mercoledì 4 novembre 2015

Tito Boeri e la sua politica mascherata da tecnica

dal Fatto Quotidiano del 4 novembre 2015a firma di

Poniamo che un generale dell’esercito si mettesse a suggerire al governo in quali delle numerose guerre del mondo intervenire attivamente e da che parte stare, oppure che un Direttore di una Azienda sanitaria locale avanzasse proposte sulla modalità di applicazione di ticket alla popolazione o, infine, che il Presidente della Rai volesse dettare al Parlamento le regole per la assegnazione delle frequenze o per le modalità di accesso dei partiti politici alle trasmissioni televisive, magari durante le campagne elettorali.
Sarei più che certo che tutti i partiti indistintamente, supportati dai giornalisti di tutti gli orientamenti, insorgerebbero gridando all’invasione di campo, in difesa delle prerogative degli organi legislativi, pretendendo marce indietro e parlando di pericolo per la democrazia.
In effetti le tre cose citate rappresenterebbero quantomeno una stranezza e farebbero pensare che coloro che sono stati posti a gestire nel migliore dei modi organismi che devono attuare le scelte politiche di governo e Parlamento abbiano fatto un po’ di confusione tra il ruolo, appunto, di gestori di regole stabilite per la comunità dagli eletti da quella comunità e il ruolo prettamente politico di chi le regole deve farle su delega del popolo.
Non si comprende quindi perché non venga dettato un secco stop alle esternazioni del Presidente dell’Inps Tito Boeri quando deborda dal suo ruolo di amministratore dell’ente pensionistico e si ritaglia una parte da politico che diffonde le sue visioni non su come far funzionare l’Inps nel modo più efficiente, ma su come distribuire o ridistribuire le risorse che il suo ente dovrebbe amministrare.
In ordine di tempo, l’ultima diffusione di idee politiche è avvenuta domenica scorsa 1 novembre nel corso della trasmissione in 1/2 ora . Nella trasmissione, favorito da domande per nulla imbarazzanti né incalzanti, Boeri ha potuto, senza alcun contraddittorio, spiegare la sua visione politica del sistema pensionistico/previdenziale, mascherandola sapientemente da suggerimento tecnico.
Beninteso, la visione di Boeri è dignitosa come qualsiasi altra idea politica sul welfare, ma il pulpito dal quale predica non è quello idoneo, perché il posto giusto per avanzare proposte su come distribuire il reddito tra i pensionati, trattandosi di materia di organizzazione della società, è un seggio del Parlamento, ammesso che uno riesca a farsi eleggere dopo avere spiegato bene ai potenziali elettori i suoi intenti nel caso in cui accedesse al governo.
Nel dettaglio, Boeri ha spiegato che esistono alcune categorie privilegiate dal defunto sistema retributivo e ha citato in particolare i dirigenti di Azienda e i dipendenti delle Ffss, avanzando la proposta (che avrebbe presentato in giugno al governo in carica) di ridurre ex post le pensioni che si dimostrassero privilegiate da quel sistema di calcolo. Nessuno può contestare che ciò che ha detto sia falso; è noto che tra quelle categorie ci sono (anche) pensionati che beneficiano di trattamenti “sovradimensionati”, ma il problema è che Boeri ha detto una mezza verità, nel senso che ne ha omesse due importantissime, senza prendere in considerazione le quali il quadro dipinto è completamente distorto.
Le due verità sono le seguenti:
1- Il sistema retributivo ha favorito il 97% dei trattamenti pensionistici e non solo le categorie che l’Inps ha analizzato nella sua operazione “porte aperte”
2- Le maggiori differenze percentuali tra assegno retributivo e spettanza contributiva sono collocate nelle pensioni basse e medie, con la postilla non irrilevante che proprio nelle pensioni alte sta quel 3% dei pensionati che dal sistema retributivo è stato penalizzato.
A chiarirci meglio le idee su questo, ci aiuta un grafico pubblicato, guarda caso, su LaVoce.info alla quale Boeri ha collaborato per anni, all’interno di un articolo a firma Patriarca Sr. e Jr.
Fonte: Articolo del 3/12/2013 a firma F.Patriarca e S.Patriarca su LaVoce.info
Il grafico fornisce il beneficio percentuale del calcolo retributivo per i vari importi di reddito lordo e giova integrarlo con un altro grafico, pubblicato dall’Inps nella sua operazione ”porte aperte” (facciamo: socchiuse?) e relativo ai dirigenti di Azienda.
Fonte: INPS – Scheda sul fondo speciale dirigenti ex-Inpdai
Questo secondo grafico completa il quadro indicando come circa il 12% degli ex dirigenti pensionati percepisca pensioni inferiori rispetto al calcolo contributivo; 12%, cosa inesistente in qualsiasi altra categoria di pensionati.
Il quadro che si desume dai due grafici combinati è un po’ diverso da quello che Boeri in tv e attraverso il sito dell’Inps sta cercando di far passare e vale la pena di precisarlo bene: il grosso dei beneficiari del sistema retributivo si trova nella fascia di ultimo reddito lordo tra 2.500 e 7.000 euro, vale a dire pensioni tra circa 2.000 e 4.500 euro lordi/mese, che significano al netto importi tra 1.600 e 3.000 euro; a tutti gli effetti, pensioni medie. Le pensioni da 5.000 euro lordi in su hanno benefici progressivamente decrescenti fino a diventare negativi, come nel caso del 12% dei dirigenti di azienda pensionati.
Dunque, Boeri ha sorvolato su due dati che non può ignorare, visti i siti su cui sono stati pubblicati e che non si tratti di un lapsus è dimostrato assai bene dal suo silenzio a fronte di ripetuti inviti a divulgare i dati complessivi nell’ambito dell’operazione “porte aperte” dell’Inps, che gli ho rivolto diverse volte.
E se non si tratta di ignoranza o di un lapsus, deve trattarsi di uno scopo ben preciso, che a mio avviso è tutto politico: promuovere la ridistribuzione di reddito nel solo ambito pensionistico.
Come ho detto all’inizio non mi scandalizza l’idea politica di Boeri, ancorché non la condivida per nulla; il dualismo tra gli ideologi della ridistribuzione attraverso alte tasse e prelievi vari e quelli del diritto alla ricchezza anche alta, se onestamente conseguita, durerà in eterno ed è materia di scontro quotidiano in tutti in parlamenti democratici del mondo; ma, appunto: nei parlamenti, luoghi deputati a discutere di politica, possibilmente in modo trasparente.
Mi scandalizza invece abbastanza che l’idea (ideologicamente orientata) venga pubblicizzata mascherandola con tecnicismi e supportandola con dati parziali che impediscono di comprendere bene il disegno che si può sintetizzare in: tagliare benefici che sono dell’ordine tra 0 e 15% e lasciare immutati quelli tra il 20 e il 30%; quello a cui si mira, in realtà, non è l’attuazione di un principio tecnico previdenziale come potrebbe sembrare a prima vista.
Sarebbe interessante che i partiti politici, a cui spetterebbe formulare proposte e idee sul sistema pensionistico, si esprimessero sugli sconfinamenti politici di Boeri, per far capire ai pensionati cosa potrebbero avere in testa, quando chiederanno il loro consenso in qualità di elettori e perché si comprenda se la politica ancora si fa nei luoghi a essa deputati.
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mi sa che Boeri studia da .. ministro del lavoro nel prossimo governo

