venerdì 9 giugno 2017

quoque tu....

E' tutto il giorno che rompono gli zebedei sui grullini che hanno impallinato ecc. ecc. con una faccia di bronzo che mai prima.. poi è bastato un Franco Bechis a .....
bè godetevi il filmato


e il link di dagospia
Buon weekend

UK: May (non) vince..

Che la si giri come si vuole ma la May non vince, anzi... se con un sistema maggioritario puro come quello inglese non ottieni la maggioranza allora un problema ce l'hai eccome: ed è esattamente quello che è accaduto in queste ore; gli inglesi hanno decretato che si dovrà trovare una quadra fra i partiti non facile, atrimenti dovranno tornare a votare. E' la destra in generale che perde e non solo i Conservative: UKIP, SNP stanno ai minimi termini (anche se il dato scozzese andrebbe visto a aprte perchè è chiaro che andrebbe scorporato e valutato a parte e non comparato al dato uscito dall'intera elezioni nazionale) e i libdem pur aumentando non conoscono i fasti del passato... ora se nemmeno con il maggioritario si garantisce la stabilità come se la caveranno?
Diciamo che la cosa migliore sarebbe un inciucione ma non sarebbe nel loro dna... Corbyn è il vero vincitore e lo sa non ha i numeri per governare ma è l'astro nascente, in senso lato, e potrebbe fare la differenza per portare il Regno Unito dove chiede l'elettorato. Accadrà? Può darsi ma se avete letto il suo programma la vedo dura visto che prevede alcune cose che vanno in direzione esatta e contraria agli ultimi 30 anni e non solo inglesi.
Un governo libdem con appoggio esterno degli altri partiti o di uno di essi? Per carità: sono inglesi ... non italiani
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ecco cosa ne dice il Fatto
di | 9 giugno 2017 Il Fatto Quotidiano

I Tory primi, ma senza maggioranza assoluta: la premier uscente Theresa May perde la sua sfida e ora rischia investitura e leadership dentro il partito. Le elezioni in Gran Bretagna, quando ancora mancano all’appello i risultati di alcuni collegi, lasciano il Paese nel peggiore degli incubi: l’hung Parliament, ovvero il “Parlamento impiccato”. Al momento i Conservatori hanno ottenuto 313 seggi e il Labour di Jeremy Corbyn 260. L’affluenza al voto si è attestata oltre il 68 per cento secondo dati indicativi, due punti in più del 2015.
.. come sempre il resto sito del quotidiano

mercoledì 7 giugno 2017

Justin Trudeau, le insospettabili politiche sul clima di quel bel faccino canadese

di | 7 giugno 2017 Il Fatto Quotidiano

Di Monica Di Sisto*
Nei giorni del G7 di Taormina, politici e celebrities italiane hanno fatto a gara per farsi fotografare o portare a casa un souvenir del passaggio nel bel Paese del decorativo premier canadese Justin Trudeau. Bel faccino, parole accattivanti, compiacenti al punto da dirsi “femminista” in un incontro alla Camera dei deputati in cui la maggior parte dell’audience era femminile, inclusa la padrona di casa, la presidente della Camera Laura Boldrini.
Il giorno prima dell’incontro, però, la presidente si è vista recapitare, tra l’altro dalle dirette mani dalla segretaria generale della Cgil Susanna Camusso e del presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, una lettera sottoscritta da alcune importanti organizzazioni nazionali per chiedere, a lei come al presidente del Senato Pietro Grasso, e a tutte le parlamentari e i parlamentari italiani di stoppare la ratifica del Ceta: il trattato di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Canada che rischia di danneggiare non soltanto la nostra capacità commerciale, ma il clima e la democrazia stessa in modo molto serio.
Alla vigilia del G7 ambiente che si terrà a Bologna, dove tutti puntano il dito contro Trump, il leader statunitense che ha dichiarato di non voler onorare l’Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici, se guardiamo bene dietro il sorriso accattivante di Trudeau troviamo però che non è di un campione del clima che stiamo parlando. Come ha avuto modo di scrivere anche il Guardian un paio di mesi fa, Trudeau sta spingendo per pompare olio, gas e scavare carbone nel suo Paese come mai negli ultimi anni. Raccogliendo una vera ovazione a Houston da una platea di petrolieri, Trudeau ha infatti affermato nel marzo scorso: “Nessuno Paese troverebbe 173 miliardi di barili di petrolio nel terreno e li lascerebbe lì”. Questi 173 miliardi di barili sono in realtà la stima dell’olio recuperabile nelle sabbie bituminose canadesi che Trudeau vuole estrarre e immettere nel mercato proprio grazie a un accordo con Trump, ma che se bruciati, secondo i conti di Oil change international, genererebbero proprio quel 30% di anidride carbonica necessaria per portarci oltre l’obiettivo di 1.5 gradi centigradi di incremento di temperatura atmosferica che il Canada ha aiutato a stabilire come soglia massima di aumento con l’accordo di Parigi.
E non è questo il solo accordo che Trudeau sta stringendo con Trump a danno dei diritti e del clima. Molta parte della revisione dell’area di libero scambio che esiste da oltre 20 anni tra Canada, Usa e Messico, il Nafta, che i leader di Usa e Canada vogliono rinegoziare a danno del Messico, mirano ad accelerare trivellazioni, commercio d’energia e sfruttamenti di suolo e acque. Purtroppo c’è anche di più: il Ceta, infatti, come il Ttip, che la Commissione Europea vuole cercare di negoziare ancora con Trump, nonostante non contenga nessuna clausola di salvaguardia climatica o ambientale, rischia di mettere in discussione il principio di precauzione dell’Ue, che permette alle autorità pubbliche di adottare misure restrittive per contrastare i potenziali rischi generati dai flussi commerciali per la salute o per l’ambiente.
Si fa, infatti, riferimento alle disposizioni della Wto (capitolo cinque, misure sanitarie e fitosanitarie, l’articolo 5.5 Diritti e obblighi), che consentono un divieto permanente al commercio solo se vi è un consenso scientifico che riconduca il danno a uno specifico prodotto o ingrediente. In caso di inesattezza o disaccordo scientifico, si applica al massimo un divieto temporaneo, giungendo a un’interpretazione del principio di precauzione molto più limitata rispetto a quella che prevale di solito all’interno dell’Ue. È per questo che la campagna Stop Ttip Italia promuove l’iniziativa Trump o Trudeau? Preferisco vivere, nell’ambito di un G7 ambiente parallelo di associazioni e movimenti. L’evento si terrà venerdì 9 giugno a Bologna dalle ore 15,30 presso le aule Belmeloro dell’università, in via Belmeloro 14. In quest’occasione presenteremo il nostro nuovo Rapporto sull’impatto di Ceta, Ttip e liberalizzazioni commerciali su clima e ambiente. Ci vediamo a Bologna!
*Campagna Stop TTIP Italia
di | 7 giugno 2017

martedì 6 giugno 2017

Totò Riina e la possibile scarcarazione, il silenzio degli impenitenti

di | 6 giugno 2017  Il Fatto Quotidiano

di Francesca Scoleri 
Qualche anno fa, Bernardo Provenzano ricevette una visita in carcere dall’allora Presidente della Commissione speciale antimafia del Parlamento Europeo, Sonia Alfano. Durante quell’incontro, Provenzano, fu sollecitato a raccontare “ciò che sapeva”. A detta della Alfano, Provenzano lasciò aperto uno spiraglio spingendosi addirittura a chiedere un colloquio fuori dal carcere.
I presunti buoni propositi di Provenzano, furono stoppati subito. In seguito le sue condizioni si aggravarono anche a causa di quelle che furono definite “cadute dal letto”. Il boss è poi morto nel luglio scorso mentre versava da mesi in stato vegetativo. Quello stesso Stato che, per 43 anni, lo aveva lasciato libero di muoversi in Italia e all’estero, sfoggia forza e determinazione col vegetale inerme tenendolo al regime detentivo. Nessuna morte dignitosa per chi ormai non può più nuocere rivelando segreti inconfessabili.
L’attuale indignazione verso la possibile scarcerazione di Riina è più che lecita dal momento che non versa in condizioni particolarmente gravi. Avrei, però, voluto cogliere la medesima indignazione davanti ad altri fatti simili o addirittura più gravi. Mi avrebbero restituito l’immagine di un popolo informato e non dormiente, in grado di provare moti di repulsione per la sostanza dei fatti e non solo per il nome “Riina”.
il resto dell'articolo sul Fatto Quotidiano
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da registrare anche l'articolo sul Fatto Quotidiano di Nando Dalla Chiesa in merito: da condividere in toto

lunedì 5 giugno 2017

Gruppo Bilderberg riunito in Virginia, rompere il silenzio intorno a questa cupola

di | 3 giugno 2017  dal Fatto Quotidiano

Nel totale occultamento dei mass media nostrani è cominciato a Chantilly, in Virginia, l’incontro annuale del gruppo Bilderberg. Fino al 4 giugno questa cupola composta da banchieri, manager, politici, militari e giornalisti discuteranno su come perseverare con quel sistema neoliberista che permette a 8 persone di possedere una ricchezza pari a 426 miliardi di dollari, una somma equivalente a quella che hanno 3,6 miliardi di persone.
Il gruppo Bilderberg, annualmente raduna, in lussuosi alberghi a porte chiuse, il gotha della plutocrazia mondiale. Il nome del club deriva dal nome dell’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, nei Paesi Bassi dove si tenne nel 1954 la prima riunione.
Tra i 130 partecipanti di Chantilly saranno presenti il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, David Cohen ex vicedirettore della Cia, José Manuel Barroso presidente della Goldman Sachs e Christine Lagarde direttore del Fondo Monetario Internazionale. In nostra “rappresentanza” oltre al solito John Elkann ci saranno Lilli Gruber e Beppe Severgnini. Ovviamente nulla potranno riferire perché, proprio come accade con la Mafia e la Massoneria, è vietatissimo far uscire notizie; viene da domandarsi cosa ci vadano a fare dei giornalisti se poi non possono svolgere quello che dovrebbe essere il loro compito e cioè informare i cittadini. Perché i maggiori organi di “informazione” non reputano sia importante dare la notizia che gli uomini più potenti del mondo si incontreranno per alcuni giorni tutti insieme e a porte chiuse?
L'intero articolo sul Fatto Quotidiano
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.. finiti i tempi dei complotti, vero? Ora anche nei media ufficiali Bilderberg è sinonimo di potere oscuro e transnazionale.

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