sabato 30 gennaio 2016

E anche gli invalidi veri son serviti....

di Thomas Mackinson | 28 gennaio 2016 dal Fatto Quotidiano

Inps, un esercito di precari per controllare invalidità civile e salute dei dipendenti. ‘Pagati 7 euro all’ora, siamo ricattabili’‘Pagati 7 euro all’ora, siamo ricattabili’ Le loro decisioni ricadono sulla pelle di milioni di italiani. Hanno anche importanti riflessi sulle casse pubbliche. Ma l’Inps, come nulla fosse, le affida alle figure più precarie della sanità. Poco se ne parla, ma da tempo le attività di accertamento legate all’invalidità civile e dello stato di salute dei lavoratori sono svolte da un piccolo esercito di medici a partita iva. Sono circa 900 e vengono rinnovati di anno in anno, se non con proroghe di qualche mese. Non hanno ferie, malattia, mensa o buoni pasto. E tuttavia hanno orari definiti e postazioni di lavoro fisse, come fossero dipendenti a tutti gli effetti. Sono tutti specialisti e vincitori di una selezione pubblica, ma il loro compenso è di 25,84 euro l’ora per 25 ore a settimana, cui vanno tolti il 20% di ritenuta e il 12% di cassa mutua, restano circa 17 euro nette. Tra loro c’è anche chi prende meno della metà: sono i medici che nelle commissioni rappresentano le associazioni degli invalidi. L’Inps li paga 50 euro lordi per partecipare ad un’intera seduta di commissione che dura cinque ore, dalle 8,30 alle 13,30. Dieci euro lordi l’ora che diventano sette al netto delle detrazioni, meno di quanto prende una colf. Un modo efficace per disincentivare la presenza di medici a tutela dei malati, in un periodo dove non si rinuncia a tagliare nemmeno il sostegno agli invalidi.

In queste condizioni il piccolo esercito svolge compiti delicatissimi: accertano, negano o controllano i requisiti di 4,5 milioni di italiani che tra pensioni e assegni d’invalidità assorbono 30 milioni di euro l’anno di risorse pubbliche. Sono ancora loro ad occuparsi del controllo ambulatoriale dei lavoratori dipendenti assenti dal domicilio durante la malattia: se l’assenza risulta ingiustificata, devono comunicarlo all’ente che comminerà sanzioni. Attività istituzionali legate a servizi che devono essere sempre garantiti ma che l’ente rimette a lavoratori precari che oggi possono esserci e domani no, senza alcuna garanzia. Ci sono sedi INPS dove i medici strutturati sono solo due e quelli a partita IVA sono una decina: senza di loro, quindi, non si potrebbe nemmeno fare una commissione per le visite di invalidità  per la quale sono necessari almeno 3 medici. Esempi? Nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Imola si contano solo due medici assunti contro un numero più che doppio di esterni convenzionati. Casi limite: a Bologna i precari sono il doppio degli assunti (12-6), a Modena addirittura il quadruplo (11-3). A Forlì un solo medico assunto, sei a partita Iva. “In effetti non riusciamo a rispettare il termine di legge di conclusione dell’iter delle domande entro 120 giorni dalla loro presentazione”, spiega il direttore regionale Inps Giuliano Quattrone, precisando però che è soprattutto colpa delle commissioni Asl che hanno tempi di convocazione a visita troppo lunghi. I numeri però sono quelli, nella regione citata a modello per i servizi alla persona. Figurarsi nelle altre.

L’ulteriore conseguenza è nella autonomia della professione. “Siamo totalmente ricattabili, non sappiamo cosa succederà quando scade il contratto”, racconta un medico precario sotto vincolo di anonimato. “Se lavoreremo ancora e in quale sede. Per questo molti di noi sono totalmente sensibili alle pressioni dei vertici dell’istituto”. E che cosa significa? “Che se dei primari ci fanno capire, il tutto ovviamente per via informale e senza nulla di scritto, che è bene “ridurre” la spesa, essere più severi, e quindi tagliare, non sono pochi i colleghi che si adeguano. Se ci dicono di guardare con attenzione solo le posizioni dei cittadini ai quali l’ASL ha concesso benefici economici e di passare rapidi sulle altre non tutti rifiutano tale prassi. In pratica la tendenza è quella di riconvocare a visita soprattutto coloro ai quali è stato riconosciuto un beneficio economico per verificare se tale sostegno è proprio dovuto o non sia invece possibile tagliarlo. Mentre raramente accade che sia richiamato a visita dall’INPS un cittadino al quale l’ASL ha negato l’assegno d’invalidità o la pensione di inabilità: il medico INPS posto sotto pressione è spinto a rinunciare alla sua etica professionale e a confermare la decisione dell’ASL anche quando questa appare in contrasto con le evidenze scientifiche e lesiva dei diritti della persona invalida”. Casi limite, si spera. “Non troppo: visto il trattamento per molti questo lavoro è un ripiego e può anche capitare che venga svolto con poca attenzione e approssimazione”.

