sabato 6 febbraio 2021

L’operazione Draghi? L’ennesimo tentativo di confondere le acque

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Fabio Marcelli Politica - 5 Febbraio 2021

 

Non è certamente possibile discutere le capacità e competenze di Mario Draghi, un grande banchiere, che ha fatto la storia finanziaria e monetaria dell’Unione europea degli ultimi anni. Ma, appunto, pur sempre un banchiere. Forse una scelta obbligata per Mattarella, che vuole legittimamente evitare le elezioni date le implicazioni che esse presentano dal punto di vista sanitario, ma una scelta obbligata che giunge al termine di un vicolo cieco imboccato da tempo dalla politica italiana, un sentiero sdrucciolevole sul quale essa si era da tempo incamminata, fino alle ultime accelerazioni suicide imposte dall’abominevole Renzi, un politico di mezza tacca che manderebbe l’Italia e l’intero pianeta allo sfascio pur di potere continuare ad illudersi di contare qualcosa.

Matteo Renzi certamente rappresenta meglio (o peggio) di ogni altro la quintessenza di questa politica farlocca, priva di qualsiasi orizzonte ideale e pronta a servire qualsivoglia potere purché forte e solvibile, si tratti pure del serial killer a capo della monarchia assoluta saudita. L’espressione quindi di una decadenza che è cominciata almeno trenta anni fa, obliterando fra l’altro ogni prospettiva di rispetto e realizzazione della Costituzione repubblicana. Ma è certamente in buona compagnia. E la crisi della politica, come osserva acutamente Domenico Gallo, è aggravata da un meccanismo elettorale perverso come il Rosatellum, altro parto dell'”intellighentsia” renziana.

Il livello intellettuale e tecnico di Mario Draghi è certamente superiore a quello medio dell’attuale classe politica. Ma la sua scelta rappresenta solo un pannicello caldo di fronte alla tremenda crisi della politica italiana che sembra essere entrata in fase terminale. Deleteria in particolare appare l’illusione, a quanto pare condivisa perfino da Beppe Grillo, che la tecnica possa supplire alle carenze della politica. Laddove è quest’ultima a dover effettuare le scelte e invocare un “tecnico imparziale”, che tale visibilmente non è, equivale solo all’ennesimo tentativo di confondere le acque e nascondere le carte che si hanno in mano.

Fortemente politica in particolare è, come hanno dimostrato Salvo D’Acunto e Pasquale De Sena in un loro recente saggio, la manovra delle grandezze monetarie, dei tassi d’interesse e del debito pubblico. Il saggio in questione parte proprio dalla nota sentenza del Bundesverfassungsgericht contro le politiche di Draghi, ma vale per ogni tentativo di contrabbandare per “tecnica imparziale” quelle che sempre sono scelte politiche, in un senso o nell’altro.

Il vero punto è quindi il seguente. Che farà Draghi sul blocco dei licenziamenti? Sul reddito di cittadinanza? Sull’utilizzo dei fondi europei? Sulle scelte fiscali? Nulla garantisce che si muova nel modo corretto e la politica, buona o cattiva che sia, è inevitabilmente destinata a rientrare dalla finestra, anzi a ben vedere non è mai davvero uscita dalla porta.

Prima o poi il popolo italiano sarà chiamato, al più tardi nella scadenza istituzionale del 2023, ad esprimere il proprio voto, ma si rischia di arrivare a tale appuntamento nella peggiore delle condizioni se non ci saranno forze, magari inizialmente piccole e marginali, che sappiano fare arrivare alle più larghe masse un messaggio chiaro, nel senso che, Draghi o non Draghi, il prezzo di questa crisi non può assolutamente essere pagato da chi già lo paga da una vita. E che quindi i licenziamenti devono continuare ad essere bloccati, il reddito di cittadinanza va esteso, i fondi europei devono essere destinati non già a foraggiare le solite lobby molto amate da Renzi, e non solo da lui, ma progetti di effettiva modernizzazione nel segno della sostenibilità ecologica e sociale e della lotta al riscaldamento globale, il sistema fiscale deve colpire in modo proporzionale e non discriminatorio redditi e patrimoni.

In questo senso ho apprezzato la decisione di Rifondazione comunista di dire no a Draghi. Quest’ultimo, che come si diceva è un banchiere di grande spessore, dovrebbe tornare a fare il banchiere, altrimenti rischiamo fortemente di avere un Paese governato come fosse una banca. Con tutto il rispetto per queste ultime, si tratta di due cose molto diverse. Lo stesso Draghi ne è certamente consapevole, ma nulla garantisce che operi le scelte giuste, data la sua cifra ideologica e culturale e il fatto che dovrà comunque fare i conti colle forze politiche esistenti, Innominabile compreso, per non parlare di lobby potenti come la Confindustria, le stesse banche e troppe altre.

Non ci sono uomini della Provvidenza che tengano, quindi. Sempre più urgente si rivela invece la costruzione di una forza alternativa che rappresenti una possibile via d’uscita all’attuale sfascio della politica italiana. Di un aspetto fondamentale della problematica afferente a tale alternativa, le politiche europee e globali e l’indebitamento, parleremo giovedì in un webinar che vedrà la partecipazione di Salvo D’Acunto, Pasquale De Sena, Ramiro Chimuris della Rete internazionale di cattedre sul debito pubblico, e Michela Arricale del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED).

mercoledì 3 febbraio 2021

quanto conta la gente...

