giovedì 4 giugno 2015

a chi rimarrà il cerino acceso?

La domanda del titolo è semplice: a chi rimarrà il cerino acceso che farà divampare la terza guerra mondiale?
Ma c'è una premessa: siamo di fronte ai prodromi di quanto prospettato nella prima doamnda o solo a una ricollocazione sullo scacchiere planetario delle diverse potenze che cercano di crearsi la propria zona d'influenza (magari alzando volutamente la tensione per tenere alto il livello dell'avversario)?
Quali sono gli scenari?
  1. scenario mediorientale: bè finchè ci sarà petrolio, iran e israele la zona sarà sempre calda, quasi bollente e l'occidente nel giocare duro non ha badato a spese nè a .... remore morali. Is (qualcuno li chiama Isis) erano finanziati dalla Cia per far saltare il regime siriano ma.. hanno fatto male i conti e la cosa gli è scoppiata in mano visto che i "patrioti" gli si sono rivoltati contro e ora le armi arrivano via Turchia a spese, ci sono le foto oltre che i documenti (ossia c'è la pistola fumante), sempre degli occidentali che non si possono permettere di perdere l'alleato turco. A me ricorda la guerra dove l'intervento diretto delle democrazie comportò una serie, come dire, di contraddizioni ... quella di maggior risalto fu che i soldati "democratici" venivano uccisi da armi occidentali vendute con ardite triangolazioni.
  2. Mediterraneo occidentale. Bè qui ci siamo noi che agiamo e... si vede. Siamo talmente importanti che prima abbiamo fatto diventare importante un pupazzo poi abbiamo permesso a francesi, americani e inglesi (via combattenti islamici e simili) di buttarlo giù senza mezzi termini... il tutto senza pensare nemmeno per un secondo alle conseguenze. Conseguenze che abbiamo oggi sotto gli occhi tutti: a partire dagli sbarchi al debolissimo governo uffiicale che non conta una cippa (in mezzo c'è tutta la tragedia che si sta profilando sotto i nostri occhi di un iraq "libico".....e di cui siamo responsabili diretti)!!!
  3. Africa. Si proprio mamma africa: il luogo di origine dell'umanità che, sempre riconoscente, la sta distruggendo letteralmente. Mamma Africa è ricchissima di tutto: dai prodotti base per i cellulari e gli smartphone ai diamanti passando per petrolio, oro, metalli rari, ecc. ecc. tutte cose che fanno gola alle nostre economie e alle multinazionali (italiane in testa). Come fare? Il modello somalo: si prende una fazione la si finanzia e ci si mette all'opera.... la fazione penserà a tutto (controllo del territorio, delle popolazioni locali, ecc.). Naturalmete i nostri concorrenti faranno la stessa cosa (non cambia che siano aziende o stati il risultato è sempre lo stesso...) e via così fino alla distruzione e al depauperamento delle risorse. Uno dei motivi delle migrazioni bibliche che stiamo vivendo verso l'europa è proprio questo: quel che è fatto gli è reso dice un proverbio toscano..... ONU, FMI, World Bank, Nato, Russia, Cina, ecc. fanno a gara per ottenere lo stesso risultato: controllare, e impadronirsi, le risorse; impoverire le locali popolazioni; assicurarsi il controllo del territorio (finanziando governi corrotti o fazioni armate); impedire ad altri di entrare nel mercato..... a proposito dimostatemi se l'equazione mercato=democrazia sia validda anche in questo quadrante!