Di sicuro a pagare un prezzo alla precarietà dei medici è sempre il cittadino, l’utenza comune, anche in termini di semplice disservizio. La politica dei medici sotto rinnovo fa sì che – tra un contratto e l’altro – tutta l’invalidità civile si blocchi. Non è uno scherzo. L’ultima volta è successo a gennaio. Da tre anni l’Inps sapeva che i contratti, frutto di diversi avvisi e proroghe, sarebbero scaduti il 31 dicembre. Solo il 16 novembre compare sul sito dell’ente l’avvisoper un concorso che si è svolto ma la graduatoria ancora non c’è. Così il 30 dicembre, giusto un giorno prima della scadenza dei contratti, arriva la proroga al 30 aprile. Tutto questo i medici lo scoprono giorno per giorno perché nessuna mail dall’Inps li avverte, solo in qualche regione le sedi regionali INPS mandano (in qualche caso il 31 dicembre) una breve mail per dire che c’è la proroga. La comunicazione ufficiale in altri casi arriva anche dopo. Risultato: per le prime settimane di gennaio non sono state fissate visite perché nessuna sede INPS sapeva quale sarebbe stata la propria situazione. E ancora oggi chi ha partecipato alla nuova selezione ancora non sa se sarà prorogato (con il vecchio contratto) oppure no, oppure se rientrerà nel nuovo. In sostanza se domani avrà ancora un lavoro.



di Thomas Mackinson | 28 gennaio 2016
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lo posto come atto di denuncia verso una situaizone divenuta insostenibile: e basta buttare in mezzo a una strada gli invalidi: trovo meno ipocrita dire "abbiamo deciso che gli invalidi non sono più un nostro problema e arrangiatevi!!!"

giovedì 28 gennaio 2016

Evasione, Eurispes: ‘Fenomeno di massa. Sommerso è 540 miliardi, un terzo del Pil’

di F.Q. | 28 gennaio 2016  
Al Pil ufficiale di circa 1.500 miliardi di euro, si affianca un Pil sommerso equivalente a circa un terzo, ovvero ad almeno 540 miliardi. E’ la stima contenuta nel rapporto 2016 dell’Eurispes, che alle due cifre aggiunge anche oltre 200 miliardi di economia criminale. Ai circa 540 miliardi di sommerso corrisponderebbero, considerando una tassazione del 50%, 270 miliardi di evasione. Il dato sul sommerso è molto più alto di tutti gli studi recenti: sia l’Istat sia altri istituti di ricerca (come l’associazione Bruno Trentin) valutava l’economia “sconosciuta” sui 250 miliardi circa, quindi “riducendola” a circa il 17-18 per cento.
“Siamo tutti evasori? Probabilmente sì” scrive l’Eurispes. L’istituto di ricerca parla di sommerso ed evasione fiscale come veri e propri fenomeni di massa, in cui trova terreno fertile il lavoro nero. Secondo gli italiani, rileva il rapporto, le categorie che più spesso lavorano senza contratto sono le baby sitter (indicate nell’80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%). Seguono badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti. Nel corso del 2015, secondo l’Eurispes, ha accettato un lavoro senza contratto il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell’anno precedente.
Importanti segnali di miglioramento nell’ultimo anno per la situazione economica delle famiglie. Secondo Eurispes, nel 2016 raddoppia la percentuale di quanti ritengono la situazione economica dell’Italia sia rimasta stabile nell’ultimo anno (dal 14,6% al 30,3%) e si dimezza quella di chi pensa ci sia stato un netto peggioramento (dal 58,4% al 23,3%). In aumento gli ottimisti: dall’1,5% del 2015 al 16,2% del 2016. Il 14,7% (+10,1% rispetto al 2015), è convinto che la situazione per il paese andrà migliorando nel 2016, mentre chi prevede un peggioramento scende dal 55,7% del 2015 al 27,3% del 2016. La gestione della quotidianità diventa meno critica: il 27,3% non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015). Il 44,5% (-18,3% rispetto al 2015) riferisce che la propria famiglia è costretta a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese.
di F. Q. | 28 gennaio 2016
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questa non me la potevo perdere: soprattutto quando ho letto che il governo ha, quest'anno, tagliato le unghie, peraltro già molto corte, all'Agenzia delle Entrate.....
EVADETE, GENTE, EVADETE!!!!!