martedì 3 novembre 2015

Vatileaks: un attacco concentrico..

Vatileaks ha scoperchiato davvero un vaso di pandora in Vaticano.
Tutto ciò che sta venendo fuori è solo quanto si è riuscito ad accertare, grazie al lavoro di due giornalisti è solo la punta dell'iceberg.... a partire dal famoso 8 per mille e per finire allo uso proprio di fondi che si dovevano usare per "opere caritatevoli" il vaso scoperchiato non fa che accentuare i dubbi e confermare i sospetti che nel corso di questi decenni si è sempre detto a mezza voce nei media e completamente sui, spesso oscuri, blog complottisti che trattavano di questi argomenti.
Alcuni esempi: il caso "Marcinkus" e come il Papa di allora lo sottrassealla giustizia italiana; Calvi (...); i conti correnti cifrati più tipici dei paradisi fiscali che di uno stato che vuole essere il rappresentante legale della più antica istituzione religiosa, la Chiesa;i casi di pedofilia che sono venuti, e stanno ancora venendo, alla luce; i "borbottii" che hanno costretto il predecessore dell'attuale Papa a dimettersi; il S. Raffaele?.. e via piacendo.
Quindi questo è SOLO l'ultimo di una lunga fila di esposizione al pubblico ludibrio di una lotta fra diverse anime della Curia che in questo modo mandano segnali ai concorrenti. una lotta di potere che spesso ha più obiettivi e che non ha riguardi per nessuno e che non si fa scrupolo anche di debordare i vincoli riservatissimi dei propri confini e di distruggere quel poco di buono che tante realtà fanno tutti i giorni e spesso in silenzio.
E' tutto molto poco etico e pochissimo "religioso" tutto ciò e danno l'idea che la missione originaria non importa a nessuno e quel che conta è l'accaparramento di denaro da usare a proprio comodo (magari un attico nel centro di Roma a spese dei fondi destinati ai bambini del Gemelli?) e il relativo potere che con esso si può usare (magari finanziando la politica a destra e manca per asservirla ai propri desiderata)... cosa ne viene fuori è chiaro come il sole: una cosa è la religione; un altra la fede e un altra ancora l'istituzione: tutte hanno pochissimo a che a fare con quanto viene raccontato dai media, sia pure molto sommessamente, e dai giornalisti nei loro libri perchè siamo di fronte ad "altro" e quell'altro ha pochissimo a che fare con quel che la Chiesa dovrebbe rappresentare per il miliardo di fedeli.... con quale faccia, mi chiedo, da oggi in poi questi personaggi potranno ergersi a fari per i fedeli e difensori della vita e pontificare su parole come "accoglienza, povertà, vita, ecc."? Quanto saranno credibili questi personaggi? E si rendono conto che così vanificano l'opera, quella si meritoria, dei tanti credenti, laici e non, che ogni singolo giorno aiutano i meno fortunati? O sono così lontani dal mondo reale che o se ne fregano o .... non gl'importa un bel niente?
Chi vuole leggendo i due libri in uscita si farà un idea del "problema" ma già con i costi "legali", quelli stabiliti con la Convenzione concordataria, la somma che siamo costretti a pagare sono enormi: l'ha quantificata la Corte dei Conti in 6 mld di euro che a vario titolo lo Stato italiano da al Vaticano, compreso il famoso 8 per mille. Tanta roba se pensiamo che con questi soldi ci si paga: lo stipendio dei preti; il mancato introito dell'imu ecc.; gli stipendi dei prof assunti senza concorso nelle scuole pubbliche italiane ma nominati dai vescovi a loro discrezione; ecc. non male come risarcimento per un buco fatto a Porta Pia vi pare?
Visto che ci sciacquiamo tanto la bocca con l'idea che siamo una società di libero mercato basata su principi liberali..... uno di questi principi è "libera Chiesa in libero Stato", non sarebbe il caso di applicarne qualcuno? Sembra che di quest'aspetto particolare lo Stato non ne sappia nulla al punto che, se necessario allo scopo, anche i Sindaci (.. ) vengono dimissionati a furor di partito!!!!

