venerdì 6 giugno 2014

D-day..piace vincere facile

Il D-day, il giorno dopo il quale l'intero pianeta disse no alla dittatura; il giorno che ha significato la rinascita della democrazia in euroa e, una volta finita la guerra calda, l'inizio della guerra fredda.
In realtà fu un vero massacro, come testimonia anche la cinematografia americana (fra i quali il più bello fu "il giorno più lungo" con un cast stellare), perchè il primo impatto llo sostennero le reclute.. i veterani arrivarono a cose fatte: per tacere de fallimento della tattica di paracadutare unità scelte dietro le linee nemiche che atterrarono ovunque tranne dove dovevano esserlo.... ma quel giorno deve molto a un altro d-day che si è prolungato per ben tre anni dal 41 al 43: la guerra sul fronte orientale dove la russia sovietiva da sola, o quasi (gli aiuti arrivarono solo nel 42 inoltrato), assorbì l'impatto delle armate nazifasciste, più naziste che fasciste (la parte italiana, nonstante si fosse distinta, era messa malissimo.. quasi stracciona), praticamente da sola: gli anglo-americani nicchiarono sperando nei due piccioni con una fava ossia che i due capibastone si distruggessero a vicenda (si sapeva che il patto molotov-von ribbentropp non poteva reggere a lungo) evitando troppa pressione sul fronte occidentale. Invece non fecero i conti con la forza di Stalin ma soprattutto non fecero i conti con il carattere peculiare dei russi: la capacità di essere "popolo" e fare quadrato..... non solo in pochissimo tmpo rischierarono l'intera industria molto oltre gli urali ma spesero tutto per reggere l'urto: fu una guerra sanguinosissima dove si opponeva il numero alla superiore tecnologia e forza. La Russia resse l'impatto e (anche perchè Stalin mise da parte il comunismo per riscoprire non solo i loro valori tradizionali ma... pure i generali zaristi) a Leningrado fermò l'armata nazista inchiodandola in un assedio feroce dove il tempo giocava a sfavore degli invasori.. i quale evidentemente non avevano imparato la lezioni avuta da Bonaparte qualche secolo prima.
Se il D-day ci fu lo si deve alla resistenza russa; se il mondo ha fermato il nazifascismo lo si deve ... a Stalin ma soprattutto al popolo russo..... senza quegli anni feroci dove la macchina tedesca fu letteralmente distrutta non ci sarebbe stata nessuna vittoria perchè una volta distrutta la russia, e impossessatosi delle risorse oltre gli urali e della siberia, Hitler non avrebbe avuto più ostacoli che lo potessero fermare creando quel reich millenario promesso e tanto agognato; se, infine, l'alleanza nippo-tedesca avesse davvero funzionato la tenaglia orde naziste a ovest e armata giapponese ad est avrebbe potuto fare a pezzi la russia..... la fortuna fu che i nipponici guardavano a ovest e non a est: meno male che non andò così e, a posteriori, con alla Russia l'occidente deve molto, anzi direi che è proprio debitore.. ma la riconoscenza non è un sentimento presente nella storia umana.
Ma quest'aspetto non è mai stato indagato dalla storiografia dei "vincitori" veramente a fondo: è sempre rimasta in ombra, chissà perchè.
Sono molti gli aspetti tralasciati della seconda guerra mondiale: ma questo buco è enorme....... e meriterebbe una riscrittura oggettiva e lontana dalle passioni.
Un vero falso questo, e non solo questo, che macchia chi si occupa di storia e non solo...

giovedì 5 giugno 2014

Euro e falsa scienza economica

questo è un post datato ma attuale.. alla luce sia della news che ci da dietro india e korea dal punto di vista dell'industria manifatturiera sia delle pressioni di Obama affinchè noi aprissimo i nostri mercati a oltreatlantico con il trattato di libero scambio: lo stesso trattato che ha reso il canada e, soprattutto, il messico (NAFTA) province degli usa o meglio dei colossi americani. Si proprio il "democrat" Obama, premio nobel per la pace, che ha salvato la Chrysler, con i soldi dei sindacati e quelli pubblici, ha promulgato l'obamacare che a sua volta ha decuplicato la spesa sanitaria senza risolvere i problemi di fondo; anzi, visto il trend, dovremo noi adeguarci a quegli standard visto che la sanità, fra le altre cose, dovrà essere messa sul "mercato" proprio un unico governo mondiale dell'economia, ricorda nulla?
buona lettura
di Loretta Napoleoni | 25 maggio 2014 sul Fatto Quotidiano

