sabato 19 gennaio 2008

La Tempesta, giudiziaria, (im)perfetta

Sembra di essere nel 1992, che piaccia o meno, tale è lo scontro fra politica e Magistratura che si sta vieppiù acuendo man mano che da un lato il senso di impunità e onnipotenza dall'altro il dover, anche facendo atti che i politici ritengono inopportuni, in base a notizia di reato svolgere le indagini porta all'emersione di una fitta di rete di intrecci che vanno al di là degli schieramenti e trascinanocon se polemiche e rovine nelle istituzioni, infatti a voler da retta ai politici l'attacco è violentissimo e metterebbe, ancora una volta, in pericolo la democrazia ecc., ma ne siamo sicuri? Premetto che sono dell'avviso che si è innocenti sino a sentenza definitiva, quindi dò il beneficio del dubbio e della innocenza a tutti. Detto questo. Qualcuno ha letto le cronache degli ultimi anni? Fra possibili rinvii a giudizio, arresti domiciliari e quant'altro sembra tornare a soffiare il vento forte che fece crollare l'albero della I° Repubblica con tutto quello che ne conseguì allora: non credo nei corsi e ricorsi della storia però delle similitudini ci sono e sono inquietanti davvero. Non tanto per l'operato in sè della Magistratura che fa il suo mestiere (ha una notizia di reato deve svolgere le indagini) quanto, ancora una volta, emerge dalle indagini e finisce sui giornali puntualmente a discredito del politico (anche se spesso l'uso dei media è strumentale per screditare il magistrato che svolge le indagini stesse): a partire dalla Unione e a finire alla Destra (non solo a livello nazionale ma anche nelle cronache regionali e locali) il livello di corruzione e il senso di impunità compongono un quadro tale che, se era sconfortante nel 1992, oggi è allarmante a dir poco. Nell'edificio del potere sembra che tangentopoli non ci sia mai stato e che tutto fosse come prima così come il sistema di potere ha di nuovo innervato di sè di nuovo l'intera società e davvero mai come ora nulla accade se non ci mette il becco la politica. Mi chiedo allora come mai ci scandalizziamo se i nostri figli pensano più alla palystation o a fare soldi nella maniera più veloce possibile anziché studiare per il proprio futuro e guarda alla politica o con ripugnanza o per usarla e trovare scorciatoie per fare carriera ma sopratutto mi chiedo come si possa pretendere che cantino l'inno nazionale e si mostrino orgogliosi della italianità se l'espressione ufficiale della società ha i comportamenti che emergono, se verificati, dalle notizie? Vale davvero la pena insegnargli la Costituzione se poi é chi dovrebbe applicarla per primo ed essere portatore di interessi generali se ne frega e bada ai propri interessi di bottega? Non sto a commentare i fatti ultimi ma in linea generale la II° Repubblica non si è dimostrata migliore della prima, anzi come si sente dire nelle strade e fra la gente comune forse si stava meglio sotto l'egida della Prima: almeno prendevano il 98% della torta ma lasciavano qualche briciola agli altri; qui invece si fa il pieno e si lascia il conto da pagare ai cittadini, e questo non è molto carino non credete?

