vi propongo l'articolo di Furio Colombo pubblicato sul fatto
quotidiano del 28/7/2013.... riflette bene come siamo un paese bloccato
non nell'attesa di un idea di come uscire dal pantano ma bloccato
nell'attesa della sentenza della Cassazione riguardante l'amato capo del
partito dell'amore: lui gigioneggia, dice la sua, in realtà la
pressione sui giudici è forte e pressante per il semplice motivo che da
loro dipende molto... non il nostro futuro, purtroppo ma quello del
sistema politico che ci sta bloccando e che rischia di saltare lasciando
un vuoto che nessuno può colmare... nemmeno M5S.
buona lettura
Aspettare la Cassazione è il nostro Royal Baby (Furio Colombo).Due
Paesi europei si sono fermati in attesa, come in una fiaba. In
Inghilterra si attendeva l’erede al trono. È arrivato, it’s a boy, si
chiama George Alexander. In Italia si chiama Silvio Berlusconi, it’s a
boy, ma non è arrivato. Ovvero non è ancora arrivata la sentenza che
deciderà il prossimo capitolo della sua vita avventurosa, che siamo
obbligati a condividere. Perciò, a differenza del Regno Unito, l’Italia
resta ferma, inchiodata alle previsioni, alle scommesse, al-l’attesa.
Un intero Paese, tra i primi nell’economia mondiale, co-fondatore
dell’Unione europea, protagonista nel Mediterraneo, pezzo importante del
mondo globalizzato, resta immobile, guardando verso la Corte di
Cassazione, che in poche righe deciderà sui prossimi anni della vita
pubblica italiana e sentenzierà sul senso e sull’esito dei precedenti
vent’anni “sotto Berlusconi”. Gli esperti in previsioni berlusconiane
(attivi e infaticabili quanto i bookmaker del piccolo George Alexander,
ma intenti a discutere scenari meno lieti) si scontrano con tre
previsioni: va in prigione; resta al Senato (forse a vita); oppure varie
forme di rinvio in modo che, come accade spesso in questo Paese, nulla
cambi e tutto resti immobile in attesa del prossimo evento di
Berlusconi da cui dipenderà di nuovo il nostro futuro.
Personalmente,
senza avere il minimo spunto di conoscenza processuale di questi
fatti, mi permetto di prevedere una qualche forma di rinvio o
posticipo, perché troppi destini si incrociano nello spazio e nel tempo
di quella sentenza. Grava prima di tutto su di essa lo scambio di
lettere (chiarificante ma drammatico ) tra Fausto Bertinotti e Giorgio
Napolitano. Bertinotti vede il fermo di democrazia, come il “freeze” di
una sequenza di cinema , in cui ogni gesto appare sospeso, per timore
di danneggiare il governo.
IL PRESIDENTE della Repubblica ha due
cose chiare da opporre. Una. Ovvio che ogni divieto sarebbe una
interruzione inaccettabile della democrazia. Due: se qualcosa o
qualcuno interrompe il buon funzionamento delle “larghe intese” , si
rompe tutto e sarà necessaria un’elezione anticipata. Equivale
all’affondamento senza rimedio della nostra economia. In questo modo la
vita politica, anzi tutta la vita pubblica italiana, diventa una
giostra. Si muove, ma intorno allo stesso punto, girando sullo stesso
perno. Viaggiare sulla giostra dà ebrezza, ma non porta lontano, salvo
la breve illusione che il paesaggio cambi. Anzi, che cambi sempre
perché, girando , le idee un po’ si confondono. Interferire con una
giostra in movimento è molto pericoloso.
Purtroppo, con il gioco
della giostra, la prima vittima è la percezione del Paese nel mondo,
dunque le relazioni internazionali . Stiamo accumulando casi di
violazione o di irrilevanza a nostro danno che non hanno niente a che
fare con la responsabilità del ministro degli Esteri isolato e
accantonato. Tre casi in sequenza ci collocano nel rango di “potenza
irrilevante”: i fucilieri di marina italiani abbandonati in India e
affidati al buon cuore di quel Paese; l’agente ex Cia Seldon Lady (uno
dei protagonisti della “rendition” di Abu Omar) arrestato a Panama su
mandato di cattura italiano e subito restituito da Panama agli Usa,
senza neppure interpellare l’Italia; l’arresto di Alma Shalabayeva e
bambina, ordinato dall’ambasciatore kazako alla polizia italiana,
scrupolosamente eseguito da 50 violenti uomini armati (cito dalla
descrizione della signora Shalabayeva al Financial Times) e trasporto
immediato delle vittime da Roma al Kazakistan, una vicenda di cui, con
la finzione di sapere tutto, non sappiamo niente.
Se cerchiamo di
comporre l’insieme confuso di queste vicende in un unico quadro, il
risultato è allarmante. Primo, la maggioranza, che sostiene e
garantisce il governo, non ha alcun segno di identificazione, come una
vasta truppa anonima. È un essere collettivo senza lineamenti precisi,
che afferra tutto, accetta tutto, comprende tutto, decide tutto e
permette tutto, per mancanza di definizione, anche solo approssimativa,
dei partecipanti all’immenso gruppo misto. Potrebbe esserci una
opposizione ma purtroppo Cinque Stelle non ha capito o deciso o saputo
dove andare e come andarci e Sel ha poca voce.
Secondo, il governo
è senza scopo. Infatti la vera domanda al governo non è di competenza
ma di esistenza. Questa domanda viene autorevolmente ripetuta senza
sotterfugi, e ogni obiezione al governo viene subito bollata come messa
in pericolo dell’intera società italiana, vita e valori.
TERZO,
il potere è senza volto. Per esempio (mi riferisco di nuovo al caso
Shalabayeva) avviene in Italia, sotto gli occhi del governo e per mano
dello Stato, un delitto contro i diritti umani di qualcuno.
Il
primo ministro Letta si chiama fuori. Ci garantisce che il ministro
dell’Interno non c’entra. Il ministro degli Esteri credibilmente
dimostra di essere stata tenuta all’oscuro. Il ministro della Giustizia
non vuole sapere né rivedere il caso. Il Capo dello Stato deplora. Ma
gli ordini chi li ha dati? A chi far credere che la polizia si è mossa
da sola, guidata da un kazako, nel compiere, dentro l’Italia e dentro
Roma, un’azione dichiarata “odiosa” da tutti e sicuramente illegale,
violando persino la Carta dell’Onu per l’infanzia?
Raccontata
così, la vicenda italiana dà l’impressione che qualcuno che conta muove
il potere dietro il potere. Servirà la sentenza della Cassazione a
portare un briciolo di luce almeno su questo punto: chi dà gli ordini a
chi, e perché, in questo Paese, in questi terribili anni?
vi
informo, a chi interessasse naturalmente, che dal 1° Agosto questo blog
va in ferie ... non il blogger che stacca un pò la spina ma nella vita
vera continuerà a lavorare almeno fino al 5/8.. poi saranno ferie ma
saranno ferie in tono con il momento: niente ferie "classiche" ma corse
al mare di casa peraltro nemmeno dei più puliti... ma così è se vi pare,
diceva pirandello
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