Il Financial Times accusa e dimostra che l’economista francese Piketty ha fondato la sua teoria riguardo alla correlazione tra capitale ed ineguaglianze su dati e calcoli sbagliati. L’anno scorso altri due economisti, Rogoff e Reinhart, anche loro accademici, dopo essere stati lodati universalmente per aver dimostrato che la crisi attuale è diversa da quelle passate, sono stati accusati di aver calcolato male i dati. Va da solo che le prove dei loro errori erano inconfutabili. Morale: entrambe le teorie non sono supportate dai dati.
Il mondo dell’economia e della politica ha un disperato bisogno di certezze, ecco perché chiunque applica i principi dell’archeologia all’economia, e cioè raccoglie statistiche millenarie e sulla base di queste sviluppa una teoria, diventa istantaneamente un profeta. Il sogno di qualsiasi politico, anche di quelli che si professano ‘rivoluzionari’ è di trovare una formula fissa per fare il proprio mestiere. E questo spiega perché Piketty è stato ricevuto alla Casa Bianca dove ha fatto lezione ai collaboratori di Obama e Rogoff e Reinhart hanno tenuto banco a Davos.
Se fosse vero che l’economia è una scienza esatta, che insomma poggia sui numeri e sulle formule matematiche, allora non avremmo crisi economiche, non ci sarebbero state neppure tante guerre e la gente vivrebbe felice e contenta.
Come la sociologia, l’economia è una disciplina che poggia sui rapporti umani e quindi è spesso imprevedibile, volerlo negare peggiora il funzionamento della cosa pubblica e prova ne è la crisi attuale. Il fiasco dell’euro, la crisi del debito sovrano, le difficoltà contingenti dei paesi della periferia sono frutto di scelte sbagliate a livello politico, giustificate da principi economici enunciati dalla classe politica come fossero leggi fisiche.
In Italia, come in gran parte dell’Unione Europea, il dibattito sui vantaggi e svantaggi dell’euro non c’è stato perché il fascino della ‘scienza economica’ ha fatto presa su tutti. Così tutti, ma proprio tutti, sono stati a favore della moneta unica. Fatta eccezione del Regno Unito, della Svezia e Danimarca, nessuno ha apertamente sfidato il dogma di Bruxelles riguardo alla moneta comune. L’euroscetticismo era una stravaganza ed apparteneva agli eccentrici britannici.
Identico discorso vale per la politica d’austerità e per le riforme, dal fiscal compact fino al fondo salva stati, imposti per arginare la crisi del debito sovrano. Il fronte scientifico, così secondo me va descritto l’esercito di economisti e politici che pensano che l’economia sia una scienza matematica, è ancora ben compatto in Italia, ma dopo quasi un decennio di recessione qualcuno ha iniziato a romperne le file e ad predicare l’uscita dall’euro. Il battibecco tra pro e contro euro, però, verte tutto su dati, formule e statistiche. Insieme al carattere vetriolico, ciò che accomuna i difensori e gli accusatori dell’euro è la certezza di aver ragione sulla base di principi economici infallibili. Dati, formule, statistiche che in fondo servono a ben poco perché ciò che veramente conta è l’interazione tra gli europei. Se gli abitanti della periferia avessero accettato la deflazione interna ed avessero ridimensionato le loro aspettative l’austerità sulla carta, si badi bene sulla carta, avrebbe funzionato. Ma quei numeri, quelle statistiche sono uomini, donne, bambini, famiglie, villaggi, città, è gente vera che non può essere riassunta con una serie di numeri.
Nessuno vuole affamare l’Europa mediterranea, come nessuno vuole derubare il ricco nord Europa ma la ‘scienza economica’ ha fatto proprio questo.
Per voltare pagina bisogna avere il coraggio di mettere da parte statistiche e numeri e scendere in strada per parlare con la gente. La Nigeria è da poco diventata la nazione più ricca d’Africa, ce lo dice il suo Pil, ma la sua popolazione è tra le più povere di quel continente.
Osservare la realtà, ecco cosa dobbiamo fare, come facevano gli economisti classici, Smith, Ricardo e Marx. Quelli moderni, invece, cercano nella storia economica leggi matematiche che i loro amici politici utilizzano per governarci.
p.s.
suona strano vero che proprio chi ha trovato la "giustificazione" della ricchezza viene tranciato dal massimo gironale mercataro e liberista, vero?

