sabato 3 dicembre 2016

La nuova costituzione sponsorizzata dalle banche (Nessuno)

Le riforme di Renzi? Sono state scritte da una grande banca d'affari americana, la JP Morgan. E sapete perché? La nostra costituzione è troppo socialista, garantisce "la protezione costituzionale dei lavoratori" e "il diritto della protesta contro i cambiamenti dello status quo politico". È tutto scritto in un documento pubblicato il 28 maggio 2013. Non è uno scherzo. Parola di Nessuno (youtuber, mia specificazione).
buon weekend

giovedì 1 dicembre 2016

Neuropolitica: problemi e prospettive

Di Guido Brunetti
Nell’era dell’informazione, il compito della cultura e della scienza è anche quello di “produrre” nuovi paradigmi che possano promuovere personalità mature ed autonome, cioè capaci di pensare per sé.
La ricerca nel campo delle neuroscienze sta operando una “rivoluzione” destinata a modificare non soltanto i metodi diagnostici e terapeutici in medicina e psichiatria, ma anche le nostre concezioni millenarie, a partire dai sistemi filosofici.
Sono state proposte affascinanti teorie in molteplici campi, che hanno dato origine a numerose discipline, come neuroestetica, neuroetica, neuroteologia, neuro giurisprudenza, neuroeconomia, neuro politica. Che è l’argomento del presente lavoro.
Il termine neuropolitica indica un campo d’indagine che ha lo scopo di studiare le funzioni del cervello di un individuo impegnato in attività che prevedono la presenza di altri individui.
Durante le elezioni presidenziali americane del 2007, sette neuro scienziati dell’Università della California pubblicarono i risultati di un test sull’orientamento di voto somministrato a un gruppo di persone incerte nella decisione di voto. Dalla ricerca risultò come la citazione delle parole “democratico” e “repubblicano” suscitò alti livelli di attività nell’amigdala. L’amigdala è una struttura anatomica a forma di mandorla  che fa parte dell’area primitiva del cervello  e che è coinvolta nell’attivazione delle emozioni, come la paura, della memoria e nella reazione “attacca o scappa”.
Secondo gli studiosi, questo comportamento significa una “crescita” dell’ansia dal momento che i leader sono considerati portatori sia di promesse che di insidie. Un sintomo dell’interesse che questo genere di studi ha suscitato nelle sfide del XXI secolo è la decisione del primo ministro britannico di assumere tra i suoi consiglieri esperti di neuroscienze ed esperti del comportamento umano.
La partecipazione pro o contro la vittoria di qualcuno genera l’attivazione di meccanismi neurali coinvolti negli stati d’ansia. Una ricerca realizzata da un’équipe di ricercatori tedeschi e spagnoli ha scoperto l’effetto del “tifo” sul cervello. Lo studio mostra che anche soltanto il fatto di guardare senza coinvolgimenti una gara, questa evoca una risposta neurologica nell’osservatore. Il comportamento del cosiddetto “progressista” e il comportamento del “conservatore” hanno una base neurologica. Si nasce allora di destra o di sinistra? La risposta è: si nasce e si diventa di destra o di sinistra.
Nell’analisi politica, le nuove ricerche sul cervello e sul comportamento hanno il fine di  analizzare e comprendere cosa spinge un individuo a votare in un senso o nell’altro. Importante al riguardo il ruolo che assume il modello definito dallo studioso Taylor  come “Homo oeconomicus”:  “Offri alla gente una scelta e la gente agirà nel proprio interesse”.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:neuroscienze
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un ramo della conoscenza che finchè rimane 'neutro' è interessantissimo e apre nuovi orizzonti della conoscenza sulle funzioni del più importante organo dell'essere umano con tutte le sue implicazioni.. ma se fosse usato male? Scenari da incubo (del genere orwelliano) perchè si va dal controllo della masse attraverso i mezzi di comunicazione che le influenzano, sfruttando le implicazioni del messaggio comunicativo che influenza non solo il singolo individuo ma anche interi gruppi sociali, indirizzandoli a seconda delle necessità del potere.

