venerdì 7 gennaio 2011

Perché la fiat l'avrà vinta....

Si ne sono convinto: non solo perché non conosco ancora nessuno che voti contro un accordo che può comportare la perdita del proprio posto di lavoro, quindi sotto ricatto, e un pò perché é difficile che accada ci siano appoggi politici alla difesa fatta dalla fiom del ccnl; mica siamo in germania dove i sindacati sono presenti nei consigli di sorveglianza delle aziende e fanno pesare la cogestione (quando c'é crisi accettano tagli ai redditi ma quando arrivano l'odore dei profitti chiedono, come hanno fatto in questi giorni, anche il 6% di aumenti ..... leggasi sei per cento, da noi un miraggio) sulle aziende che non si sono nemmeno fatte sfiorare dal dubbio di uscire dalla locale confindustria pr crearsene la propria: inimmaginabile; lì infatti il "nostro" Marchionne ci si é smusato di brutto (forse pensava di poter portare anche in quel paese il vangelo secondo lui e di trovare sponda in qualche sindacatino come da noi, ma lì non sono italiani) prima perché proprio i sindacati e poi a ruota politici e governo si sono opposti e non se n'é fatto di nulla. Da noi no: la politica tifa per lui (la destra populista vede la possibilità di spezzare le reni alla fiom e alla cgil; i liberisti del pdmenoelle vedono la possibilità di guadagnarci qualche altra cosa, forse la classica medaglietta da apporre sul petto, chissà magari scrivendo qualche libro nel quale pontificano sulla bellezza del mercato libero e democratico dove i "produttori" parlano fra loro e si accordano (dandosi magari un bacino alla fine del colloquio) e tutti vivono felici e contenti; i confidustriali, pur tifando per lui, temono le reazioni del sindacato e frenano... poi ci sono gli altri: i sindacati gialli (segnatamente Cisl, Uil, ecc.) che hanno compreso le difficoltà della fiom e spingono per sparare su essa in una guerra fratricida da cui i lavoratori hanno pochissimo da guadagnarci, anzi nulla. Fa orrore quel "10, 100, 1000 Pomigliano" detto da Bonanni in un comizio; e fa altrettanto orrore la cancellazione della legislazione in materia di lavoro, pubblico e privato, costruita in 40 ani solo perché a qualcuno piace giocare al "riformista" sulle spalle altrui: se va bene va in tv, fa le comparsate ecc. magari lo minacciano e ha pure la scorta... se va male può sempre dire che "non ci si é spinti troppo avanti nella liberalizzazione del mercato del lavoro" e quindi i benefici del mercato non si sentono: peccato che italiani ignorino chi ha inventato questa frase e quando é stata detta, ossia nel cile di pinochet da milton friedman quando il sanguinario dittatore si preoccupò, anche lui si preoccupava, vedendo che in un solo anno la metà della popolazione cilena (che prima, sotto Allende, era uno dei paesi più ricchi e avanzati dell'America latina) era sotto la soglia della povertà, una condizione dalla quale ancora oggi si deve risollevare. La fiat marchionniana vincerà (e rivincerà) non ci sono dubbi: questo paese non si ama e chiunque lo può usare, rivoltare come un calzino e buttare nel cestino senza troppi patemi d'animo tanto nessuno dirà nulla........... o se lo dirà si perderà nel rumore di fondo di 60 milioni di folli che si parlano addosso senza ascoltarsi e ascoltare e farsi un idea del vicino. Fossi la fiom, ma non lo sono per fortuna, firmerei tecnicamente il contratto e poi lo denuncerei davanti al giudice del lavoro e, se del caso, davanti alla Corte costituzionale; e se fossi parte di un governo (e per fortuna della fiat e simili non lo sono) chiamerei le parti davanti a un tavolo mettendo sul tavolo una sola pregiudiziale: il diritto di proprietà, il diritto a riunirsi, la libera iniziativa privata contemperata con la sua funzione sociale; d a questo si parte poi le parti si accordano come vogliono, facile e semplice e se il marchionne non é d'accordo e chiude..... bé l'Europa non vieta la proprietà industriale pubblica, purché gestita con criteri di mercato (mai sostenuto il contrario ma dovrebbe essere "vero" mercato e non quello che abbiamo oggi) e poi si possono sempre costruire auto elettriche!!!! Questo non accadrà mai, quindi: teniamoci i ricatti; teniamoci il 28% di disoccupazione giovanile; teniamoci questa fiat etniamoci tutto ............ potrebbe, altrimenti, sempre andare peggio di così; si sa che i comunisti son dovunque!

giovedì 6 gennaio 2011

Enduring crisis, chi specula sui mercati? Chi ci guadagna?