  4. Centro e sud america. Da sempre il giardino di casa degli usa ora.... lo sono solo in parte: sia perchè alcune realtà (Brasile in testa) sono cresciute un pò perchè il sentimento anti-nordamericano è cresciuto moltissimo e ha trovato sponde politiche anche importanti (Venezuela, Equador, Cuba, ecc.) che non poco fastidi hanno creato agli americani...... per tacere dell'affacciarsi della Cina e dell'islam anche qui che hanno fatto comprendere che ci sono altri "ombrelli" sotto cui nascondersi e propserare. Naturlmente i cowboys non ne sono felici e anzi stanno duramente lavorando per evitarlo....  a colpi di default e di scandali da un lato e di "plan" per questo o quello dall'altro ma ora è dura: non c'è più un disarmato Allende ma intere nazioni che non ne vogliono più sapere dell'abbraccio della libertà e della democrazia alla pinochet dei suoi consigliori (liberisti) della Chicago university ecc. insomma qui lo scontro diciamo che è pari..
  5. Asia. Bè qui, secondo economisti e strateghi, è il futuro. India, Cina, le (ex)tigri asiatiche ecc. sono il vero terreno di scontro perchè i maggiori interessi della finanza mondiale sono investiti e ne ricevono profitti a iosa. Qui le aziende occidentali fanno la fila a investire perchè trovano: profitti bassi, zone franche, poca legislazione sociale e del lavoro, governi del tutto indifferenti al benessere dei propri cittadini ecc. quindi le condizioni dieali affinchè possano produrre a poco e guadagnare moltissimo.... un caso a parte è la Cina che, come facevamo noi negli anni '50 e '60, non solo ha aperto al liberismo (pur mantenendo uno stato totalitario di stampo comunista o definito tale) ma ha permesso che gli occidentali portassero entro i suoi confini il top della produzione.... copiando in toto tutto e ricostruendolo meglio per  giunta; non è un caso che il dipartimento della difesa americana ha, giustamente, previsto (o forse dovremmo dire profetizzato) che entro il 2012 la cina sarebbe stata pari come forza economica agli usa ed entro il 2020 avrebbe raggiunto, e dicono superato, la potenza militare americana: un incubo per gli oligarchi americani e per l'intero complesso militare-industriale di quel paese: una cosa da evitare come la peste.... inoltre la Cina, essendosi alleata con la russia, risulta doppiamente pericolosa soprattutto perchè deteneva un parte importante del debito pubblico americano e che ora sta rivendendo mettendo in difficoltà questo paese, un enorme difficoltà...ciò non può non portare a uno scontro.. per ora economico ma in futuro, chissà..
  6. Europa, intesa nel suo complesso storico geografico: se l'asia è un terreno di scontro tutto economico, per ora, l'europa lo sarà sul piano militare........... ebbene si a leggere alcune analisi indipendenti il vecchio mondo si presenta come terreno ideale per uno scontro, si spera limitato, militare. Dai Balcani, mai domi, all'ucraina; dal rinascente indipendentismo di tante zone, per altro ne hanno ben donde, del continente alla struttura tecnocratico- finanziaria che la finanza è riuscita a metter su tutto fa pensare che, come sempre nella sua storia, i potenti prima o poi si scontreranno proprio qui: i prodromi ci sono ora si vedranno gli effetti...... per ora fanno solo a ringhiarsi contro e ad aizzare le mute di cani al loro servizio ma se, per esempio, militari nato doessero scontrarsi con militari russi: le conseguenze potrebebro essere non facilmente immaginabili.
Non voglio farla nera ma lo scenario anzi gli scenari son questi ma quasi tutti mancano del quid..... quid che invece l'europa ha: si chiama scarsa rilevanza poltico-economico e ceto dirigente asservito troppo a interessi finanziari e troppo ideologicamente schierato per rendersi conto della gravità della situazione.... sia chiaro non ci si deve calare le braghe di fronte allo strapotere russo ma farlo di fronte a un alleato, gli usa, che troppo spesso nella sua storia ha usato altri per rimettere insieme i cocci che aveva rotto lui stesso è autodistruttivo, per non dire incosciente; ma si sa che la ragion di stato vale più di centinaia di milioni di cittadini inermi da raggirare con una propaganda che nemmeno il terzo reich era capace di mettere su!

