giovedì 26 gennaio 2017

La rivoluzione di Trump....

La rivoluzione di Trump “Muro con il Messico e freno agli immigrati” (ALBERTO FLORES D’ARCAIS)
Al via una campagna contro i clandestini Giallo sulla riapertura delle prigioni segrete Cia.
NEW YORK – «Una nazione senza frontiere non è una nazione». Trump lo aveva promesso, il Muro si farà e la sua costruzione «sarà immediata». Per il presidente Usa siamo «nel pieno di una crisi sulla frontiera meridionale, i passi che intraprendiamo oggi renderanno migliore la sicurezza. Come ho detto più volte cercheremo di espellere i trafficanti di droga, i criminali, le gang, i membri dei cartelli, le persone cattive. Non potranno stare più nel nostro Paese. Noi li manderemo via velocemente».

Il Muro «è assolutamente necessario» dice Trump illustrando i due “executive order” con cui ha dato il via alla campagna contro gli immigrati clandestini. Il primo oltre al Muro («lo pagheranno al 100 per 100 i messicani») prevede «nuovi agenti per pattugliare il confine» («ne assumeremo 5mila»), «più spazi per la detenzione di immigrati irregolari» («lavoreremo con i nostri amici in Messico, le relazioni miglioreranno») e l’eliminazione del cosiddetto catch- and-release (il rilascio subito dopo la cattura).
Il secondo provvedimento ha un punto che farà molto discutere: prevede di «tagliare i fondi federali» alle sanctuary cities, ovvero le città che “proteggono” i clandestini. A iniziare da San Francisco, in una lista che comprende le maggiori metropoli degli Stati Uniti (New York, Los Angeles, Chicago, Miami). Gli agenti dell’immigrazione potranno «arrestare, detenere e allontanare gli immigrati irregolari», il Dipartimento di Stato avrà maggiori strumenti per rimpatriare «gli immigrati irregolari e i criminali con visti scaduti».
ll portavoce della Casa Bianca Spicer ha smentito la notizia su un prossimo “ordine esecutivo” di Trump per riaprire i “black sites” (le prigioni segrete della Cia all’estero) e autorizzare di nuovo il waterboarding (tortura proibita nel 2009 da Obama). Per Spicer quello pubblicato da Washington Post e New York Times «non è un documento della Casa Bianca», ma poco dopo Trump ha ribadito di essere favorevole al waterboarding: «Assolutamente, sento che funziona». The Donald continua a comunicare via Twitter, anzi adesso ha due account.
Articolo intero su La Repubblica del 26/01/2017.

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Trovo sempre interessante quanto scrive Flores D'Arcais, anche se non sempre ne condivido i contenuti, soprattutto perchè da molti spunti per riflettere: uno sport semper più raro all'oggi... e sapete perchè si dovrebbe riflettere su quest'articolo? Perchè se il flusso si ferma voglio proprio vedere come texani e tutti gli altri ai confini fra messico e usa fanno a pagare i lavoratori poco anzi praticamente nulla.... dovranno assumere americano? Ci sarà da ridere..

mercoledì 25 gennaio 2017

Caldo record nel 2016 e ondata di gelo in Italia, scenari preoccupanti per il Paese

