Fonte:
Il Fatto Quotidiano Mondo | 13 giugno 2018
Zeppelin di Andrea Cerabolini
Il presidente Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un si sono incontrati presso la “Cappella Singapore” un resort di lusso sull’isola di
Sentosa. La scelta della località è ricaduta su
Singapore perché il Paese asiatico è uno dei pochi a intrattenere rapporti diplomatici con entrambi gli Stati.
Nei
giorni scorsi avevamo assistito all’arrivo di Kim e del suo entourage,
tra le migliaia di fotografi occorsi per immortalare la storica
occasione, su un boeing fornito dalla
Cina,
dato che l’aereo di Stato non era ritenuto idoneo ad affrontare una tratta così lunga. Il leader supremo è stato raggiunto da Trump il 10 giugno,
precedentemente impegnato al G7 in Canada.
Di
fronte alla stampa, i due si sono stretti la mano, prima
dell’attesissimo faccia a faccia (durato circa 40minuti), per poi essere
raggiunti dagli altri alti ufficiali. Oltre a Kim, la delegazione
nordcoreana comprendeva
Ri Su Yong, una dei massimi ufficiali del regime in politica estera e già ambasciatore in
Svizzera nel periodo in cui si ritiene che Kim fosse iscritto in una scuola privata nei pressi di
Berna. Erano inoltre presenti
Kim Yong Chol, ex capo dei servizi di
intelligence e adesso vicesegretario del Partito comunista nordcoreano, e il ministro degli Esteri
Ri Yong Ho.
Al
termine dell’incontro i due leader hanno firmato un’intesa diffusa
solo in un secondo momento alla stampa internazionale, ma che contiene
alcuni punti su cui si sarebbe trovato un preliminare accordo: l’impegno
di entrambi gli attori al miglioramento delle relazioni tra i due
Paesi così da
assicurare la pace, l’impegno alla costruzione di un duraturo “regime di pace” nella penisola coreana e in linea con la precedente
dichiarazione di Panmunjon, l’impegno a compiere i passi necessari al raggiungimento di una “completa
denuclearizzazione della penisola coreana” oltre al
rimpatrio di
prigionieri di guerra e delle salme dei caduti, prevedendo (per coloro
già identificati) il rimpatrio immediato. Nel testo della
dichiarazione vengono preannunciati nuovi incontri tra alti funzionari
nordcoreani e il segretario di Stato
Mike Pompeo, ai quali viene affidato il compito di trovare la maniera di tradurre gli impegni presi in fatti.
Al termine del
summit,
in conferenza stampa il presidente americano ha detto di aver
“instaurato un legame molto speciale” con Kim, mentre quest’ultimo ha
riconosciuto le “grandi sfide da affrontare”, ma ha espresso il
desiderio di collaborare con Trump. L’
amministrazione americana
può rallegrarsi dell’incontro e delle intese raggiunte ma, stando alle
parole di Pompeo, il presidente non siglerà nessun accordo che non
garantisca una effettiva protezione dalla
minaccia nucleare nordcoreana.
Interrogato
dalla stampa sull’impegno preso dal regime sulla denuclearizzazione,
il presidente Trump ha assicurato che sarà un processo che avrà inizio
“molto, molto presto”. Tuttavia, anche se nel documento finale si parla
del mantenimento di
buone relazioni tra i due Paesi,
non si fa riferimento (almeno per ora) alla riapertura di un canale
diplomatico. Si parla di denuclearizzazione ma non si fornisce alcuna
indicazione su
modi e tempi che tale processo dovrebbe
seguire. Inoltre il documento non fornisce alcun dettaglio su come
verranno condotte le verifiche, circa lo smantellamento dell’arsenale
atomico di
Pyongyang o che cosa sarà richiesto in cambio.
Per la
Corea del Nord,
l’incontro è uno straordinario successo d’immagine. Le foto dei due
capi di stato fianco a fianco, con le bandiere americane che sventolano
accanto a quelle del regime rappresentano un grande risultato per un
leader che solo l’estate scorsa era considerato il paria della comunità
internazionale. Nelle successive dichiarazioni Trump ha aggiunto che
gli
Stati Uniti sospenderanno le
esercitazioni militari congiunte con la
Corea del sud,
definite provocatorie ed eccessivamente costose.
Veniamo
inoltre a conoscenza della decisione di Kim di procedere alla
distruzione di un sito di lancio missilistico come segno di buona
volontà. Gesto particolarmente apprezzato da Trump ma che risulta poco
più che simbolico dato che il
90% delle capacità di
lancio nordcoreane sono installate su piattaforme mobili. Tali accordi,
stando al presidente Trump, risultano essere esclusi dal documento
siglato in quanto frutto di conversazioni occorse in un momento
successivo alla firma dell’intesa. Trump ha anche menzionato la
possibilità che l’
armistizio siglato tra le due Coree nel 1953 possa trasformarsi presto in un
trattato di pace, questione sulla quale è stato eletto il premier sudcoreano
Moon Jae-in che si è congratulato del vertice attraverso un comunicato ufficiale.