venerdì 18 gennaio 2008

Le nostre 2 "P": Politica e Povertà

Mentre la politica si contorce nel suo perenne gioco al massacro che mira a sostituire un razza padrona con un padrone di razza e viceversa, l'Italia quella reale, invece è sempre più in difficoltà. L'Istat, pubblicando una indagine del 2005, fotografa una realtà sconcertante, il 50% delle famiglie italiane vive con un reddito mensile inferiore ai 1900 € al mese: e questa è una media. Infatti se si valutano i dati scorporandoli per area geografica e forbice fra ricchi e poveri allora la realtà é ancora più sconcertante visto siamo, per ora, ai livelli dei Paesi dell'Europa dell'Est mentre per l'America Latina pre-rapina e crollo ci stiamo seriamente organizzando. Insomma ci stiamo avvicinando più ad una situazione di miseria che all'Europa civile cui, invece, dovremmo appartenere. Non sto qui a fare la conta e la disamina dei dati he potete trovare QUI (<---). Quello che mi preme invece dire e che ancora una volta ci troviamo di fronte ad una schizofrenia tutta nostrana: il piano diverso fra il ceto politico da un lato e al società reale dall'altro e, ancora una volta, confermato non solo dalle poche voci che si ergono a testimonianza dell'outlier tutta italiana ma dai dati di una fonte ufficiale come l'Istat, pubblica, che di tutto può essere tacciata tranne che di esporre dati per fini politici. Si parla da più parti di disaffezione alla poltica e alle vicende dei suoi reality; come anche si criticano i media per essere unicamente unidirezionali dall'alto della elitè verso il basso del mondo reale ecc. In realtà invece le persone con cui dovremmo prendercela siamo proprio noi: i cittadini di questa sfigatissimo Stato. Ci atteniamo pedestremente alle indicazioni dei sacerdoti dell'economia e ci beviamo le montagne di dati che ci propinano fino a rintontirci, ma mai ci ricordiamo che tutta la struttura si tiene grazie a noi: a chi lavora e non grazie alla elitè che dei soldi propri ne fa fondi esteri, spesso, in nero e con i nostri (le tasse) ci gioca a Monopoli!

giovedì 17 gennaio 2008

L'anno dei disabili: un'altra vergogna "nostrana"

Dovrebbe essere l'anno dei diversamente abili ma in Italia pare non se ne sia accorto nessuno: tutti presi dal sopravvivere i cittadini e dagli affari loro i politici. Nel nostro paese c'è già stato un'avanzamento culturale il disabile non lo nascondiamo più ma lo mettiamo in società ed è già un passo avanti; però non abbiamo la situazione ideale anzi, al contrario, come sempre siamo indietro: 7 su 10 NON LAVORANO nonostante ci dovrebbe essere una "corsia preferenziale" nel collocamento, un vero buco nero della democrazia dove, nonostante quanto scritto nella Costituzione, i cittadini oggi hanno meno diritti di 50 anni fa ma sia chiaro in teoria non è così (come anche nelle parole di politici, economisti ecc.) ma nella pratica la situazione è grave e si aggrava di anno in anno: per non parlare dell'indifferenza degli illuminati imprenditori italiani che si scapicollano letterealmente a dare lavoro non solo ai diversamente abili ma a tutti i giovani italiani!! In ogni aspetto la società italiana è arretrarta ma nei confronti dell'handicap sconta ritardi economici culturali ecc. e si vedono tutti e nessuno è stato risolto nella maniera giusta e molti dei problemi sul tappeto non solo non sono stati risolti ma si sono nella maggior parte dei casi si sono incancreniti come, per esempio, nella scuola: da un lato vengono ridotte progressivamente le ore per il sostegno (nonostante i proclami di assunzione di nuovi insegnanti) e quelle per gli OSE (il meccanismo va in questo modo, lo Stato non riduce direttamente in queste materie ma taglia i fondi agli Enti Locali con l'intento di ridurne le spese per consulenze e simili? No problem Questi ultimi tagliano il SOCIALE e fanno pagare ai cittadini le loro clientele), dall'altro lo sfascio della scuola pubblica indotto per spingere le famiglie a mandare i loro figli a quelle private (in maggioranza cattoliche) mettendo il servizio pubblico sullo stesso (basso) piano di queste ultime mentre invece sarebbe dovuto essere il contrario: lo Stato avrebbe dovuto mantenere alta la qualificazione delle scuole pubbliche richiedendo gli stessi standard a quelle private e, come afferma la Costituzione, senza oneri per NOI lasciando la scelta ai cittadini di dover far educare i propri figli ma essendo certi in base alla concorrenza dell'offerta che gli standard sarebbero stati pressochè uguali: mai accaduto. Naturalmente ci sono le eccellenze e non si può generalizzare però l'andamento generale è questo. I professori? O inefficienti e fannulloni o sfavati e stanchi; se aggiungiamo che non non c'è nemmeno la volontà di fare in modo che nelle ore di normale lavoro senza il sostegno non tutti i professori perdono 5 minuti con il disabile la socializzazione va bene l'istruzione e la preparazione professionale vanno a farsi benedire con tutto quello che questo significa per la futura autonomia dello stesso creando una "serie C" che nessuno coscientemente vuole però nell'ottica della selettività anche dell'istruzione (tanto cara ai liberisti che insegnano in questo modo la competizione a chi avrebbe ancora da imparare la propria storia) a scapito del resto. Insomma, come sempre, a fronte di idee e progetti ma aanche di molto più floride situazioni di altri paesi anche vicini a noi nel nostro paese, come in tutto del resto (ormai), si scontano ritardi, menefreghismo, indifferenza e incapacità di cogliere le potenzialità della diversità. Non è da ora ma dalla notte dei tempi che ormai va così e sperare che proprio quest'anno qualcosa cambi é come credere alla befana a 50 anni..........

