venerdì 11 agosto 2017

Entro il 2100 le catastrofi climatiche potrebbero uccidere fino a 152.000 europei all’anno

di Umberto Mazzantini Green Report

Entro la fine di questo secolo, i disastri legati alle condizioni atmosferiche potrebbero interessare ogni anno circa i due terzi della popolazione europea e, se non vengono adottate subito misure adeguate, questo potrebbe portare ad un aumento di 50 volte dei casi di decessi rispetto a oggi: potrebbero salire dai 3.000 all’anno tra il 1981 e il 2010 a 152.000 tra il 2071 e il 2100. Questa preoccupante previsione emerge dallo studio “Increasing risk over time of weather-related hazards to the European population: a data-driven prognostic study” pubblicato su  The Lancet Planetary Health da Giovanni Forzieri del Joint Research Centre (Jrc), Filipe Batista e Silva, Directorate for growth and innovation Jrc, e Luc Feyen Directorate for Space, security and migration dell’Jrc, il servizio scientifico e conoscitivo della Commissione europea. Lo studio mette insieme informazioni sulle calamità naturali documentate e proiezioni dei rischi e demografiche fino al 2100 nei 28 paesi dell’Ue, in Svizzera, Norvegia e Islanda.
Al Jrc spiegano che «le calamità legate alle condizioni atmosferiche sono considerate quelle con gli impatti maggiori: ondate di caldo e di freddo, incendi, siccità, inondazioni fluviali e costiere e tempeste di vento. Se non contenute, le temperature crescenti e il cambiamento climatico potrebbero esporre ogni anno 350 milioni di europei agli estremi climatici. Questo sostanziale aumento del rischio di pericoli legati al clima è dovuto principalmente ad un aumento della frequenza delle ondate di caldo. Altri fattori dietro l’aumento previsto dei rischi legati al clima sono la crescita della popolazione e l’urbanizzazione». A causare il 99% di tutte le morti sarebbero le ondate di caldo. Le inondazioni fluviali e costiere, che causavano 6  vittime l’anno all’inizio del secolo, potrebbero salire a 233 all’anno entro la fine.
Secondo lo studio ad essere più colpita sarà l’Europa meridionale, con l’Italia che risulta tra i Paesi più a rischio, in particolare quella centrale e settentrionale, con un alto  numero di persone esposte in Veneto ed Emilia Romagna. Al Jrc sottolineano che «gli estremi climatici potrebbero diventare il maggior rischio ambientale per le persone della regione, causando più morti precoci da inquinamento atmosferico».
I ricercatori portano a esempio delle potenziali condizioni meteorologiche future le  recenti ondate di caldo, con temperature record, in Spagna, «dato che entro la fine del secolo eventi di questa intensità potrebbero verificarsi ogni anno».
Lo studio Jrc ha valutato le variazioni durante il tempo, di luogo, intensità e frequenza di questi rischi legati al riscaldamento globale all’interno di uno scenario business-as-usual delle emissioni di gas serra, utilizzando modelli climatici e biofisici. Le dinamiche demografiche a lungo termine sono state modellate utilizzando una piattaforma di modellazione territoriale per rappresentare l’evoluzione dell’esposizione della popolazione umana. La vulnerabilità delle popolazioni agli estremi meteo è stata analizzata sulla base di più di 2.300 dati raccolti dal database delle catastrofi naturali avvenute tra il 1981 e il 2010 che è stato ipotizzato come statico (all’interno di uno scenario di non adattamento).
I ricercatori concludono: «Questo studio contribuisce al dibattito in corso sul bisogno di fermare i cambiamenti climatici e di adattarsi alle sue inevitabili conseguenze, come sottolineato dall’accordo di Parigi approvato dall’United Nations framework convention on climate change. I risultati evidenziano il costo previsto del cambiamento climatico sulle società in diverse regioni d’Europa».
Gli esperti hanno detto che i risultati sono stati preoccupanti, ma secondo alcuni le proiezioni potrebbero essere sovrastimate. Infatti, lo scenario di ricercatori Jrc prevede un livello di emissioni di gas serra che entro la fine del secolo porterebbero il riscaldamento globale a 3 gradi centigradi in più rispetto ai livelli del 1990, una previsione pessimistica ben al di sopra degli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi.
Ma Forzieri, intervistato da BBC News, ribatte: «Il cambiamento climatico è una delle più grandi minacce globali per la salute umana del XXI secolo, e il suo pericolo per la società sarà sempre più collegato ai rischi legati alle intemperie. A meno che il riscaldamento globale non venga urgentemente contenuto e che siano adottate misure adeguate, entro la fine del secolo circa 350 milioni di europei potrebbero essere esposti annualmente ad stremi climatici dannosi».