mercoledì 3 giugno 2015

Oceano Pacifico, alta tensione tra Usa e Cina. Il Pentagono: "Si rischia una guerra"

Fonte: Real time
Il controllo dell'Oceano Pacifico, area commerciale, energetica e strategica più importante del mondo, rischia di innescare un conflitto devastante tra Stati Uniti e Cina.
Le tensioni, per il momento, sono diplomatiche ma è il Pentagono, forse come arma deterrente, a spiegare che si potrebbe arrivare addirittura a uno scenario "di guerra". 
Guerra fredda in Oriente - Il problema, spiega Repubblica, sono le mire del governo comunista di Pechino sugli arcipelaghi contesi del Mar cinese meridionale e in quello orientale: gli atolli delle Spratly, Nansha in mandarino, rivendicati anche da Vietnam, Filippine, Taiwan e Brunei, e per quello di Diaoyu-Senkaku, conteso a Giappone e Taiwan. Washington è alleata dei Paesi asiatici "minacciati" e anche per questo ha inviato la scorsa settimana un jet di sorveglianza P-8A della marina a stelle e strisce sui cieli di Spratly. L'aereo è però stato respinto dall'aviazione cinese, innescando l'incidente diplomatico. Il segretario americano alla Difesa Ashton Carter ha intimato alla Cina di "fermare immediatamente e permanentemente costruzioni e rivendicazioni contrarie sia al diritto che alle norme internazionali". 
"Guerra inevitabile" - Chiaro riferimento alla costruzione di piste d'atterraggio, porti, caserme, edifici, strade e fari sulle isole contese, anche perché contemporaneamente Pechino ha posizionato armi pesanti ai primi di maggio sugli atolli artificiali "bonificati". Avamposti militari sono stati realizzati però anche da Vietnam, Filippine, Malesia e Taiwan, in un clima di tensione da Guerra fredda in salsa orientale. "Nessuno ha il diritto di dire alla Cina cosa fare - ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying -. Gli Usa ricorrono a silenzi selettivi e a due pesi due misure per gettare benzina sul fuoco nel Pacifico nel tentativo di contenere la Cina". Secondo il colonnello Zhao Xiaozhuo Pechino non ha alcuna intenzione di "obbedire agli ordini degli Usa, decisi a gettare nel caos l'Asia per difendere i propri interessi". "Se la linea Usa è che la Cina deve fermarsi e obbedire - ha avvertito il Quotidiano del Popolo - una guerra nel Mar cinese meridionale è inevitabile".
p.s.

è un analisi che, pur risentendo di toni "complottisti", rispecchia fedelmente l'attuale situazione critica che si sta venendo a creare in quel quadrante del pianeta...... le altre crisi sono solo un aspetto del problema vero che è, come dice il post di terra real time, il predominio dell'attuale zona d'interesse delle grandi potenze: l'oceano pacifico e le sue economie.....

lunedì 1 giugno 2015

Regionali, Istituto Cattaneo: “Pd ha perso 2,1 milioni di voti rispetto a Europee”