VERGOGNA

Passato è il referendum: perchè non odo augelli far festa?

Al peggio non c'è mai fine si potrebe dire: e sembrea che nel nostro paese ne abbiamo fatto uno stile di vita e di governo. Sono anni ormai che si parla di democrazia bloccata (prima dalal conventio ad excludendum, ora dalla partitocrazia data sempre per morente ma mai defunta del tutto) di mancata maturazione politica e sociale, di Istituzioni politiche decotte, di populismo imperante ecc.: ma cosa si è fatto? Da parte della società civile molto: si è mossa ha fatto proposte, ha appoggiato i magistrati nella lotta alla corruzione politica, ha raccolto firme per i referendum ecc. poi, comunque, è sempre sbattuta contro il muro di gomma della rete di potere che soffoca il paese. Una rete fitta e quasi impenetrabile composta dal sodalizio politico/economico/finanziaro/lobbystico dove 1/5 (al massimo) della popolazione (fisica e giuridica) controlla tutto e lascia al resto le briciole e la frustrazione del rito del voto dove la scelta è SOLO fra i soliti noti variamente riciclatisi negli anni. Anche le conquiste civili oggi sono messe in discussione: 194 DOCET. Per non parlare dell'adeguamento agli standard dei paesi realmente civili: vedi class action che appena approvata la si sta già svuotando dei suoi significati più favorevoli ai cittadini lasciandone un guscio vuoto che non serve a nulla e nessuno. Ad ogni gomito della strada intrapresa nel 1948 il nostro Paese ha sperato in un cambiamento (non radicale, in fondo gli italiani sono dei paicioni e un pò qualunquisti e non amano, nella loro maggioranza, le svolte repentine e non hanno, ancora, perso l'ammirazione per un "Padre" che li guidi e li faccia uscire la mattina dall'ovile e la sera ce li riporti... ), un qualcosa che dia la spinta a modificare foss'anche una virgola la situazione ma ogni volta è stata rimessa al suo posto in certi in maniera soft in altre più rudemente ma sempre rimessa al punto di partenza. E' forte la resistenza e da quando la legge sul referendum è stata approvata non c'è stata legislatura che sia finita nel modo naturale: guarda caso ad ogni tornata referendaria finiva la legislatura, il che significa che il ceto dirigente mal sopportava che qualcuno, dall'esterno, mettesse becco pur avendone diritto. Ora siamo allo stesso punto di tante altre volte con un'unica differenza: alcune forze, in maniera opportunistica, spingono per l'istanza referendaria per far passare il proprio disegno politico e non certo ragionando in termini di milgioramento della condizione generale delal democrazia italiana. La politica entra in fibrillazione e si fanno i conti di cosa sia più conveniente per essa: far cadere il governo o aspettare il referendum. Un paese può essere gestito sull'onda delle proprie contingenze? .... E, come sempre, "le stelle stanno a guardare" i Gattopardi/Viceré nostrani che fanno fumo mentre la società, che ha altre priorità molto più reali ed urgenti, ogni giorno di più perde spazio democratico e qualità della vita.