mercoledì 30 novembre 2016

Supercaccia Su-35S russi schierati al confine con la Finlandia


da Il Giornale del 30/11/2016
Entro le prossime ore il Cremlino completerà il rischieramento di caccia di quarta generazione avanzata Su-35S nella Repubblica di Carelia, nel Nord-Ovest della Russia, a pochi chilometri dal confine con la Finlandia.
E’ quanto comunica il Ministero della Difesa russo. I primi quattro Su-35 hanno raggiunto l’aeroporto di Petrozavodsk-Besovec due settimane fa. I caccia, precisano da Mosca, saranno schierati in modo permanente ed inquadrati nel 159th Fighter Aviation Regiment, precedentemente equipaggiato soltanto le piattaforme Su-27/Su-27UB/Su-27SM. Nel volo di 8000 chilometri dagli stabilimenti di Komsomolsk-na-Amure, nell'Estremo Oriente Russo, i Su-35S effettueranno due soste prima di raggiungere l’aeroporto di Besovec. La modernizzazione del 159th Fighter Aviation Regiment si completerà nel 2017 con diversi squadroni in linea basati sui caccia Su-35S, Su-27SM e Su-30M2.

Il ruolo della Finlandia

Per la prima volta nella storia della NATO gli Stati Uniti, lo scorso maggio, hanno inviato caccia F-15 del 123° Fighter Squadron con sede a Portland e personale dell’Oregon Air National Guard, per un’esercitazione congiunta in Finlandia. Il paese scandinavo, che confina ad est con la Russia, non è membro della NATO, ma negli ultimi anni si è allineato con la politica dell’Alleanza. Mosca si è sempre opposta ad una ulteriore espansione della NATO, in particolare nella regione del Mar Baltico. Vicina all’Unione Sovietica durante la guerra fredda, la Finlandia dopo la caduta dell’URSS si è sempre più allineata con la NATO. La forza aerea della Finlandia è composta da una linea di volo formata da 61 caccia multiruolo F/A-18 C/D Hornet. Per dottrina, Helsinki utilizza i suoi caccia per la sola difesa interna, strutturata sfruttando la conformazione del territorio.

I Su-35S

L’evoluzione del Sukhoi Su-27 Flanker è realizzata negli impianti della Gagarin Komsomolsk-on-Amur Aircraft Production Association, di proprietà della Sukhoi Company, nell’estremo oriente russo. Il progetto del Su-35S nacque nel 2003 come caccia di 4++ o quarta generazione avanzata per colmare il gap tecnologico tra i Su-30 ed il PAK-FA. E’ la versione più avanzata della famiglia Flanker. La classificazione 4++ indica piattaforme precedenti all’era stealth, ma superiori per avionica, radar (PESA per il Su-35) e propulsione (spinta vettoriale e super-cruise) ai caccia di generazione 4,5. I caccia 4++ incorporano tecnologie della precedente e della successiva generazione. Sebbene non propriamente stealth, la loro RCS (Radar Cross-Section) è diminuita grazia al massiccio impiego di Ram (Radiation-absorbent material). Il Su-35 è equipaggiato con il radar Irbis-E (PESA), in grado di monitorare 30 bersagli ad una distanza massima di 400 km con la possibilità di attaccarne 8. E’ propulso da una coppia di motori Saturn AL-41F1A a spinta vettoriale (soltanto l'F-22 Raptor, ha una tecnologia simile) che gli permettono anche capacità super-cruise. La spinta vettoriale consente elevati angoli d'attacco: il caccia può così inquadrare facilmente un bersaglio, eseguendo manovre strette. Il massiccio impiego di titanio è stato necessario per rinforzare la struttura: ne guadagna la cellula in termini di vita operativa. Il caccia multiruolo Su-35 raggiunge una velocità massima di 2.500 chilometri all'ora. La sua autonomia di volo è di 3.400 chilometri. Secondo i russi, il radar Irbis-E sarebbe in grado di rilevare la RCS di un F-35 (non progettato per il dogfighting). E’ armato con missili a lungo raggio K-77M a guida radar (AA-12 Adder) e R-74 (AA-11 Archer) a raggi infrarossi per il corto raggio. Il Su-35 può essere equipaggiato con missili a medio e lungo raggio R-27 e R-37. Completa la dotazione, il cannone da trenta millimetri con 150 colpi.
Il Su-35 è probabilmente superiore a tutti i caccia di quarta generazione dell’occidente. Nel combattimento manovrato, potrebbe anche rivaleggiare con l’F-22 Raptor, ma la piattaforma russa non si è mai confrontata con la tecnologia BVR, oltre il raggio visivo, del caccia di quinta generazione statunitense. E’ opinione abbastanza condivisa, ritenere il Su-35S come una (se non la migliore) piattaforma dogfighter di quarta generazione mai realizzata, ma il suo reale impatto in un contesto stealth dominato da sensori e tattiche oltre il raggio visivo è tutto da dimostrare.
A differenza della nuova dottrina americana che ritiene fuori moda i combattimenti ravvicinati, ipotizzando esclusivamente duelli oltre il raggio visivo nella guerra del futuro, per i russi il dogfight sarà ancora determinante. Ad oggi è impossibile, se non con riferimenti storici che favorirebbero la scelta russa, valutare efficacemente le due nuove dottrine.
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in poche parole: al dispiegamento della NATO di squadroni di aerei da caccia americani in finlandia la russia risponde con pari monete. A chi resterà il cerino acceso in mano?