lunedì 2 novembre 2015

Erdogan vince? gli unici a festeggiare sono i mercati

Elezioni in Turchia: il sultano vince, complici un paio di attentati ben piazzati, su cui sarebbe il caso che le cosiddette ong indaghino, e una raffica di arresti di massa delle opposizioni e conseguente chiusura dei loro media,  e i mercati festeggiano.... un paradosso per le persone normali ma non certo per i cosiddetti analisti e sacerdoti del mercato: per loro significa continuità e stabilità o, per meglio dire, gli affari vanno avanti e il pensiero unico può esultare senza timore di perdere uno dei propri baluardi nella lotta per la conformazione planetaria alla globalizzazione.
Significa anche che si continueranno a vendere armi all'ISIS (o IS che dir si voglia) via proprio questo paese mentre contemporaneamente l'Occidente ufficiale ne combatte le manifestazioni "esteriori" ... dall'alto dei cieli. Finora solo la Russia si sta sporcando le mani, gli altri no.
Se si voleva un ennesima prova di come sia vista l'espressione democratica dei popoli e di quanto oggi conti queste elezioni ne sono la prima e massima espressione: alcuni mesi fa il popolo si era espresso diversamente; ma non c'erano stati attentati e la stampa è stata imbavagliata mentre contemporaneamente c'erano stati arresti di massa e una pressante campagna mediatica che ha letteralmente spinto al ritorno dell'alveo governativo una discreta fetta dell'elettorato. Attenzione: l' AKP ha rpeso SOLO il 49,46% dei voti validi il che significa che nel paese reale è minoranza anche se la minoranza più forte ed ha ottenuto la maggioranza assoluta in conseguenza di un perverso meccanismo che ha messo al 10% lo sbarramento minimo e dava un robusto premio di maggioranza al "vincente"... ricorda nulla agli italioti?
E gli altri partiti? I curdi, che hanno perso oltre un milione di voti entrano in parlamento con il 10,4% e i repubblicani kemalisti con il 25 % circa sono la maggiore forza di opposizone... ben poco.
Un ruolo importante, in base alle denunce, sembrano averlo svolto i militari che, sembra, in alcuni punti strategici del paese sarebbero entrati nei seggi (per fare cosa?) o avrebbero creato dei posti di blocco creando file kilometriche: immagino che questi posti di blocco in funzione antiterroristica abbiano rallentato, se non scoraggiato, molti elettori non allineati dall'andare a votare... com'è cambiato il loro ruolo oggi, vero? Da numi tutelari della Costituzione kemalista turca a suoi affossatori in funzione presidenzialista e, c'è da temere, democraticamente autoritaria.... anche il vento dell'est in questi anni non è propizio e mi chiedo, se tutto va in porto: qual'è la differenza fra una Turchia presidenzialista come quella che si sta costruendo e la Russia putiniana?

domenica 1 novembre 2015

“Sei sposata? Convivi? Hai figli?”

dal Fatto Quotidiano del 1 novembre 2015 di 
Tre domande dirette, secche, rivolte all’inizio di un colloquio di lavoro, sulla vita privata e familiare della candidata: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. Tre domande di troppo secondo una ragazza veneta, che davanti all’insistenza di un titolare di un’agenzia immobiliare si è rifiutata di rispondere e per questo è stata congedata, senza troppi complimenti. La storia arriva da Mestre, e a raccontarla è la protagonista stessa, sulla propria pagina Facebook. Un post lungo e dettagliato, alimentato dalla delusione, dalla rabbia e dal desiderio di sensibilizzare a un tema che tocca nel vivo tante persone. In soli tre giorni, infatti, la sua testimonianza ha fatto il giro del web, ottenendo un fiume di commenti e la condivisione di 28mila persone. Più di quanto l’autrice stessa si aspettasse.
“Ho contato fino a diecimila prima di scrivere queste parole – scrive nella premessa – Ma non riesco a non dirle. E le scrivo qui, per una massima diffusione. Perché tutti devono sapere cosa accade al giorno d’oggi”. Lei si chiama Paola Filippini, ha 27 anni ed è una fotografa professionista freelance. È agli inizi, ha diverse collaborazioni ma ancora non riesce a mantenersi con la sola fotografia. Così decide di cercare un “lavoretto saltuario per arrotondare”. Parla diverse lingue e ha alle spalle anni di esperienze nel turismo. Manda quindi il curriculum a un’agenzia immobiliare di Mestre, e si propone come hostess per il check-in, negli affitti turistici.
Dopo qualche settimana viene convocata per un colloquio. L’accoglie il titolare, di cui la ragazza però preferisce non rivelare l’identità per timore di ripercussioni legali. “Mi fa accomodare alla sua scrivania – racconta a ilfattoquotidiano.it – ma non si presenta, non mi dà la mano, non si scusa del ritardo, mi dà del tu”. A quel punto iniziano le domande. Dopo quelle tradizionali sull’età e sulla residenza, il titolare dell’agenzia si spinge oltre: “Sei sposata? Convivi? Hai figli?”. La ragazza non vuole rispondere, fa resistenza e parte un botta e risposta tra i due. “È necessario che io risponda a questa domanda?” Lui: “Sì, è necessario” .“Posso non rispondere?”. “Certo. Allora ti puoi anche accomodare fuori, per me il colloquio finisce qui”.
Lei chiede ancora spiegazioni. “Perché mi sta congedando in questo modo?”. “Perché tu mi devi rispondere alle domande, e se non mi rispondi il colloquio non può proseguire. Devo sapere se sei sposata e se hai figli, perché questo determina la tua disponibilità lavorativa”. La ragazza però non cede. “Mi scusi dottore, ritengo che la mia disponibilità lavorativa esuli dalla mia condizione privata. Se vuole sapere quanto e quando posso lavorare, mi può semplicemente chiedere qual è la mia disponibilità oraria”. Lui, ormai furibondo: “Io chiedo quello che mi pare, e se non vuoi rispondere non posso darti il lavoro. Ora te ne puoi anche andare”.
Così la giovane fotografa viene invitata a uscire. Prima di andarsene però, si rivolge ancora all’uomo che avrebbe dovuto valutarla. “Se a una donna viene chiesto di dichiarare la sua situazione famigliare prima di chiederle quali sono le sue capacità, cosa sa fare e quali sono le sue aspettative lavorative, allora siamo proprio in un mondo di merda. Lei non sa che parlo perfettamente 3 lingue straniere, non sa che questo lavoro l’ho fatto per anni, che ho tanta esperienza e capacità. Lei non me lo ha chiesto. Mi tolga una curiosità, anche ai maschi chiede se hanno figli e se sono sposati quando fa loro un colloquio?”. Lui: “No, ai maschi non lo chiedo. Perché questo è un lavoro che ritengo debbano fare solo le donne”.
Quando torna a casa, la fotografa si mette davanti alla tastiera e decide di rendere pubblica la sua esperienza. Il racconto, postato il 28 ottobre, fa il boom, raccoglie centinaia di messaggi, molti di solidarietà, alcuni critici. “Il mio è stato un gesto di rabbia e di stanchezza -ha spiegato al fattoquotidiano.it – So di non essere né la prima né l’ultima ragazza a cui è capitata un’esperienza del genere. E so anche che, in questo periodo di crisi, molte donne stanno in silenzio per necessità, perché non possono permettersi di rinunciare a uno stipendio. Ma credo che sia comunque importante portare alla luce questi fatti: bisogna dire che domande di quel tipo, fatte durante un colloquio, violano lo statuto dei lavoratori”.
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un mondo di merd*; proprio un mondo di merd*

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