giovedì 10 agosto 2017

Bretton Woods, epocale conquista di ordine e pace



Tre i capisaldi della Conferenza di Bretton Woods: fu fondato il Fondo monetario internazionale (Fmi), fu creata la Banca internazionale per la Ricostruzione e lo sviluppo e fu fissato il Gold exchange standard per un sistema di scambi monetari il più possibile stabile e agganciato al dollaro, il quale, a sua volta, veniva agganciato al valore dell’oro: potevi avere un’oncia di oro in cambio di 35 dollari di carta.
Dal ’44 in poi si succedettero molte presidenze degli Stati Uniti e si ebbero politiche di varia natura a fronte di diversi problemi, ma fu sempre osservato un sacro rispetto dei patti di Bretton Woods. La gestione americana fu molto oculata e attenta a non stampare dollari/carta. Nonostante questo, l’attenta gestione in 27 anni (1944-1971), gli Usa misero sul mercato ben 12mila tonnellate di oro fino.
Le pubbliche amministrazioni potevano usare solo quegli incrementi di ricchezza in arrivo dalla economia produttiva reale: ogni immissione di denaro proveniente dalla finanza era a somma zero. Non solo, nel 1933 gli Stati Uniti avevano emesso una legge molto importante, valida e severa (la Glass-Steagal Act) che divideva il mondo bancario in due grandi gruppi: quello delle Banche di investimento o d’affari e quello delle Banche commerciali di risparmio. Obiettivo, tagliare l’erba sotto i piedi della speculazione finanziaria: le Banche d’affari non potevano fare raccolta di risparmi, le Banche commerciali potevano raccogliere il risparmio, ma non potevano fare operazioni finanziarie speculative.
Poi venne il Vietnam. Il 15 agosto 1971 il presidente Richard Nixon dichiara decaduto l’impegno americano a mantenere la parità dollari/oro: una decisione epocale. Fine del Gold Exchange Standard. Nixon fu costretto a prendere tale decisione. La guerra del Vietnam (disastrosa) era finita (30 aprile 1975 con la caduta di Saigon): oltre la débâcle morale restavano i debiti contratti dal governo americano per una guerra che – pochi se ne rendono ancora conto – bruciava circa 30 milioni di tonnellate di acciaio l’anno (due volte la produzione – allora – dell’Italia) e che, come tale, rappresentava una forte droga per economia-mondo dell’epoca. Le grandi società di armamenti reclamavano i pagamenti, ma il flusso di ordini di produzione e ricerca verso queste società si era arrestato. La liquidità era finita: bisognava stampare carta/dollari.
E’ così che scoppiò la crisi.
In breve accadde questo: il grande capitale internazionale (Rotschild, Rockefeller, J.P.Morgan, le BIG-Banks, ecc.) proposero al presidente a Nixon di utilizzare l’oro tenuto a Fort Knox come garanzia verso i debitori, i quali in cambio avrebbero fornito liquidità. A Londra, il vero centro finanziario mondiale, il cosiddetto ‘denaro a credito’ viene denominato con una locuzione curiosa, ma centratissima: ‘thin air’, ossia ‘aria fina’: denaro che non c’è. In quel momento fu come se la Banca si sostituisse al ministero del Tesoro americano autorizzato a stampare carta/moneta.
Alcuni grandi gruppi Usa tirarono un enorme sospiro di sollievo: videro saldarsi i loro crediti e tornare copiose le commesse ‘militari’. Idem il mondo finanziario per il quale si aprì una fase di enorme prosperità. Il debito degli Usa prese a crescere vertiginosamente, ma l’arrivo di tanti soldi-carta, oltre a tacitare i creditori, aprì le porte a una crescita economica mai vista.
Accadde, però, un altro fatto centrale: la ‘casta’ militare venne a saldarsi con la ‘casta’ finanziaria, ovviamente in modo del tutto non palese. Non è sciocco dire che negli Usa, oggi, esiste un centro di potere privato parallelo a quello governativo, importantissimo e altrettanto – se non ancora di più – forte.
Per il dollaro fu una débâcle dell’ordine di oltre il 3.500% (tremilacinquecento percento) in termini di perdita di potere d’acquisto. Il cittadino americano è senza dubbio il più indebitato al mondo, ma, sfortunatamente, lo è anche come responsabile di debiti privati e famigliari che sono altissimi. Ancora oggi il governo americano delibera, di tanto in tanto, di aumentare il già altissimo tetto dell’indebitamento statale, per poter pagare le pensioni o i dipendenti pubblici. Altro che debito del cittadino italiano, il quale oltretutto non è così indebitato sul piano privato.
Fu l’inizio di un’era incredibile e inattesa del ‘bengodi’: la gente credette che il sistema capitalistico avesse ormai dato dimostrazione di aver risolto definitivamente il problema del benessere per larghi strati di popolazioni: cibo, salute, casa, automobile, vacanze, viaggi, ecc. Il guaio era – e nessuno se ne accorse, e ancora oggi pochi se ne rendono conto – che tutto questo benessere era poggiato sul ‘debito’. E, come tutti sanno, quando ci si indebita, prima o poi arriva sempre il momento di restituire il credito ottenuto. E’ in quel frangente che possono anche nascere problemi seri.
Di più. In una situazione normale l’aumento della ricchezza concreta (espressa in moneta scambiabile) serve a pagare gli interessi maturati in quell’anno sul debito contratto. Difficilmente si riesce a produrre anche la rata del prestito venuta in scadenza da restituire al creditore. Ma, viste le prospettive, il creditore stesso interviene prestando altro denaro che serve per coprire le scadenze del debitore: nasce così il ‘credito revolving’.
Quella del credito revolving (nuovi prestiti per pagare quelli scaduti) divenne una piaga regolare, la ciliegina sulla torta.
Bingo! L’economia cedette e le garanzie solide persero valore: si arrivò così al 2008.
di | 8 agosto 2017