Quasi fosse stato annunciato ecco l'attacco degli speculatori al Portogallo. Euro sotto pressione; spread con i tassi tedeschi dei bond portoghesi (ma pure spagnoli e italiani) che schizza alle stelle; dulcis in fundo se il Portogallo, per ora poi quali altri si vedrà, si vuole salvare dare ancora fondo alle casse pubbliche impoverendo il paese e di conseguenza i cittadini che subiranno altri tagli ecc.: la domanda ovvia é semplice, se ne uscirà? O dovremo aspettare che la Germania dia il permesso? Perché il vero punto é esattamente questo: se si va a guardare chi aveva prestato soldi ai paesi in "difficoltà (Islanda, Grecia, Inghilterra, Portogallo, Spagna ecc.)" erano proprio le banche tedesche (inglesi e americane) e per non vederle insolventi si é scelto di scaricare sui cittadini dei paesi interessati l'onere di pagare anziché risolvere in altra maniera il problema, come? Consolidando il debito ma questo poneva in difficoltà i tedeschi e quindi..... di questo se n'é già parlato; in Italietta, e lo sappiamo, vivacchiamo nel sonno mediatico indotto e l'unica voce che tuona é proprio quella del genio tremontiano che scopre, ora, che la crisi non solo non é passata ma é all'inizio e si erge scadalizzata contro quei paesi che, con il denaro pubblico, hanno salvato le banche: come se non sapesse che é questa la linea imposta (anche se ufficialmente concordata) dalla Germania proprio: questo a mio parere si chiama scoprire l'acqua calda e nient'altro. Hai voglia a dire che stiamo uscendo; hai voglia a dire che dobbiamo fare scarifici per un futuro migliore: la realtà é assolutamente un altra: siamo preda degli speculatori perché sanno che gli Stati, noi compresi, il ricatto economico e finanziario speculativo lo pagano salato perché non hanno il coraggio di aprire strade alternative perché aprirebbero scenari nuovi o meglio mari ignoti per le oligarchie al potere: e i lidi ai quali potrebbero approdare possono non essere quelli auspicati e ciò, per le oligarchie, é assolutamente da evitare, soprattutto per chi ha assunto una posizione tale da perderci troppo. Quindi meglio scaricare le avventure sugli altri Stati, come nel caso della Germania, e sui propri cittadini come fanno gli Stati (italiano compreso) che subiscono il dixit tedesco: una tenaglia micidiale. C'é un altro aspetto: la Cina. Questo paese, comunista e dittatoriale (però in europa, e in Italia, ce ne dimentichiamo quando torna comodo come ora), dopo la Grecia acquisterà il debito spagnolo: una panacea per il Governo e un problema solo rimandato perché questo debito se allevierà per ora il problema saldi finanziari ed economici scaricherà sul piano politico al prossimo futuro la questione del ripagarlo e, soprattutto, delle contropartite: pensate che i cinesi siano dei samaritani? No, é più che probabile che di questo passo la UE sarà targata Cina, ossia che dipenderemo totalemente da questo Stato e quindi diventeremo loro "colonia" economica allontanando il vecchio mondo dalla sponda americana (d'altronde anche loro fanno così, gli USA hanno tutto il debito pubblico in mano cinese, oltreché la produzione) e asservendolo ai loro voleri: tutto per salvare l'attuale sistema imperniato sulla supremazia tedesca da un lato e sui sodali nazionali che non vogliono perdere la presa sociale; chi non ce la fa si arrangi come già da anni i normali comuni mortali si arrangeranno, d'altronde in italia già lo facciamo....... o si rivolge alla Cina.