mercoledì 4 giugno 2014

Tutti insieme appassionatamente.. per i soldi

Eh si ha proprio ragione Grillo: le grandi intese fanno male per chi le pratica.... c'è molto dei partiti che sostengono il sistema fra i loro rappresentanti inquisiti e arrestati a Venezia: se sarà riscontrato il reato per cui sono indagati. Una vera e propria retata. E fosse solo il M.O.S.E..... la tav, l'expò, "l'abbiamo una banca (e ora ce l'hanno davvero)" la ricordate?  e tanto altro ancora: ce n'è di carne a cuocere sulle ceneri di quello che fu la V° economia mondiale e la seconda economia europea, ai tempi d'oro.
Ovunque ci si giri non c'è scampo: la corruzione ha rotto gli argini e ormai è chiaro che nulla accade se il tal politico, nazionale o locale di qualunque partito sia, non mangia...  la domanda da porsi è semplice: ne verremo mai fuori? Come pretendiamo di voler ripulire, lottizzata da sempre, la Rai quando chi lo dovrebbe fare ha un background siffatto? Con quale autorevolezza può farlo? Come può essere credibile un ceto dirigente, che addirittura gestirà un semestre europeo, che nasconde nei propri anfratti realtà siffatte? E, secondo voi, chi pagherà il conto, l'ennesimo, di questo scempio? Hai voglia a creare una authority che vigili sugli appalti; o centralizzando gli acquisti o altro ancora.. alla fine va a finire sempre allo stesso modo: gli enti di vigilanza sono semplici creazioni di posti clientelari per trombati o personaggi in ascesa e gli obiettivi che ci si era dati falliscono miseramente.
La cosa che mi fa più amarezza è che li votano; gli italiani li votano e sono pure contenti di farlo.... sono conniventi o sono afflitti da dabbenaggine? Se non si conoscesse la storia di questo paese si potrebbe davvero pensare che in questo paese ci sono decine di milioni di ingenui ma non è così: questo è un fatto culturale... si proprio una cultura, anzi una sottocultura; un sottoprodotto della milano da bere che ha le sue radici negli anni d'oro del pentapartito: ossia quando fu spezzato lo strapotere democristiano e non per dare una svolta al paese: anzi (semmai il contrario, il suo esatto contrario) ... fra fischi a Berlinguer, ostilità ai Pertini, ecc. i semi, che oggi sono pienamente sbocciati, erano stati piantati e stavano già dando frutti. Quegli anni, mai davvero approfonditi, sono stati davvero ruggenti ma lo furono solo per quei ceti che da un lato ma sopportavano uno Stato realmente "liberale" dall'altro spingevano, avendo capito che l'obiettivo era solo arricchirsi a scapito di tutto e tutti, affinchè quello Stato, di cui spesso facevano parte, non fosse efficiente nè tantomeno presente e forte.... ed eccoci all'oggi triste e al paradosso de XXI secolo: siamo una società libera ma senza vera libertà... siamo a-ideologici ma pratichiamo uno dei mestieri più antiche del mondo: la ladroneria. Certo, dobbiamo aspettare l'esito finale dei processi, se mai ci saranno dei processi, ma dal punto di vista politico il cancro ormai è andato in metastasi e la società e la sua principlae sovrastruttura, lo Stato, è marcia: e con questi chiari di luna non ci si dovrebbe mervigliare che il paese sia fermo nè che non riesce nemmeno a fare un passo; altro che crescita e sviluppo come afferma l'inquilino "romano"; qui ci vorrebbe un lavoro capillare per ricostruire quel tessuto necessario al vivere civile e ridare speranza al paese.
Una vera fatica di sisifo.. e non vedo nessuno al'orizzonte che possa, e voglia, davvero farlo: e perchè mai dovrebbe metterci le mani? A voi piacerebbe introdurre la mani nel secchio di let*** per pulirlo? No, naturalmente..... e questo sarebbe il "vostro" secchio: immaginate di doverne pulire 60 mln........

martedì 3 giugno 2014

Che ingrata questa Commissione europea.....