mercoledì 9 agosto 2017

Cosa succederebbe all’economia mondiale in caso di conflitto fra Stati Uniti e Corea del Nord

9 agosto 2017, di Livia Liberatore

Negli ultimi giorni è salita la tensione fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Martedì sera il presidente Usa Donald Trump ha promesso che se il regime di Kim Jong Un continua con le minacce, il Paese dovrà “fare i conti con le fiamme e con una furia che nessuno ha mai visto“. In risposta dalla Corea del Nord hanno detto di star valutando un piano per colpire l’isola di Guam, nel Pacifico, dove c’è una base militare Usa. Un conflitto fisico ancora improbabile ma gli analisti cominciano alle conseguenze che potrebbe avere, oltre alla perdita di molte vite umane.
Una nota circolata a Capital Economics, compagnia di ricerche macroeconomiche, ha analizzato il potenziale distruttivo di ogni tipo di conflitto sull’economia mondiale. Nei precedenti conflitti, successivi alla Seconda Guerra Mondiale, i Paesi coinvolti hanno visto crolli significativi nella loro produzione economica. La guerra in Siria ha portato a un crollo del 60% del Pil del Paese. Il più disastroso è stato il conflitto fra Nord e Sud Corea dal 1950 al 1953 che per la Corea del Sud ha significato un calo del Pil dell’80%.
Una guerra Usa – Corea del Nord provocherebbe problemi economici nella penisola coreana, che sarebbe l’arena probabile di conflitto, e nel resto del mondo. L’economia della Corea del Sud sarebbe ancora una volta quella che risentirebbe di più di una guerra. L’impatto si allargherebbe poi fuori dalla penisola e visto che la Corea del Sud è responsabile del 2% del Pil mondiale i problemi potrebbero essere gravi.
La catena di approvvigionamento globale potrebbe essere danneggiata. Le esportazioni della Corea del Sud, soprattutto di beni intermedi, sono un flusso rilevante. Il Paese è il più grande produttore di display a cristalli liquidi (ne produce il 40% del totale), il secondo maggiore di semiconduttori, ed è anche uno Stato di aziende automobilistiche e attivo nei cantieri navali. Se la produzione sudcoreana fosse danneggiata, ci sarebbe scarsità di molti beni in tutto il mondo per diversi anni.
Una guerra avrebbe conseguenze anche sull’economia degli Usa, dato il costo alto di un conflitto su suolo straniero. I livelli del debito statunitense potrebbero aumentare in conseguenza di un coinvolgimento di lunga durata nella penisola coreana.
Fonte: WSI

