Fonte: Il Fatto Quotidiano Economia & Lobby | 27 agosto 2018 Roberto Marchesi
Quando si parla di borsa e mercati, parlare di “fine di un ciclo” significa innanzitutto dire che una burrasca per i risparmiatori sta arrivando. In questa occasione non si tratterà di una semplice “correzione” (riaggiustamento dei valori, nda) ma sarà certamente una fase recessiva probabilmente lunga e pesante, visto che, oltre ai fenomeni soliti (di seguito descritti), questa avrà caratteristiche globali
molto più ampie e contemporanee. Sarà perciò impossibile, nello spazio
breve di questo articolo, descrivere compiutamente l’intero intreccio
di tutti questi fenomeni, e le responsabilità di chi li governa, ma
colgo l’occasione di un chiarissimo articolo pubblicato questo mese
dalla popolare rivista americana Fortune, sotto il titolo: “The end is near for the economic boom”
(La fine è vicina per il boom economico), per suonare anche qui le
sirene, perché quando una crisi arriva negli Usa diventa sempre globale.
Vediamo dunque quali sono questi indicatori economici che fanno scattare l’allarme.
Il primo è il Treasury yield curve (vedi grafico sotto), quello
che segna la differenza tra il rendimento delle obbligazioni di
medio-lungo periodo da quelle a breve scadenza. E’ un classico: quando
questo indicatore arriva all’inversione, cioè quando i bond di breve
periodo danno rendimento maggiore di quelli a lunga scadenza, significa
che il mercato è arrivato al punto di “correzione” ovvero: l’ottimismo
deve essere sostituito dalla prudenza.
il resto dell'articolo qui sul Fatto
si parla di progresso, di evoluzione, di civiltà ci ritroviamo invece in un nuovo medio evo dove conta chi si nasconde dietro il potere o vi si allea con esso.
lunedì 27 agosto 2018
domenica 26 agosto 2018
Mercati, tempesta in arrivo: gli apolidi della finanza stanno per attaccare il governo italiano
Fonte: Il Fatto Quotidiano Zonaeuro | 26 agosto 2018 Diego Fusaro
Il tempo volge al peggio, la tempesta è imminente. Vi sono tutte le avvisaglie o, come dicono i meteorologi, i segni che lasciano presagire la bufera in arrivo. Vi era, del resto, da aspettarselo. Almeno se è vero, come è vero, che la democrazia – magni nominis umbra – financo nella sua concezione più superficiale, ossia come libera votazione, è tollerata fintantoché il demos vota e sceglie ciò che in separata sede l’élite turbofinanziaria ha già sovranamente deciso in modo tutto fuorché democratico.
Ordunque, il 4 marzo il popolo italiano ha votato altrimenti. Non ha dato retta ai nervosismi dei Mercati divinizzati, né ai partiti di riferimento del capitale mondialista, né ancora al clero politicamente corretto ed eticamente corrotto degli intellettuali (palanfrenieri cosmopoliti addetti al mantenimento del popolo riplebeizzato in catene nella spelonca di platonica memoria). Il popolo ha scelto un governo che, al netto dei suoi limiti e delle sue imperfezioni, è il governo del basso contro l’alto, del popolo precarizzato contro l’aristocrazia global-elitaria. Ed è ciò che i signori del mondialismo e i loro chierici al guinzaglio non perdonano al popolo italiano.
I signori del mondialismo deregolamentante senza coscienza infelice e i cinici araldi della glebalizzazione hanno de facto dichiarato guerra al governo italiano. Senza se e senza ma. La sua inespiabile colpa? Elementare: essere un governo non al servigio dell’élite finanziaria, essere un governo scelto dal popolo, essere un governo che sta mettendo in discussione i capisaldi della mondializzazione capitalistica (deregolamentazione dei mercati, desovranizzazione dell’economia, atlantismo supino, ecc.).
I globalizzatori faranno di tutto per far cadere il governo nazionale-popolare odiato dall’aristocrazia finanziaria. Senza esagerazioni, mi avventuro in una previsione. Per rovesciare il governo nazionale-popolare italiano, i poliorceti del turboglobalismo liquido-finanziario percorreranno la via o del colpo di Stato giudiziario (modalità Mani Pulite 1992) o del colpo di Stato finanziario (modalità Monti 2011). L’obiettivo? Rovesciare il governo e imporne uno che rispecchi senza esitazioni gli interessi e i desiderata della classe dominante liquido-finanziaria. Come disse una voce non marginale del partito unico dei mondialisti, i Mercati spingeranno gli italiani a non votare i populisti. È chiarissimo il punto. Come, d’altro canto, è chiarissima la fisionomia glamour del nuovo totalitarismo dei Mercati deregolamentati.
Il tempo volge al peggio, la tempesta è imminente. Vi sono tutte le avvisaglie o, come dicono i meteorologi, i segni che lasciano presagire la bufera in arrivo. Vi era, del resto, da aspettarselo. Almeno se è vero, come è vero, che la democrazia – magni nominis umbra – financo nella sua concezione più superficiale, ossia come libera votazione, è tollerata fintantoché il demos vota e sceglie ciò che in separata sede l’élite turbofinanziaria ha già sovranamente deciso in modo tutto fuorché democratico.
Ordunque, il 4 marzo il popolo italiano ha votato altrimenti. Non ha dato retta ai nervosismi dei Mercati divinizzati, né ai partiti di riferimento del capitale mondialista, né ancora al clero politicamente corretto ed eticamente corrotto degli intellettuali (palanfrenieri cosmopoliti addetti al mantenimento del popolo riplebeizzato in catene nella spelonca di platonica memoria). Il popolo ha scelto un governo che, al netto dei suoi limiti e delle sue imperfezioni, è il governo del basso contro l’alto, del popolo precarizzato contro l’aristocrazia global-elitaria. Ed è ciò che i signori del mondialismo e i loro chierici al guinzaglio non perdonano al popolo italiano.
I signori del mondialismo deregolamentante senza coscienza infelice e i cinici araldi della glebalizzazione hanno de facto dichiarato guerra al governo italiano. Senza se e senza ma. La sua inespiabile colpa? Elementare: essere un governo non al servigio dell’élite finanziaria, essere un governo scelto dal popolo, essere un governo che sta mettendo in discussione i capisaldi della mondializzazione capitalistica (deregolamentazione dei mercati, desovranizzazione dell’economia, atlantismo supino, ecc.).
I globalizzatori faranno di tutto per far cadere il governo nazionale-popolare odiato dall’aristocrazia finanziaria. Senza esagerazioni, mi avventuro in una previsione. Per rovesciare il governo nazionale-popolare italiano, i poliorceti del turboglobalismo liquido-finanziario percorreranno la via o del colpo di Stato giudiziario (modalità Mani Pulite 1992) o del colpo di Stato finanziario (modalità Monti 2011). L’obiettivo? Rovesciare il governo e imporne uno che rispecchi senza esitazioni gli interessi e i desiderata della classe dominante liquido-finanziaria. Come disse una voce non marginale del partito unico dei mondialisti, i Mercati spingeranno gli italiani a non votare i populisti. È chiarissimo il punto. Come, d’altro canto, è chiarissima la fisionomia glamour del nuovo totalitarismo dei Mercati deregolamentati.
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