Si sono, grazie all'italia e al nostro provincialismo (nonchè alla regalia degli 80 euro che dovremo, credo, presto restituire con tanto di scuse visto che, oltre a non esserci le coperture per il 2015, sono stati per giunta bocciati dalla Commissione con la frase "mancano all'appello 9 mld" da recuperare già quest'anno anche "con imposte sui consumi" ... mi chiedo come avremo crescita senza consumi), appena salvati le chiappe alle europee che già rialzano la testa: sono arrivate le "raccomandazioni" della Commissione uscente; si arrampicano un pò sugli specchi, sono uscenti appunto, nei termini ufficiali ma la sostanza non cambia di una virgola ossia siamo lontani anni luce dagli obiettivi che ci hanno imposto e che abbiamo sottoscritto, detto senza se e senza ma. Anzichè essere grati agli italioti ci sputano addosso: tipico di chi sa solo guardare modelli e conti, entrambi del tutto astratti, e non è capace di superare il proprio naso.
Non ci siamo: anche se ha evitato lo schiaffo, e la scarsa riconoscenza dgli eurocrati, del vedersi scritto nero su bianco che bocciava la richiesta italiana di uno slittamento di un anno – dal 2015 al 2016 – del pareggio strutturale di bilancio. E la cui immediata conseguenza sarebbe stata la necessità di una manovra di rientro.
Tutto quel che rimane, anche al netto della “sbianchettatura” finale, è tutt’altro che una bella pagella. Il giudizio sulle diverse parti del Documento di economia e finanza (Def) inviato alle istituzioni Ue a fine aprile non è per nulla tenero e anche se la parola manovra non c’è, il concetto è piuttosto chiaro: “Servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità e crescita”. E la ”deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine”, su cui per ora la Ue ha deciso di chiudere un occhio, “se si ripetesse l’anno successivo potrebbe essere valutata come significativa”. Per di più lo scenario macroeconomico su cui il governo si è basato per disegnare le proprie proiezioni di bilancio è “leggermente ottimistico” e il raggiungimento degli obiettivi “non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate“. Tradotto: sei riuscito a infinocchiare gli italiani alle elezioni con fulminanti promesse e giochini contabili, ora si torna alla realtà e ti rimetti in riga.
il resto lo prendo dall'articolo di | 2 giugno 2014