Fonte: F.Q. del 1 giugno 2015
Oltre 2 milioni di voti in meno per il Partito democratico, 893mila consensi persi per il MoVimento 5 Stelle e 840mila lasciati per strada da Forza Italia. Sul fronte opposto la Lega, che ha riscosso 256mila preferenze in più. Sono i risultati del confronto fatto dall’Istituto Carlo Cattaneo di Bologna tra i risultati elettorali dei maggiori partiti nelle sette regioni chiamate alle urne e quelli ottenuti alle elezioni Europee del 2014. L’analisi, che si concentra sul numero assoluto di voti, evidenzia un’emorragia per tutte le maggiori formazioni. Una tendenza attribuibile anche al calo generale del livello di partecipazione, che in nessuna regione ha raggiunto il 60%, soglia superata nel 2010 da tutte e sette. Il Carroccio fa eccezione e registra un progresso del 50%, a fronte di un crollo speculare (-50,2%) del partito guidato da Matteo Renzi. Il Pd perde più di 1 milione di voti (-33,8%) anche se il confronto è con il risultato delle politiche del 2013, quando il segretario era Pier Luigi Bersani. Al contrario il partito di Matteo Salvini ha messo a segno un +109% rispetto a due anni fa, quando il leader era Roberto Maroni. Quanto all’M5S, il movimento di Beppe Grillo ha visto i consensi calare del 60% rispetto all’exploit del 2013, una differenza che vale 1,9 milioni di voti.
pd-1
Dal punto di vista territoriale, il calo registrato dal Pd è significativo in tutta Italia, ma particolarmente forte in Veneto (-65,8%), dove in questa tornata Luca Zaia ha “asfaltato” Alessandra Moretti, e in Liguria (-57,3%), dove il candidato di FI Giovanni Toti ha strappato il 34% contro il 28% di Raffaella Paita. Un risultato che secondo l’istituto può essere attribuito solo in parte al fenomeno delle “liste del presidente”, che hanno avuto consensi molto disomogenei. Per esempio in Puglia quella di Michele Emiliano si è imposta con il 9,2% dei voti, ma in Veneto quella della Moretti si è fermata al 3,8%. E in Toscana, Umbria e Liguria, tutte regioni in cui il Pd ha perso molto terreno, le liste del presidente non c’erano.
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Quanto al MoVimento, l’istituto scrive che non è riuscito a capitalizzare le difficoltà degli avversari anche in contesti favorevoli, come la Campania dei candidati “impresentabili” segnalati dalla Commissione Antimafia: anche qui gli M5S hanno perso per strada il 41,6%. In Veneto, poi, l’emorragia rispetto al 2013 è stata del 75%. Molti elettori del centro-destra, è la diagnosi, sono probabilmente stati riassorbiti dal partito di Salvini.
Ma è la compagine guidata da Silvio Berlusconi ad aver registrato le perdite più gravi: nel complesso il 46,9% rispetto alle Europee del 2014 e il 67% dei consensi presi alle politiche del 2013. Si tratta, in valori assoluti, di quasi 2 milioni di voti sul 2013 e quasi 1 milione rispetto al 2014. FI limita il danno solo in Campania e Liguria, limitatamente al confronto con il 2013. Nel primo caso, nota l’analisi, il candidato era il presidente della giunta uscente, nel secondo un esponente azzurro di rilievo nazionale, il consigliere politico Toti. Una conferma che Forza Italia soffre dell’assenza o della debolezza della leadership che storicamente l’ha guidata.
La Lega Nord, infine, è l’unico grande partito che aumenta i propri consensi: +402.584
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rispetto a quelli delle elezioni politiche del 2013 e +256.803 rispetto alle Europee. Il Carroccio ha corso soprattutto nelle regioni “rosse”, aree in cui in precedenza era meno forte. Dal 2014 a oggi i consensi in Toscana e Umbria sono triplicati, nelle Marche raddoppiati. Nella roccaforte del Veneto si registra l’unica contrazione rispetto al 2014 (-9,7%), che l’istituto lega al risultato eclatante della lista “del presidente” collegata a Zaia. La Lega è diventato “azionista di maggioranza” del centrodestra e della potenziale coalizione in tutte le regioni in cui ha presentato una propria lista, superando Forza Italia: nel 2015 il peso delle camicie verdi sul totale dei voti al centrodestra è salito al 67% contro il 33% delle camicie azzurre. Un anno fa i rapporti di forza erano praticamente invertiti.
leganord-4
mio p.s.
l'analisi dell'isituto cattaneo la dice lunga su "chi" realmente ha vinto e su "chi" realmente ha perso........ nulla da aggiungere se non quello scritto nel precedente post

Quale italia ne esce dal test?