da greenreport.it [19 gennaio 2017]
Mentre mezza Italia è sotto la neve e il fragile centro appenninico continua ad essere scosso da terremoti, Nasa e Noaa pubblicano i dati che  dimostrano che il 2016 è stato l’anno più caldo dal  1880. In questo non c’è nessuna contraddizione, anzi, i modelli climatici previsti dagli scienziati si stanno confermando sul lungo periodo e creano a breve termine eventi estremi sempre più frequenti e violenti.
Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr che rilevano le temperature dal 1800 «se a livello globale si registra dunque il terzo record consecutivo, in Italia il 2016 che si è classificato al quarto posto tra gli anni più caldi di sempre con una temperatura che è risultata di 1,24 gradi superiore alla media del periodo di riferimento».
Per Coldiretti, Si conferma anche in Italia la tendenza al surriscaldamento dopo che il 2015 si era posizionato come l’anno più bollente della storia ma nella classifica degli anni più caldi ci sono nell’ordine il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011 e il 2000. Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestano con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro. Si moltiplicano gli eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo. Siccità e bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola. Anomalie che si evidenziano anche in questi giorni con l’Italia divisa in due tra nord dove è allarme incendi e siccità ed il centro sud che è seppellito dalla neve».
Il Wwf ricorda che «gli scenari per i cambiamenti climatici in Italia sono realmente preoccupanti. Le migliori e più avanzate elaborazioni dell’autorevole Centro euromediteraneo per i cambiamenti Climatici (Cmcc) sono giunte con il suo modello Cosmo-Clm  ad elaborare scenari con pixel di 8 Kmq, una risoluzione veramente alta per gli studi relativi agli scenari climatici, la più alta di quella impiegata in Europa. Nel caso dello scenario di mitigazione ritenuto ormai altamente probabile tra quelli presentati dall’ultimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental panel on climate change, si parla dello scenario RCP 4.5) si indica un incremento della temperatura media in Italia pari a  circa 3° C per la fine del secolo per l’intero territorio nazionale. In particolare se si considera l’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100) l’aumento di temperatura giunge anche a circa 4°C nel nord-ovest della penisola italiana nel periodo estivo. Con uno scenario cosiddetto Bau, (sintetizzato in quello definito dall’Ipcc scenario RCP 8.5), l’aumento della temperatura media in Italia sarà invece di circa 6° C entro la fine del secolo. In particolare, nell’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), nei mesi estivi le regioni settentrionali della nostra penisola potrebbero mediamente registrare incrementi addirittura maggiori di 6° C. L’urgenza dell’azione anche nel nostro paese è ormai è un obbligo civile e morale».
Un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ucea, evidenzia che «mentre il Centro sud è stato seppellito dalla neve, non piove e non nevica da mesi in certe aree del Nord dove è allarme incendi e siccità poiché in media sono più che dimezzate le precipitazioni a gennaio (-63,5%) dopo che nell’intero mese di dicembre il taglio era stato addirittura del 78,5%».
Una situazione climatica anomala che favorisce gli incendi nelle regioni settentrionali. «La situazione è drammatica in Liguria – dice Coldiretti –  dove nel mese di gennaio è caduta il 79,4% di acqua in meno che ha provocato un ambiente siccitoso che unito al forte vento favorisce la rapida la propagazione degli incendi e rende piu’ difficile l’azione di spegnimento dei roghi. Le fiamme minacciano le produzioni locali ed in pericolo ci sono coltivazioni e serre con ortaggi ed il pregiato basilico ligure. Ma a gennaio tra Como e Lecco sono andati a fuoco 200 ettari di pascoli e boschi con aziende agricole assediate dalle fiamme le quali hanno avuto una rapida diffusione a causa della siccità e del vento secco. Altri 60 ettari sono stati bruciati in Val Camonica, nel Bresciano, cui si sommano gli incendi che hanno colpito l’alto Garda già dal primo gennaio». Ma minacciare le coltivazioni nel Nord Italia è anche la siccità, insieme all’anomala mancanza della neve. «In Veneto – spiega ancora Coldiretti – l’assenza di precipitazioni mette in pericolo le cinque varietà di radicchio a marchio Igp, dal variegato di Castelfranco, anche nella variante del bianco “Fior di Maserà”, al Treviso precoce e tardivo, dal Chioggia al rosso di Verona, oltre agli altri ortaggi invernali, dai cavolfiori alle verze, fino ai broccoli. Ma le piogge si sono quasi azzerate anche in Piemonte, Val d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, con le conseguenti difficoltà per le produzioni locali».
Anche la più grande organizzazione agricola italiana non ha dubbi: «Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestano con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro. Si moltiplicano gli eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo. Siccità e bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola. Anomalie che si evidenziano con il freddo in questi giorni che al Centro – Sud ha già causato danni per 300 milioni di euro, tra interi raccolti di ortaggi invernali perduti e danni alle piante da frutta come agrumi e viti crollate sotto il peso della neve, ma anche con la strage di centinaia di animali e perdite commerciali dovute alle difficoltà di consegna del latte e degli altri prodotti che si sono salvati dal gelo».
I dati mondiali e nazionali fanno dire al Wwf che «la natura quindi ci ricorda con insistenza che dobbiamo accelerare il passo. In tutto il mondo, il cambiamento climatico provocato dall’azione umana, in particolare bruciando i combustibili fossili per energia e trasporti, cementificando o sovra-sfruttando il suolo e con la deforestazione selvaggia, ha già destabilizzando la produzione di cibo, ha reso più scarse le risorse idriche e ha accelerato l’instabilità e i conflitti tra le comunità più vulnerabili. Dal ritmo accelerato della fusione dei ghiacciai sia in Artico che in Antartico all’incremento dei cicloni devastanti, dalla siccità e dagli incendi alle alluvioni, la natura sta ovunque dando l’allarme. Nel 2016 la temperatura globale è risultata di 1,1° C superiore a quella dell’era preindustriale, facendo un balzo in avanti davvero preoccupante.  Non ci sono segnali per sperare che tale tendenza non venga confermata anche nel 2017, anche perché la concentrazione di  CO2 in atmosfera continua ad aumentare ed è già giunto a oltre le 400 parti per milione, un livello che non si raggiungeva da milioni  di anni».
Ma il Panda sottolinea che «d’altro canto, negli ultimi due anni ci sono stati segnali concreti di una intensificazione degli sforzi, e il Wwf si augura che questi segnali si trasformino presto in un’ accelerazione della transizione».
Gli ambientalisti concludono: «Occorre applicare rapidamente e in modo incisivo l’Accordo di Parigi e puntare sempre di più sull’ energia pulita nei prossimi anni. Il settore privato, la società civile e i governi nazionali e locali devono rendere la risposta collettiva più forte e più ambiziosa, facendo in modo di gestire e minimizzare gli impatti sociali con un piano di giusta transizione. Occorre avere reali capacità di visione e un approccio strategico che non rinvii continuamente le decisioni concrete, ma anzi induca tutti all’azione immediata e alla coerenza per la transizione all’economia del futuro , basata sulle fonti pulite e rinnovabili».
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e questo è solo un lato della faccenda....

martedì 24 gennaio 2017

Ricchezza e disuguaglianza: due punti di vista.. a voi la scelta

Da un lato:
c'è il 'Rapporto Oxfam'  che fotografa, se non lo sapete già, la distribuzione mondiale della ricchezza.
Dall'altro:
c'è, anzi c'è n'è più d'uno, che semplicemente dice:'è un male se poche persone hanno gran parte della ricchezza del pianeta? (articolo sul Fatto Quotidiano online di oggi di )'

In mezzo ci siamo noi: sia che viviamo nel mondo occidentale (ma non siamo parte del 1%) sia che siamo in qualche altra parte del pianeta (e non facciamo parte dell'élite corrotta e formata nelle nostre scuole economiche altrettanto corrotte)....
Fate voi.. per quanto mi riguarda vale quanto mi disse Padre Zanotelli: 'non è colpa tua se in Africa e nel IV mondo c'è gente che muore di fame e sogna di venire qui; non devi sentirti in colpa e non serve a nulla fare donazioni perchè non vanno mai a chi ne ha bisogno'.. e rimango di quell'idea ancora oggi e mi erndo conto che ce ne sarebbero di cose da scrivere ma a che serve?
I processi, visto gli inteerssi in gioco, globalizzativi non si possono fermare.. come pure le mifgrazioni: però si possono governare: ce lo lasceranno fare? Io dico di no e voi?

lunedì 23 gennaio 2017

Con trasporto silenzioso (Andrea Scanzi)