Oltre a prescrivere il rafforzamento delle misure di bilancio, il documento invita Palazzo Chigi a muoversi rapidamente sul fronte dell’efficienza della pubblica amministrazione e della buona gestione dei fondi europei, a rafforzare il settore bancario e a usare in modo diverso gli ammortizzatori sociali puntando all’effettivo reinserimento dei lavoratori. Non solo: nel mirino di Bruxelles finiscono anche la qualità del sistema scolastico con le sue ricadute sul capitale umano, la corruzione, la giustizia civile, la ripartizione della spesa sociale, gli ostacoli alla concorrenza che ancora ingessano molti settori e l’efficienza degli appalti pubblici.
PERICOLO SCAMPATO. SOLO FORMALMENTE - “L’esenzione richiesta dall’Italia di deviare dal percorso verso gli obiettivi di medio termine non può essere concessa a causa del rischio di non conformarsi con gli obiettivi di riduzione del debito”. Suonava così, stando a una bozza, la frase incriminata che avrebbe inchiodato il governo agli impegni presi con Bruxelles sul fronte del pareggio strutturale di bilancio. Pareggio che Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno deciso di rinviare al 2016, scrivendo nel Def che si tratta di una “deviazione temporanea” e invocando le “circostanze eccezionali” previste dai regolamenti europei. Quel paragrafo, nel corso della notte tra domenica e lunedì o forse addirittura durante l’ultima riunione di lunedì mattina, è stato espunto dal testo finale. Pericolo scampato. Anche se la realtà dei fatti resta quella: “Le previsioni di primavera 2014 della Commissione”, scrive il Consiglio al punto 9 delle sue considerazioni preliminari, “indicano una non conformità con il parametro di riferimento della riduzione del debito nel 2014 poiché l’aggiustamento strutturale prospettato (soltanto 0,1 punti percentuali del Pil) è inferiore all’aggiustamento strutturale richiesto di 0,7 punti percentuali”. Il quotidiano La Stampa ha fatto i conti stimando in 9 miliardi lo sforzo aggiuntivo che sarebbe stato richiesto per correggere la deviazione dall’obiettivo. Al governo, però, non viene imposto di rientrare subito.
DEBITO SOTTO OSSERVAZIONE - In compenso vanno rispettati – e su questo non ci sarà flessibilità – altri paletti per nulla trascurabili: oltre a provvedere per il 2015, l‘Italia già quest’anno deve adottare provvedimenti per “rafforzare le misure di bilancio alla luce dell’emergere di uno scarto rispetto ai requisiti del patto di stabilità e crescita, in particolare alla regola della riduzione del debito”. Debito che in aprile ha toccato il 135,2% del Pil, già due punti sopra quello che in base al Def dovrebbe essere il livello medio per quest’anno.
SPENDING REVIEW, MA CON CRITERIO - Per Bruxelles, l’Italia nell’immediato dovrà “portare a compimento l’ambizioso piano di privatizzazioni” e “attuare un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita”, cioè basato non su nuove tasse ma sulla riduzione delle uscite grazie a “un miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di governo”. Preservando però la spesa “atta a promuovere la crescita”, ossia quella “in ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e progetti di infrastrutture essenziali“. Sempre in vista del rispetto dei parametri di bilancio, vanno garantite “l’indipendenza e la piena operabilità dell’Ufficio parlamentare di bilancio“, l’organismo indipendente incaricato di vigilare sul pareggio di bilancio introdotto in Costituzione che le Camere sono riuscite a eleggere solo a maggio dopo quattro mesi di tira e molla. Adesso basta ritardi, chiede in pratica il Consiglio Ue: l’ufficio deve essere operativo “il prima possibile” e comunque “entro settembre 2014, in tempo per la valutazione del documento programmatico di bilancio 2015″.
TASSARE DI PIU’ I CONSUMI E MENO IL LAVORO - Il giudizio sul bonus fiscale di 80 euro è di parziale sufficienza. Il fatto è che va garantito anche per il 2015 e da comunque da solo non basta: occorre “trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio” e “valutare l’efficacia della recente riduzione del cuneo fiscale assicurandone il finanziamento per il 2015″. Seguono altre prescrizioni: la delega fiscale va attuata “entro il marzo 2015″, approvando anche i decreti che riformano il sistema catastale per garantire l’equità e “l’efficacia della riforma sulla tassazione dei beni immobili“, “sviluppare ulteriormente il rispetto degli obblighi tributari, rafforzando la prevedibilità del fisco, semplificando le procedure, migliorando il recupero dei debiti fiscali e modernizzando l’amministrazione fiscale”, “perseverare nella lotta all’evasione fiscale e adottare misure aggiuntive per contrastare l’economia sommersa e il lavoro irregolare”. Più nel dettaglio servono poi misure sulle agevolazioni fiscali dirette (la cui portata deve essere “riesaminata”), sulla base imponibile (che va appunto “allargata”, soprattutto sui consumi) e sulle accise sui carburanti, in particolare l’”adeguamento delle accise sul diesel a quelle sulla benzina” e l’eliminazione delle “sovvenzioni dannose per l’ambiente“.