martedì 29 novembre 2016

Financial Times e The economist..

articolo di Munchau sul Financial Times (tradotto dal Massimo Rocca alias il contropelo).
Alcune rivoluzioni avrebbero potuto essere evitate se solo la vecchia guardia si fosse astenuta dalle provocazioni. Non c’è prova della realtà del “ dategli le brioches”. Ma è il genere di cose che Marian Antonietta avrebbe potuto dire. Suona credibile. I Borboni sono difficili da battere come esempio di un potere astratto dalla realtà.
Essi hanno dei rivali, oggi.
Il nostro potere globale liberal democratico sta agendo proprio nello stesso modo. In un epoca in cui l‘Inghilterra ha votato per lasciare l’Unione europea, in cuo Donald Trump è diventato presidente degli Usa, e marine Le Pen è in marcia verso l’Eliseo, noi - i guardiani dell’ordine globale liberale non facciamo che raddoppiare la puntata.
La campagna di Tony Blair, l’ex primo ministro inglese, per cancellare la Brexit è probabilmente il più bizzarro esempio tra tutti. Un fatto più serie sono le previsioni dell’ Ufficio per la stabilità del bilancio in Gran Bretagna, che la scorsa settimana ha detto che la Brexit avrà serie conseguenze economiche. Venendo dopo pochi mesi da quando la professione economica si è coperta di discredito con apocalittiche previsioni delle conseguenze del referendum inglese, questo è uno sbalorditivo avanzo di magazzino della inadeguatezza dei modelli di previsione economica. La verità sull’impatto della Brexit è che esso è incerto, al di là delle possibilità di previsione di chiunque e che dipende quasi interamente dal modo in cui il processo sarà gestito. La risposta tecnicamente corretta è “non lo so”. Prima del referendum il “progetto paura” fu un colossale errore di calcolo tattico. Oggi è pura stupidità. Uno dei punti di discussione è se il popolo deve dare retta agli esperti. Ma abbiamo già fatto un passo avanti. Per la loro tendenza a esagerare i macroeconomisti non sono più considerati esperti in macroeconomia.
Vecchi leader fuori dalla realtà e il potere economico non sono soli. In Italia il potere politico sta considerando di modificare una legge elettorale appena approvata, col solo obiettivo di tenere lontano dal potere il movimento ribelle di Beppe Grillo, i 5 stelle. E questo si intreccia in modo complesso con il referendum di domenica sulla riforma costituzionale.
La legge elettorale entrata in vigore a luglio da al partito più forte poteri quasi dittatoriali. Ha origine da un accordo sottobanco del 2014 tra il partito democratico del primo Ministro Matteo Renzi e Forza Italia del ex premier Berlusconi. Nessuno dei due credeva che i 5 stelle sarebbero mai stati in grado di scuotere il confortevole duopolio. Indipendentemente dall’esito del referendum , aspettatevi di vedere uno dei casi più eclatanti di manipolazione delle modalità di voto nella politica moderna. Ma il problema di Renzi non sono i 5 stelle. Sono gli elettori.
La stessa Europa, sta raddoppiando la posta ogni volta che può. Il trattato commerciale con il Canada, e l’ancora da siglare TTIP, sono tanto popolari oggi quanto lo era il dislocamento dei missili nucleari a medio raggio negli anni ottanta. Una ribellione popolare si sta organizzando contro di loro perchè la gente teme una riduzione delle tutele dei consumatori ed il potere arraffato dalle multinazionali. Perchè sta avvenendo ciò? I macroeconomisti hanno pensato che nessuno osasse sfidare la loro autorevolezza. I politici italiani stanno giocando col potere da sempre. E il lavoro dei tecnici dell’unione europea è quello di trovare metodi coperti per portare avanti legislazioni scorrette e trattati al di là delle legislazioni nazionali. Anche se forze come quelle della Le Pen, di Grillo o del partito di estrema destra olandese di Geert Wilders marciano verso il potere, l’establishment continua a d agire sempre in questo modo. Un reggente dei Borbone , in un raro momento di consapevolezza avrebbe fatto marcia indietro. Il nostro sistema capitalistico, con le sue istituzioni contendibili è costituzionalmente incapace di farlo. Raddoppiare la sfida è quello che è programmato per fare. La strada giusta sarebbe smettere di insultare gli elettori e, cosa più importante, risolvere i problemi di un settore finanziario fuori controllo, di flussi incontrollati di capitali e di persone, e di una distribuzione ineguale del reddito. Nell’eurozona i leaders politici hanno ritenuto conveniente impantanarsi in una crisi bancaria e poi una crisi dei debiti sovrani - solo per ritrovarsi con un debito greco insostenibile e con un sistema bancario italiano in grandi difficoltà. Dopo otto anni ci sono ancora investitori che stanno scommettendo sul collasso dell’eurozona come l’abbiamo fin qui conosciuta.
