venerdì 29 maggio 2015

PAUL KRUGMAN: “IL VERO RISCHIO PER BERLINO È CHE LA GRECIA DIMOSTRI CHE CI SIA VITA FUORI DALL’EURO”

Fonte: stopeuro.org del 26/5/2015
Paul Krugman sul New York Times, con ancora fresca la notizia della vittoria di Podemos nelle maggiori città spagnole, torna brevemente sul tema della Grecia e della sua possibile uscita dalla moneta unica. La grande paura dell’ormai screditato establishment europeo, ragiona il premio Nobel, non è che la Grecia fallisca, ma che possa riprendersi a seguito dell’uscita dall’euro, diventando così un esempio per tutti gli altri.

di Paul Krugman, 25 maggio 2015
C’è appena stato un altro terremoto elettorale nell’eurozona: i candidati spagnoli di Podemos hanno vinto le elezioni locali a Madrid e a Barcellona. Io spero che l’IFKAT — cioè l’insieme delle istituzioni finora chiamate “Troika” — facciano bene attenzione.
Il nocciolo della situazione greca è che gli attuali parametri per il raggiungimento di un accordo a breve termine sono chiari e ineludibili: la Grecia non può fare un grosso disavanzo primario, perché nessuno le presterebbe ulteriore denaro, e non farà nemmeno (perché essenzialmente non ne è in grado) un grosso avanzo primario, dato che non è possibile cavare sangue dalle pietre. Perciò non resta che aspettarsi un accordo per cui la Grecia farà un modesto avanzo primario nel corso dei prossimi anni, e questo si potrebbe facilmente raggiungere — ed è quello che succederà, perciò perché non renderlo ufficiale?
Ma ora il FMI sta facendo la parte del poliziotto cattivo, e dice che non concederà altri fondi fino a che Syriza non si metterà in riga sulle pensioni e le riforme del mercato del lavoro. Queste ultime sono abbastanza discutibili — le stesse ricerche del FMI non danno alcun motivo per essere entusiasti delle riforme strutturali, specialmente di quelle del mercato del lavoro. Il primo punto invece riflette probabilmente un problema reale — la Grecia probabilmente non è in grado di concere ai propri pensionati quanto gli ha promesso — tuttavia non è chiaro perché questo dovrebbe essere un punto da discutere nel particolare al di là della questione generale dell’avanzo primario.
Ciò su cui vorrei tutto ragionassero è chiedersi cosa accadrebbe se la Grecia fosse alla fine spinta fuori dall’euro. (Sì, parlo del “Grexit” — brutta parola, ma tutti la usano.)
Sarebbe certamente una brutta situazione per la Grecia, almeno all’inizio. Proprio ora i paesi “core” dell’eurozona pensano che il resto dell’area euro possa gestire il problema, e questo può essere vero. Tenete conto però che il presunto intervento promesso dalla BCE [il “whatever it takes”, NdT], non è ancora stato realmente sperimentato. Se i mercati perdono fiducia nello stesso momento in cui la BCE è costretta ad acquistare titoli spagnoli e italiani, cosa succederà?
Ma la questione ancora più importante è cosa succederà un anno o due dopo che la Grecia sarà uscita dall’euro, nel momento in cui il vero rischio per l’euro non sarà che la Grecia fallisca, ma che possa avere successo. Immaginate che una nuova dracma fortemente svalutata porti flotte di turisti britannici, gran bevitori di birra, sulle coste dello Ionio, e che la Grecia cominci a riprendersi. Questo darebbe grande incoraggiamento a tutti quelli che, in qualsiasi paese, si oppongono all’austerità e alla svalutazione interna.
Pensateci. Fino l’altro ieri gli “Europei Molto Seri” salutavano la Spagna come un caso esemplare di successo, la giustificazione di tutto il loro programma. Evidentemente i cittadini spagnoli non erano d’accordo. E così, se le forze anti-establishment avranno una Grecia in via di ripresa a cui fare riferimento, lo screditamento dell’establishment avrà un’accelerata.
Una possibile conclusione, immagino, è che la Germania provi a sabotare la Grecia dopo l’uscita. Ma spero che ciò venga considerato inaccettabile.
Perciò pensateci, cari IFKAT: siete proprio sicuri che volete andare avanti per la vostra strada?
p.s.
conoscete Krugman? Questa è la sua biografia su wikipedia.
 