 

nel post precedente avevo postato un articolo che rendeva esplicita la preferenza degli italiani (tutti mazi-sovranisti secondo il mio amico blogger jigen) per Conte.. e guarda caso a dimostrazione di quanto contino davvero i cittadini in questo paese.... arriva Draghi.

Si proprio lui: quello del cannone che ha dato mld di euro a fondo perduto alle banche senza che ci fosse stato il minimo beneficio per le persone comuni nel mondo reale; quello della lettera 'europea' scritta su uno yacht al largo del lazio e che fece saltare un governo; quello della Goldman Sachs (il cui capo sosteneva che le costituzioni antifasciste, forse qualcuno oggi le definisce sovraniste, andavano 'aggiornate' al .. mercato ossia andavano eliminate tutte quelle fastidiose parti che rendevano democratico un paese ossia la tutela dei diritti economici e del welfare di un paese) che ha contribuito a far fallire la Grecia; quello della BCE (qui un articolo del Fatto Quotidiano che ne ripercorre le gesta); ecc. ecc. come a dire la volpe nel pollaio. Volpe fortemente voluta dai poteri forti di questo paese dato che l'indirizzo che si era preso andava in un verso da loro non voluto (green energy, welfare, reddito di cittadinanza, ecc.). Dagli Arabi ai confindustriali, passando per tutto l'immaginabile del panorama oscuro della politica e dell'economia e della finanza italiana, immagino sia felici, e lo sono.

E' bastato una mezza tacca per far saltare un governo.. per giunta indagata e finanziata da un paese straniero. La dice lunga sullo Stato italiano e sulla sua vocazione democratica.

Personalmente alle prima avvisaglie sarei andato alle urne: e con la popolarità di quello che, a detta di tutti, è stato il più popolare e apprezzato Presidente del Consiglio italiano degli ultimi 20 anni le elezioni le avrei vinte anche in virtù della coalizione che lo sostiene che sta insieme gazie a lui. E invece i 5 Stelle si sono messi a fare i dorotei con gli ex dc e si sono fatti raggirare dai volponi che lentamente hanno approfittato delle proprie interne contraddizioni e debolezze e hanno determinato il crollo del governo.

Meditate gente.. qui rimpiangeremo anche quel poco che hanno fatto e dovremo ingoiare il MES!!!!!!!!

domenica 31 gennaio 2021

Nuovo premier, gli italiani preferiscono Conte a Draghi

 

Fonte: W.S.I. 29 Gennaio 2021, di Mariangela Tessa

 

Chi sogna Mario Draghi a Palazzo Chigi, dovrà farsene una ragione. Gli italiani continuano a preferire Giuseppe Conte all’ex governatore della Banca centrale europea. Lo rivela l’ultimo sondaggio condotto da Termometro Politico tra il 26 e il 28 gennaio 2021, secondo il quale il 32,6% dei cittadini vorrebbe Conte di nuovo premier.  Una percentuale più che doppia rispetto a quella che preferirebbe vedere a Palazzo Chigi l’ex numero uno dell’istituto di Francoforte  (15,4%).

Le altre opzioni raccolgono pochi consensi da Carlo Cottarelli (6%) a Marta Cartabia (2,6%). Sotto l’1% i vari Di Maio, Fico, Guerini, Gualtieri, Delrio, Franceschini e Gentiloni. C’è anche un 35,2% di intervistati che rifiuta tutte le opzioni sopra citate e chiede di tornare subito al voto.

Nell’ultima settimana, il consenso del premier dimissionario è tornato a crescere sensibilmente passando dal 39,1% al 41,1% anche se rimane maggioritaria la percentuale di chi non ha fiducia in Conte (58,4%).

Italiani ottimisti: per il 34,7% il prossimo governo sarà migliore

Termometro Politico ha chiesto agli intervistati se il governo che verrà sarà migliore o peggiore del precedente. Prevale la percentuale di chi crede che il prossimo esecutivo sarà migliore (34,7%). Il 23,9% pensa invece che sarà peggiore mentre per il 23,5% il nuovo governo sarà uguale al Conte bis.

Carenza vaccino: di chi è la colpa?

In merito alla carenza dei vaccini, gli italiani si dividono sulla responsabilità dei ritardi. Il 32,7% dà la colpa alla casa farmaceutica Pfizer, il 28,4% al governo italiano, il 13,3% all’Unione Europea, il 2,9% a Paesi extra Ue come Regno Unito, Israele e Usa. Infine il 15% non dà la colpa a nessuno perché ritiene che in queste situazioni sia normale dover aggiornare gli impianti industriali interrompendo in questo modo la produzione dei vaccini.

In caso di voto, Lega primo partito (al 24,2%)

Le intenzioni di voto registrate da Termometro Politico danno la Lega in crescita al 24,2%. Calano sia Pd che Fratelli d’Italia, rispettivamente al 19,7% e al 16,7%. Risale al 15,7% il Movimento 5 Stelle mentre Forza Italia perde mezzo punto e scivola al 6%.

Racchiusi in 3 decimi si trovano Azione (3,5%), Italia Viva (3,3%) e La Sinistra (3,2%). Italexit, Verdi, +Europa, Partito Comunista e Cambiamo sono tutti sotto il 2%.

Il quadro politico cambia con l’entrata in scena di una Lista Conte che otterrebbe il 12,3% dei consensi. Il partito contiano penalizzerebbe però Pd e M5S che vedrebbero i loro consensi crollare rispettivamente al 15,7% e al 9,8%. Conte porterebbe in dote appena un punto in più alla coalizione giallo rossa ma non intaccherebbe più di tanto i consensi dei partiti di centrodestra.

 

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore