giovedì 20 settembre 2018

Terra, l’allarme degli scienziati: “Ecco data dell’estinzione di massa”

Fonte: misteri e curiosità  Di Claudio Cartaldo
Ora c’è una data. O almeno questo è quello che credono i prestigiosi ricercatori del Mit di Boston.
La vita sulla Terra cesserà di esistere nel 2100. Ovvero tra meno di 90 anni. E non si tratta di una profezia Maya o di chissà quale presagio di un cartomante. A dirlo è la matematica, che – come si dice – non è un’opinione.
A sostenere la ricerca è stato un team di studiosi presso il Lorenz Center del MIT di Boston. A guidarli Daniel Rothman, secondo il quale nel 2100 la terrà andrà incontro ad una nuova estinzione di massa. Stavolta la più drammatica. Tragica. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances e si basa su calcoli matematici che tengono conto dell’inquinamento atmosferico, per la precisione la quantità di C02 nell’amosfera. Gli studiosi hanno scoperto che durante le precedenti estinzioni di massa era elevato il livello di C02 nell’aria. Basandosi su questo dato gli studiosi hanno dunque calcolato quale è il livello massimo di anidride carbonica sostenibile dal pianeta e significherebbe un punto di non ritorno: 310 gigatoni. Cifra che – se nulla cambia – la Terra raggiungerà (appunto) nel 2100.
“La storia della Terra è una storia di cambiamenti – ha dettolo Daniel Rothman -: alcuni sono graduali e benigni, altri (soprattutto quelli associati a catastrofiche estinzioni di massa) sono relativamente repentini e distruttivi. Cosa distingue gli uni dagli altri? Ho presupposto che le alterazioni del ciclo del carbonio sulla Terra portino a estinzioni di massa sul lungo periodo, se i cambiamenti si avvicendano velocemente; sul breve, se essi sono di vasta portata”. E ancora: “Non sto dicendo che il disastro accadrà domani. Sto dicendo che se l’immissione di CO2 nell’atmosfera non viene controllata potrebbe trasformarsi in qualcosa di più grande e potrebbe comportarsi in un modo difficile da prevedere. Nel passato geologico, questo tipo di comportamento è associazione alle estinzioni di massa”.

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e ripreso da informazione consapevole

mercoledì 19 settembre 2018

Lussemburgo, covo degli evasori fiscali europei

Fonte: W.S.I. 10 marzo 2017, di Alberto Battaglia

Il Gran Ducato del Lussemburgo è già ben noto per le pratiche attraverso le quali è riuscito ad attirare grandi quantità di capitali esteri; non ultime, le agevolazioni che esso avrebbe concesso a grosse società come, ad esempio, Amazon (il caso è noto giornalisticamente come “Luxleaks”).
Meno evidenza era stata data fino ad ora, invece, al ruolo che il Lussemburgo avrebbe avuto nel favorire il riciclaggio di somme guadagnate illecitamente. Un indizio, però, emerge chiaramente da una tavola pubblicata dal Financial Times, elaborata sui dati della Bce: il Lussemburgo dall’introduzione dell’euro, ha stampato moneta fisica in quantità pari “a Belgio, Irlanda, Olanda e Spagna” messe assieme. Un po’ strano per un Paese così piccolo. In Europa, solo Germania, Francia e Italia (le tre più grosse economie del blocco comunitario) hanno stampato più denaro.
Una possibile spiegazione, scrive il Financial Times, sta nell’eventualità che numerosi soggetti possano aver convertito in contanti guadagni illeciti che erano depositati presso banche lussemburghesi; così facendo avrebbero prevenuto eventuali accertamenti a loro carico portandosi a casa (oltre confine) il denaro. I dati Bce “implicano che circa 100 miliardi di euro potrebbero essere stati oscurati al fisco in questa maniera dall’introduzione dell’euro”, scrive il Financial Times.