CORRUZIONE, PRESCRIZIONE E L’EFFICIENZA DELLA GIUSTIZIA CIVILE - La terza raccomandazione riguarda l’efficienza della pubblica amministrazione: al governo viene chiesto innanzitutto di “precisare le competenze a tutti i livelli di governo” e “garantire una migliore gestione dei fondi dell’Ue con un’azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno”. Ma il prerequisito è ridurre la corruzione che “continua a incidere pesantemente sul sistema produttivo dell’Italia e sulla fiducia nella politica e nelle istituzioni”. Per questo occorre anche “potenziare ulteriormente l’efficacia delle misure anticorruzione, in particolare rivedendo l’istituto della prescrizione entro la fine del 2014 e rafforzando i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione”. Ogni riferimento al caso Expo è puramente casuale e arriva proprio mentre si attende il decreto ad hoc, mirato soprattutto a dare all’authority e al suo presidente Raffaele Cantone pieni poteri per vigilare sugli appalti dell’Esposizione Universale di MilanoBisogna poi “monitorare tempestivamente gli effetti delle riforme adottate per aumentare l’efficienza della giustizia civile, con l’obiettivo di garantirne l’efficacia, e attuare interventi complementari, ove necessari”.
PIU’ VIGILANZA SU BANCHE POPOLARI E FONDAZIONI - Ce n’è anche per le banche, e in questa fase non poteva essere altrimenti. Sotto osservazione i prestiti dalla riscossione incerta e, più in generale, il governo societario, sia degli istituti sia delle fondazioni che ne detengono quote. Va garantita “la capacità di gestire e liquidare le attività deteriorate per rinvigorire l’erogazione di prestiti all’economia reale“. Ma “gli interventi attuati finora in materia di accesso ai finanziamenti sono stati principalmente imperniati su misure di agevolazione dell’accesso delle imprese al credito”. Mentre ora va promosso anche “l’accesso delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari“. Poi un nuovo ammonimento sull’attuazione effettiva delle regole: ”Benché siano lodevoli le iniziative relative al settore del governo societario delle banche, tra cui i nuovi principi recentemente stabiliti dalla Banca d’Italia, l’impatto di questi ultimi dipenderà dalle banche che dovranno applicarli correttamente e dal fatto che vengano effettivamente fatti rispettare”. Occorre “continuare a promuovere e monitorare pratiche efficienti di governo societario in tutto il settore bancario, con particolare attenzione alle grandi banche cooperative (banche popolari) e alle fondazioni, al fine di migliorare l’efficacia dell’intermediazione finanziaria”. 
LIMITARE LA CASSA INTEGRAZIONE - Per quanto riguarda il mercato del lavoro, Bruxelles invita il governo a “valutare gli effetti delle riforme” su salari, creazione di posti, procedure di licenziamento e dicotomia tra garantiti e precari. E a considerare, se sarà il caso, l’opportunità di varare “ulteriori interventi”. Gran parte del paragrafo, però, si concentra su chi il lavoro l’ha perso o non lo trova. Sul primo fronte le parole d’ordine sono “piena tutela sociale dei disoccupati”. Per garantirla occorre limitare l’uso della cassa integrazione guadagni “per facilitare la riallocazione della manodopera”, “rafforzare il legame tra le politiche del mercato del lavoro attive e passive, a partire dalla presentazione di una tabella di marcia dettagliata degli interventi entro settembre 2014″ e “potenziare il coordinamento e l’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego“.
Quanto a chi sul mercato del lavoro deve entrarci, bisogna “intervenire concretamente per aumentare il tasso di occupazione femminile, adottando entro marzo 2015 misure che riducano i disincentivi fiscali al lavoro delle persone che costituiscono la seconda fonte di reddito familiare, e fornire adeguati servizi di assistenza e custodia”, “fornire in tutto il Paese servizi idonei ai giovani non iscritti alle liste dei servizi pubblici per l’impiego ed esigere un impegno più forte da parte del settore privato a offrire apprendistati e tirocini di qualità entro la fine del 2014, in conformità agli obiettivi della Garanzia per i giovani”.
TROPPA SPESA SOCIALE PER GLI ANZIANI - Dagli esami della Commissione è emerso che tra pensioni, sanità e assistenza la spesa sociale in Italia è “tuttora destinata in gran parte agli anziani“. E non riesce a “contenere i rischi di esclusione sociale e di povertà”. Per rimediare è necessario estendere gradualmente “il regime pilota di assistenza sociale, assicurando un’assegnazione mirata, una condizionalità rigorosa e un’applicazione uniforme su tutto il territorio”. Oltre a rafforzarne la “correlazione con le misure di attivazione”. Infine vanno migliorate l’efficacia dei regimi di sostegno alla famiglia e la qualità dei servizi per i nuclei familiari a basso reddito con figli.