Renzi avrebbe potuto usare il suo ampio capitale politico per riformare l’economia italiana invece di cercare solo di cementare il suo potere. E immaginate che cosa sarebbe stato possibile se la cancelliera Merkel avesse speso il suo ancor più vasto capitale politico per trovare soluzioni alle molteplici crisi dell’eurozona, o nel ridurre gli eccessi di surplus della bilancia commerciale tedesca.
Ma questo non è successo per lo stesso motivo per cui non successe nella Francia pre rivoluzionaria. I guardiani del capitalismo occidentale, come i Borboni prima di loro , non dimenticano nulla e non imparano niente
EconomistL’Italia, scrive il giornale, è la più grande minaccia alla sopravvivenza dell’euro e dell’Unione Europea per i suoi indicatori economici: ilreddito pro capite fermo da oltre quindici anni, un mercato del lavoro sclerotico, banche “farcite” di crediti non riscuotibili, uno Stato appesantito dal secondo debito pubblicodell’Eurozona. Per questo motivo – sottolinea l’Economist – molta speranza viene riposta in Renzi. Il capo del governo pensa che il problema di fondo è la paralisi istituzionale e per questo ha chiamato al voto sulle modifiche costituzionali che, prosegue il giornale, tirerebbe indietro i poteri dalle Regioni e realizzerebbe un Senato subordinato alla Camera bassa. Questo – aggiunge l’Economist – insieme a una legge elettorale che mira a garantire una maggioranza al partito principale gli darà il potere di far approvare le riforme di cui “disperatamente” ha bisogno, come sostiene lui.
Quanto alle eventuali dimissioni di Renzi, molti investitori e governi europei hanno paura che l’Italia possa rappresentare in un terzo domino in un ordine internazionale che si sta rovesciando, dopo Brexit e l’elezione di Trump. “Eppure questo giornale crede che gli italiani dovrebbero votare No”. La fine del bicameralismo – che viene definita dall’Economist una “ricetta per la paralisi” – suona ragionevole. Ma i dettagli del progetto di Renzi offendono i principi democratici. Innanzitutto il Senato non sarebbe eletto. Al contrario, ricorda il giornale, i suoi membri sarebbero presi dalle autonomie locali e “Regioni e Comuni rappresentano gli strati più corrotti di governo e i senatori potrebbero gradire l’immunità dagli arresti”. Così il Senato si trasformerebbe in una calamita per i politici.
Anche l’Italicum ha senso. Ma, obietta il giornale inglese, l’approvazione delle leggi non è il problema più grande dell’Italia, perché la produzione legislativa di Roma è pari a quella dialtri Paesi europei. “Se il potere esecutivo fosse la risposta – si legge nell’editoriale – la Francia sarebbe fiorente: ha un potente sistema presidenziale, eppure, come l’Italia, è perennemente resistente alla riforma”.
Per contro uno svantaggio di una vittoria del No sarebbe il rafforzamento della convinzione che all’Italia manca la capacità di riformarsi. Ma è lo stesso Renzi, dice il giornale britannico, adaver creato questa crisi, puntando il futuro del suo governo sul test sbagliato. “Gli italiani non dovrebbero essere ricattati”. E se poi, conclude l’Economist, davvero il No innescasse il collasso dell’euro, allora sarebbe il segno che la moneta unica è così fragile che la sua distruzione era solo questione di tempo.
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Ora fate mente locale a cosa hanno detto i media italiani riguardo a quanto hanno scritto questi due giornali economici espressione delle varie anime della finanza internazionale.... inutile parlare di cosa e di chi perchè arriveremmo molto lontano.