mercoledì 5 gennaio 2011

l'insostenibile leggerezza della politica

Dicono del mondo blogger che si guarda l'ombellico e non partecipa realmente all'informazione perché rilancia notizie messe in circolo da altri; può essere vero se parliamo di blog generalisti e non é così se si rivolge lo sguardo a quella frazione della blogosfera che getta lo sguardo sulla società nelle sue varie espressioni: dalla politica all'economia passando per i sistemi sociali e le loro evoluzioni. Ma come si fa a osservare il vuoto? Nel sistema politico italiano non abbiamo ideologie dominanti; né abbiamo uno scontro fra visioni diverse del sistema; non esistono alternative. Con il passaggio dalla partitocrazia pentapartitica al falso dualismo attuale il personale politico, nonostante le rasi roboanti sulle riforme e sul riformismo, é rimasto praticamente lo stesso e si vede perché il paese é fermo: se ci fossero spinte riformiste la società si muoverebbe invece non é così: in una tale situazione hanno gioco facile i predatori delle casse pubbliche e le corporazioni mentre i cittadini ne rimangono fuori facendo semplicemente da spettatori che sono chimati in causa solo per giudicare con il voto; in realtà se la caratteristica del sistema italiano é sempre stata questa (i cittadini sullo sfondo della politica) con partiti alternativi fra loro c'era la possibilità di avere spazi di partecipazione democratica non foss'altro perché le proposte di riferimento erano, tericamente, alternative fra loro. Oggi invece abbiamo un pensiero unico che nasconde, al nocciolo, il raggiungimento del soddisfacimento di esigenze proprie (economiche, giudiziarie, politiche, sociali, ecc.) al di là e al di sopra di quelle collettive: anzi si nega la collettività se non quando ci si riconosce nei leader di movimenti e partiti ma anche in questo caso c'é più la "tasca" che la testanell'adesione e infatti i "cambi" di casacca, così come le "compravendite" di paralmentari, sono molto più frequenti ora che prima: uscirne? E perché mai? In fondo, anche chi ci perde, ci stiamo bene dato che, pur cadendo nel baratro "argentino", rimane sempre qualcosa in mano che ci fa desiderare non di perdere quel poco che resta facendoci perdere di vista quello che finora ci hanno tolto in nome di crisi e debiti da eliminare che in realtà fanno parte integrante del sistema liberista mercataro quando si tratta di profitti e statalista quando si tratta di pagare il conto: un sistema che ha sempre la risposta pronta ma i nervi molto poco saldi quando si tratta di crisi e decisioni collettive. La sua caratteristica primaria é la precarietà: quella profonda é la ricerca dell'arricchimento personale a qualunque costo; ciò é possibile soprattutto quando abbiamo un personale politico che si ritiene padrone all'interno delle istituzioni e le usa non per scopi pubblici ma privati e si ritiene investito del potere al di sopra di tutto, legge compresa. Superare una tale empasse é possibile se c'é una volontà comune attiva di rivendicare il proprio ruolo; diventa impossibile quando la spinta sociale manca o é ristretta a frazioni e segmenti che sono colpiti dai tagli effettuati (studenti, precari, invalidi, operai ecc.) mentre la totalità vivacchia e invecchia nel frattempo augurandosi di non entrare nel girone infernale diventando target delle attenzioni delle caste al potere.... si dice che la Befana porti dolci e carbone a me pare che nel nostro caso se solo portasse saggezza non staremmo così ma la vecchina é una leggenda e quindi....

martedì 4 gennaio 2011

Come rovinarsi il futuro..