mercoledì 16 gennaio 2008

"Il Papa non è più libero....": in realtà lo è più di prima

Come volevasi dimostrare!! Dopo "riflessioni" il Papa ha deciso di non andare alla Sapienza conseguendo, involontariamente, due scopi: il primo ha dimostrato l'illiberalità del Tempio laico per eccellenza che non gli consente di tenere una prolusione; il secondo, l'appello e le varie contestazioni hanno dato la stura alla controffensiva integralista, e ora sì che ci saranno contestazioni e polemiche a non finire che si fermeranno solo quando tutti si saranno genuflessi e azzittiti e anche hanno aperto una bella autostrada per altre conquiste nei confronti dei cosiddetti laici che hanno dato una prova della loro debolezza rifuggendo dal confronto aperto e limitandosi alla contestazione; perchè questo sarebbe dovuto essere: un confronto anche a costo di rompere il rigido protocollo di queste occasioni perchè il diritto di parola (nella storia dell'occidente la Chiesa ha quasi sempre negato il diritto di critica e di parola sia chiaro nel senso che quando era anche un potere temporale applicava sistemi che non erano propriamente liberali). Invece l'occasione è stata sprecata in malo modo e si anche dato la possibilità di far dire ad altri che s'impedisce la libera circolazione delle idee e delle persone nonchè la libera espressione del proprio pensiero, proprio a chi nel corso dei secoli ha, appunto, messo in atto la più continua sequenza di persecuzioni, torture che si ricordi: si parla di genocidi ma in passato ne è stato perpetrato più d'uno in nome delal religione. Mi chiedo: ma cosa si temeva? Capisco i cuori di chi (e sono molti) si sente messo nell'angolo dalla pavida politica tesa a non "urtare" le suscettibilità di Oltretevere e per questo motivo "ragiona" su aborto, legge 40 e così via (ma in realtà cede all'offensiva); capisco anche che, in mancanza di idee forti che scaldino i cuori, tutto quello che rimane è difendere le proprie ragioni ma stavolta a parlare avrebbe dovuto essere la testa ad agire: se si fosse ragionato con essa nessuno avrebbe potuto dire nulla ma con la replica successiva si sarebbe mandato un segnale forte che nella società non si è disposti, a differenza della politica, a ingoiare l'altrui proposizione senza far sentire la propria voce chiara e forte e sarebbe stato un bel segnale al resto della società. Non è stato così e il nostro paese si è avvicinato un passo di più verso l'intolleranza e verso l'esatto opposto obiettivo di quel che si voleva raggiungere: l'avanzata del clericalismo...................

ParDem:polemiche e giudizi

In questi giorni, come si sa, si sta discutendo dello Statuto del ParDem e della sua struttura di partito e non mancano discussioni molto vive sia al suo interno che all'esterno e tutte miranti ad ottenere il massimo condizionamento del futuro assetto del partito. Dall'esterno esso rischia di trovarsi stretto dalla tenaglia, tutta politica, composta da un lato dalla gerarchia ecclesiale che spinge i cattolici del partito ad una più forte e marcata determinazione "indentitaria" sotto l'ala della crociata contro la modernità che la Chiesa sta facendo particolarmente nel nostro paese; dall'altro dai "liberi" pensatori che intervengono, sempre dall'esterno, nella discussione, legittimamente, esprimendo i propri pareri in merito all’identità e alla linea maestra che il partito dovrà tenere in futuro: molto forte è stata l’affermazione di qualcuno che ha parlato, sempre a proposito dello Statuto, di “un tuffo nel passato”. Dall'interno, invece, lo scontro è diverso e molto più marcato sull'aspetto strutturale che il partito deve assumere, e particolarmente: se esso deve strutturarsi in correnti oppure essere a carattere federale; il ruolo degli iscritti e dei sostenitori; che ruolo devono avere le primarie (ma soprattutto che peso hanno rispetto alla nomenklatura); il ruolo del Segretario (plebiscitario o nominato sì dalle primarie ma designato o investito dalla nomenklatura) ecc. E' significativamente importante, rispetto alle precedenti caratterizzazioni dei partiti della I° Repubblica, che la nascita di un partito sviluppi una tale mole di discussione ma l'impressione che se ne ricava non è quella della produttività della discussione quanto soprattutto dell’inutilità visto che tutto stranno giocando sia l'arte del compromesso che il Direttorio che in realtà decide su tutto e tutti. Se: alcuni commentatori parlano di "tuffo nel passato" (a proposito dello Statuto del partito con particolare riguardo ad alcune sue proposizioni); oppure gli esponenti cattolici sono spinti alla scelta fra l'appartenenza ideale e religiosa e la cittadinanza in uno Stato laico (anche se rispettoso delle prerogative religiose) allora si comprende subito che sotto il tanto fumo delle discussioni, l'arrosto sta realmente bruciando e nessuno fa nulla per evitarlo anzi sembra che la giacchetta tutti la stiano tirando e che se questo partito riesca a prendere forma e sostanza sarà solo una federazione di opportunità che una comunità politica d'intenti: un pò poco................