LA SCUOLA, PIU’ ATTENZIONE AL CAPITALE UMANO - La qualità dell’insegnamento e la dotazione di capitale umano vanno migliorate “a tutti i livelli di istruzione”. Per questo tra le raccomandazioni compare anche la richiesta di ”rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici per migliorare i risultati della scuola e, di conseguenza, ridurre i tassi di abbandono scolastico; accrescere l’apprendimento basato sul lavoro negli istituti per l’istruzione e la formazione professionale del ciclo secondario superiore e rafforzare l’orientamento professione nel ciclo terziario”. Dulcis in fundo, e i ricercatori festeggeranno, bisogna “assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca” e assegnare quelli destinati alle università “in funzione dei risultati conseguiti nella ricerca e nell’insegnamento”.
POSTE, ASSICURAZIONI, BENZINAI E SERVIZI PUBBLICI SENZA CONCORRENZA - Occorre poi schiacciare l’acceleratore sulle semplificazioni normative e “colmare le lacune attuative delle leggi in vigore”, promuovere “l’apertura del mercato” e rimuovere “gli ostacoli rimanenti e le restrizioni alla concorrenza nei settori dei servizi professionali e dei servizi pubblici locali, delle assicurazioni, della distribuzione dei carburanti, del commercio al dettaglio e dei servizi postali“. Le prescrizioni sul fronte degli appalti pubblici – tema quanto mai sensibile in tempi di nuove “cupole” e giri di tangenti – si appuntano sull’efficienza da “potenziare” e sulle procedure da “semplificare” sfruttando le procedure informatiche, razionalizzando le centrali d’acquisto e dando “garanzia della corretta applicazione delle regole relative alle fasi precedenti e successive all’aggiudicazione”. In materia di servizi pubblici locali, infine, va “applicata con rigore la normativa che impone di rettificare entro il 31 dicembre 2014 i contratti che non ottemperano alle disposizioni sugli affidamenti in house”. 
BOCCIATE LE INFRASTRUTTURE, LA RETE E IL RUOLO SCOMODO DELLE FERROVIE - Nel capitolo infrastrutture c’è un evidente richiamo al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi: “Garantire la pronta e piena operatività dell’Autorità di regolazione dei trasporti entro settembre 2014″, prescrive il Consiglio. A dire il vero quella Authority, nata sulla carta nel lontano 2011 ma varata di fatto nel luglio 2013 (Lupi era allora ministro del governo Letta), è attiva da gennaio. Ma per ora ha solo lanciato “consultazioni” e avviato un giro di audizioni con aziende e associazioni dei consumatori. Per di più, si legge nel “documento di lavoro” della Commissione, “gran parte dello staff previsto deve ancora essere reclutato”. Da qui l’invito a renderla davvero “operativa”, anche perché “è importante che dia rapidamente la sua opinione sulla separazione tra gestione dell’infrastruttura e operazioni di trasporto nel settore ferroviario (il riferimento è al ruolo di Ferrovie che sono al contempo gestore e fruitore della rete del Paese, ndr) che avrebbe dovuto consegnare già a giugno 2013″. 
Sempre a proposito di treni e ferrovie, all’interno del documento si ricorda che “il settore presenta ancora importanti debolezze. La lunghezza della rete rapportata al numero di abitanti è tra le più basse dell’Unione mentre il tasso di utilizzo è tra i più alti. A dispetto di un tasso di investimento infrastrutturale sopra la media Ue, in alcune regioni – in particolare al Sud – rimangono colli di bottiglia. E la soddisfazione dei consumatori è tra le più basse dell’Unione”. Al punto 16 delle considerazioni preliminari c’è spazio anche per  i porti, che “meritano particolare attenzione e interventi per ovviare alla mancanza di infrastrutture intermodali e alla carenza di sinergie e collegamenti con l’entroterra”. Infine la banda larga: “In termini di copertura in Italia ci sono zone non urbane prive di sufficiente copertura”. Le “strozzature infrastrutturali”, poi, ostacolano anche “il corretto funzionamento del mercato dell’energia“.
La Ue sente infine il bisogno di chiedere a Palazzo Chigi la piena attuazione delle misure adottate: l’Italia è sempre stata lenta e inadempiente non tanto nell’annunciare e magari varare nuove norme, quanto nello scrivere i decreti attuativi necessari per trasformarle in interventi concreti. ”Resta cruciale per l’Italia l’attuazione rapida e completa delle misure adottate, sia al fine di colmare le carenze esistenti che al fine di evitare l’accumulo di ulteriori ritardi”.
p.s.
Bene, cari concittadini.. ve lo siete votato ora godetevelo tutto.
Se a questo ci aggiungiamo l'ennesima bocciatura di S. & P., una delle dirette responsabili dello tsunami finanziario, il quadro del pacco che ci ha rifilato alle elezioni è chiaro come il sole; ben sapendo, perchè lo sappiamo, è grazie a lei e alla sue sorelle immense fortune son passate da mani pubbliche a poche mani private che si sono immensamente arricchite.

