tipo essa sia, non c’è nulla di concreto, soltanto un atto di fede.
Iniziamo dal paradosso.
All’inizio di gennaio del 2009 compare in rete il bitcoin, nessuno sa
bene chi lo abbia inventato, sicuramente si è trattato di uno o più hacker che hanno scelto lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. La leggenda vuole che il bitcoin fosse la risposta di costui o costoro alla crisi del credito del 2008,
all’uso del denaro pubblico, dei risparmi dei contribuenti per salvare
i giganti di Wall Street. Si dice anche che Satoshi, chiunque esso
sia, facesse parte del movimento Cypherpunk,
nato negli anni Ottanta sulla scia dell’omonimo movimento musicale,
che vuole liberalizzare l’informazione e distruggere un sistema basato
sul suo controllo e sui privilegi.
La leggenda vuole insomma che Satoshi ed i bitcoin siano pane per il popolo,
il primo sicuramente vuole sostituire un sistema equo, trasparente ed
accessibile a tutti alla creazione della moneta da parte delle banche
centrali, controllate da un élite bancaria che ne è la sola beneficiaria
e che ormai governa il mondo – fa eleggere i presidenti, gestisce il Fondo monetario
e de facto controlla anche i nostri conti in banca. Il bitcoin è lo
strumento attraverso il quale il popolo, o almeno quello che naviga in
rete, può riconquistare la sovranità monetaria. Insomma come Prometeo
Satoshi ci ha dato il fuoco per conquistare la libertà.
Non
è facile in poche parole spiegare il meccanismo attraverso il quale ci
liberemo della schiavitù della moneta cartacea stampata dalla Bce o dalla Fed, ma proviamoci. All’origine della creazione dei bitcoin ci sono complessissime formule matematiche che offrono soltanto una soluzione e che non sono reversibili, le hash.
Ogni volta che qualcuno ci riesce crea bitcoin, ma prima che
l’operazione si concluda c’è bisogno dell’approvazione di tutta la comunità
che li maneggia. Ogni soluzione è poi legata a quella precedente ed
alla successiva in una catena temporale che è iniziata a gennaio del
2009 e finirà quando tutti i 21 milioni di bitcoin nascosti in rete
saranno stati letteralmente ‘estratti’ dal web. Chi si dedica a questa
attività infatti lavora come in miniera, così nel gergo si parla di
estrazione e di minatori. La concatenazione delle soluzioni, come le
vene minerarie, è il filo conduttore della produzione dei bitcoin e
garantisce il massimo di trasparenza e di sicurezza contro la contraffazione.
E veniamo al paradosso: dal 2009 quando è comparso il valore del bitcoin è passato da 0 fino a 1200 dollari (il picco dello scorso novembre). Il motivo? La speculazione.
E chi specula non sono gli adolescenti che passano la vita in rete o
su facebook, neppure gli impiegati ai quali viene tagliato lo stipendio
ad ogni manovra finanziaria, ma i giovanotti di Wall Street. Sono nate
squadre di minatori pagate dalle grandi banche e finanziarie che usano
computer velocissimi e tecniche sempre più complesse per estrarre i
bitcoin. Per ora grazie all’aumento della complessità delle soluzioni
man mano che si estraggono i bitcoin (siamo a quota nove milioni) ed al
sistema di verifica, la creazione dei bitcoin è stabile ma il valore,
il valore non fa che salire perché tutti vogliono far parte di questa
ennesima speculazione. E chi ci guadagna? I soliti noti.
E veniamo all’atto di fede.
Che il valore di una moneta creata in rete da non si sa bene chi, la
cui produzione è legata a soluzioni matematiche complessissime che
richiedono programmi informatici passi da 0 a 1200 dollari in 3 anni,
non sorprende perché rientra nella passione per il gioco d’azzardo
che brucia dentro gran parte dell’umanità, e quindi su questo c’è ben
poco da dire, ma che questa stessa moneta inizi ad essere usata per gli
scambi da individui comuni, ecco questo può essere spiegato soltanto
come un atto di fede.
In fondo tutte le monete oggi
esistono in base ad un atto di fede che chi le maneggia esprime nel
momento in cui le usa per scambiare bene e servizi. Dietro al dollaro o all’euro non c’è una riserva di ricchezza,
e cioè lingotti d’oro o tonnellate d’argento, ne’ si può parlare di
industrie o risorse, come il petrolio o il gas naturale, la creazione di
moneta avviene invece attraverso l’emissione del debito, un principio
che come la soluzione delle formule dei bitcoin non ha nulla a che
vedere con la ricchezza di una nazione, anzi in un certo senso le va
contro. E’ però un principio come un altro accettato come un dogma religioso da chi queste monete le usa ed in nome del quale, a giudicare dalla storia, si è disposti a tutto.
Riflettiamo su questi principi: nell’immaginario collettivo il dollaro, l’euro come il bitcoin, monete prodotte dal nulla,
sono simboli di una divinità monetaria, l’ultimo sicuramente rientra in
una categoria sui generis perché potenzialmente tutti noi possiamo
farne parte ma de facto solo chi ha strumenti costosissimi e
particolari può produrlo. Come le indulgenze medioevali chi stampa o
estrae queste monete si arricchisce, e chi le usa non solo non va in
Paradiso ma finisce per impoverirsi.
p.s.
c'è una regola ferrea in economia: la moneta cattiva scaccia quella buona....
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