mercoledì 27 gennaio 2016

Il pizzo .. ai migranti

Bé non sapevano che altro inventarsi per tenerli fuori dalle scatole: il pizzo. Già, una cosa proprio umiliante, soprattutto per chi dovrà riscuotere, magari con la forza.... arrivano profughi, veri o presunti è un altra storia (connessa ma pur sempre un altra storia), e cosa mi posso inventare per indurli a restare fuori dai miei.. confini, visto che tutto il resto, fili spinati e soldi alla Turchia compresi, non hanno funzionato? Il pizzo: con genio "italico" si sono inventati l'unica cosa che davvero può fermarli.....i soldi. Vuoi restare? Paga. Altrimenti prego accomodarsi altrove: possibilmente nei paesi vicino a voi come Italia, e Grecia per esempio trasformandoli i enormi campi profughi con tutti i problemi di convivenza che ciò potrà significare per questi ultimi; ma tanto chi se ne frega perchè son problemi loro mica miei... un pò di soldi (o un pò di flessibilità sul debito interno) e un quieto richiamo a "fare i compiti (per la Grecia)" basta e avanza per tenerli buoni. Con i governanti che si ritrovano non c'è problema...
Ma che tristezza quest'Europa, vero? Una UE che ricorre a questi mezzucci, che nemmeno nel famosissimo "Avaro" di Moliére si poteva immaginare, non merita vita lunga e felice e nemmeno il disprezzo: è un Europa senz'anima come senz'anima è l'ideologia di cui è pervasa ossia il mercato. E un siffatto background non può che creare mostri: frustrazione e povertà per gli europei; ondate migratorie dei perdenti della globalizzazione e misure di cortissimo respiro a ristoro della tranquillità e quiete pubblica come il pizzo che i paesi del nord europa stanno approvando con il concorso di tutti.  Sia chiaro: che "il buonismo sia finito" e con esso l'ipocrisia della retorica dell'accoglienza CHE NASCONDE L'ECONOMIA DI SFRUTTAMENTO DEGLI IMMIGRATI, non mi dispiace perchè il velo verrà lacerato e la gente dovrà aprire gli occhi su chi ha convenienza a che arrivino a frotte.... ma da qui alle scene bibliche viste finora e allo strappare di mano i soldi per "rimanere" ce ne corre e ci vuole un bel pelo sullo stomaco; ma si sa che dopo aver visto cos'hanno imposto ai greci i cari "fratelli" europei non ci possiamo meravigliare più di nulla...

martedì 26 gennaio 2016

L'Iran? E dov'è il problema..