lunedì 2 giugno 2014

Brasile, il boomerang dei Mondiali

... a completamento del post di ieri oggi vi posto un articolo preso dal Fatto quotidiano del 1/6/2014 a firma di Loretta Napoleoni (una persona che certo ne sa più di me.. lo fa di mestiere, io no..)
Tra meno di due settimane partono i mondiali di calcio in Brasile, che oltre a regalarci uno spettacolo sportivo di prima classe ci offrono la possibilità di sapere di più nei confronti di una nazione emergente, parte dei celeberrimi BRIC (Brasile, Russia, India Cina). Il Brasile, si sa, è la nazione che ha vinto più coppe del mondo in assoluto, quindi ci sarebbe da aspettarsi che i mondiali siano un evento popolarissimo, fonte di orgoglio nazionale. Ed invece non è proprio così.
Dal 2007, da quando il Brasile si è assicurato i mondiali del 2014, “l’indice di gradimento” di questo evento è sceso dal 75 al 48 per cento, oggi meno della metà della popolazione pensa che sia stata una buona mossa ospitare i mondiali. Ai brasiliani appare assurdo che il governo abbia speso 11 miliardi di dollari e mezzo, di cui circa 3,6 miliardi provenienti dall’erario pubblico, per allestire i mondiali quando nel paese mancano i servizi sociali fondamentali, dalla sanità alla scuola. La notizia, poi, che questi saranno i mondiali più costosi della storia, ha provocato un’ondata di protesta.
Le critiche mettono in luce un sistema economico corrotto, asfissiato dall’eccessiva burocrazia e controllato dal grande capitale. Questa miscela ha fatto sì che gli sprechi siano stati  quasi tanto frequenti quanto le promesse non mantenute. Ad esempio, il governo ha insistito per ubicare le partite in una dozzina di città, quando la stessa FIFA aveva ne suggerito massimo 8. Stadi  giganteschi sono sorti, simili a cattedrali nel deserto, in piccoli centri urbani privi di squadre locali famose e dei tifosi per riempirli. Quello costruito a Manaus, nell’Amazzonia, ha una capienza di 39 mila persone quando nelle partite locali il numero massimo di spettatori è 1.500. Dietro la costruzione degli stati c’è una macchina infernale di politici corrotti e di architetti e società di costruzioni a loro legati.
Ma non basta, gran parte delle infrastrutture di cui in futuro avrebbe dovuto beneficiare la popolazione, e che hanno giustificato l’uso di 3,6 miliardi di dollari provenienti dalle tasse dei brasiliani, non sono state costruiti. L’alta velocità che doveva collegare Rio de Janeiro a Sao Paulo per un costo di 16 miliardi di dollari non si è mai materializzato.
La rabbia contro le spese e gli sprechi dei mondiali, esplosa lo scorso anno nelle strade del Brasile, è anche alimentata dal rallentamento della crescita economica. Nel 2007 il tasso di crescita era del 7,5 per cento, oggi l’economia fa i conti con una recessione quasi quinquennale. Secondo il governo i mondiali inietteranno nell’economia nazionale circa 11,1 miliardi di dollari, grazie alla pubblicità ed alle spese dei tifosi; daranno anche lavoro a quasi 400 mila persone. I critici, tra cui le agenzie di certificazione come Moody, fanno notare che si tratta di occupazione stagionale e che l’impatto sull’economica brasiliana sarà minimo. I mondiali non compenseranno la contrazione legata all’eccessivo indebitamento della giovanissima classe media, la caduta del gettito fiscale legata a questo fenomeno, né risolveranno il problema della corruzione e dell’eccessiva burocrazia.
Peccato che sia tardi per tornare indietro e che il Brasile dovrà anche fare i conti con le Olimpiadi del 2016.
p.s.
più chiaro di così...

2014: italia a testa alta.....

Questa frase proviene da una dichiarazione istituzionale per il 2 giugno: in europa ci andiamo a testa alta... sicuri?
Riguardavo ieri sera la vittoria della nazionale sulla germania nella finale del mondiale del 1982... e ripensavo a quei tempi: quell'italia, che di lì a pochi anni avrebbe conosciuto la crisi di sistema (un sistema cresciuto e incancrenitosi nel mondo della guerra fredda).. di un sistema che ci aveva dato un 40 ennio di sicurezza e, si, anche di benessere. Quell'italia che aveva come Presidente Pertini, che alla fine della partita esultava per la vittoria ma che si faceva attendere nel ricevere le congratulazioni del premier tedesco e del re spagnolo, quella era, nonostante tutto, un paese che andava a testa alta in europa: personaggi con forte personalità e un certo orgoglio di sè che non abbassava gli occhi davanti alle avversità e che ben rappresentava un paese che si da un lato cominciava a risentire delle contraddizioni proprie (uno sviluppo industriale costruito sulla immigrazione di 3,4 mln di meridionali al nord trattati peggio di come trattiamo oggi gli extracomunitari) e importate (il saper di essere la frontiera fra due mondi, quello cosiddetto libero e quello sovietico, con il più forte P.C. dell'intero occidente.. con la necessità di rimanere al di quà della cortina di ferro a qualunque costo) ma che comunque aveva sviluppato un proprio senso dell'essere che poi andrà disperso.
Facevo il raffronto fra quei personaggi, Pertini in testa, e quelli di oggi... (pensate solo all'italia che vinse ill successivo titolo, giusto per fare un raffronto) che trsitezza: quel paese poteva camminare a testa alta, quello di oggi... no e non solo per il personale politico (per quanto decadente e corrotto era mille anni luce avanti a quello attuale) ma anche come società: non si era legato a un carro lanciato in corsa contro il muro e non aveva buttato alle ortiche il proprio passato e la ricchezza di quanto costruito, nel bene e nel male, nei decenni precedenti.
No, non andiamo a testa alta in europa......e se ne diamo l'impressione è solo perchè gli altri stanno peggio di noi ma lo nascondono meglio; sanno vendersi...  ecco perchè questo 2 giugno è un giorno come un altro.... come anche nel prossimo mondiale non sarò fra gi spettatori: sia per come il cosiddetto governo progressista brasiliano ha trattato i suoi cittadini (si son proprio rivoltati contro lo sperpero di soldi e la corruzione) sia per come l'occidente in generale si è trasformato nel mostro che divora se stesso.

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