martedì 8 agosto 2017

F-35, ritardi e costi duplicati: ma si va avanti (Andrea Giambartolomei)

Paradossi – Secondo l’analisi della Corte dei Conti abbiamo investito troppo per ritirarci dal progetto.Il programma F-35 è in ritardo “di almeno 5 anni” per le “molteplici problematiche tecniche (non ancora tutte risolte)” che hanno fatto anche sì che i costi del super-caccia siano “praticamente raddoppiati”. Pure le ricadute occupazionali e industriali per l’Italia “non si sono ancora concretizzate nella misura sperata”. È un giudizio severo quello della sezione di controllo della Corte dei Conti che ha effettuato un’analisi sul maxi-programma militare. Eppure, affermano i giudici, uscirne vanificherebbe gli investimenti che potrebbero produrre i primi frutti nei prossimi anni.
L’analisi dei magistrati non entra nel merito degli aspetti tecnologici dei contestati F-35, ma soltanto sugli obiettivi economici e ripercorre le tappe del rallentamento, come le due decisioni del governo italiano di ridurre il numero di velivoli e le spese. “La prima (nel 2012) ha ridotto da 131 a 90 il numero di velivoli da acquisire”, si legge. Una decisione in linea con quelle adottate, ad esempio, da altri partner del progetto come gli Stati uniti e l’Olanda. “La seconda (nel 2016) ha impegnato il governo – ricorda la Corte –, per aderire alle indicazioni parlamentari, a dimezzare il budget dell’F-35, originariamente previsto in 18,3 miliardi di dollari”. La prima decisione ha ridotto “le opportunità di costruire i cassoni alari nello stabilimento di Cameri (Novara)”, mentre “i ‘risparmi’ teoricamente ottenuti dalla diminuzione della flotta (5,4 miliardi) si sono riverberati in concrete perdite contrattuali per 3,1 miliardi”. La seconda decisione, invece, ha prodotto “un risparmio temporaneo pari a 1,2 miliardi di euro nel quinquennio 2015-2019, ma senza effetti di risparmio nel lungo periodo”.
Per quanto riguarda le ricadute economiche, la Corte sottolinea come siano sotto le attese anche per colpa del rallentamento del programma. Per l’occupazione “si parla al momento di circa 1.600 unità effettivamente impiegate, a fronte di una ‘forchetta previsionale’ annunciata tra 3.586 e 6.395 unità”, mentre lo stabilimento di Cameri allo stato risulta “sovradimensionato” e sotto-occupato. Ma per la Corte c’è uno spiraglio. I ritorni programmati “non sono però compromessi e il prossimo avvio della piena produzione lascia aperte le prospettive per il futuro”. I magistrati pensano anche all’“impatto del Programma sul sistema Paese”: “Il volume economico stimato per i prossimi 20 anni, pur nella sua visione più ottimistica, assume dimensioni ragguardevoli (circa 14 miliardi di dollari) e non va sottovalutato l’effetto moltiplicatore sull’indotto”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 08/08/2017.