lunedì 28 novembre 2016

Snowden, un eroe per caso contro l’Intelligence americana

di | 28 novembre 2016 dal Fatto Quotidiano

A me è successo: un hacker è entrato nel mio sistema di sicurezza Apple. Ha rubato la mia identità, ha profanato la mia agenda con migliaia di indirizzi. La sensazione è quella di subire uno stupro digitale. Ho preso il computer e l’ho portato alla casa madre, ma l’Apple non dovrebbe essere a prova di hacker?  Non so come lo hanno tracciato subito: era un tizio della Costa d’Avorio che mandava a nome mio richiesta di aiuto e soldi. In molti ci sono cascati, mi hanno telefonato allarmati.
Perché ve lo racconto? Perché sono andata a vedere Snowden, il kolossal americano diretto dal premio Oliver Stone. Si tratta della storia arci/vera di un topo da computer, responsabile di quella che è stata definita la più grande violazione dei sistemi di sicurezza nella storia dei servizi segreti americani. Praticamente, il padre di tutti gli hacker.
A quale libertà siamo disposti a rinunciare per consentire ai nostri governi di proteggerci? Snowden, eroe per caso, non sta più al gioco e parte la grande denuncia. Nel 2013 lascia il suo impiego alla National security agency e vola a Hong Kong per incontrare i giornalisti e consegnare loro un malloppo di documenti per dimostrare la gigantesca portata della violazione dei diritti anche del singolo individuo da parte del governo. Dopodiché chiede asilo politico alla Russia. A tutt’oggi gli è negato l’ingresso negli Usa.
E’ stata un pugno nell’occhio la “Grande Visione” di Snowden: all’Intelligence americana basta un click (o forse qualcuno in più) per  “spegnere”, cancellare informaticamente il Paese non allineato. Ecco, pensavo, su larghissima scala, quello che è successo a me.
Chiacchieravo con un amico e di Internet con valanga di e mail  di cui ogni giorno siamo inondati mi ha dato la più bella definizione: Come rompere i cogl…ni a un migliaio di persone a costo zero. Prima bisognava trovare numero di telefono o indirizzo, scrivere o telefonare… adesso basta un click. E tanta buona fortuna a chi prova a togliersi da una di queste liste spam che ingolfano il computer e le vostre teste.
Lo sostiene pure Roselina Salemi, conoscitrice di tendenze e di comportamenti sociali, che segue gli sviluppi del progetto La Cerchia, titolo dato da Toni Muzi Falconi a un gruppo di pensiero critico sulla Rete: “Il mondo digitale fa parte delle nostre vite, non possiamo certo tornare indietro. Ma dobbiamo smettere di considerarlo una specie di paradiso terrestre: tutto gratis, ogni informazione, foto, servizio. Non è così. C’è un prezzo che si paga e certe volte non ce ne rendiamo conto. Siamo tracciati, ogni nostra preferenza, ogni pensiero è dentro un pixel. A essere critici (e prendere qualche precauzione) invita anche Paolo Crepet in Baciami senza rete. Ogni tanto bisognerebbe rivalutare la vita vera, e non fermarsi a quella digitale”.
di | 28 novembre 2016