giovedì 28 maggio 2015

geoingegneria e clima

Bè magari son tutte balle coe ci dicono in televisione ma ho trovato due cosine su riviste specializzate che qualche neurone dovrebbero smuoverlo anche in coloro completamente addormentati....... ma andiamo con ordine:
  1.  sul sito greenbiz ( leggetelo) ho trovato questa succulenta, quanto passata inosservata nei media maggiori, sulla barriera corallina: tutti sappiamo che la barriera corallina, si sta "sbiancando") è in grande sofferenza con il riscaldamento climatico e del mare, giusto? Bene è sbucata fuori una "ricerca" della Carnegie Institution, dell'univeristà di exeter, del met office hadely centre e l'università del queensland hanno suggerito che per "ovviare" al problema serve la geoingegneria o meglio la tecnica geoingegneristica chiamata Solar Radiation Management (SRM) ossia "spruzzando particelle microspscopiche nell'atmosfera" per ridurre l'irraggiamento solare e la conseguente acidificazione dei mari... facile facile e abbiamo aggirato il problema della riduzione della CO2 possiamo continuare a inquinare. Per correttezza si deve dire che la National Accademy of Science ha dimostrato che quanto sopra (sia la geoingegneria che la SRM) sia da considerarsi PERICOLOSA!!!
  2. sul sito "Le Scienze"  ( leggete anche questo) ho trovato un altra notizia, sempre sul SRM e sulla geoingegneria, che cita  un articolo pubblicato su "Nature " a firma di vari studiosi dove si sostiene "la gestione della radiazione solare che può difenderci dall'impatto di un rapido e drammatico cambiamento climatico. I rischi di non condurre ricerche in proposito superao i rischi del condurle", detto meglio: visto al punto in cui siamo meglio sperimentare anche questo che rischiare di non fare nulla....
ora detto quanto sopra; le domande sorgono spontanee:
  1. le scie chimiche non erano una bufala dei soliti "complottisti"?
  2. la geoingegneria non era una fumosa e fuorviante invenzione di chi vuol vedere a tutti i costi l'ombra dove non c'è?
  3. la SRM è o non è dannosa e serve davvero ma, soprattutto, se quanto segnalato ai punti sub 1 e 2, è una realtà o un altra invenzione?
  4. e cosa ci dice che quelle che a tutt'oggi vediamo essere spruzzate in cielo persistendovi anche per delle ore cosa sono? E' possibile che "clandestinamente" qualcuno (....) lo stia già facendo perseguendo quale scopo?
parafrasando un noto conduttore: datevi le risposte che io vi ho fatto le domande

mercoledì 27 maggio 2015

Nozze gay, cardinale Parolin attacca: “Sì dell’Irlanda è una sconfitta per l’umanità”