Divorzi: boom nel 2006

Il 2006 è stato l'anno boom dei divorzi in Italia: un'aumento vertiginoso. Nonostante la prosopopea sulla famiglia questa istituzione conferma la sua crisi di fondo e la società registra il fenomeno. Un freno? L'eccessivo costo e la lunghezza della procedura. Per il resto siamo allineati con il resto dell'Europa. Sia chiaro quando un rapporto finisce anzichè assistere alla lenta distruzione reciproca è meglio che le persone si separino, ed in fretta pure, e ognuno riprenda in mano le redini della propra vita; se a ciò aggiungiamo la lentezza della giustizia amministrativa (circa 3 anni per giungere ad una sentenza di divorzio) si comprende come il problema, già grave di per se, assuma connotati anche più estremi che fa uscire le persone che vi sono coinvolte praticamente distrutte. Separati e divorziati sono trasversali alla società (anche difensori della famiglia in senso cristiano sono separati...........) Che qualcosa si sia rotto nel tessuto sociale è ormai evidente, ma che ci sia, un nemmeno velato, tentativo di mettere in discussione anche questa conquista (dopo la 194) non è da escludere visto che ormai la politica laica è i disarmo e i cittadini sono sempre più stretti nella tenaglia delle loro private convinzioni religiose su cui si appuntano le pressioni sociali che portano alla crisi della istituzione (che oggi vede proprio al suo interno l'avvenire di reati violenti e odiosi) da un lato e le "sollecitazioni" continue che arrivano di segno opposto che mirano a sabotare anche questa conquista (da parte dei fondamentalisti soprattutto) per far fare un'ulteriore passo indietro sulla via della mancaza di reale libertà dell'individuo. Da un lato sempre di più si afferma il principio che la libertà si "compra" e non è appannaggio di tutti ma solo di chi si può permettere di usarla dall'altro a mio parere dovrebbe essere compito dello Stato moderno quello di riconoscere questi diritti lasciando agli individui la scelta se farne uso o meno in base alla propria coscienza e non in base alla volontà (in certi casi minoritaria) dei pochi che prevarica il resto della società: siamo in una società dove tutto si basa sulla scelta? Bene che essa sia data e non si cerchi di aggirarla imponendo ad una debole, e incapace di determinarsi, classe politica (troppo occupata ad autoreferenziarsi per badare alla sottostante società) che non sa opporre un valido baluardo contro gli estremismi religiosi e integralistici facendo fare al nostro paese un balzo indietro di anni se non di secoli.

martedì 15 gennaio 2008

Il Papa all'Università? dov'è il problema?