Naturalmente sappiamo tutti che oggi è la Germania a essere il faro europeo: gli altri o si sono accodati o ne sono succubi. Sappiamo anche che se il debito greco e irlandese (anche islandese) fosse stato denunciato e ristrutturato sarebbe stata proprio la Germania a pagarne le conseguenze più gravi, ossia le banche tedesche si sarebbero trovate in gravi difficoltà, se non vicine al fallimento come già accaduto in Inghilterra. Cosa fare? Con governi preoccupati per il futuro proprio ed europeo avrebbero spinto affinché questi due paesi si facessero carico dell'onere delle proprie istituzioni finanziarie; invece la storia non é andata così: la Grecia é praticamente fallita così come l'Irlanda (in Islanda il fallimento c'é stato ma sono fuori dalla UE e hanno preso un alrta strada, ossia quello di non far pagare il conto tutto ai propri cittadini) e in bilico ci sono Portogallo, Spagna e.... Italia. Com'é noto il nostro é un paese di furbacchioni: come si dice? Italiani, brava gente. Non é così perché furbi non siamo e in questa crisi, e mai come ora, si é rivelato il carattere nazionale principale: l'autolesionismo. Cosa é accaduto? Semplice, quei furbi dei nostri politici (come quando firmammo per Maastricht senza nemmeno un minimo di trattativa precedente) hanno firmato la condanna a morte del paese e del suo futuro. Accettando i limiti imposti dal nuovo accordo ci aspettano anni durissimi di tagli (tasse non se ne parla nemmeno con questi qua dato che la nostra classe politica a parole combatte l'evasione ma nei fatti, dato che gli evasori votano purtroppo, la tollera e scarica sui redditi certi il peso della crisi) e manovre finanziarie lacrime e sangue a totale carico nostro: niente o pochissimi investimenti, spinta al vivacchiare quotidiano e zero ricerca e sviluppo. Ciò innestato su un quadro già intriso di eliminazione del welfare e della rete di protezione sociale (per non parlare della rottura del contratto sociale a opera dei governi del cosiddetto centrosinistra, ma più correttamente li dovremo definire liberisti di sinistra) non può non dare adito al chi può si arricchisca, anche a scapito altrui, insieme alla lotta per creare vere e proprie caste sociali privilegiate che gestiscono in nome, nominalmente, altrui ma per conto proprio le casse dello Stato e di conseguenza l'intera società: uno schema già visto, e rivelatosi purtroppo perdente, nell'america latina degli anni d'oro del liberismo (che li ha portati a fallire e a creare milioni di dispoccupati e diseredati), una sorta di prova del 9 del liberismo in salsa populista di cui il berlusconismo é l'esito finale solo. Strangolati da questi accordi in Italia non ci sarà più bisogno di ministri dell'economia ma di ragioneri che tengano a posto la contabilità e basta. Ci meritiamo un destino così? E ci meritiamo di vedere il tappo "politico/generazionale" che da anni sta distruggendo quel poco di tessuto sociale che in 150 anni si é costruito? Naturalmente l'amato Capo non lo dirà mai: se avete sentito la conferenza stampa di fine anno avrete fatto caso alle dichiarazioni che affermano che il Governo si aspetta sia una crescita, irrealizzabile, maggiore (volutamente maggiore?) di quella che il più entusiasta economista può prevedere sia di non fare un altra finanziaria. Ci credete? E come faranno se dovremo stare nei nuovi parametri, da usura, che abbiamo così felicemente firmato? Questo é il punto: se avessimo un ceto dirigente più attento ai propri cittadini che ai propri interessi si sarebbe potuta seguire la strada islandese e davvero dare una rotta diversa al paese; invece ciò non conveniva ed era anche poco interessante per la casta: meglio tenere la gente sulla lama del rasoio; solo così possono sperare di autoperpetuarsi a danno nostro.....

lunedì 3 gennaio 2011

Fiat voluntas....

Il caso Fiat é emblematico del paese. Sia nella maggioranza che nell'opposizione, più in quest'ultima, la vicenda si specchia nel paese: plaude chi non ha mai fatto un giorno di lavoro a una catena di montaggio e mugugna chi invece c'ha lavorato. son sempre stato convinto che i problemi del lavoro debbano essere affrontati sempre non con un approccio "liberale (e di conseguenza liberista)" ma democratico perché, come sostenevano i giuristi seri, ci sono due visioni e due concezioni che spesso collidono per interessi opposti fra loro e una, spessissimo, si trova in posizione "debole" rispetto all'altra: stiamo parlando delle parti che comunemente definiamo lavoratori e imprenditori. Di solito nei paesi democratici la legislazione riequilibra le parti attraverso una legislazione garantista (questa si che serve) per evitare abusi e soprusi, nei paesi democratici ciò é cosa normale: la legislazione é chiaro con il crescere e il mutare della società ma rimane a difesa delal parte debole e il nostro, Costituzione compresa, paese non dovrebbe fare eccezione; invece non é così: il nostro paese con l'ondata liberista, anarchica direi, degli anni 80 e 90 del secolo scorso (periodo che coincide con la milano da bere e il ventennio berlusconiano) ha eliminato progressivamente queste tutele anziché riformarle. Oggi il processo é compiuto con la nascita della newco fiat e dei contratti di lavoro al di fuori dei ccnl: il bello é che si parte dal presupposto che il sindacato che accetta a priori i neo-principi del socing in stile XXI secolo ha udienza quello che critica é fuori in barba a ogni principio legislativo e costituzionale e di conseguenza non può nemmeno alzare il dito per parlare nella fabbrica in questione. Ora un paese democratico, non liberal-liberista, bilancerebbe una tal situazione con una legislazione a hoc e, in ogni caso, farebbe da mediatore fra le parti: noi no; sia maggioranza che opposizione si sono schierate, in maggior parte, dalla parte marchionniana sia perché realmente convinti della bontà del contratto sia perché il fascino del relegaer il sindacato in un angolo é irresistibile per la politica che ha sempre aspirato a dominare ogni ambito sociale: particolarmente quel mondo sindacale che é rimasto l'unica vera struttura organizzata in un mondo dove tutto é liquido e informe, per non dire amorfo. Il punto é: con quale spirito i lavoratori di Mirafiori, dopo quelli di Pomigliano, andrano a votare al referendum sul contratto? Chi é così folle da dire no e perdereil posto di lavoro in una società che non dà assolutamente alternative? Questo ricatto economico é legalmente, oltreché eticamente, accettabile?

domenica 2 gennaio 2011

si continua........