già quale italia esce dalle urne? Bella domanda; era solo un test ma importantissimo però per tanti motivi:
  1. la prima impressione è che quel 48-49% di astensione, oltre che essere un enorme campo da arare per il primo che ne sa intercettare il voto, sono la ... parte "sana" del paese ossia quella parte che non trovando nessuno che la soddisfa o ne sa interpretare le esigenze se ne sta a guardare gli eventi e poi deciderà..... 
  2. a parte le vittorie facili (Puglia, ATTENZIONE EMILIANO NON E' RENZIANO, Toscana, ANCHE ROSSI NON LO E', Umbria, idem come per gli altri due) il PD non è andato bene, anzi... ha perso voti e tanti: sia rispetto alle politiche che rispetto alle europee. Un altra cosa dovrebbe far pensare l'inquilino romano è la perdita della Liguria: c'ha scommesso con la candidata propria e ha perso! Questo dovrebbe dar da pensare e a fondo e invece ......... si limitano a dire 5 a 2; non mi meraviglia ma è una fuga in avanti: che gli italiani si stiano già disinnamorando del renzismo? Vedremo.. per ora la sinistra, incapace, del pd vince a dispetto del renzismo.
  3. Dove vince e stravince Renzi? In Campania. E per farlo si deve affidare a un capopopolo e a tutta una schiera di personaggi che sanno molto di populismo e biancofiorismo post-dc.. molto lontani dalle speranze del rinnovamento politico, sociale e culturale cui sperano da sempre i "conquistati" dal regno di sardegna....
  4. Salvini va forte? Si e ovunque: dovremmo ringraziare i tanti che lo hanno contenstato........ certo ma il suo voto non va spiegato solo così ma pure allo sfaldamento della destra e ...... agli errori di Grillo e di Renzi (leggi errori di strategia mediatica del primo e errori nell'imporre propri candidati il secondo; leggi Liguria per il secondo);
  5. M5S? Nonostante il suo guru, le sue tante uscite insensate, e le tante spaccature, drammi, uscite fragorose, "imediacontro", ecc. questo movimento si conferma come una solida realtà che potrebbe intercettare quel 48% se.... se cambia registro e mette da parte le velleità e i suoi padri putativi e guarda a quella fetta di società che ora sta alla finestra: ottimi nel muoversi meno che suffiicienti che nelle istituzioni dove, grazie alla linea (cui non sempre guardo con favore) del "no sempre", sono rimasti "congelati"  a fare da testimonianza e denuncia; un pò poco.... se si vuole vincere e governare.
Che Italia ne esce? Quella solita.... la piccola mendica come la descriveva Ferrara nel 1866 in una sua relazione e che questo blog ha ripreso in un post domenicale, ricordate? Sempre quella..... buongiorno italia