Fonte: F.Q. del 26 maggio 2015
Il referendum con cui l’Irlanda ha legalizzato le nozze gay è “una sconfitta dell’umanità”. Parola del cardinale Pietro Parolin. “Sono rimasto molto triste di questo risultato, la Chiesa deve tener conto di questa realtà ma nel senso di rafforzare il suo impegno per l’evangelizzazione – ha detto il Segretario di Stato vaticano a margine della cerimonia per il Premio Economia e Società a Palazzo della Cancelleria – credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità“.
L’Irlanda è stato il primo Paese al mondo a chiedere ai propri cittadini di decidere in un referendum se le coppie omosessuali abbiano il diritto di sposarsi. E il risultato della consultazione è stato nettissimo: il 62,1% ha votato sì, i no si sono fermati al 37,9%. I voti complessivi a favore sono stati 1.201.607, mentre quelli contrari 734.300. L’affluenza a livello nazionale è stata del 60,5%. Mentre nei seggi si contavano le schede, è stato il ministro per le Pari opportunità, Aodhan O Riordain, a dare la notizia, con un tweet: “È sì – scrive – Una valanga a Dublino, sono fiero di essere irlandese”. Si sono presentati in massa nella Capitale per votare: il ministro della Sanità, Leo Varadkar, ha parlato “un giorno storico per il Paese”.
“È una rivoluzione sociale – era stato il commento a caldo dell’arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, Diarmuid Martin – la chiesa ora deve fare i conti con la realtà“. Parole interpretate dai commentatori come un’apertura e una presa di coscienza. Ma Parolin le legge in maniera diametralmente opposta: “Come ha detto l’arcivescovo di Dublino – ha detto ancora il segretario di Stato vaticano – la Chiesa deve tenere conto di questa realtà ma deve farlo nel senso che deve rafforzare tutto il suo impegno e tutto il suo sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura”.
“La famiglia – ha detto ancora Parolin in risposta a una domanda su come procedano i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che in questi giorni ha messo a punto il nuovo Instrumentum laboris – rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell’umanità e della Chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia”. “Colpirla – ha proseguito – sarebbe come togliere la base dell’edificio del futuro“.
Parolin ha commentato anche la vicenda dell’ambasciatore francese Laurent Stefanini, nominato dal governo Hollande ma che non ha ottenuto il gradimento dal Vaticano per via del suo orientamento sessuale: tra Santa Sede e Francia, ha detto il cardinale “il dialogo è ancora aperto e speriamo che si possa concludere in maniera positiva”.
Galantino (Cei): “La Chiesa si arrocchi, ma eviti l’accettazione acritica”
Dalla Chiesa italiana, intanto, rispetto all’esito del referendum irlandese, visibile esempio di come la base cattolica ormai pensi e decida in difformità da quanto proclamato dalla gerarchie, viene la sollecitazione a “non arroccarsi” ma anche a evitare “un’accettazione acritica“. Per il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, “la percentuale con cui è passato il referendum ci obbliga tutti a prendere atto che l’Europa, e non solo l’Europa, sta vivendo un’accelerazione del processo di secolarizzazione che coinvolge tutti gli aspetti e quindi anche quello delle relazioni”. Di fronte “a questo fatto”, a “questo e ad altri cambiamenti che di sicuro sorprendono, e talvolta anche destabilizzano, la risposta non può essere né quella dell’arroccamento fatto di paure e di arroganza“, né “quella dell’accettazione acritica, frutto di una sorta di fatalismo e di chi batte in ritirata”.
Per il numero due della Cei, “la paura, l’arroccamento, il fatalismo fanno il gioco delle lobby ideologiche, lasciano cioè il campo a chi purtroppo vive anche realtà importanti e belle come quella delle relazioni” unicamente “come conquista da esibire e da sbattere in faccia”. Galantino nega che quanto è avvenuto in Irlanda sia “un sonoro schiaffo alla Chiesa”, come qualcuno “si è affrettato a dire”: “non è così che si ragiona”.
Citando il Papa, ricorda che “il compito principale della Chiesa non è di costruire muri ma ponti, di stabilire un dialogo con tutti”. In questo orizzonte, chiarisce il segretario Cei, “l’atteggiamento della Chiesa non è quello di chi subito spara al primo che parla e che dice cose contrarie, ma si tratta di capire, di rendersi conto, ma di mettersi di fronte a queste realtà in maniera critica, laddove critico significa conoscendo la posizione dell’altro, capendo dove vuole arrivare”.
“Grazie a Dio sta crescendo anche all’interno della Chiesa questa attenzione alla ‘nuova sensibilità‘, questa capacità di leggere al netto di un’eccessiva emotività eventi e mutamenti culturali”, che “non vuol dire subito e solo sposarli in pieno, né tantomeno perdere la capacità di ragionare”. “E’ importante il rispetto per la persona così come sta dinnanzi a noi, capire di che si tratta – aggiunge – attenti però a non volere subito trasformare i diritti del singolo in punti di partenza perché diventino necessariamente i diritti di tutti. Questo è diverso”.
p.s.
si potrebbe dire: si autoassolvono quando hanno erano un paradiso fiscale; si autoassolvono per la pedofilia; si autoassolvono quando commettono reati come tutti gli altri; si autoassolvono quando ingeriscono in un affare intenrno di un altro paese.. leggi ingerenze "umanitaria"; si autoassolvono quando scendono in campo contro la diagnosi pre-impianto e la fecondazione assistita (sia omologa che eterologa). Si sono sempre autoassolti...  quando affronteranno i loro scheletri nell'armadio che, ormai, sono allo scoperto sotto gli occhi di tutti? Quando applicheranno il dogma della confessione? E mi fermo qui..

martedì 26 maggio 2015

Tallboy; la nuova frontiera del fracking

Sapete cosa è una 'tallboy'? Ve lo dico io; fonte Wikipedia:
La Tallboy era una bomba a caduta libera di costruzione britannica usata dalla Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale. Il suo peso di 12 000 lb (5 443 kg) ne fa una delle più pesanti bombe mai costruite. Essendo sprovvista di sistemi di guida o di freno aerodinamico, arrivava sul bersaglio "in caduta libera".
Poteva essere trasportata sull'obiettivo dai bombardieri strategici Avro Lancaster opportunamente modificati, agganciando l'ordigno esternamente sotto la fusoliera, come per la Grand Slam di maggiori dimensioni.
Oltre alla potenza distruttiva la sua onda d'urto veniva impiegata per generare un'onda sismica che faceva collassare le strutture, riuscendo a distruggere anche bunker profondamente interrati e fortificazioni invulnerabili alle bombe di dimensioni minori, come i rifugi degli U-Boot tedeschi sulla costa atlantica. Fine citazione.
Tutto chiaro? Bene, ora leggete questo: visto su Terra 2000
“Via libera del parlamento alle bombe sismiche in mare alla ricerca di petrolio. Con un blitz a scrutinio segreto di maggioranza e opposizione il governo Renzi ha cancellato il reato penale"



per chi ricerca petrolio in mare con le bombe sismiche. PD, Centro democratico, Nuovo centro destra, Udc, Scelta Civica e Forza Italia hanno cancellato a scrutinio segreto il reato penale relativo all’utilizzo delle bombe sismiche per cercare petrolio nei mari, a partire da quello sardo. Si è consumato un blitz in piena regola ordinato da Renzi che ha imposto al parlamento di proteggere le lobby dei petrolieri a scapito di ambiente e natura. Un accanimento verso la Sardegna visto che il governo ha espresso parere contrario anche all’ordine del giorno che ho presentato per revocare il permesso di ricerca nell’area del nord ovest sardo a diretto contatto con il santuario dei cetacei. Un ordine del giorno che mirava a cancellare l’area sulla quale si stanno concentrando texani e norvegesi per le introspezioni petrolifere a colpi di bombe sismiche. Un’area che ha già visto il pronunciamento contrario della commissione di valutazione di impatto ambientale. Esclusi alcuni parlamentari sardi di maggioranza che hanno votato a favore dell’ordine del giorno, i partiti di maggioranza lo hanno bocciato su indicazione del governo.
Il provvedimento è l’ennesimo regalo bipartisan ai petrolieri che vogliono proseguire impuniti a devastare i mari senza colpo ferire. Tutto questo con il silenzio più totale della Regione che continua a dormire per non disturbare il manovratore romano. Con questo voto del parlamento si da di fatto il via libera ad un progetto di ricerca petrolifera che rischia di distruggere il tratto di mare tra San Vero Milis ad Alghero – Porto Torres. Gli interessi in gioco sono elevatissimi e il rischio che corre la Sardegna è senza precedenti. Dopo la colonizzazione della terra ferma ora, infatti, Renzi vuole tentare sino in fondo quella dei mari. Ora serve una reazione forte per proteggere la Sardegna, non solo perché vanno rispettate le peculiarità statutarie della Regione ma perché si incide direttamente sull’ambiente e sul sistema naturale dell’isola. Serve una mobilitazione straordinaria per bloccare questo ennesimo blitz del governo Renzi che devasta i nostri mari, ma che è soprattutto al progetto di colonizzazione di gruppi stranieri e non solo che pensano di utilizzare la Sardegna per i loro affari”.
Lo ha detto il deputato sardo di Unidos Mauro Pili subito dopo il voto/blitz a favore dei progetti di ricerca petrolifera a colpi di bombe sismiche nei mari sardi.
“Da oggi – ha detto Pili – rilanciamo la mobilitazione dura su questa partita e siamo pronti ad azioni eclatanti se non saranno bloccati tutti i progetti che riguardano i mari sardi oggetto di questi tentativi maldestri di liberalizzare la tecnica delle bombe sismiche. Si tratta di una mobilitazione obbligatoria – conclude Pili – che abbiamo il compito di intraprendere per non lasciare la Sardegna al dominio totale di gruppi di potere e dello stesso Stato che ormai da tempo considerano la Sardegna una vera e propria pattumiera dove scaricare tutti i progetti più nefasti e invasivi dalle basi militari alle aree chimiche, per finire con le ricerche petrolifere a suon di bombe sismiche”
p.s.
sia chiaro che quella presentata da wikipedia è un arma della seconda guerra mondiale ed era primitiva.... le sue applicazioni civili invece sono molto diverse e vanno sotto il nome di "airgun": per dirla meglio è cambiato il modello ma il principio è lo stesso; il danno, inquesto sismico, è sempre dei cittadini... in questo caso è del popolo sardo!

lunedì 25 maggio 2015

Divario Nord-Sud: l’arretratezza del Mezzogiorno è una scelta politica

dal Fatto Quotidiano del 24 / 5 / 2015 a firma di
A partire dagli anni ’50, con l’istituzione della Cassa del Mezzogiorno, si inaugurò una politica di interventi straordinari per la soluzione dell’annoso problema del dualismo Nord-Sud. Il divario nel Pil pro capite tra Nord e Sud era ormai drammaticamente esploso dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo si legge bene in questo grafico, tratto da una interessante pubblicazione di Antonio Lepore per la Rivista giuridica del Mezzogiorno, che cita, a sua volta, uno studio dei ricercatori V. Daniele e P. Malanima

Si osserva chiaramente il doppio cambio di passo peggiorativo, in concomitanza coi due conflitti mondiali. Queste le premesse che portarono alla decisione di creare un ente ad hoc per fermare l’acuirsi del divario crescente. Un articolo molto interessante della ricercatrice Anna Spadavecchia, dell’Università di Reading (UK), dal titolo “Regional and national industrial policies in Italy, 1950s–1993. Where did the subsidies flow?”, fornisce dei dati scientifici molto interessanti. E’ davvero il caso di tratteggiarli, in modo essenziale, rimandando a una indispensabile, più attenta lettura del testo completo.
Obiettivo dello studio è quello di spiegare i ridotti “achievements” del Sud Italia, ossia i minori risultati, soprattutto a partire dagli anni Settanta. Vengono esaminati i flussi di sussidi regionali disponibili, in quel periodo, con quelli disponibili a livello nazionale, per le politiche industriali.  Lo studio evidenzia bene come, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, l’industria localizzata nelle zone più prospere d’Italia, (il Nord-Ovest), fu oggetto di un maggior flusso di crediti, e illustra come queste politiche abbiano inficiato il conseguimento di obiettivi significativi nel Mezzogiorno a partire da quegli anni. Ciò perché la priorità era evidentemente mutata: non più ridurre il divario tra Nord e Sud del Paese, perché “the new priority was to boost the national economy and its exports”. Sorprendente, se si pensa che alcuni movimenti politici hanno fatto della lotta alla Cassa del Mezzogiorno il proprio maggiore sostentamento, nei primi anni Novanta. Scrive ancora Anna Spadavecchia: “Even taking into account the more generous conditions attached to soft loans in the South and estimating the ‘gift’ element within soft loans, the North-West remains the main beneficiary in the post-1976 period”. Riporto, di seguito, il grafico corrispondente nell’articolo, per una più immediata comprensione di quanto detto.


Non doveva essere questo l’obiettivo di chi aveva pensato alle politiche di “intervento straordinario per il Sud” che, nei primi due decenni di esercizio (Anni 50-60), avevano avuto quantomeno il merito di mettere il Sud all’inseguimento del Nord, di cucire il paese diviso e lacerato internamente, di spezzare la spirale di povertà innescata nel Sud. Penso a Pasquale Saraceno, che fondò nel 1946 l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), assertore dell’utilità di fondare la Cassa per il Mezzogiorno, convinto del fatto che l’economia di mercato non avrebbe potuto da sola innescare la riduzione dei divari tra le regioni del Paese, ormai esasperatamente evidenti.
Scriveva Saraceno, con profetica lucidità, visto quel che succede proprio in questi giorni: “l’intervento straordinario è necessario fin quando l’economia italiana risulterà composta di due sistemi, caratterizzati da modelli di sviluppo diversi; ignorare e negare questo persistente dualismo significa conformare l’azione pubblica esclusivamente al modello del sub-sistema più forte, consumando così una sostanziale sopraffazione degli interessi del sub-sistema più debole”.
O, forse, ebbe ragione, nei fatti, Giorgio Amendola, quando scrisse, nel 1957, avverso l’istituzione della Cassa, le seguenti parole: “Ora, in queste condizioni, un ente che volesse attaccare le condizioni ambientali di arretratezza economica, e trattare il Mezzogiorno da zona depressa, isolando queste condizioni da quelle più generali, sociali e politiche, non solo non riuscirebbe a piegare e a vincere questa arretratezza, ma la consoliderebbe, perché, sviluppando la sua azione nel quadro degli attuali rapporti di classe, svolgendo la sua azione nell’indirizzo voluto dall’interesse dei ceti dominanti, ne rafforzerebbe, in ultima analisi, le posizioni di privilegio e di sfruttamento, ribadendo le catene che tengono legate le popolazioni meridionali”.
Inutile affidare al carnefice le sorti della vittima, in sostanza.
p.s.
ne parlavo domenica, vero? Bè.... come non aprire gli occhi? Oggi trattaano l'intero paese come finorahanno trattato una buona metà del paese.

domenica 24 maggio 2015

Datagate, spionaggio a mezzo app Android

da Punto Informatico del 22 5 2015 a firma di Claudio Tamburrino

Roma - La National Security Agency avrebbe cercato di attaccare gli store digitali di app di Google e Samsung per infettare i terminali degli utenti con spyware.

A rivelarlo è la nuova pubblicazione da parte della CBC di un documento divulgato dall'ex contractor dell'NSA Edward Snowden: in esso si legge che un'unità spionistica speciale, chiamata Network Tradecraft Advancement Team (NTAT) che raccoglieva agenti dei five eyes, l'alleanza tra Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanza ed Australia, avrebbe discusso dei possibili attacchi da condurre nei confronti degli app store dedicati ad Android in una serie di workshop tenuti in Australia ed in Canada. Un'operazione dal nome curioso e inquietante: Irritant Horn.

In pratica, durante questi incontri segreti le spie si scambiavano informazioni circa i metodi per superare i sistemi di sicurezza degli app store per impiegare il sistema XKEYSCORE, in grado di analizzare il traffico generato dagli smartphone per tracciarli fino agli snodi attraverso cui si connettono ai markeplace per scaricare applicazioni.
L'idea - una volta individuati e superati i sistemi di sicurezza degli store digitali - era principalmente quella di infettare i dispositivi mobile degli utenti con malware attravrerso cui raccogliere dati. Tuttavia i progetti non si limitavano a ciò: tra gli obiettivi vi era anche quello di sfruttare gli store di applicazioni per veicolare informazioni forvianti ai dispositivi dei soggetti da colpire, nell'ambito di operazioni di più ampia portata condotte a fini di propaganda o per confondere gli avversari (in particolare in situazioni di crisi e di rivolta, come ad esempio la cosiddetta Primavera Araba).

Nel documento si individuano per esempio le vulnerabilità di un'app per la navigazione mobile molto utilizzata in Asia, UC Browser, utilizzato da circa mezzo miliardo di persone e a quanto pare individato come una vera e propria miniera di dati da parte degli agenti: già a metà aprile i ricercatori del Citizen Lab dell'Università di Toronto avevano avvertito i gestori del browser dei problemi di sicurezza che dovrebbero nel frattempo essere stati risolti.

Claudio Tamburrino
p.s.
 solo se sono smacherati si fermano, vero? Dev'essere brutto per Snowden dover fare una vita da rifugiato ed esiliato dal proprio paese........ lo stesso paese che proclama ai quattro venti sempre quanto sia la patria delle libertà: ma di chi? E, soprattutto, di cosa?

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