Il sospetto che sollevano questi dati è grande, ma le ragioni per essere ottimisti su possibili cambiamenti in futuro scarseggiano.
“Dato l’uomo che era a capo del Lussemburgo durante la maggioranza del periodo e la sua posizione attuale, vi lasciamo stimare la probabilità che possano esserci risorse investigative volte a determinare se questo genere di criminalità è in corso”, scrive con una certa ironia il Financial Times. Per i pochi che non l’avessero intuito, l’ex premier del Lussemburgo in questione è l’attuale presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

martedì 18 settembre 2018

Lehman Brothers, salvando l’alta finanza abbiamo creato solo disuguaglianze

Fonte Il Fatto Quotidiano Economia Occulta | 16 settembre 2018 


Questa settimana tra gli impuniti del crollo della Lehman Brothers c’è stato chi ne ha festeggiato l’anniversario perché per costoro sono stati dieci anni di grassa, basta ricordare che l’indice Standard & Poor durante questo periodo è salito del 325 per cento. L’alta finanza, dopo il crollo ha ricominciato a fare ciò che faceva prima, giocando con una leva finanziaria semplicemente più piccola. Chi ha pagato il conto è la classe media e quelle più basse.
Tuttavia è presto per poter esprimere un giudizio sul 2008, dieci anni sono troppo pochi per analizzarne le conseguenze socio-politiche. Forse si potrà farlo alla fine del XXI secolo, in fondo più la prospettiva storica è lunga meglio è. Possiamo però immaginare cosa scriveranno gli analisti e gli storici di fine secolo. In primis è molto, molto probabile che il concetto di villaggio globale non esisterà più, è possibile che la globalizzazione avrà ingoiato gli stati nazione dando vita a super-nazioni, e.g. Usa, Cina, Russia, circondate da stati o regioni satelliti; oppure torneremo alla decentralizzazione politica antecedente la nascita dello stato nazione, con città stato come Singapore, regioni più o meno piccole sotto il controllo di ricchi signori o di regimi totalitari, come la Turchia.
Neppure l’internet sarà più quella forza democratica prorompente, o sarà censurato, o l’accesso non sarà più libero o sarà talmente pieno di fake news che diverrà impossibile distinguere il vero dal falso. Fantapolitica? E perché no, in Italia in fondo ci viviamo dentro da tempo. Per confermarlo basta porsi un paio di domande: avreste creduto possibile un anno fa che il Movimento 5 Stelle si sarebbe alleato con la Lega per governare il paese? E avreste mai pensato che uno dei fautori di questa alleanza sarebbe stato Steve Bannon, il sacerdote della destra americana, consigliere speciale di Donald Trump durante la campagna elettorale? Eppure è successo.
La fantapolitica ormai ci offre un’immagine più realista dell’analisi politica classica del mondo in cui viviamo. Ed ecco un bell’esempio di surrealismo.
Macron, il Pd, il Movimento 5 Stelle litigano sulla paternità del concetto di reddito di cittadinanza anche se nessuno di loro lo ha mai realizzato. Poco importa che l’assegno mensile realmente esista e che ci siano i soldi perché’ non venga emesso a vuoto, l’importante è sostenere che lo stato è finanziariamente responsabile dei cittadini che non hanno un reddito. Seguendo questa logica, secondo me lo Stato viene descritto come un ente assistenziale piuttosto che l’espressione politica, economica e sociale di un popolo.
Non sarebbe meglio domandare allo Stato un’economia in grado di offrire lavoro ed un salario equo a tutti? Come succedeva ai tempi del socialismo classico? Ma questo nessuno lo può fare, non solo perché pronunciare la parola “socialismo” è rischioso quanto dichiararsi pedofili, ma perché né Macron, né il Pd e tantomeno i pentastellati o il loro socio Salvini o qualsiasi politico in carica controllano il sistema economico occidentale. E la prova è come fu gestita la crisi del 2008.
Alla fine del secolo sarà divulgata anche un’altra verità. Il salvataggio dell’alta finanza e delle élite del denaro, che la guidavano nel 2008, avvenuto per evitare una catastrofe simile a quella del ’29 ne ha creata un’altra, altrettanto drammatica: l’avvento delle diseguaglianze.
Quella tra i ricchi e la classe media, ormai alle soglie della povertà, è solo uno delle tante. Esiste anche la diseguaglianza di razza, di nazionalità, di sesso, di chi ha un lavoro e di chi non lo ha e così via, concetti di esclusione che circolano regolarmente nelle democrazie occidentali e che sono appoggiati, non solo tollerati, da una fetta della popolazione in costante aumento. Quando Salvini lancia lo slogan “prima gli italiani” non fa che tradurre quello di Trump “make America great again”, si tratta dei messaggi della politica di esclusione dove il mandato è occuparsi delle proprie pecore e disinteressarsi del gregge altrui, a meno che questo pascoli nello stesso prato nel qual caso va cacciato.
Il messaggio politico vincente oggi è quello che distingue e classifica gli individui secondo criteri non universali ma nazionali o razziali. In altre parole, gli uomini non sono più uguali come si pensava ai tempi della rivoluzione francese o della dichiarazione di indipendenza americana o della nostra costituzione, sono diversi. Dato che l’uguaglianza non esiste, allora bisogna a tutti i costi difendere i propri privilegi, proteggerli da chi è più in alto o più in basso nella piramide sociale. Per farlo ci vogliono guerrieri politici, gente disposta a tutto per difendere il proprio gregge, politici come Trump, Salvini, Orban.
Ecco la genesi della rivoluzione della destra occidentale che sta per travolgersi. Alla fine del XXI secolo scriveranno che a partorire questo mostro fu proprio il grande crollo finanziario del 2008 e forse avranno ragione.

