venerdì 17 maggio 2019

Europee, partiti di Farage e Le Pen in testa nei sondaggi

Fonte: W.S.I. 17 Maggio 2019, di Mariangela Tessa

Conto alla rovescia per le elezioni europee. Mancano meno di 10 giorni al 26 maggio quando gli italiani, insieme agli elettori dei 28 stati dell’Ue, saranno chiamati a rinnovare il Parlamento Europeo.
Se in Italia la legge impone il divieto di diffusione dei sondaggi nelle due settimane che precedono il voto, lo stesso non vale per molti degli altri Paesi i cui elettori sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Per questo può essere interessante verificare cosa sta accadendo nei maggiori Paesi europei per individuare le ultime tendenze e anticipare le conseguenze di mercato.
I candidati alla Presidenza della Commissione UEA livello europeo il PPE (lista popolare dei partiti di centro destra) è il gruppo favorito per il raggiungimento della maggioranza dei seggi. La vittoria consentirebbe alla lista di indicare Manfred Weber come candidato alla presidenza della Commissione Europea. Per essere effettiva, la candidatura alla successione di Jean-Claude Juncker dovrà poi essere approvata dall’Europarlamento.
Oltre a Weber, i candidati principali alla presidenza dell’organo esecutivo europeo, che si sono affrontati in un dibattito televisivo il 15 maggio nell’emiciclo dell’Europarlamento a Bruxelles, sono: Jan Zahradil (Acre – conservatori), Nico Cuè (Sinistra europea),  Frans Timmermans (Pse – socialisti), Margrethe Vestager (Alde – liberali) e Ska Keller (Verdi).
I cinque stati membri più popolosi e economicamente influenti dell’area europea (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna) eleggeranno circa la metà dei nuovi deputati europei (370 su 751). Quanto accadrà in questi paesi sarà decisivo per il risultato finale e dunque nel determinare il futuro dell’Europa, economico e politico.
Francia: testa a testa tra Macron e Le PenIn Francia, paese che eleggerà un eurodeputato in più dell’Italia (74), lo scenario è più incerto negli ultimi mesi. In parte a causa dello scoppio delle proteste dei Gilet Gialli. Secondo i sondaggi più recenti, il Rassemblement National (ex Front) di Marine Le Pen si contende la palma di primo partito con La Republique En Marche, il partito presidenziale membro della lista europea ALDE (quella dei liberali). Entrambe le formazioni sono attualmente date intorno al 22% dalle rilevazioni medie.
Anche in Francia gli ecologisti vanno forte: i Verdi della lista europea EELV potrebbero raggiungere l’8% dei voti e conquistare 8 seggi. Divisa invece la sinistra, tra l’ala più estrema della France Insoumise, e quella più moderata dei Socialisti, passando per la lista anti austerity Generation.s di Benoit Hamon (che nel parlamento si unirebbe alla lista DiEM25 di Yanis Varoufakis).
A proposito dell’ex ministro delle Finanze greco, outsider dello scenario politico europeo che vorrebbe riformare l’Europa da dentro, si presenterà a sorpresa in Germania e non nel suo paese d’origine. Uno dei motivi – oltre al carattere profondamente simbolico della scelta controcorrente – potrebbe essere il fatto che in Germania non ci sono soglie di sbarramento.
Germania: CDU in vetta, Verdi tallonano Social DemocraticiIn Germania, che eleggerà ben 96 europarlamentari, il partito di Angela Merkel è in testa. Secondo gli ultimi sondaggi, la CDU capeggiata da Annagret Kramp-Karrenbauer resta il primo partito, ma al di sotto del 30%.
Nonostante questo dato in qualche modo deludente rispetto agli standard della forza di centro destra tedesca, potrebbe risultare comunque il primo partito europeo (cioè quello con più rappresentanti all’Europarlamento) con una delegazione di 30 eletti.
La sorpresa delle elezioni dovrebbe essere rappresentata dai Verdi (Grünen) che puntano al 20% dei voti e a relegare i social-democratici della SPD al terzo posto. Dal momento che poi nella locomotiva economica d’Europa non è prevista una soglia di sbarramento, al contrario per esempio dell’Italia e della Francia, sarà un’ottima occasione per i partiti minori – come quello di stampo europeo di Varoufakis – di eleggere qualche proprio rappresentante.
Regno Unito: Farage in vantaggio, Tories umiliatiNel Regno Unito, il Brexit Party di Nigel Farage è già balzato in testa alle intenzioni di voto: in media le ultime rilevazioni li danno quasi al 30%, davanti ai Laburisti di Jeremy Corbyn (23%) mentre i Conservatori di Theresa May sarebbero sprofondati addirittura al 12%, dietro ai Liberal Democratici.
Spagna, unico tra i grandi in cui vincerà la sinistraInfine la Spagna, che con i suoi 54 seggi, la Spagna non ha il “peso” dei Paesi europei più grossi. Qui, se i sondaggi si riveleranno corretti, alle spalle dei socialisti del PSOE dovrebbe confermarsi al secondo posto il Partido Popular.
Tensioni tra Italia e UEMentre i cittadini europei si preparano al voto, l’Italia sembra intenzionata a tirare dritto su debito e deficit, aprendo la porta a un nuovo braccio di ferro con le autorità europee sui conti pubblici. È un problema perché il 5 giugno arriverà il giudizio, con le raccomandazioni Ue, della Commissione europea. C’è il rischio che venga avviata una procedura di infrazione sul debito italiano.
Da un lato per Bruxelles e i leader degli altri Stati membri sarebbe un modo per neutralizzare l’azione del governo giallo verde e le mire espansionistiche fiscali. Tuttavia dall’altra per anni la sovranità in politica economica del Paese ne uscirebbe azzoppata, a prescindere da chi governerà la terza economia dell’area euro in futuro.

giovedì 16 maggio 2019

Clima, ognuno pensa al proprio orticello. Forse meritiamo davvero l’estinzione

Fonte: Il Fatto Quotidiano Ambiente & Veleni | 16 Maggio 2019 

Temperature invernali, neve e vento, tali da far sembrare veramente inverno profondo, altro che primavera inoltrata. Ovunque vediamo sconvolgimenti delle stagioni dettate dai cambiamenti climatici e abbiamo talmente assorbito il concetto che parlarne diventa quasi una routine. Sappiamo che i cambiamenti climatici sono influenzati dall’attività umana, però quando siamo chiamati a decidere cosa fare progettiamo nuove strade per far circolare più veicoli, invece che studiare una mobilità alternativa su rotaia. Poi, ci occupiamo molto poco di verificare come i nostri governanti tengono in considerazione il problema dei cambiamenti climatici.
“Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale”, ha detto il presidente Sergio Mattarella e, quindi, i nostri governanti dovrebbero agitarsi un pochino. Lo fanno talmente tanto che le attività parlamentari legate al tema dei cambiamenti climatici per mitigarne le conseguenze sono davvero ridottissime, con una percentuale del 4% delle leggi collegate al clima.
Anche nel “naturalistico” Trentino le cose stanno peggiorando di anno in anno, come ovunque. Aggiungiamo che la giunta provinciale a trazione leghista ha deciso di fare la Valdastico, prolungamento fino a Rovereto dell’attuale autostrada che arriva, per ora, fino a Piovene Rocchetta. Questa via stradale andrà ad aumentare l’uso di mezzi pesanti su strada, invece che favorirne il trasporto su rotaia, con costi assurdi e con innumerevoli problemi ambientali dovuti a scavi in galleria in montagne ricchissime di falde acquifere.
Altro esempio di politica ambientale “insostenibile”: il raduno CampJeep2019 a Fiera di Primiero, una vera e propria invasione di ben 600 Jeep che arriveranno nelle montagne trentine, in luglio, per far rombare i motori nei boschi. Davvero una bella linea politica ambientale, che certamente risulta coerente per far fronte al grande problema dei cambiamenti climatici. Tutti a dire: “Ma cosa vuoi che sia, per un evento del genere”! Certo, un singolo evento non è determinante, ma moltiplicato per migliaia di attività in giro per il mondo diventa influente anche il più piccolo dei gesti. Ma, si sa, devono sempre essere gli altri a provvedere, mentre ognuno guarda al proprio piccolo orticello.
Abbiamo assimilato appieno il problema dei cambiamenti climatici nel solito sistema italiano, cioè ce ne riempiamo la bocca, lo inseriamo nei programmi elettorali “perché fa tendenza, ci fa sentire smart!”. Ma quando è ora di applicare con coerenza tale consapevolezza, ci fermiamo alle vecchie politiche dedite agli interessi di pochi che non hanno interesse a progettare davvero vie nuove e davvero sostenibili.
Siamo soffocati dalle automobili e non avviamo progetti di trasporto urbano verso le rotaie (fatta salva qualche rara eccezione); le nostre montagne dovrebbero essere valorizzate come luoghi di quiete e come ambienti non inquinati, invece portiamo concerti megagalattici in quota e ci arriviamo con una marea di automobili.
Eppure Madre Natura ci sta avvisando che ci stiamo avvicinando a una soglia pericolosa, al punto di non ritorno; ma noi, ciechi e sordi, continuiamo nelle nostre attività e a farci governare da chi finora ci ha condotto qui. Forse meritiamo davvero l’estinzione; lo so, è una frase forte questa, ma stiamo avvicinandoci davvero a questa possibilità. Il fatto è che noi non la vedremo, ma le generazioni future la vivranno e ci malediranno profondamente, proprio per aver bruciato loro tutte le speranze. Siamo tutti in prima fila ad applaudire la giovane Greta Thunberg e poi, nelle stanze che contano, si fanno affari che sono in antitesi con il messaggio al quale hanno appena applaudito.
C’è anche chi scrive qualche romanzo sui cambiamenti climatici, magari per provare a scuotere le coscienze attraverso una storia. Anche qui, scarsa attenzione, perché certamente dà fastidio leggere che ciò che stiamo facendo è sbagliato. Finché lo dice una ragazzina può anche starci, anzi fa tendenza andare ad applaudirla e mette la coscienza a posto. Ma da qui a pensare addirittura ad un Nuovo Mondo, con regole di vita “a misura di bambino”, nel rispetto delle leggi della Natura… stiamo scherzando? Perché dobbiamo iniziare a cambiare noi? Ci penserà qualcun altro!
Ambiente & Veleni | 16 Maggio 2019

mercoledì 15 maggio 2019

Tutti i trend che influenzeranno il nostro futuro

Fonte: W.S.I. 15 Maggio 2019, di Alessandra Caparello

I trend che avranno un impatto nel lungo termine sono soprattutto tre e li individua in una sua analisi Robeco. In primis emerge la rivoluzione dei servizi finanziari affidati al Fintech che nel prossimo futuro porterà gli investitori a puntare su un portafoglio diversificato.
I servizi finanziari si stanno evolvendo velocemente grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. Il FinTech incorpora questi trend di crescita strutturali e beneficia della digitalizzazione del settore finanziario. Ci sono diversi driver dietro all’evoluzione del FinTech, e gli investitori possono sfruttare i trend non solo investendo in società private, ma anche investendo in un portafoglio ben diversificato di società quotate. Fra qualche anno i metodi di pagamento on-line diventeranno mainstream e il cash sarà un’eccezione. In Cina, i bambini imparano fin da piccoli ad utilizzare gli smartphone come strumento di pagamento. Pensiamo che per raggiungere un portafoglio bilanciato, sia importante avere un team che capisca sia il mondo finanziario che quello tecnologico e che possa unirli, eliminando il gap.
Così Jeroen van Oerle-Portfolio Manager Robeco Global Fintech Equities di Robeco. Ovviamente la trasformazione tecnologica sarà la chiave di volta delle relazioni future.
Il ricorso a un’automazione più intelligente, a un numero superiore di robot, a strumenti dotati di intelligenza artificiale più sofisticata e a stampanti 3D più veloci, consentirà ai produttori di ridurre significativamente i costi e i tempi di produzione, rendendo più flessibile e personalizzabile il processo produttivo”.
Infine da non sottovalutare la trasformazione dei trasporti appena iniziata e il cui corso è irreversibile come spiega Thiemo Lang, PhD-Portfolio Manager RobecoSAM Smart Mobility.
Diversi megatrend della mobilità stanno convergendo per dare un impulso rivoluzionario senza precedenti. La strategia sulla Smart Mobility di RobecoSAM investe nei beneficiari di questi megatrend che sono spalmati su diversi settori e catene del valore, inclusi i produttori di veicoli elettrici stessi, i loro fornitori di componenti e sottosistemi (per esempio, il powertrain elettrico), i fornitori di sensori e i responsabili della gestione di dati necessari per guida autonoma e connettività trasparente, costruttori e integratori di infrastrutture di ricarica, nonché servizi legati alle vetture elettriche come la mobilità condivisa e le consegne automatizzate.

martedì 14 maggio 2019

Elettrosmog, che figura di Stato! I ministeri ci ripensano e sui rischi dei cellulari fanno ricorso

Fonte: Il Fatto Quotidiano Ambiente & Veleni | 14 Maggio 2019 
Che figura di Stato! Daremo “seguito a quanto deciso dai giudici amministrativi”. Altro che aperture tattiche di circostanza. Desolante, la verità è ben altra: i ministeri, condannati a gennaio dal Tar del Lazio per non aver informato i cittadini sui rischi per la salute derivabili nell’uso dei cellulari, il 13 giugno compariranno in appello al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sez. IV) per annullare il rivoluzionario verdetto che una parte dello Stato (cioè i giudici amministrativi) ha espresso contro un’altra a parte inerte dello Stato (s’è aggiunto il MiSe ai dicasteri di Salute, Ambiente e Pubblica istruzione) che da quasi 20 anni non applica un obbligo di legge previsto dal 2001: l’attuazione di una campagna sui pericoli dell’elettrosmog. “Diversamente da quanto ritenuto dal Tar – è scritto nel ricorso in appello dell’Avvocatura dello Stato – premesso che non vi è l’evidenza scientifica con riferimento tra danno alla salute e uso di cellulari, si chiede la riforma non sussistendo la condotta inadempiente”.
La figura di Stato ha almeno quattro belle facce toste, che ogni italiano dovrebbe conoscere per comprendere da quali sapienti mani siamo governati. Andiamo con ordine.
1. La prima faccia di bronzo si chiama “non sussistendo la condotta inadempiente”, cioè la convinzione da parte dello Stato di aver già correttamente promosso una strategia di informazione pubblica, per giunta in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. E quale sarebbe questa strategia nazionale? Pianificazioni di campagne tv? Maxi affissioni nei concerti o negli stadi? Spot radio? Pubblicità progresso nelle scuole? Etichette sulle confezioni dei cellulari, tipo “nuoce gravemente alla salute” modello sigarette? No, macché! Alcune paginette web sul sito del ministero della Salute. Tanto basta per salvare capre e cavoli!
2. La seconda faccia di bronzo è la ripetizione ossessiva (ascoltata persino nelle audizioni parlamentari dei negazionisti) del mantra secondo cui “non vi è l’evidenza scientifica sul nesso elettrosmog = cancro“. Ma come? Non bastasse la collezione di sentenze di tribunale in favore di cittadini gravemente danneggiati da elettrosensibilità e tumori alla testa, nelle “Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia Iarc” per il periodo 2020-2024, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha ufficializzato l’urgente rivalutazione della classificazione delle radiofrequenze-onde non ionizzanti nella lista degli agenti cancerogeni per l’umanità, valutati i più aggiornati studi nelle evidenze emerse dai test dell’americano National toxicology program e dell’Istituto Ramazzini.
Non solo, perché se lo Stato non può non sapere che entro il 2022 l’elettrosmog finirà in Classe 2 (probabili agenti cancerogeni) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeni certi), non può non sapere nemmeno che l’Alleanza contro il cancro (fondata dal ministero della Salute, ne fa parte pure l’Istituto Superiore di Sanità) sta studiando le cause di un tumore maligno al cervello (glioblastoma) puntando proprio sull’invisibile inquinamento dei cellulari.
3. La terza faccia di bronzo è in realtà una sfacciata bugia alla Pinocchio: “i ministeri sono già al lavoro per la costituzione di un tavolo congiunto che avrà la finalità di dare seguito a quanto deciso dai giudici amministrativi”, afferma un comunicato stampa interministeriale diffuso all’indomani della clamorosa sentenza Tar. Bene, che fine ha fatto quel tavolo di lavoro congiunto? Ha traslocato dagli uffici marketing e comunicazione sin nelle stanze dell’avvocatura e il risultato sta nelle 36 pagine di ricorso in appello, altro che campagna d’informazione!
4. La quarta faccia di bronzo è la pessima figura che lo Stato sta facendo verso tutti i cittadini (nessuno escluso) e non solo nei confronti di quanti chiedono tutele e garanzie per la salute.
Perché richiamata la straordinaria sentenza, persino il Presidente del Tar Lazio nell’apertura dell’anno giudiziario 2019 ha ribadito l’importanza di quel verdetto che ora i ministeri vorrebbero annullato: “il giudice amministrativo – ha detto Carmine Volpe – interviene in un campo che dovrebbe, invece, essere lasciato nella ricerca della soluzione dei conflitti e interviene nella carenza dell’esercizio di poteri attribuiti dalla legge, che non vuol dire ingerenza del giudice amministrativo, ma supplenza all’inerzia illegittima dell’amministrazione nell’esercitare i propri poteri e all’incapacità di assumersi le proprie responsabilità nelle risposte da dare al cittadino”. Appunto. Che figura di Stato!
Ambiente & Veleni | 14 Maggio 2019

lunedì 13 maggio 2019

Cala potere d’acquisto italiani, peggio di noi solo Grecia e Cipro

Fonte: W.S.I. 13 Maggio 2019, di Alessandra Caparello

In nove anni, dal 2008 al 2017, gli italiani hanno perso l’8,7% del proprio reddito disponibile reale (o potere d’acquisto), come risulta da una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro su dati Eurostat.
Peggio di noi fanno solamente Cipro (-15,4%) e la Grecia (-30,8%). Solamente in altri sei Paesi dell’Unione Europea su 28 i redditi reali sono tuttora inferiori a quelli del 2008. Si tratta di Portogallo (-0,8%), Irlanda (-1,1%), Belgio (-2,1%), Austria (-3,9%), Croazia (-4,4%) e Spagna (-5,8%). In tutti gli altri Stati europei, invece, sono stati recuperati e addirittura oltrepassati i livelli pre-crisi. Il centro studi rivela inoltre che in valori assoluti, secondo i dati Istat, le famiglie italiane dall’inizio della crisi ad oggi hanno perso nel complesso 70 miliardi di euro del proprio reddito disponibile e di conseguenza si sono ridotti consumi e risparmi.  I consumi totali sono ancora di 15 miliardi inferiori a quelli del 2008 e la propensione al risparmio – ossia il rapporto tra il risparmio delle famiglie e il loro reddito disponibile– si è ridotta di un terzo nel periodo, passando dall’11,6% al 7,7%.

Il potere d’acquisto, così come definito da Eurostat, rappresenta la quantità di beni e servizi che una persona può acquistare con un determinato reddito in un dato momento, neutralizzando gli effetti dell’inflazione
Le cause di una performance così negativa da parte dell’Italia sono molteplici. La carenza di investimenti pubblici e l’oppressione fiscale e legislativa deprimono gli sforzi delle aziende e frenano un vero rilancio della nostra economia.
Così commenta l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro.
A farne le spese non sono soltanto quanti, soprattutto giovani, non riescono a entrare nel mondo del lavoro ma pure gli stessi occupati, molto spesso precari. Trovare il nostro Paese agli ultimi posti anche di questa classifica preoccupa, soprattutto perché fotografa l’avvenuto impoverimento degli italiani e spiega la difficile ripresa dei nostri consumi interni. Con questo ritmo di crescita medio, gli italiani recupereranno il potere d’acquisto che avevano prima della crisi economica solamente nel lontano 2026».

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