lunedì 7 agosto 2017

Crisi, dieci anni fa il tracollo dei mutui subprime. Così iniziò lo tsunami finanziario che ha travolto anche gli Stati

di | 7 agosto 2017  Il Fatto Quotidiano

Lo spartiacque che è rimasto più impresso è il settembre 2008, quando Lehman Brothers portò i libri in tribunale. Ma l’avvio ufficiale della grande crisi finanziaria che avrebbe poi contagiato quella reale risale a un anno prima: agosto 2007, esattamente dieci anni fa. Secondo Adam Applegarth, ex numero uno di Northern Rock che l’anno dopo sarebbe stata travolta dalla crisi e nazionalizzata, quello fu “il giorno in cui il mondo cambiò”. Da allora, calcola il Financial Times, banche e intermediari statunitensi hanno pagato oltre 150 miliardi di dollari di multe per aver messo in piedi il sistema collassato quando la bolla immobiliare è scoppiata e le insolvenze dei mutuatari sono lievitate. Gli interventi di salvataggio hanno nel frattempo gonfiato i bilanci pubblici fino alla crisi dei debiti sovrani deflagrata tra 2010 e 2012 e di cui ancora si sentono gli effetti, pur mitigati dal quantitative easing della Bce.
Il 7 agosto 2007 la banca francese Bnp Paribas informò i clienti che avevano investito in tre suoi fondi (per un valore complessivo di 1,6 miliardi di euro) dell’impossibilità di rimborsarli: a causa della crisi dei mutui subprime non era più in grado di calcolare il valore degli attivi sottostanti. “Più tardi nella giornata anche un altro fondo europeo del valore di 750 milioni di euro è stato congelato e una banca olandese ha ritirato i collocamenti che aveva in programma dopo aver subito delle perdite a causa dei subprime”, scriveva l’agenzia Reuters. Il 9 agosto la Bce guidata da Jean Claude Trichet reagì con una iniezione di liquidità da 95 miliardi di euro nel sistema bancario: era l’intervento straordinario di maggiore portata dall’11 settembre 2001. Il 17 agosto si mosse a sorpresa anche la Fed di Ben Bernanke, tagliando il tasso di interesse principale dal 6,25 al 5,75%. “Condizioni di credito più restrittive e una accresciuta incertezza potrebbero ridurre la crescita economica”, si leggeva nel comunicato dell’organismo che muove le leve della politica monetaria statunitense. La Bbc commentò evidenziando che era dal’11 settembre 2001 – anche in questo caso – che la Fed non riduceva i tassi senza aspettare l’usuale riunione in programma ogni sei settimane.
Questi interventi straordinari, comunque, non sarebbero neanche lontanamente bastati. A settembre iniziò la corsa agli sportelli di Northern Rock, che era andata in crisi di liquidità e aveva chiesto supporto finanziario di emergenza alla Bank of England. Il 17 settembre, quando dai conti correnti erano già stati ritirati almeno 2 miliardi di sterline, il governo britannico annunciò che avrebbe garantito tutti i depositi. Nel febbraio 2008 la banca fu nazionalizzata. Intanto, a ottobre, la svizzera Ubs aveva annunciato perdite per 3,4 miliardi di euro legate ai subprime e il numero uno di Merryl Lynch Stanley O’Neal si era dimesso dopo che il gruppo aveva reso noto di aver registrato perdite per quasi 8 miliardi di dollari. Colpa anche in questo caso di investimenti ad alto rischio molto esposti ai mutui “facili”.
A dicembre il presidente Usa George W. Bush annunciò un piano per aiutare i proprietari immobiliari a fronteggiare i pignoramenti. Intanto le banche centrali continuavano ad immettere liquidità nel sistema, che continuava a inghiottirla senza però dare segni di stabilizzazione. Nel marzo 2008 la banca di investimento Bear Stearns fu acquisita da Jp Morgan Chase, con la regia del governo Usa, per evitarne il tracollo. Nel corso dell’estate il Tesoro statunitense dovette poi scendere in campo per salvare con soldi pubblici i big del credito Fannie Mae e Freddie Mac, di cui il mercato prevedeva il tracollo sotto il peso delle insolvenze sui 5mila miliardi di prestiti immobiliari che avevano in pancia.
L’11 settembre 2008 il Lehman Brothers annunciò che stava cercando acquirenti dopo avere registrato perdite per 4 miliardi di dollari. Nel fine settimana del 13 e 14 settembre un team di banchieri Fed si riunì per trovare una soluzione. La domenica arrivò l’annuncio che la banca avrebbe chiesto la bancarotta. Secondo Bernanke e l’ex segretario al Tesoro Henry Paulson, il volume di attivi “tossici” era tale da rendere impossibile un salvataggio. Lunedì 15 settembre Lehman presentò ufficialmente la richiesta di “bankruptcy protection”. Migliaia di dipendenti rimasero senza lavoro in una bancarotta da 639 miliari di dollari, la maggiore nella storia Usa. Nello stesso giorno Bank of America accettò di comprare Merril Lynch facendosi carico di un pacchetto di assistenza da 50 miliardi di dollari.
Nel frattempo gli interventi di sostegno al sistema finanziario iniziarono a gonfiare a dismisura deficit e debiti pubblici. Prima conseguenza: nel maggio 2010 Ue, Fmi e Bce dovettero varare un piano di salvataggio da 110 miliardi di dollari per la Grecia. L’anno dopo tutti i debiti sovrani dell’Eurozona entrarono in fibrillazione. Sei anni fa, il 5 agosto 2011, arrivò a Roma la famosa lettera dell’Eurotower con una serie di ‘raccomandazioni’ per il governo italiano su conti pubblici, riforma delle pensioni, contratti di lavoro, liberalizzazioni. Poi le dimissioni di Silvio Berlusconi e l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti. Le misure messe in atto per superare la crisi hanno così finito per mettere a dura prova i paesi più vulnerabili: dopo la Grecia è stato il turno di Irlanda e Portogallo, finiti commissariati. Poi la Spagna, che nel 2012 chiese il sostegno finanziario per le banche, e l’Italia. Che a partire dal prossimo anno, quando Francoforte inizierà a ridurre gli acquisti di bond pubblici e privati (quantitative easing), dovrà mostrare in che misura è in grado di reggere da sola gli urti dei mercati.
di | 7 agosto 2017

 
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domenica 6 agosto 2017

Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI

Sabato, 5 agosto Affari Italiani
Embrioni umani modificati geneticamente: ecco come hanno fatto. EMBRIONI UMANI E DNA, problema etico
Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI
Embrioni umani modificati geneticamente: ecco come hanno fatto. EMBRIONI UMANI E DNA, problema etico

Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI - Dna modificato, Pessina: atto che stravolge senso generazione umana Dna modificato
"La rivista 'Nature' annuncia che un gruppo di ricercatori ha portato a termine un esperimento di modifica del genoma di embrioni umani (Correction of a pathogenic gene mutation in human embryos) per verificare la possibilità di correggere una patologia. Gli embrioni, poi, sono stati distrutti, in quanto servivano solo per verificare l'efficacia di questa nuova tecnica (Crispr) in grado di modificare il Dna umano. Il risultato sembra entusiasmante, ma non possiamo dimenticare come è stato ottenuto". Lo afferma in una nota Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica, appena nominato membro del direttivo della Pontificia Accademia per la Vita. "Non possiamo ignorare che una terapia, in qualsiasi protocollo scientifico, va sperimentata in funzione anche di chi viene sottoposto all'esperimento, mentre qui gli embrioni umani sono stati generati appositamente per fare questa ricerca e poi sono stati distrutti. Non dobbiamo passare sotto silenzio che l'embrione umano, comunque venga generato, in qualunque modo e luogo sia generato, è di fatto e di diritto il "figlio" di qualcuno e non deve essere trattato come una "cosa", come "neutro materiale genetico"", aggiunge Pessina.
Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI - Il comitato etico"E non possiamo essere tranquillizzati dal fatto che i ricercatori si siano creati un comitato etico apposito che li ha autorizzati, e che abbiano reclutato i donatori di gameti tramite pubblicità stampa e via web, ma che abbiano fatto sottoscrivere un modulo di consenso informato a quelli che geneticamente e biologicamente restano "genitori". Stupisce la facilità con cui i progetti di ricerca riescano ad autolegittimarsi oltrepassando anni di discussione e di riflessione etica sui problemi connessi con la manipolazione del genoma umano. Non bastano le procedure, non basta la finalità terapeutica a legittimare un atto che stravolge il senso della generazione umana e trasforma un essere umano in una "cosa" da sottoporre a esperimento e da distruggere perché, anche se "guarito" dalla patologia, il senso della sua esistenza era quello di essere una "cavia umana", per quanto microscopica, nella sua iniziale fase di vita", prosegue Pessina.
Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI  - Ferma condanna dalla comunità scientifica"Questo esperimento richiede una chiara e ferma condanna, in primo luogo dalla comunità scientifica, che ha piena consapevolezza delle implicazioni etiche e antropologiche dell'irruzione della tecnologia nella costituzione della vita umana. A volte è necessario porre dei limiti al potere tecnologico per poter salvaguardare il senso stesso della nostra umanità. Questo momento storico richiede il superamento di ogni sterile contrapposizione ideologica perché ciò che è in gioco è la stessa idea di uomo, di dignità umana, di rispetto: dobbiamo liberarci dalle manipolazioni linguistiche che celano la chiarezza dei fatti ricorrendo a formule persuasive che parlano di terapie, di doni, di guarigioni, di umanità futura sottratta per sempre alle malattie ereditarie", scrive ancora.
Dna modificato riscrive gli embrioni. DNA MUTATO MODIFICA GLI EMBRIONI - I rischi sugli embrioni umani"Il rischio è quello di avvolgere nell'indifferenza il fatto che si siano generati embrioni umani per il solo scopo di ricerca, abbagliati dalle promesse di future terapie o magari, in futuro, di nuove forme di potenziamento delle capacità umana: ma quando si è indifferenti di fronte anche a una sola vita umana generata e distrutta in nome della ricerca si è aperta una falla difficilmente sanabile nella nostra coscienza morale. Il rischio è quello di sottovalutare che, una volta aperta la strada alla manipolazione del genoma umano, non sapremo mettere limiti ai progetti di trasformazione delle future generazioni, che diventeranno oggetto e prodotto dei desideri, delle aspettative e delle sperimentazioni genetiche", sottolinea Pessina. "I cittadini hanno il diritto di essere informati, di conoscere tutti i termini del dibattito etico, di diventare protagonisti consapevoli di un argomento che oggi appare, a molti, marginale e può finire in coda alle notizie di cronaca, ma che nel futuro prossimo investirà la nostra responsabilità verso i nostri figli, la loro identità, il rispetto della loro unicità, che non sono di certo meno importanti della loro salute".

Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA
Riscrivere" gli embrioni? Svolta per la scienza. Ma attenti ai futuri Dna. Si apre un dibattito nel mondo scientifico. CRISPR e modificazione genetica degli embrioni. Un problema etico?

Embrioni umani modificati geneticamente per prevenire malattie. EMBRIONI UMANI SVOLTA
Embrioni umani modificati geneticamente per prevenire malattie, ecco come hanno fatto

Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Gene di una malattia mortale rimossoAlcuni scienziati americani hanno annunciato oggi di essere riusciti a riparare, in embrioni umani in fase precoce, una mutazione del Dna che provoca una malattia genetica, facendo così un notevole passo avanti verso la possibilità di "ingegnerizzare" bambini privi di tali difetti ereditari. L'uso riuscito da parte del team di uno strumento di modifica genetica "CRISPR" negli embrioni è stata riconosciuta come un exploit tecnologico da esperti esterni, che allo stesso tempo hanno invocato la necessità di un dibattito approfondito sulle implicazioni etiche di tale possibilità.
 Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Così si previene una malattia
Modificato DNA d'embrione umano: nuovo trionfo della medicina. In una prima assoluta un gruppo di ricercatori Usa è riuscito a modificare il codice genetico del Dna di un embrione umano per "riparare una mutazione grave quanto comune causa di malattie". Lo riferisce il New York Times citando uno studio apparso su Nature.

Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Lotta alle malattie ereditarie
Modificato DNA d'embrione umano per prevenire malattie ereditarie: ricorrendo alla tecnica Crispr di "modifica dei geni" i ricercatori hanno modificato il Dna di embrioni umani difettoso ancora a livello di agglomerato cellulare, compiendo un ulteriore passo verso la creazione di bambini 'geneticamente' modificati per eliminare il rischio di ereditare problemi di salute dai genitori. Se non fosse stata operata la mutazione del codice del Dna degli embrioni i nascituri avrebbe sviluppato un difetto cardiaco che puo' causare morte immediata senza alcun sintomo preliminare. Ora non solo gli embrioni, se fatti sviluppare, non soffriranno dalla malattia ma non potranno trasferirla, una volta nati e diventati adulto, alle loro progenie. Ad operare l'operazione di quello che in gergo viene definito "gene editing" genetisti dell Massachusetts Institute of Technology (Mit), con colleghi in Oregon, California, Cina e Corea del Sud.

Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Prevenire la malattia dei figli
La Bbc aggiunge che questo sistema di "gene editing" apre la porta alla prevenzione di oltre 10.000 malattie trasmesse geneticamente dai genitori ai figli.  I ricercatori hanno effettuato l'intervento su embrioni umani consentendogli di svilupparsi per soli 5 giorni, solo per verificare la riuscita del test ma senza consentire che si arrivasse alla nascita di un bambino.

Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Corretta con CRISPR una mutazione in embrioni umaniLa tecnica, scoperta nel 2015, conosciuta come Crispr (dall'acronimo inglese 'Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats') riguarda segmenti di Dna (ossia blocchi delle basi Adenina, Guanina, Citosima e Timina che compongono il nostro 'codice' umano) contenenti brevi sequenze ripetute. Operando una sorta di "taglia" "copia" ed "incolla" di queste serie di basi, spostandole lungo la sequenza del Dna, si riesce a modificare quest'ultimo o, in casi come questo, di disturbi trasmessi geneticamente, a eliminare la sequenza causa della malattia.
Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - La sequenza rimossa dal DnaNel caso della ricerca pubblicata su Nature è stata rimossa dal Dna la sequenza che causa la 'cardiomiopatia ipertrofica' caratterizzata da un ispessimento delle pareti cardiache senza alcuna causa evidente e trasmessa dai genitori, determinata da mutazioni sui geni che codificano le proteine del sarcomero (le fibre che si contraggono del tessuto muscolare del cuore). Si tratta di un problema comune che colpisce una persona su 500 e può portare all'improvviso arresto cardiaco. È causato, appunto, da un errore in un singolo gene (l'istruzione scritta del Dna) e chiunque ne soffra ha il 50% di chance di trasferirla alla progenie.
Embrioni umani modificato Dna. EMBRIONI UMANI E DNA: SVOLTA CLAMOROSA - Il liquido seminale e il DnaLa modifica è avvenuta addirittura nella fase del concepimento: il liquido seminale di un uomo affetto da 'cardiomiopatia ipertrofica' è stato introdotto negli ovuli sani di una donatrice. Con la tecnica Crispr il difetto è stato corretto. I ricercatori riconoscono che il problema non ha funzionato per tutti gli embrioni ma comunque nel 72% che è un buon livello per un test mai riuscito prima. Ora, oltre al problema di rendere facilmente replicabile ed affidabile la tecnica, si aprira' lo scontato dibattito etico sul fatto se sia corretto o meno intervenire sugli embrioni, anche se e' per garantirgli una vita sana e scongiurarne la morte una volta nati e diventati adulti.

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