Il 31 é sempre stato fonte di domande da che mondo é mondo: figli che chiedono ai padri; adulti che si chiedono come sarà e via dicendo. Però oggi siamo in una situazione strana: é forse la prima volta nella quale i figli staranno peggio dei loro genitori e nonni e quindi gli interrogativi sono pressanti e determinano un processo di domande dentro altre domande in un cerchio vizioso che ha come soluzione la mancanza di soluzioni: almeno finché si vive in un sistema geopolitico chiuso in se stesso basato sull'idea del mercato e della crescita continua dove l'economia é al primo posto e tutto può essere acquistato e venduto in base ad un valore intrinseco slegato dai fattori di produzione che l'hanno creato: l'unica variabile é il massimo profitto ottenibile rispetto ai propri concorrenti, e basta. In Italia, poi, l'attualità delle cose é tale che tutti noi siamo attanagliati da un lato dalla necessità di salvaguardare quel poco che abbiamo e dall'altro di assicurare un minimo di futuro credibile a chi verrà dopo un barlume non dico di benessere ma almeno di non povertà cui sembrerebbero essere destinati se i fattori dell'equazione sociale non dovessero cambiare; problemi che, visti da vicino, ci riguardano e ci impongono di cercar un barlume in fondo al tunnel nel quale ci troviamo. Il messaggio presidenziale: non é stato il solito messaggio ma conteneva una serie di segnali di attenzione, e anche allarmi, sui disagi vissuti nella società che dovrebbero far riflettere chi si trova nelle istituzioni anziché, oltre alle parole di circostanza che vanno dette ma a cui non ci si crede, accusarlo di gufare e basta. Sono tante le cose in fermento nella nostra società e il Capo dello Stato, lontano dalle dirette beghe politiche (ma non troppo dato che é solo grazie a lui che l'amato capo ancora una volta si é salvato dalla sfiducia perché se la si fosse votata subito si sarebbe votato fra febbraio e marzo mentre ora se va bene se ne riparlerà nella seconda metà dell'anno sempre ammesso che non si arrivi, purtroppo, alla fine della legislatura), può guardare alle cose politiche con un certo distacco e accorgersi di quante voragini sta aprendo nel tessuto sociale l'azione, si fa per dire, di questo governo benthamiano più occupato a salvare e rinforzare la vena "putiniana" che fare quello per il quale é pagato, ossia il benessere dei cittadini e quel futuro cui hanno diritto. In particolare le nuove generazioni avrebbero diritto a vedere create le condizioni per crearsi il proprio futuro e non fare da esercito di riserva, lumpenproletariat in stile XXI secolo, se non vogliono andarsene all'estero a cercare fortuna. Quale futuro li aspetta? Se non si cambia direzione sarà dura che ci sarà ma per darglielo non servono manovre finanziarie né liberalismi da accatto e finti: serve creare opportunità di crescita e adeguamento delle istituzioni, di istruzione in primis, alle reali esigenze che si hanno di fronte: questa maggioranza invece sta facendo il percorso esattamente opposto e la cosa peggiore é che anche chi aspira a dargli il cambio alla guida del paese non ha alcuna intenzione di cambiare strada: quindi perché votarli e dargli fiducia? Viviamo in una società complessa e stratificata: le variabili sono tante ma la costante é unica ossia creare le condizioni del ricambio e non il mantenimento dello status quo. Al di là dei riformismi, che tali non sono, quello che oggi serve é proprio lo Stato e non un mercato, per giunta monopolizzato da pochi, ideale che poco ha a che vedere con la crescita di nuove energie e ceti. Solo se smettiamo di guardarci l'ombellico, e studenti medi e universitari l'hanno fatto, potremo far cadere il velo che hanno calato sui nostri occhi: e solo se perderemo "l'innocenza" della responsabilità e abbandonare questo eden infernale nella quale ci siamo ficcati da soli.

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore