Prendo spunto da un post del mio collega, e amico, jigen che in un post dal titolo "trenino" sosteneva alcune cose che in parte condividevo e in parte..
...stasera mi è capitato questo articolo di di | 16 gennaio 2014 pubblicato sul Fatto Quotidiano
che vi suggerisco di leggere nel caso usiate spesso i treni o per
lavoro o per diletto: tutti sappiamo che il servizio non è all'altezza
dello standard europeo per tanti motivi non ultimo quello dei tagli
draconiani imposti dagli ultimi 5 governi alle regioni e direttamente a
Trenitalia (attraverso reti ferroviarie) ma la stessa società,
mmonopolista, non è scevra da da critiche perchè, ragionando in termini
aziendali (quindi costi, ricavi e benefici), e non in termini di servizi
che fornisce a una pletora di persone che la finanziano attraverso
abbonamenti e biglietti non fornisce alcun ritorno, nonostante non abbia
concorenti nello stesso campo d'azione: in realtà la società, e lo
stato appresso, hanno puntato tutto sulla TAV e hanno abbandonato a se
stessa tutto il resto con i risultati che tutti abbiamo sotto gli occhi:
nonostante i grandi proclami nessun soggetto coinvolto ha interesse a
investire nel trasporto pubblico; il modello pubblico non è gradito alle
alte sfere politiche: il coinvolgimento diretto comporta da parte della
politica ufficiale, regionale e nazionale, l'assunzione di
responsabilità verso i cittadini in generale e i pendolari e i
viaggiatori (che stanno aumentando di numero) in particolare.
Perchè
il punto vero rimane: un privato non è costretto ad accollarsi anche
tratte non redditizie senza aumenti di biglietti e abbonamenti che
compensino la perdita.... a meno che Stato e Regione non intervengano
per calmierare il tutto: il che credo non sia una prospettiva
fattibile....
Detto quanto sopra ecco l'articolo, buona lettura
Trenitalia: tre regioni non rinnoveranno il contratto di servizio. "Troppi disagi"
Toscana,
Abruzzo e Veneto hanno deciso di indire nuove gare di appalto per il
trasporto regionale. I dubbi dei sindacati di base: "Può trasformarsi
in un danno per utenti e lavoratori". Ferrovie dello Stato non commenta
la decisione: "E' nelle loro facoltà"
Tre Regioni dicono addio a Trenitalia. Abruzzo, Toscana e Veneto non rinnoveranno il contratto con la società per i servizi regionali di trasporto ferroviario. La
decisione è arrivata in simultanea, poco prima di Natale. I motivi
sono unanimi: troppi disagi, ritardi, sporcizia e sovraffollamento sui
treni utilizzati da 2,8 milioni di cittadini (in tutto il Paese) per
percorrere pochi chilometri, trasferte talvolta trasformate in odissee.
Trenitalia non commenta la decisione. Del resto, fanno sapere “quella
dell’affidamento per gara è una facoltà che le Regioni hanno da oltre 10
anni. La prima ad avvalersene è stata il Veneto, nel 2003. Sul tema
del trasporto regionale, da tecnici, abbiamo idee e proposte che
condivideremo agli inizi di marzo, e pubblicamente, con tutti gli
stakeholder”. Ma la scelta – che sembra sostenere i pendolari – non convince i sindacati di base: “Il rischio è che una decisione di rivalsa nei confronti di Trenitalia, si traduca in una riduzione dei posti di lavoro, tariffe più alte per gli utenti e ulteriori tagli ai costi della sicurezza“, avverte Nicola De Pasquale
dell’Unione dei sindacati di base. Non è detto poi che nuove gare
significhino nuovi fornitori, vista la sostanziale mancanza di
concorrenza. E allora perché mollare Trenitalia? Probabilmente per
“costringerla” ad offrire servizi migliori a prezzi più bassi.
LO SCONTRO ROSSI-MORETTI E LA ROTTURA – La prima delle tre regioni a salutare il divorzio con Trenitalia è stata la Toscana. Il presidente Enrico Rossi lo
scorso 4 dicembre, di buon mattino, si è calato nei panni di un
pendolare e ha viaggiato a bordo del regionale che collega Montevarchi
(Arezzo) a Firenze, per controllare le reali condizioni in cui versano i
convogli. Un viaggio che non è piaciuto al governatore nonostante la
puntualità svizzera con cui il treno (sovraffollato) è giunto a
destinazione, che ha lasciato sbigottiti gli abituali viaggiatori e ha
agitato le fantasie dei più maligni. Il 12 dicembre Rossi ha preso carta
e penna e ha scritto all’amministratore delegato di Ferrovie dello
Stato Mauro Moretti: “O Trenitalia cambia o noi
cambiamo Trenitalia”. Promessa mantenuta il 23 dicembre con una
delibera di Giunta: “Abbiamo deciso di esercitare il diritto a non rinnovare
per altri sei anni il contratto con la società. Procederemo a una
nuova gara d’appalto”. Il contratto terminerà a fine del 2014 ma sarà
valido per tutto l’anno e, alla scadenza, la Regione non rinnoverà
automaticamente la convenzione. Ma intanto Rossi promette di mantenere
il fiato sul collo di Moretti: “Continueremo a viaggiare sui treni
regionali per verificare lo stato del servizio. Intanto chiederemo al
governo, al Parlamento e all’Authority dei trasporti di mettere in
condizioni le Regioni di fare gare appetibili, competitive e
partecipate”. Lo strappo, nel caso in cui Trenitalia non si
aggiudicasse la gara, costerebbe alla società, 250 milioni di euro
in meno all’anno. E’ questa la cifra che la Toscana destina ogni anno
al trasporto ferroviario regionale, a cui si devono aggiungerne altri
250 per il trasporto su gomma.
Ma quella tra Rossi e Moretti è una separazione annunciata. Un rapporto turbolento il loro, disseminato da continui battibecchi e frecciatine (leggi).
A inizio dello scorso dicembre l’ad di Ferrovie aveva punzecchiato i
governatori: “Spesso i pendolari si rivolgono a noi ma sbagliano
indirizzo – aveva affermato Moretti – perché bisogna rivolgersi a chi fa
i programmi di trasporto, cioè le Regioni”. Il governatore rispose
seccamente: “Moretti pensi a far arrivare i treni in orario”, per poi
lasciar presagire la rottura: “Quando si è mai visto il fornitore di un
servizio polemizzare con il cliente, rivoltarsi contro il committente?
Accade solo in presenza di un sistema monopolistico
che lo garantisce. Ed è appunto questo ciò che chiediamo allo Stato
centrale di rimuovere”. Perché, anche se nel 2009 è stata avviata la
liberalizzazione dei servizi (le Regioni non hanno più l’obbligo di
rivolgersi solo a Trenitalia), il sistema rimane praticamente privo di
concorrenza.
IN ABRUZZO “TROPPE CRITICITA’” - La scelta della Toscana è arrivata in concomitanza con quella dalla Regione Abruzzo.
Il 23 dicembre è stata formalizzata con delibera di giunta la
cessazione del contratto prevista a fine 2014. Oltre a questo rapporto,
l’Abruzzo interrompe anche quello con l’azienda di trasporto
ferroviario regionale Sangritana. E anche qui la cessazione del
rapporto si traduce in una potenziale perdita per Trenitalia. Nel 2012
l’Abruzzo ha speso 43,5 milioni di euro per circa 4
milioni di chilometri di servizi di trasporto ferroviario. Cifra che va
sommata ai 906mila euro per coprire i quasi 410mila chilometri di
servizi sostitutivi effettuato con i bus. Per garantire il trasporto
regionale Trenitalia impiega 145 treni al giorno per assicurare il
servizio a quasi 17mila utenti (10mila abbonati). “L’accordo che esiste
ormai da un lustro – si legge nella relazione tecnica che annuncia la
fine del contratto – ha tuttavia conosciuto momenti di criticità
perché, nonostante gli sforzi compiuti, non sempre i sistemi
organizzativi e le politiche di trasporto delle due aziende si sono
trovate in sintonia”. Più duro il bilancio dell’assessore regionale ai
Trasporti Giandonato Morra: “Spesse volte, in virtù di
questa esclusività e in spregio a qualsiasi richiamo istituzionale,
(Trenitalia, ndr) la fa da padrone con continui disservizi sulle linee
dei pendolari. Ho fatto quanto, in ultima analisi, – conclude – era in
mio potere di fare”. L’obiettivo è stipulare un accordo con un unico
gestore che “costituirebbe un vantaggio e una positività del sistema nel
suo complesso”.
ZAIA: “REGIONALI DEVONO ESSERE COME I TRENI GIAPPONESI” – A chiudere il cerchio il Veneto. Il 30 dicembre la Giunta Regionale ha deciso di disdire il contratto e il presidente leghista Luca Zaia ha
confermato la scelta in una lettera indirizzata a Ferrovie dello
Stato. Il sogno del governatore del Carroccio è “che il servizio in
futuro sia gestito da una bella società veneta che dia
risposte ai cittadini. Perché veneta? Perché il cane di troppi padroni
muore di fame…”. Per il governatore le linee regionali dovrebbero
“assomigliare alle ferrovie giapponesi dove un minuto di ritardo
significa aver fallito l’obiettivo”. Il motivo della rottura è
l’impossibilità di conciliare il progetto che l’ente ha in mente con le
effettive garanzie offerte da Trenitalia. Per i 100mila utenti
che ogni giorno usufruiscono del servizio, Zaia vorrebbe “una
metropolitana di superficie” che “presuppone puntualità, capacità, cioè
numero di vagoni, comfort e ospitalità: tutte cose che non può
garantire la Regione, ma deve farlo il gestore, pagato con i soldi dei
veneti per risolvere i problemi”. La locomotiva del Nord-est nel 2013
ha speso 140 milioni per il trasporto ferroviario regionale, e 256 per
quello su gomma.
I DUBBI DEI SINDACATI DI BASE -
Ma tentare di affidare il servizio ad altre società, è veramente
l’asso vincente per migliorare il trasporto pendolare? Secondo alcune
organizzazioni dei ferrovieri no. Nicola De Pasquale, sindacalista e
capotreno a Bologna, precisa: “All’origine dei disservizi ci sono scelte
politiche poco lungimiranti, scarsi investimenti per migliorare il
trasporto locale e la diminuzione dei servizi a discapito dell’Alta velocità“. Un quadro confermato da numeri. Il rapporto di Legambiente ”Pendolaria 2013″ denuncia “una diminuzione delle
risorse nazionali stanziate nell’ultimo triennio (2010-2012) pari a
-22% rispetto al triennio precedente”. “Dal 2009 ad oggi, – continua
Legambiente – mentre i passeggeri aumentavano del 17% le risorse statali
per il trasporto regionale su gomma e ferro si sono ridotte del 25%”.
In 13
Regioni, poi, tra il 2011 e il 2012 c’è stato una sforbiciata di treni
e corse in media del 5% ogni anno, che ha raggiunto punte del 15% in
Puglia, tutto questo mentre il governo ha fatto uno sconto del 15% sul canone per l’uso dell’infrastruttura per l’Alta Velocità a Trenitalia e Ntv (leggi).
Ma Trenitalia replica: “Sono le regioni a finanziare il servizio, noi
non abbiamo competenze dirette. – precisa il direttore del trasporto
regionale Francesco Cioffi all’Espresso - Se Trenitalia nell’Alta velocità ha carta bianca, nel regionale è soltanto il gestore. Noi, in ogni caso stiamo investendo 3 miliardi per nuovi convogli”.
Anche la Regione Emilia Romagna,
nonostante sia vincolata per altri tre anni a Trenitalia, ha fatto
sapere che tenterà di smarcarsi dalla società. Sono già state avviate
trattative per la preparazione del bando che regolerà la gara di
appalto. Ed è qui che emergono i timori maggiori per i lavoratori: “La clausola sociale è
in fase di definizione – dichiara De Pasquale – e quindi manca il
documento ufficiale”. “Ma la nostra paura – continua il sindacalista – è
che serva unicamente a far transitare i lavoratori nella eventuale
nuova società vincitrice della gara. Senza che questa sia sottoposta a
nessun vincolo”. Il rischio è che i nuovi fornitori, per aggiudicarsi
gli appalti, propongano prezzi concorrenziali a discapito dei
lavoratori. Una prospettiva che l’assessore regionale ai Trasporti della
Toscana, Vincenzo Ceccarelli, esclude: “Non prevedo scenari apocalittici quando uno cerca di cambiare lo fa per migliorare le cose, non per peggiorarle”.
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