Questo è, però, quello che io penso.... che è cosa diversa da quello che i viaggiatori della rete possono pensare, quindi credo che la cosa migliore sia che leggiate e sentiate cosa si son detti a distanza i principali protagonisti della vicenda: M5S e il Segretario e Presidente del consiglio ma con un piccolo fuori programma... lo scambio di msg fra Di Maio e Renzi che il Fatto ha pubblicato e che voi potete leggere (interessanti interazioni sono avvenute) klikkando qui.
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 febbraio 2014
Una riduzione “a due cifre” del cuneo fiscale, da presentare “immediatamente” al Parlamento. E’ l’impegno più concreto preso da Matteo Renzi in Senato nel suo intervento per ottenere la fiducia al nuovo governo (domani 25 febbraio si voterà alla Camera). Renzi ha parlato a braccio,
leggendo pochi appunti (cosa che non accadeva da decenni in
un’occasione simile, hanno osservato i commentatori), con una mano
spesso tenuta in tasca, di fronte all’aula che vuole abolire (e non ha
mancato di rimarcarlo) con la sua proposta di riforma istituzionale. Uno
stile sottolineato da diverse forze politiche come “leggero” per un
discorso programmatico, ma che Renzi – nella replica dopo circa 6 ore di
dibattito parlamentare – difenderà così: “Al fatto che paradossalmente
la Lega e Gal ci chiede un doppio registro rispondo che questo governo
non avrà mai un doppio registro. Saremo gli stessi, trasparenti, non
chiedeteci di essere diversi qui e fuori anche perché a differenza di
altri siamo capaci di stare ancora in mezzo a persone”.
Renzi
assicura poi nella replica al dibattito di Palazzo Madama che avrebbe
“sicuramente voluto e forse dovuto impostare un discorso molto più
cerimonioso e probabilmente la prossima volta lo scriviamo così non vi
facciamo perdere troppo tempo. Ma c’è un passaggio: questa non è un’operazione di lifting o di potere.
Questa non è un’operazione di lifting o di potere. Se fosse
un’operazione di potere, non scommetteremmo tutto noi stessi. Non ci
siamo dati una tempistica da calende greche: abbiamo detto che
l’obiettivo è il 2018 e lo confermiamo”.
“Ho provato vergogna quando fu chiesto a Napolitano il secondo incarico”
E la cartina di tornasole, secondo Renzi, saranno le riforme. L’unico modo per rendere merito al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del sacrificio fatto un anno fa quando gli fu chiesto di accettare un nuovo – inedito – incarico come capo dello Stato. “Provo vergogna – ha detto Renzi – per il fatto ci sia stata incapacità di individuare successione ad un Presidente della Repubblica che aveva chiesto di non avere secondo mandato, gli fu invece chiesto un reale sacrifico personale e politico e lui chiese ai partiti di farsi carico processo riforme che poi non è partito e si è fermato. E’ giusto e rispettoso nell’Aula del Senato citare il presidente della Repubblica con parole formali e cerimoniose e non avere poi il coraggio di dire che l’unico modo di rispettare la figura straordinaria che è Giorgio Napolitano è realizzare quelle riforme chieste? Pensate sia possibile prendere in giro gli italiani dicendo ‘faremo, faremo, faremo” con noi che poi ‘rinvieremo, rinvieremo, rinvieremo’”.
E la cartina di tornasole, secondo Renzi, saranno le riforme. L’unico modo per rendere merito al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del sacrificio fatto un anno fa quando gli fu chiesto di accettare un nuovo – inedito – incarico come capo dello Stato. “Provo vergogna – ha detto Renzi – per il fatto ci sia stata incapacità di individuare successione ad un Presidente della Repubblica che aveva chiesto di non avere secondo mandato, gli fu invece chiesto un reale sacrifico personale e politico e lui chiese ai partiti di farsi carico processo riforme che poi non è partito e si è fermato. E’ giusto e rispettoso nell’Aula del Senato citare il presidente della Repubblica con parole formali e cerimoniose e non avere poi il coraggio di dire che l’unico modo di rispettare la figura straordinaria che è Giorgio Napolitano è realizzare quelle riforme chieste? Pensate sia possibile prendere in giro gli italiani dicendo ‘faremo, faremo, faremo” con noi che poi ‘rinvieremo, rinvieremo, rinvieremo’”.
Il programma
Una prima parte più visionaria, una seconda più programmatica, ma nel discorso del successore di Enrico Letta mancano i numeri, i provvedimenti specifici. In campo economico Renzi qualche dettaglio lo fornisce, chiamando in causa la Cassa depositi e prestiti, ente controllato dal ministero dell’Economia, per ”lo sblocco totale dei crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione” e per alleviare il credit crunch che schiaccia le piccole e medie imprese. Più vaghi i termini di una riforma della giustizia – amministrativa, civile e penale – che sarà presentata “entro giugno” dal ministro Orlando, stante la ventennale incapacità dei due poli di “convincersi” della bontà delle proprie ricette. Come a suo tempo Tony Blair, il neopremier annuncia un grande piano per la scuola e l’edilizia scolastica, “allentando il patto di stabilità per i Comuni”. E alla fine avverte con grande enfasi che sulla realizzazione dei punti illustrati “non ci sono più alibi per nessuno. Abbiamo una sola chance, se perdiamo è colpa mia”. L’accoglienza del Senato verso il premier è tiepida: 14 applausi in un’ora e dieci di discorso, ma i più sonori sono risuonati quando ha nominato Enrico Letta e i marò detenuti in India. E a chi rileva l’assenza dei riferimenti alla questione del sud Renzi chiede se erano meglio “gli impegni verbali e i disimpegni sostanziali degli ultimi decenni, le parole in libertà”. Il capo del governo ha messo in rilievo, all’opposto, la volontà di puntare sui fondi strutturali europei.
Per due volte il discorso (qui il testo integrale) è stato interrotto dalla contestazione dei parlamentari Cinque Stelle,
e in entrambe le occasioni Renzi ha replicato con ironia, ricordando
la mancata presentazione dell’M5S alle elezioni in Sardegna e le
“difficoltà con la base: non è facile stare in un partito dove c’è il
capo che vi dice io non sono democratico”. Sul fronte dei programmi,
oltre a un intervento straordinario sulla scuola “anche attraverso
l’allentamento del patto di stabilità”, Renzi promette “lo sblocco
totale dei crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione”,
attraverso la Cassa depositi e prestiti. Poi lo “sblocco del credito per
le piccole e media imprese, che soffrono del credit crunch, sempre con
l’intervento della Cdp. E, soprattutto, “porteremo immediatamente alla
vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale
con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della
spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”. Una prima parte più visionaria, una seconda più programmatica, ma nel discorso del successore di Enrico Letta mancano i numeri, i provvedimenti specifici. In campo economico Renzi qualche dettaglio lo fornisce, chiamando in causa la Cassa depositi e prestiti, ente controllato dal ministero dell’Economia, per ”lo sblocco totale dei crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione” e per alleviare il credit crunch che schiaccia le piccole e medie imprese. Più vaghi i termini di una riforma della giustizia – amministrativa, civile e penale – che sarà presentata “entro giugno” dal ministro Orlando, stante la ventennale incapacità dei due poli di “convincersi” della bontà delle proprie ricette. Come a suo tempo Tony Blair, il neopremier annuncia un grande piano per la scuola e l’edilizia scolastica, “allentando il patto di stabilità per i Comuni”. E alla fine avverte con grande enfasi che sulla realizzazione dei punti illustrati “non ci sono più alibi per nessuno. Abbiamo una sola chance, se perdiamo è colpa mia”. L’accoglienza del Senato verso il premier è tiepida: 14 applausi in un’ora e dieci di discorso, ma i più sonori sono risuonati quando ha nominato Enrico Letta e i marò detenuti in India. E a chi rileva l’assenza dei riferimenti alla questione del sud Renzi chiede se erano meglio “gli impegni verbali e i disimpegni sostanziali degli ultimi decenni, le parole in libertà”. Il capo del governo ha messo in rilievo, all’opposto, la volontà di puntare sui fondi strutturali europei.
La riforma della giustizia
Renzi prende poi atto che “in vent’anni” i due poli non sono riusciti a “convincersi l’un l’altro” della bontà delle loro posizioni. Ci penserà quindi il ministro della giustizia, Andrea Orlando, a presentare “entro giugno” un pacchetto complessivo di riforma, dalla giustizia amministrativa a quella penale. ”Ormai le posizioni sono calcificate e intangibili, nessuno riuscirà a convincere l’altro”, afferma Renzi. “A giugno sarà all’attenzione del Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente. Giustizia amministrativa: negli appalti pubblici lavorano più avvocati che muratori. Un provvedimento di un sindaco o del Parlamento è costantemente rimesso in discussione, una corsa a ostacoli impressionanti”, ha sottolineato Renzi. “Giustizia civile: viviamo un tempo in cui la lunghezza e difficoltà del processo civile” è motivo per cui “se ne vanno investimenti e possibilità di credere che il Paese sia recuperabile”, ha aggiunto il presidente del Consiglio. “Giustizia penale: a fronte di una straordinaria qualità di uomini e donne che lavorano nella giustizia esiste una preoccupazione costante nell’opinione pubblica che la giustizia corra il rischia arrivi tardi e colpisca in modo diverso”, ha concluso Renzi.
Qui invece molto riporto l'intervento in video della Cittadina Senatrice Taverna... spiega molto bene: notate che i media hanno riportato solo una piccola parte del suo intervento tralasciando alcune "cose" dette, forse ritenute (a voler pensar bene) non importanti dagli stessi ma, secondo il diritto a essere informati, che credo avremmo avuto il diritto di conoscere..... buon ascolto
più chiaro di così....
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