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Chiediamoci: se non ci fossero stati Snowden, Wikileaks, ecc. avremmo saputo cosa combinavano i politici, i militari, i servizi segreti, le aziende, le multinazionali e i loro sodali della finanza?
Una volta che lo siamo chiesto... conosciamo anche la risposta?

domenica 27 novembre 2016

... e pure Fidel se n'è andato

A 90 anni Fidel Castro se n'è andato. Il lider maximo è passato alla storia. E' una di quelle figure che non riescono a non far parlare di se anche quando non ne avevano voglia.
Alcune note storiche:
  1. Figlio di un benestate possidente terriero, di origine spagnola, e di una cubana (ricordate: aveva ragione Pasolini quando diceva che i rivoluzionari vengono sempre dalla borghesia e quasi mai i proletari. Cuba non è sfuggita a questa massima).
  2. Ha avuto una formazione presso scuole gestite dai Gesuiti (e anche questo non è un caso, vero?)
  3. Era un nazionalista. Aveva un sogno, insieme a molti altri dell'intellighencia cubana (e non solo perchè in tutta l'America latina il nazionalismo è la radice su cui si sono innestati tanti movimenti rivoluzionari), ossia quello di liberarsi dagli yankee (e dalla mafia che di Cuba ne aveva fatto una colonia propria determinandone anche la politica).
  4. Fu la stoltaggine americana a farlo cadere nelle braccia russe e NON una scelta predefinita;
  5. l'amicizia con Ernesto Guevara de la Serna (detto anche Che Guevara) era vera ma aveva alti e bassi e, come sempre accade in questi casi, a ragion di Stato ebbe la preminenza rispetto ad essa.. è vero che il Che andò in america latinae in Africa a esportare la 'revolucion' ma è altrettanto vero che a un certo punto proprio la ragion di stato e la suddivisione del mondo in 'orticelli' impedì questo processo e determinò l'abbandono dell'appoggio cubano, e dietro esso russo, al lotta del Che e causandone la morte a opera dell'esercito boliviano (e dopo delazione). Non di meno fu la sua visione troppo bolivariana (la creazione di un solo stato latino-americano frutto del suo viaggio per l'intero sub-continente quand'era giovane) e filo-cinese a livello internazionale ad allontanarlo prima da Cuba e poi dall'appoggio dei mmovimenti comunisti e rivoluzionari latino-americani.
.. nonostante tutto e tutti Cuba ha resistito per tutti questi anni all'embargo; anzi è rimasta un modello, con tutti i limiti, sia chiaro, dovuti a una dittatura, per le altre nazioni e anche per gli usa: non è un caso che in molti campi i cubani hanno, e si spera continueranno a farlo, primeggiato con il resto del pianeta. La Sanità, lo sport, l'educazione scoalstica e universitaria ecc. sono campi dove questa piccola nazione non ha nulla da invidiare al ersto del mondo, anzi direi che forse anche qui avremmo qualcosa da imparare da loro.
Il futuro ora è incognito e non si sa se, o meno, Cuba rimarrà un isola lontana dal mercatismo amorale imperante altrove o ridiventerà quello che era negli anni '50; sarebeb sperabile che la democrazia, e i suoi anticorpi, vinca ma spero che non venga snaturata l'idea alla base della revolucion ossia l'affermazione del principio comunitario e solidale. Finchè Cuba rimarrà e manterrà i suoi aspetti peculiari ci sarà speranza non solo per l'america latina...

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