mercoledì 19 marzo 2008

8 nuovi assunti su 10 sono precari

Dopo la parentesi "leggera" di ieri dove il pronto soccorso per blogger in crisi è felicemente intervenuto ha colpito ancora........................... E' una frustrante statistica quella che gira fra i media e che fotografa il nuovo modo di lavorare che piace tanto ai nostri politici: il precariato. Infatti come affermato nel titolo 8 nuovi assunti su dieci sono precari a vario titolo e trovo che ci sia molto poco da rallegrarsi. Non è così per l'Italia ufficiale, naturalmente, dato che tutti magnificano la legge 30 (nell'ordine industriali, politici, cazzeggianti vari, ecc.), come non è così che un genitore vorrebbe che fosse per i propri figli; tutti si sperava in un futuro migliore invece sono circa 15 anni che le generazioni affacciatesi sul mondo del lavoro guadagnano meno dei padri e se non è questo un segnale di crisi di sistema non so qual'altro dovrebbe essere. Solo che noi comuni mortali non ci facciamo caso anche perchè non ci danno la possibilità di fissarci sopra l'attenzione perchè il sistema per far passare queste "visioni" è molto semplice: si chiama shock (cito Naomi Klein e Al Gore) therapy. Prima si mettono in grande risalto le "mancanze e le incongruenze" del target che si vuole colpire, in questo caso il lavoro subordinato, poi si dà grande spolvero di qualche vetusta teoria di cui si era, per fortuna, dimenticata anche l'esistenza (leggi liberismo), infine si arriva al punto (con l'aiuto di qualche cosiddetto tecnico prezzolato e lautamente onorificato dagli onori della cronaca cui gli si regala, magari, anche un seggio parlamentare giusto per sovrappiù): nel giro di pochissimo si cambia il panorama e le persone vanno (metaforicamente parlando) a letto in un modo e si risvegliano in un incubo dove nulla è più come prima ed il leviatano si è riconvertito in altro non ancora identificato. E' vero che i precari non sono tutti uguali: ci sono i figli di papà che lo sono per le "spesucce" o per trend ma la stragrande maggioranza è costretta a fare almeno 2 lavori per sbarcare il lunario. Sentivo un di tempo fa un padre che, dopo la laurea della figlia, diceva che non era questo quello per cui lui aveva lottato e fatto studiare la figlia: come dargli torto? Messi come siamo davvero l'unica via di uscita è quella di sperare che l'intero sistema crolli in mille macerie applicando alla lettera il motto del "tanto peggio tanto meglio", ma la vera questione è un'altra: dormivamo tutti? Oppure abbiamo abdicato alla funzione di controllo attraverso il voto che abbiamo come unica arma per tirarli via dalle poltrone che indegnamente questi, che ci hanno ridotto così, occupano?

martedì 18 marzo 2008

il liberismo in crisi di sistema: sotto a chi tocca pagarne le conseguenze

Dev'essere grande il terrore nelle stanze dei bottoni del potere politico/finanziario se prima sommessamente e ora apertamente anche esponenti di primo piano del pensiero liberista non solo italiano cominciano a recriminare sulla eccessiva disinvoltura con cui sono state applicate le teorie (che si fanno passare per attuali ma sono vecchie di almeno 2 secoli) e come chi le ha messe in pratica, soprattutto i politici, o chi vi ha investito, i CEO delle multinazionali per dirne una, o gli economisti (che hanno predicato lo stato bancomat e il mercato senza regole per anni) lanciano il segnale del serrare le fila e marciare compatti dando in pasto l'Amministrazione Bush alla pubblica opinione (per le sue "improvvide ed estemporanee" liberalizzazioni) come un feticcio su cui scaricare le tensioni mentre si corre, e ricorre, allo Stato bancomat (vedi iniezioni di liquidità continue delle banche centrali per mantenere il sistema soldi presi dalle nostre tasche peraltro) e si urla a gran voce il ritorno o del protezionismo o dell'interventismo statale a difesa non della democrazia e della libertà ma dei profitti accumulati nel corso degli anni in tante avventure speculative e finanziarie (che hanno creato miseria e crisi un pò dovunque nel mondo per far si che pochi e pochissimi potessero mantenere la "posizione economica e/o politica raggiunta) dove contava solo il "quantum" e non chi ne veniva danneggiato sia direttamente che indirettamente: anzi si premeva sui governi affinchè i riottosi si piegassero al volere del mercato libero e senza regole (in certi casi di paesi poveri si è corrotto le classi dirigenti locali o si sono fatti colpi di Stato pur di "convincere" a farsi colonizzare dal capitale mettendo al potere alcune fra le più sanguinarie dittature della storia umana come in Chile con Pinochet o proprio in Iraq con Saddam per dirne due). Già quest'anno a Davos la politica e la finanza internazionale (il ponte di comando come lo definisce Giulietto Chiesa in un suo libro) hanno fatto le lacrime di coccodrillo cospargendosi il cpo di cenere nell'evocare quella che è lo spauracchio di qualunque classe dirigente: la crisi del 1929. In realtà quella fu un piccola cosa rispetto a quella che si sta abbattendo oggi sul sistema finanziario occidentale, perchè questa non la crisi di un segmento ma quella di un'intero sistema di potere che ha la sua ragion d'essere nell'unico imperativo di "crescere" a qualunque costo e a spese di chiunque (hanno speculato anche sullo tsunami che ha coinvolto l'oceano indiano e sull'uragano Katrina) ragionando sul breve e brevissimo periodo, speculando sulle aspettative altrui e sui disastri, tant'è che non sono il solo (e non sicuramente il primo) che parla di capitalismo dei disastri. Ora che i nodi stanno venendo al pettine ( e non certo uno alla volta) il sistema mostra tutte le sue crepe e difetti e questi predatori del tesoro altrui sono preoccupatissimi non tantodel loro diretto futuro quanto del sistema stesso che alla lunga sta mostrando la corda. No da ora i giornali, italiani e internazionali, danno l'allarme registrando le loro peroccupazioni e paure e cercano di far passare l'idea che bisogna, o meglio bisognerebbe, cominciare a distinguere le cosiddette responsabilità ed ecco che entra in gioco il bushismo che ha, invece, applicato alla lettera i dettami del liberismo e che ora invece viene ad essere l'agnello sacrificale del paghi uno e salvi tutti: non guardano oltre il loro naso e non capiscono che invece è il sistema liberale e liberistico ad essere entrato in crisi: crisi che non sarà definitiva, purtroppo, ma a cui saranno i comuni mortali a dover pagare il conto sia dal punto di vista della qualità della vita sia dal punto di vista del conto da pagare.

Quando l'indifferenza fa male........

piccolo aggiornamento al post 1249 ad oggi 18/3/2008
Alcune precarie, sicuramente quelle la cui prima preoccupazione non è la borsetta griffata o il rimmel che sgocciola, oppure ancora che non mettono il "pelo" (a sinistra c'è il link ad un blog che fa del pensiero debole e altalenante un simbolo di cui andare fieri) al di sopra di tutto ma hanno anche un cervello e la vita se la sudano, hanno inscenato sotto la residenza romana del Capo del PdL una singolare forma di protesta: vi si sono presentate vestite da sposa. Che forse c'è un messaggio intrinseco? Forse era solo per far parlare di se? O forse, anche se la cosa si è sgonfiata dato che ormai la gente ha fatto l'abitudine alle sue uscite estemporanee, si sono sentite prese in giro?

lunedì 17 marzo 2008

V° compleanno della distruzione dell'Iraq

Ricorre un'anniversario di cui giusto Bush e sodali vanno fieri: il quinto anniversario della distruzione irakena da parte dei "willers" che avrebbe dovuto rendere, a loro dire, il mondo un posto in cui si stava meglio di prima e dove avremmo vissuto tutti felici e contenti. Invece la realtà è spesso giudiced imparziale e l'aggressione all'Iraq si è rivelata per quella che era: un'attacco in piena regola ad uno Stato sovrano per carpirne le risorse e per spostare lì quello che poteva avvenire altrove, imperialismo in piena regola che ilpaese che ha fatto dei diritti umani la propria bandiera per attaccarne altri (leggi Afghanistan e fra poco l'Iran) e che, si si ha un pò di memoria, avrebbe levato il burqa ed altre amenità del genere. Nulla di tutto questo ma solo un cinismo affaristico per creare le premesse di uno scontro ideologico: darci in pasto l'aggressività islamica mentre in alte sfere qualcuno calcolava profitti e e rendite future. Non con la Cina gli USA si scontrano su materie importanti e nemmeno con la Russia: con paesi che non possono avere speranza di competere con la potenza di fuoco americano,anzi con la Cina manca poco ormai che i cinesi (come avvenne per Putin quando fece visita da noi) che vengono definiti "sinceri democratici" e i tibetani "pericolosi terroristi" da eliminare perchè pericolosi per la democrazia cinese............

domenica 16 marzo 2008

Quelli che ... ancora non si arrendono

Ieri a Bari c'era quella che qualcuno ha definito la "meglio gioventù" in piazza per il giorno della memoria delle vittime delle mafie di tutte le mafie, la parte migliore di noi, quella che, appunto, non si arrende all'evidenza della incapacità (quando si tratta di incapacità ma spesso è collusione o patto scellerato con esse) della casta di sconfiggere quel "fenomeno umano" (lo diceva il Giudice Falcone) che sono le mafie e che rappresentano uno dei mali, cancri (sarebbe la parola giusta), che ci affliggono in questi anni di caduta di valori e ascesa di individualismo ed egoismo che viviamo. E non era solo quella l'Italia che mi paice: c'era anche l'Italia delle donne scese in piazza mobilitandosi contro l'attacco integralista alle loro conquiste e diritti; la cosa triste è che non si sono miìobilitate per ampliare tali diritti ma per difenderli dato che quelli che avrebbero dovuto farlo e che appartengono all'Italia ufficiale non lo fanno per pavidità e calcolo opportunistico. Come sempre il male è la casta o come si diceva una volta la partitocrazia e i partiti che, come affermava Popper, sono un male necessario alla democrazia perchè la fanno funzionare. Si tratta, e non è cosa da poco, di eliminare gli effetti indesiderabili di evitare che da democrazia nella quale si giudica, attraverso il voto, l'operato di chi è al potere si rischi di trasformarsi in democrazia di partiti autoreferenziale e autoriproducentesi che soffoca la società e la lòibertà. Essi però sono il nostro specchio e se non cambiamo noi essi di certo non lo faranno dato che oggi è una delle poche e ben remunerate occupazioni stabili che possiamo avere: e si sa tutti teniamo famiglia. C'è anche l'aspetto che costoro determinano i nostri destini e se non si sta attentio si rischia di finire come negli USA dove ci sono persone anche di 70 anni che continuano a lavorare, a nero per giunta, perchè la pensione che hanno non basta per vivere nè per pagarsi le cure e la sanità. E' questo il migliore deimondi possibili che vogliamo regalare ai nostri figli?

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