Rovente la polemica è scoppiata alla notizia dell'invito del Rettore dell'Università romana rivolto a Papa Ratzinger a presenziare e tenere una prolusione per l'inaugurazione dell'Anno Accademico. Un'appello è stato rivolto affinchè si valutasse l'opportunità che venisse ritirato perchè, in seguito alle posizioni assunte di recente dalla Chiesa (che fra l'altro non ha mai riconosciuto gli errori su Galileo e Giordano Bruno) andavano in contrasto con la laicità dell'Ateneo. L'appello rivolto fa presente questo ma dice anche altro, molto altro, a proposito della intransigenza delle posizioni ecclesiali in materia di scienza e creazionismo nonché di preminenza della religione sulla stessa scienza ecc. Personalmente ritengo sia evidente la necessità di, invece di dare il fianco alle critiche degli integralisti donandogli l'occasione d'oro e la possibilità di farli parlare di fanatismo e intolleranza, di assumere un'atteggiamento aperto e tollerante dimostrando come la cultura italiana è capace di confrontarsi con l'intransigenza e la chiususra, anzi potrebbe essere stato un'occasione, persa con l'appello firmato dai 67 professori, di confronto dimostrando che non sono i laici ad essere intolleranti ma loro, nulla vieta infatti che dopo la prolusione uno si alzi e critichi con i fatti della storia, della scienza e della ragione l'anocronismo delle atuali posizioni preconciliari e si sarebbe avuta l'occasione di mettere a nudo chi, nascondendosi dietro parole come tolleranza e democrazia, nasconde mire egemonche sulla società italiana (sapientemente coadiuvato anche da laici che hanno bisogno di "chiese" per sentirsi parte di qualcosa), mire che un pò alla volta stanno scoprendosi come estremamente pericolose per la democrazia (quel poco che ne rimane dopo la cura liberista e il controllo della politica da parte dei poteri forti sempre più pressante e soffocante, ma soprattutto con una politica tutta ripiegata su stessa più protesa ad autoreferenziarsi che a soddisfare le esigenze dei cittadini, un'esempio gli aumenti dei senatori di 200 € al mese a fronte di un costo delal vita che per le persone comuni è soffocante) e il futuro laico del paese. A mio parere, ripeto, il Papa deve andare e parlare, ci mancherebbe altro, e dire la sua ma è anche giusto che poi lo si critichi per le posizioni assunte e le cose dette: a quel punto le critiche devono essere reciproche senza assunti di infallibilità e superiorità passate, presenti e future. Dogmi questi ultimi che la Chiesa ha asssunto come propri ma che hanno portato dolori, torture, roghi e quant'altro come appunto la vita di Giornao Bruno, Galileo e tanti altri sconosciuti hanno patito solo paerchè assumevano posizioni "eretiche" rispetto alla linea ufficiale.

lunedì 14 gennaio 2008

I Viceré........ nulla cambia

E' il secondo schiaffo del mese che il Segretario del ParDem Veltroni prende di seguito: prima dal Papa e ora dal Capo della (ex)CdL. Il secondo anch'esso a freddo ha completamente sparigliato le carte (nonostante le precisazioni successive) della negoziazione sulla legge elettorale scoprendo quello che forse (e dico forse) era il vero obiettivo, il classico prendere due piccioni con una fava (naturalmente ponendo sempre la condizione sine qua non deli propri interessi, leggi Legge Gentiloni e capisci subito!!): arrivare al referendum elettorale (che il sottoscritto approva) possibilmente passando per la caduta del Governo Prodi. Et volià les jueux sont faits!! Come per la bicamerale anche ora la ragnatela che i neocentristi tendevano a tessergli intorno se la ritrovano addosso loro stessi pari pari: irretiti e............... spiazzati!! Quindi da ciò si evince che, nella caotica universalità della politica italiana sempre più bizantina (a proposito al Senato sono aumentate le varie "spese" per un costo complessivo di 5 mln € per i prossimi 5 anni, altro che esempio di morigeratezza mentre ci sono cittadini che con 1300 € non ce la fanno ad arrivare a all'inizio della terza ormai!), si fa l'alleanza con uno ma si contratta con l'altro fregando il primo. in mezzo la nazione, noi, che stiamo a guardare costoro che fanno e disfanno a loro piacimento e straparlano su cose di cui non interessa nulla a nessuno (salvo i tifosi accesi forniti di bistecca sugli occhi e gli opportunisti) mentre i reali problemi del paese s'incancreniscono. Questa doppiezza è ormai la costante della politica italiana e se ce la si può aspettare dalla Destra è meno accettabile che venga dalla ex sinistra: pensate che in un'intervista a tutto campo del Segretario del ParDem viene anche affermato che un'imprenditore "è un lavoratore che rischia di proprio..." mentre tutti, anche le pietre, sanno che con i propri soldi s'investe pochissimo mentre è meglio prendere quelli delle banche o dei risparmiatori (il parco buoi) attraverso i bond e se dovesse andare male le conseguenze sarebbero minime per se stessi. Ora il punto è: qualcuno credere ancora che i nostri politici siano lì per gli interessi della gente che li ha eletti? io, come al solito, la risposta me la sono già data e voi?

domenica 13 gennaio 2008

Thyssen: azioni disciplinari per gli operai superstiti

Chi ricorda la tragedia della Thyssen? Molti media già non ne parlano più però le cose vanno avanti e non sempre nella maniera migliore. Infatti un quotidiano ha pubblicato oggi la notizia che l’Azienda, a proposito degli operai superstiti e delle loro apparizioni mediatiche, parla dell’impossibilità di procedere contro di loro con provvedimenti disciplinari per aver, con le loro interviste e apparizioni mediatiche, sovresposto l’immagine l’azienda alla pubblica attenzione. Che dire? Al danno anche la beffa. Non solo questi ragazzi per scarsi 1300 € al mese si sono trovati esposti ad un gravissimo incidente sul lavoro, che ha visto i loro compagni morti, e ne stanno ancora subendo le conseguenze psicologiche e, in certi casi, fisiche ma ora si trovano nella condizione di coloro che, una volta spentisi definitivamente i riflettori dei media, rischiano dei provvedimenti disciplinari anche gravi come il licenziamento: il tutto solo per raccontare l’accaduto. L’arroganza di una tale posizione, sempre se confermata, è gravissima ma anche significativa poiché gli stessi operai dovranno essere chiamati da parte del giudice per esporre i fatti, quindi come non pensare che una notizia del genere possa essere una sorta d’intimidazione nei loro confronti? Oggi più che mai la classe operaia in particolare ma i lavoratori dipendenti in generale sono, come si dice con termine brutto, sempre più “invisibili”: non c’è più nessuno che li difende né che si fa portatore delle loro istanze. Se a ciò aggiungiamo che le multinazionali, a causa delle nostre carenze legislative e politiche, sanno di poter fare il bello e il cattivo tempo da noi trattandoci come colonia da spremere e usare come mercato e shopping, allora il quadro è chiaro: non c’è più una democrazia italiana di stampo europea ma solo un’appendice di un qualunque paese del II° mondo (fra un po’ del III°) da considerare come terreno di conquista per raiders più o meno speculativi. Nessun esponente di rilievo ha commentato tale atto, sia pur riservato e se confermato naturalmente, né si sono visti lanci di notizie di Governi indignati ma la contrario si fa sentire solo il SILENZIO assordante che è calato attorno alla vicenda. Sia chiaro ogni giorno ci dicono pregi e virtù del mercato libero ma ci nascondono accuratamente l’aspetto oscuro: che un mercato non regolamentato è preda d’aziende che non hanno altro interesse che quello del profitto. Si dirà che nessuno ha costretto la Thyssen a comprare né il precedente padrone a vendere: verissimo. Questa vicenda, però, è solo la punta dell’iceberg di una situazione che si incancrenita da decenni dove a fronte di una carenza grave nell’applicazione delle leggi si è creata anche un’altra situazione di sfruttamento accentuato e stipendi bassissimi (ed anche quando si parla di detassazione lo si fa per ottenere un passo avanti nello sfruttamento intensivo degli stessi lavoratori) indegni della (ex) quinta potenza economica mondiale. Non siamo più una Repubblica fondata sul lavoro ma sul consumo e di conseguenza non è più necessario difendere i diritti e la sicurezza dei lavoratori e dei valori di cui, oramai nemmeno più simbolicamente, sono espressione: basta fare il tronista o la velina………………………..

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