domenica 31 maggio 2015

Grexit e Brexit, le due anime contrapposte che rifiutano l’Europa

Fonte: Il Fatto Quotidiano a firma di del 31 maggio 2015
Il Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro, ed il Brexit, la rinuncia della Gran Bretagna a far parte dell’Unione Europea, simboleggiano le due anime, profondamente dicotomiche, del sogno europeista. Tutti gli altri Stati membri oscillano al loro interno, come un pendolo. Nei prossimi due anni entrambe potrebbero frantumarsi, un’implosione che danneggerebbe tutta la costruzione europeista e, chissà, forse questa catastrofe potrebbe anche dar vita ad una versione più realista dell’Unione europea e meno contraddittoria di quella attuale.
La tragedia del Grexit ormai è come una telenovela tormentone che tutti continuano a vedere per scoprire come andrà a finire ma che non finisce mai. I problemi reali che la costituiscono sono tanti, dalla follia del settore bancario europeo antecedente al crollo di Lehman Brothers – che ha elargito denaro a iosa ad una nazione la cui  maggiore componente del Pil erano gli aiuti economici dell’Unione Europea -, fino alla follia della Troika, la cui formula lacrime e sangue ha fatto contrarre l’economia greca del 25 per cento nel giro di un paio d’anni. Neppure la dilagante povertà della gente, i suicidi dei pensionati, la carenza di medicine e così via ormai generano compassione nell’europeo medio, in fondo l’attuale tragedia greca, come quelle antiche messe in scena durante il suo glorioso passato, si metabolizzano velocemente perché sono manifestazioni, seppur aberranti, della natura umana.
Ma il Grexit è un fenomeno a parte, che non ha nulla a che fare con la psicologia umana, piuttosto rappresenta una ribellione, no, ormai è meglio definirlo una denuncia nei confronti delle promesse europeiste. Ai greci sembra aver pagato abbastanza, e forse hanno ragione; il governo sostiene che continuare ad alzare le tasse ed a tagliare la spesa pubblica sarà controproducente come lo è stato fino ad ora, e molto probabilmente anche ciò è vero allora perché perseverare su questa strada che rischia l’implosione?
L’attuale minaccia del Grexit mette anche a fuoco le contraddizioni del piano di salvataggio europeo. Il settore privato ha già, nel lontano 2011 e 2012. abbonato ai greci più del 75 per cento del debito, rimane però quello nei confronti delle istituzioni sovranazionali: Fondo monetario, Banca centrale europea ecc. Un grafico interessantissimo del Wall Street Journal mostra tutta la gamma dei creditori e ciò che è loro dovuto da qui al 2010. Di gran lunga il più grosso creditore della Grecia è l’Unione europea attraverso le sue istituzioni.
Il discorso di Atene è semplice: per evitare che la Grecia sia costretta ad abbandonare l’euro bisogna fare un balzo in avanti nel processo di integrazione. Che questo si concretizzi con gli eurobond o con la garanzia di Bruxelles per rinegoziare e tagliare una buona fetta di debito ha poca importanza, purché la costruzione europea di cui Atene fa parte a tutti gli effetti manifesti un impegno fiscale e finanziario per salvare la Grecia. Basta la volontà di farlo. Ed infatti simbolicamente questa decisione rafforzerebbe l’idea che prima o poi il vecchio continente diverrà una sola nazione, senza parlare dell’effetto positivo che avrebbe sui mercati la certezza che l’Unione è sempre più coesa.
Discorso diametralmente opposto ci arriva dalla Gran Bretagna, la minaccia del Brexit non solo proviene dal rifiuto della filosofia europeista, ma pretende una revisione del concetto di coesione, principalmente in termini fiscali e finanziari. Londra non ha intenzione di ascoltare Bruxelles su come gestire la propria politica interna o estera, ma soprattutto non ha intenzione di finanziare la follia pre-crisi delle banche europee o quella dei governi dei Piigs che si sono indebitati eccessivamente.
Così mentre Atene chiede più unione Londra ne chiede molta di meno. Un tiro alla fune che con molta probabilità nessuno vincerà, è infatti probabile che la corda si rompa ed entrambe le squadre si ritrovino a terra.
Riflettiamo su come sia possibile che queste due nazioni facciano parte della stessa Unione europea, che tutte e due siano strumentali al raggiungimento di accordi di maggioranza assoluta in sede di Commissione e di Consiglio d’Europa. Se la visione dell’Europa che hanno è diametralmente opposta allora il compromesso necessario per ottenere il loro appoggio finirà per svuotare dei contenuti veri qualsiasi proposta. In altre parole, la macchina infernale europea non funziona perché il meccanismo di base al suo interno fa sempre cilecca.
Forse, perché prevedere il futuro è impossibile non solo per gli economisti ma anche per i chiromanti, perdendo queste due anime l’Europa ne troverà una terza con la quale poter riformulare meglio il sogno europeista.
p.s.
l'europa del business as usual potrebbe entrare in crisi? Probabile ma per poco perchè alla fine troverebbero comunque il modo di fare soldi....... però il vero problema sono i trattati: che fine ha fatto il TTIP? Wikileaks ha già fatto sapere che il vero trattato, come ci si poteva aspettare, è ben diverso da quanto detto e affermato finora, vedremo!
p.s.
di questo passo perchè non cominciare a pensare a un Italexit prima che ci siamo costretti?
E perchè, se si decide di fare trenta, non fare anche trentuno e aderire, come alternativa, al BRICS?

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