Non abbiamo potuto far finta di nulla: l'Iran è stato sdoganato a tutto tondo; talmente sdoganato che qui da noi, ci dobbiamo sempre distinguere nel nostro provincialismo, abbiamo anche coperto le pudenda .. delle statue. Al di là dell'ipocrisia della cosa la notizia è: come mai sono riapparse le cosiddette ong per la difesa dei diritti umani proprio ora? Polemiche a non finire, discussioni, sui social e non, e quant'altro sono diventate dei focus di questi giorni ma... perchè c'è un ma: che sia la Cina o l'iran o la corea del nord anime belle che hanno di ridire non mancano mai anzi se possibile alzano la voce più che possono.
Vorrei ricordare a queste anime belle che qui in occidente non siamo PER NULLA MIGLIORI, qualche dato, ma proprio qualche dato:
l'operazione della Baia dei porci? Chi la mise su?
Il colpo di Stato in Cile? E la santificazione di Pinchet ad opera della Thatcher?
I milioni di amerindi ammazzati in vario modo dal 1492 a oggi?
Le cover operation che hanno visto l'Italia come la terra di scontro fra potenze straniere nella seconda metà del secolo scorso che diedero vita, fra l'altro, alla stagione "bombarola" che ancora ricordiamo (con annesse P2 e servizi deviati)?
Il colpo di Stato in Iran fatto dallo Scia con il placet occidentale?
l'incidente del Golfo del Tonchino che diede il via all'intervento diretto americano in Vietnam (incidente mai avvenuto)?
I combattenti per la libertà afghani, poi diventati terroristi talebani, poi diventati talebani moderati poi ridiventati terroristi perchè sospettati di "ospitare (cosa non vera perchè come sappiamo ora era in Pakistan)" Osama?
Ustica e i caccia francesi, e forse anche di altre nazioni con l'omertà italiana, e il tentativo di assassinio di Gheddafi?
L'ascesa al potere di Saddam con il placet attivo della Cia e il successivo appoggio alla guerra contro gli iraniani con l'appoggio dell'intero mondo occidentale?
L'intervento in Libia e in Iraq con l'uccisione dei rispettivi dittatori, messi lì dagli occidentali, sotto il vessillo della libertà?
e potrei continuare.... ma di queste cose ce ne dimentichiamo, vero? Ricordiamo anche che l'Arabia Saudita è il paese natale di Osama e dei wahabiti (veri padri del terrore che gira ora per il mondo) ma con cui non solo i bush ma tanti altri fanno ancora oggi affari? Come li definiamo questi paesi? Paesi Arabi moderati: ma moderati rispetto a chi e a cosa se in Arabia le condanne a morte sono giornaliere e le donne ... bé anche questo ce lo dimentichiamo... e allora perchè scandalizzarsi dello sdoganamento iraniano? Forse perchè uno dei tre assi del male si è scoperto che non è diverso dagli altri: e nemmeno da noi visti glia accadimenti, per esempio, americani dove ormai sono giornaliere le sparatorie o quanto accade quotidianamente in Europa in una qualunque città del vecchio mondo: dov'è la ragione dello scandalo?
Se siamo coerenti con le idee di cui ci facciamo scudo allora tutto quanto sopra dovrebbe farci trarre delle conseguenze pratiche: non siamo diversi né migliori, anzi spesso abbiamo messo le mani in pasta in casa altrui senza preoccuparci molto proprio di quei diritti umani che tanto ci stanno a cuore........ ogni giorno, per esempio, che usiamo un cellulare o uno smartphone c'è uno schiavo bambino in qualche parte del mondo scava o lavora incatenato o chissà cos'altro: ripeto dov'è la diffeernza fra "noi" e "loro"?
A chi ne fa anche una questione di ... fede vorrei ricordare che duemila anni fa qualcuno disse: "chi è senza peccato scagli la prima pietra".. e sappiamo che fine ha fatto anche lui, no?

lunedì 25 gennaio 2016

Barack Obama, le 7 guerre del Premio Nobel per la Pace

da L'antidiplomatico
Durante la presidenza di Barack Obama, gli Stati Uniti hanno bombardato: Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria.
Sette anni fa l'investitura di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti. Da allora il presidente, insignito del Premio Nobel per la Pace, ha bombardato sette paesi, ha rafforzato lo stato islamico e ha causato conflitti militari in diversi paesi.

Eppure gli Stati Uniti è dal 1942 che non dichiarano nessuna guerra, ciò non ha impedito ad Obama di  attaccare e invadere altri paesi.

Afghanistan

Nel dicembre 2009, appena due mesi dopo essere diventato Premio Nobel per la Pace, Obama ha ordinato di rafforzare la presenza degli Stati Uniti in Afghanistan con 30.000 soldati.

Attacchi dei droni senza autorizzazione delle Nazioni Unite

Pur se lanciati dal suo predecessore George W. Bush, con l'arrivo di Obama sono stati intensificato gli attacchi dei droni Usa in Yemen, in Pakistan e Somalia.

Secondo i dati medi forniti da tre ONG, Obama ha autorizzato 506 attacchi in questi paesi, lasciando più di 3.000 vittime, tra cui 400 civili.

Libia

Gli Stati Uniti d'America durante i mandato di Obama hanno lasciando una scia di distruzione in Libia, dove nel marzo 2011 hanno partecipato a un'operazione militare per rovesciare Muammar Gheddafi.

Di conseguenza, il leader libico è stato ucciso sotto gli slogan democratici, che hanno inaugurato in un periodo di instabilità e di lotta armata per il potere in Libia e hanno portato alla effettiva disintegrazione del Paese e alla diffusione ed al rafforzamento del terrorismo.

Iraq e Siria

Durante la campagna elettorale dell'ottobre 2011, Obama ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq.

Tuttavia, i tentativi di Obama per rovesciare il leader siriano Bashar al-Assad, motivo per il quale  gli Stati Uniti hanno armato l'opposizione siriana, hanno permesso l'espansione e il rafforzamento dello Stato Islamico. Ora questi gruppi radicali terrorizzano la popolazione di Siria e Iraq.

Ad agosto 2014 Obama ha autorizzato gli attacchi aerei contro le postazioni dell'ISIS in Iraq e nel settembre dello stesso anno Stati Uniti hanno iniziato a bombardare la Siria, senza il consenso della Siria, paese sovrano.

La strategia di Obama per combattere l'Isis non ha dato i suoi frutti, qualcosa che ha rimesso in discussione i veri obiettivi degli Stati Uniti

Ucraina

Durante le proteste scoppiate a Kiev nel novembre 2013, i paesi occidentali hanno rafforzato la loro retorica a sostegno dell'opposizione ucraina, al fine di rovesciare il governo democraticamente eletto di Viktor Yanukovich.

Nel febbraio 2014 ci fu un colpo di stato quando l'opposizione sollevò dal potere il legittimo Presidente dell'Ucraina, indicendo elezioni anticipate, sciogliendo la Corte costituzionale e revocando la legge che concede alla lingua russa lo status di lingua ufficiale in Crimea e in altre regioni.

Prima e dopo le elezioni presidenziali in Ucraina, Obama ha dato il suo sostegno morale per l'attuale presidente dell'Ucraina, Pyotr Poroshenko.

Inoltre, il leader statunitense ha approvato la fornitura di armi letali a Kiev per utilizzarle nel offensiva nella parte orientale del paese, in base a una serie di documenti trapelati da parte del Dipartimento di Stato USA
Fonte: RT  Notizia del: 21/01/2016
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e se hanno dato a Obama un nobel a un "Trump" qualsiasi cosa mai daranno?

domenica 24 gennaio 2016

Migranti, quali sono gli effetti benefici per l’economia europea?

di Loretta Napoleoni | 24 gennaio 2016 dal Fatto Quotidiano
La posizione dell’Europa Unita nei confronti dei rifugiati cambia a seconda dei titoli dei giornali ed è essenzialmente emotiva. Ecco il nocciolo dei problemi attuali riguardo all’emigrazione ed al processo d’integrazione dell’Ue. La scorsa estate, quando le immagini del corpo di un bambino siriano su una spiaggia del Mediterraneo hanno fatto il giro del mondo, gli Stati membri, con la Germania in testa, hanno aperto le frontiere.
Subito dopo, a Bruxelles, i vertici dirigenziali dell’Unione Europea, hanno imposto ai Paesi membri di accettare quote più alte di rifugiati. Una decisione che ha de facto bloccato l’applicazione del trattato di Dublino che stabilisce la residenza dei migranti nel paese d’ingresso nell’Unione. Da allora il flusso dei rifugiati non è scemato, neppure il freddo e la neve di un inverno tardivo hanno fermato un esodo che l’Europa non vedeva dai tempi della seconda guerra mondiale.
A Capodanno gli incidenti di Colonia hanno fatto cambiare opinione agli europei. Un gruppo di donne sono state aggredite da bande di medio-orientali, tra cui, a quanto si legge sui giornali, c’erano anche dei rifugiati. Improvvisamente, anche la politica europea è cambiata, al punto che si parla ormai di rottura di uno dei pilastri dell’Unione, la libera circolazione dei cittadini al suo interno.
Dall’inizio dell’estate, i 28 Stati membri dell’Unione non sono stati in grado di accordarsi su un meccanismo comune per gestire i flussi migratori e le frontiere dell’Unione. Adesso che alcuni paesi del centro Europa hanno chiuso le loro, l’Ungheria ha eretto un muro lungo il confine con la Croazia e la Slovenia, Grecia ed Italia sono le nazioni d’ingresso con il maggior afflusso di rifugiati. Dalla Grecia e dall’Italia, i migranti poi si muovono verso il resto d’Europa, ma alcuni paesi hanno imposto nuovi controlli alle frontiere, tra questi la Germania, l’Austria, la Danimarca, la Francia ed il Belgio. Ed ecco spiegato perché l’accordo di Schengen sulla libera circolazione è in pericolo, de facto è già stato sospeso in gran parte dell’Unione.
Mentre l’Europa non riesce a trovare una politica comune, migliaia di migranti, molti dei quali rifugiati della guerra siriana, ancora arrivano ogni giorno dalla Turchia. A gennaio ogni giorno sono entrate 2.000 persone. Le procedure di smistamento delle domande di asilo sono lente e i centri di accoglienza sono sovraffollati perché queste strutture non sono state concepite per un numero così alto di migranti.
La domanda razionale da porsi è se l’esodo al quale stiamo assistendo è positivo o negativo per l’economia europea. Una risposta l’ha data il Fondo Monetario, che sostiene che l’aumento straordinario del numero dei migranti diretti in Europa avrà effetti benefici all’interno di Eurolandia, in particolare in quelle nazioni dove più alta è l’emigrazione. La Germania, che ha ricevuto più di un milione di rifugiati nel 2015 – la maggior parte dei quali siriani ed afgani -, potrebbe vedere il proprio pil salire dello 0,3 per centro nel 2017 grazie a questa iniezione di forza lavoro. In Svezia e in Austria, gli altri due paesi che hanno assorbito un alto numero di rifugiati, il pil potrebbe crescere dello 0,4 e dello 0,5 per cento rispettivamente nel 2017.
Anche sul pil delle 28 nazioni dell’Unione Europa, secondo il Fmi, le migrazioni attuali avranno un effetto positivo, nel 2017 contribuiranno lo 0,13 per cento al tasso di crescita del pil. Fintanto che i governi europei saranno in grado di garantire ai migranti un processo di assimilazione nell’economia nazionale rapido ed efficiente ed una flessibilità alta all’interno del mercato del lavoro, la presenza dei rifugiati sarà positiva per la crescita economica.
Non è chiaro, però, cosa si intenda per processo di assimilazione e flessibilità del lavoro. Lo studio del Fondo Monetario, non tiene conto dei costi relativi all’assimilazione di questa forza lavoro aggiuntiva, dagli alloggi ai corsi di lingua. Ma soprattutto non analizza le conseguenze sociali di un’emigrazione biblica verso l’Europa. Ed è proprio questo il tema politico più caldo al momento.
La popolarità della Merkel è ai minimi storici non solo in Germania ma anche all’interno del proprio partito, che ultimamente ha appoggiato una proposta di legge per rendere più celere il processo di espulsione di cittadini provenienti dall’Algeria, dal Marocco e dalla Tunisia. Ma dato che i rifugiati non arrivano con documenti di riconoscimento e la loro identificazione avviene sulla base della nazionalità di cui dichiarano di appartenere, una tale legislazione serve a ben poco.
La decisione di concedere 3 miliardi di euro alla Turchia per frenare il flusso dei migranti, chiaramente mira a ridurre le critiche mosse alla politica di apertura delle frontiere della Merkel ed ad assecondare quella fetta dell’elettorato che vuole la chiusura delle frontiere. Che poi, secondo il Fmi, nel 2017 il pil sarà più alto grazie al contributo dei profughi, questo non interessa nessuno. La politica dell’emigrazione è gestita dagli europei emotivamente e non razionalmente e chi li rappresenta, invece di calmare l’elettorato e farlo ragionare, segue i suoi umori.
Oggi gli europei vogliono una soluzione immediata alla crisi dei rifugiati con una politica di contenimento, domani chissà, potrebbero cambiare opinione ancora una volta. Certo questa non è la strategia giusta per risolvere un problema politico ed umanitario di questa portata, né è la politica giusta per evitare ulteriori incrinature nella costruzione dell’Europa Unita.
di Loretta Napoleoni | 24 gennaio 2016

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e questo sarebbe il sogno europeo? E' per uesto che milioni di persone si stanno spostando verso il nord? Speravano di fermare l'onda ai paesi mediterranei e invece, per incapaci di guardare oltre il proprio naso, come i governi proprio dei paesi mediterranei, facendosi scoppiare fra le mani (per non dire altrove) il problema? Cosa ce ne facciamo di un siffatta europa? Ci bastano i governanti locali, non credete?

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