il Fatto 21.6.13
BOBBIO diceva che gli
intellettuali devono seminare dubbi, non raccogliere certezze. Di
questi tempi mi viene facile. In Turchia, Erdogan, democraticamente
eletto, incarcera gli oppositori, reprime il dissenso ed emana decreti
contro i baci in pubblico e l’alcool. Il suo predecessore, il padre
della patria Ataturk, illuminato tiranno, si sforzò di costruire una
democrazia di stampo occidentale. Nei Paesi arabi del nord-Africa, i
regimi sedicenti democratici che hanno sostituito i dittatori Mubarak,
Gheddafi e via dicendo, sono gestiti da integralisti islamici che si
propongono, tra l’altro, di limitare i diritti delle donne. Però hanno
vinto formali elezioni e hanno il consenso di una grande maggioranza.
In
Siria, il dittatore-assassino Assad è combattuto da fondamentalisti
islamici che, quando e se prevarranno, dopo elezioni presumibilmente
sanguinose e inquinate da brogli, seguiranno lo stesso percorso dei
loro consimili mediterranei. In Ungheria, Orban, anche lui
democraticamente eletto, sta realizzando una dittatura fascista che
Putin, altro vincitore di elezioni democratiche, ha completato da un
pezzo.
Infine Hitler e Mussolini non sono spuntati un giorno sotto
un cavolo, seguiti da SS e Ovra: entrambi hanno vinto elezioni
democratiche e hanno contato per anni su entusiastiche maggioranze. I
dubbi seminati da questi esempi potrebbero essere dissolti da una
riflessione ormai dimenticata: democrazia non significa solo vincere le
elezioni; significa accettare un sistema di controllo (delle
opposizioni, della magistratura, degli organi di informazione). Sicché,
se il popolo contesta, si fa un referendum; se i giornali criticano,
si danno spiegazioni (vere, non bla bla bla) ; se la magistratura
assolve o condanna, si rispettano le sentenze (soprattutto quando
riguardano la classe dirigente). Quindi, nei Paesi citati, accade quel
che accade semplicemente perché lì non c’è democrazia. Una
tranquillizzante certezza. Poi però scopriamo che negli Usa (e non in
Italia, dove le intercettazioni sono ordinate dai giudici dopo la
consumazione di un reato e riguardano una decina di migliaia di persone
all’anno) milioni di cittadini sono quotidianamente spiati; legalmente,
è vero, poiché Presidenti e Congresso sono stati e sono d’accordo e
hanno emanato leggi apposite; però in violazione dei principi
fondamentali di una Costituzione universalmente portata ad esempio.
E
NEGLI USA vige certamente una democrazia reale, sia perché frutto di
libere elezioni sia perché il suo sistema di controlli è feroce. Sarà
che anche la legge deve cedere alla necessità? Per meglio dire, sarà
che la necessità impone leggi non democratiche? Obama ha detto che
tutto questo si fa per combattere il terrorismo e per non avere mai più
un altro 11 settembre. Sembra ragionevole. Ma un Paese controllato da
un Grande Fratello è ancora un Paese democratico? Forse non esistono
ricette; forse un regime è buono quando sono buoni gli uomini che lo
gestiscono (Snoopy sdraiato sulla sua casetta: “Se la mente del giudice
funziona, la legge è sempre buona”). E quando smettono di esserlo?
Come li si manda via? Bastano, per oggi, come dubbi?
.. e qui quello che sostiene Tinti nell'articolo sul fatto... ma rapportato anche al post di ieri
su questo blog qualche riflessione dovrebbe portarla a voi a proposito
di demcorazia, convinzioni singole, ideologie, turchia, ecc. no?
..... terremoto permettendo buona riflessione e buon week end a tutti
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