E’ un mio limite, ma di fronte al dolore non ho parole. Così, me ne sto zitto. Per esempio quando c’è il terremoto. Come cantava qualcuno, di fronte allo sgomento c’è solo l’immagine del grande smarrimento. Nelle terre devastate dal sisma ho molti amici, molti ricordi e ancor più fascinazioni. Sono terre meravigliose, anche se troppo spesso dimenticate. Faccio fatica a vedere le immagini, a leggere le notizie. E mi guardo bene dal partecipare al cicaleccio web di chi straparla di tutto, commentando – per forza – ogni notizia. A volte, anzi spesso, esiste solo il silenzio.
Il dramma straziante di Rigopiano andrebbe osservato con trasporto silenzioso, ma tutto – in questo paese – diventa chiacchiericcio indistinto. Più ancora di chi straparla a cazzo, mi infastidisce però la pletora di pretoriani che – in questi casi – vorrebbero una sorta di sospensione del giudizio. Una “solidarietà nazionale” peraltro ipocrita, perché presuppone l’appoggio acritico al governo (questo e il precedente) e l’attacco livoroso a qualsivoglia opposizione (anche se essa ha il torto d’aver ragione). Non alludo alla politica: chi lucra sul terremoto mi fa schifo. Alludo all’informazione, quella vera, quella a cui tocca in questi giorni scrivere (non certo con gioia) che la neve a gennaio non è “imprevedibile”, che le promesse elettorali non sono state mantenute e che la tragedia di Rigopiano si poteva evitare. Eppure, se lo scrivi e lo motivi, sei uno “sciacallo”. Uno che merita il paragone con quel politico andato in tivù coi doposci griffati. Ecco: questo ricatto è insopportabile. Non si aiuta un paese dicendo sempre “sì padrone”: lo si aiuta adoperandosi – ognuno nel suo ruolo – affinché quella tragedia non si ripeta. Chi oggi dà dello “sciacallo” a chi osa fare giornalismo (vero), è lo stesso che imponeva l’appoggio acritico a Monti, “altrimenti sei uno sciacallo”. Oppure a Letta, “altrimenti sei un disfattista”. Oppure a Renzi, “altrimenti non ami l’Italia, se vince il no sarà il disastro” (come no: infatti si è visto). Il mantra si ripete ora con Gentiloni. Questi ragionamenti sono di una disonestà intellettuale ac-ce-can-te. E vengono puntualmente da osservatori tromboneggianti e avvizziti che, ogni volta, non ne indovinano una. Neanche per sbaglio. Fateci un favore: ritiratevi e non ammorbateci più con le vostre litanie colpevoli e furbastre. Fate più danni della grandine. Se questo paese avesse meno servitori “ottimisti” e più persone libere “realiste”, probabilmente non avrebbe i problemi che ha. E non dovrebbe affidarsi ogni volta – per salvarsi – ad eroici avamposti di utopia e resistenza, gli stessi che ora rischiano la vita per salvarne altre. Avamposti assai più belli della classe dirigente – giannizzeri inclusi – che mal li governa. E che pretende pure il consenso, e il silenzio, ogni volta che sbaglia. Cioè quasi sempre.
Da facebook.com/andreascanzi
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A forza di tagli e dello storico pressapochismo italiaco che ha sempre privilegiato il condono e il voto alla legalità, e in questi casi anche alla sicurezza, i risultati sono, saranno e sono stati sotto gli occhi di tutti a ogni problema sorto o disastro avvenuto, quanto annunciato...

domenica 22 gennaio 2017

Sovranità

In cosa consiste questa sovranità, l’ho capito poco.
Forse nello stamparsi la moneta, nel difendere i confini, ognuno a casa sua e stiamo bene tutti.
Eppure il terrorismo c’era anche ai tempi della lira e il blocco dei confini non fermerà l’esodo (biblico) dai paesi in guerra o alle prese con carestie.
Oppure vuol dire difendere le aziende nazionali, come Mediaset (dai francesi di Vivendì) e FCA (dalle accuse dei tedeschi).
Ma Mediaset è un’azienda privata, e poi come mai Mediaset ci preoccupa mentre eravamo pronti a far entrare un fondo del Qatar in MPS?
E che dire di FCA che ha sede fiscale in Gran Bretagna.
Ci preoccupano i francesi che scalano Berlusconi (e che potrebbero mettere fine al duopolio televisivo) e non gli arabi in Alitalia?
Mah.
Certo, sovranità non significa prendersi cura degli italiani.
Prima gli italiani, dicevano i fascisti alla loro manifestazione di Milano.
A quelli di Amatrice, a cui avevamo promesso i container per Natale?
Di chi è la colpa se in centro Italia ? Dei migranti riempiti di soldi dai politicibuonisti?
Da unoenessuno.blogspot.it
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personalmente penso che la sovranità non sia il vero problema ma l'autonomia cui abbiamo rinunciato a fronte di altri Stati che invece se la tengono stretta.... governando l'Unione.

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