lunedì 17 settembre 2018

Germania: “Europa sull’orlo di una guerra civile”

Fonte: Wall Street Italia 17 settembre 2018, di Daniele Chicca

L’Europa è sull’orlo di una guerra civile. Lo avrebbe riferito off-the-record un politico tedesco al giornalista di orientamento conservatore e libertario James Delingpole, che ha lavorato per diverse testate inglesi tra cui il Daily Mail, il Daily Express, il Times, il Daily Telegraph e The Spectator.
Delingpole, vicino all’alt-right americana (la destra radicale e populista), racconta di aver trascorso le ultime settimane a Francoforte, in Germania, dove si respira un clima di tensione per via della politica di apertura ai rifugiati e richiedenti asilo politico del governo.
Secondo le cifre ufficiali in Germania sono arrivati 1,5 milioni di migranti da quando la cancelliera Angela Merkel ha deciso di accogliere cittadini siriani e altri popoli in fuga dalla guerra favorendo milioni di domande di asilo.
Stando agli ultimi sondaggi politici, se si andasse a votare oggi il partito di estrema destra anti immigrazione Alternative für Deutschland (AfD) otterrebbe circa il 16% dei voti su scala nazionale, una percentuale che potrebbe essere sufficiente a diventare il secondo partito più influente nella prima economia d’Europa.
Tuttavia, osserva Delingpole in un articolo provocatorio, è “la discrepanza enorme” tra il pensiero delle élite al potere in merito alla questione dell’immigrazione e quelli che sono l’opinione pubblica e il pensiero dominante della gente comune, che potrebbe scatenare un conflitto intestino in Europa, la quale è chiamata a delle elezioni chiave l’anno prossimo, tra il 23 e il 26 maggio.
Da un sondaggio condotto quest’estate è emerso che il 62% dei cittadini tedeschi vorrebbe che i migranti senza documenti che arrivino al confine siano respinti, appoggiando quindi la linea dura del ministro degli Interni Horst Seehofer, mentre l’86% sarebbe favorevole ad accelerare le espulsioni di quelli che si sono visti negare le cui richieste di asilo.

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