venerdì 8 aprile 2011

Portogallo addio.....

E anche il Portogallo ha ceduto: ha chiesto l'aiuto (si fa per dire perché in realtà non farà altro che mettersi un cappio intorno al collo da solo mentre i portoghesi dovranno stringerselo, sempre da soli) del fondo UE per gli Stati falliti. Islanda, Grecia, Irlanda e ora il paese lusitano hanno fatto la scelta di rimanere fermi e lasciare che gli squali continuino a scorrazzare per il proprio paese riprendendosi i soldi prestati, ad un interesse ancora più alto dell'attuale 10% perché proprio oggi la BCE ha annunciato un "ritocchino" - si fa per dire - del 1.25% dei tassi ufficiali, e rimanendo esattamente come erano primi nonostante siano i primi, se non unici responsabili, della crisi che dal 2008 sta letteralmente affamando il pianeta (non penserete mica che le rivolte maghrebine siano solo per l'anelito di libertà, vero?) per permettere a quattro criminali economici di poter prima speculare sulla pelle dei cittadini e poi investire nel fallimento degli Stati cui gli stessi appartengono: che voi siate a conoscenza, qualcuno di questi loschi figuri (di cui in Italia abbiamo ampi e notevoli esempi sotto gli occhi incensati e riveriti) sia finito in galera dopo aver restituito il maltolto? A me no, e a voi? Gli Stati si sono svenati, o meglio i cittadini degli Stati sono stati dissanguati, per sostenere la finanza; come mai? Forse perché i ceti che oggi tirano le fila del potere economico e politico del pianeta potessero continuare a guadagnarci? Prendiamo la UE: chi sono i più accesi europeisti? Chi in questa UE di stampo liberista che consente la "libera" circolazione dei capitoli (ma non delle persone... provate ad andare in un qualunque paese europeo e chiedete se potete stabilirvisi e trovare un lavoro.... e poi ditegli che siete italiani e la frittata é fatta) c'ha guadagnato e continua a farlo: andando per eclusione non i lavoratori, dipendenti e artigiani; non i cassintegrati, gli inoccupati, gli emarginati, non i giovani, non gli immigrati (se non come manodopera da sfruttamento intensivo da contrapporre, come i cinesi, ai lavoratori e ai piccoli imprenditori indigeni), non i cittadini delle zone depresse (ce ne sono ovunque in Europa), non la gran massa degli islandesi, irlandesi, britannici, spagoli, lusitani,.... devo continuare? Non credo; escludendo queste figure il resto non solo c'ha guadagnato ma s'é anche arricchita e ora incensa la UE e ne difende i "principi" a spada tratta, come fossero propri. In un precedente mio post, sull'onda di quanto letto sui media, auspicavo che almeno i lusitani avessero il coraggio di cambiare strada: dire che non era possibile pagare e mandare a quel paese i creditori (banche tedesche, spagnole, francesi, cinesi, ecc.) rinegoziando con loro se scendevano a più miti consigli o dare vita la corso forzoso se facevano orecchie da mercante; in questo modo avrebbero salvaguardato i cittadini lusitani e messo fuori gioco gli squali della finanza (che ora non solo scommettono sul fallimento del Portogallo, ma già guardano alla Spagna con occhio di desiderio e all'orizzonte sanno già che ci siamo noi): Il segnale che il Parlamento lusitano aveva dato era chiarissimo: un no deciso ai "sacrifici" e rinvio al mittente delal richiesta; invece il Governo di "sinistra", ma anche se erano la destra non credo sarebbe stato diverso (anche lì le differenze son minime fra i due partiti .... gli allocchi ci sono anche lì che credono che uno sia sinistra e l'altro sia destra), ha (nonostante sia dimissionario) presentato ufficiale richiesta di aiuto: immaginate un governo dimissionario (e dimissionato) fa una scelta di politica economica importantissima almeno per le prossime due generazioni di lusitani. Come mai? Semplice: perché non il proprio elettorato ma chi conta davevro al suo interno temeva di perderci; il solito tema che da anni commentatori come Naomi Klein e Jeremy Rifkin (per dirne due che conosco ma la lista mi risulta un pò più lunga), osservando quanto avveniva negli USA nei decenni precedenti, definivano "socializzare le perdite per privatizzare i profitti" mettendoci sull'avviso. Avviso che evidentemente non abbiamo raccolto e ne abbiamo pagato, paghiamo e pagheremo le conseguenza....... noi cittadini non "gli europeisti" che ci stanno bene e aspirano a continuare a che nulla cambi, nulla!!!!!! E perché mai poi se proprio il sistema é congegnato proprio affinché i cittadini e gli Stati debbano indebitarsi "affinché l'economia giri (ricordate lo spot del Governo di qualche anno fa, mi pare proprio della destra demagogica)"? In Italia, poi, che sarà la una delle prossime nazioni ad assaggiare il morso degli squali (forse i cinesi ci salveranno perché hanno tutto l'interesse a che nulla cambi ... però'sti tanto vituperati comunisti, non male vero? Sarà un caso che Tremonti tenga lezioni all scuola cinese di economia? Sarà un caso che stanno arrivando fondi a mantenere il nostro paese?), dovremmo cominciare a prepararci per tempo per parare il colpo: invece .... invece o stiamo tutti in ansia affinché l'amato capo possa salvarsi dall'ennesimo "attacco" dei comunisti o assistiamo sorridenti e contenti (chi era presente non ha né sorriso né riso né altro però) per l'ennesimo show dello stesso amato capo che oggi ha fatto alla premiazione a Roma per le Giovani Eccellenze del progetto «Campus Mentis», nel cortile di Palazzo Chigi insieme al ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Naturalmente vi risparmio il video...... e pensare che proprio i media proprio oggi hanno messo l'accento sulla enorme difficoltà che in questi mesi le famiglie italiane hanno a far quadrare i propri conti e pagare tasse, tariffe, bollette e tutto il resto: e lui che fa? diverte e si diverte.. sarà suo il regno dei cieli?

giovedì 7 aprile 2011

Il paese dei balocchi ... e dei baloccati.

Devo ringraziare Adler SSL per avermi, involontariamente, dato l'idea per il post di stasera. Perché nel paese dei balocchi la gente vive un sogno, noi invece un incubo; incubo nato nel '92 con il centrosinistra (che ancora oggi continua) che, imbevutosi degli ideali reaganiani, s'innamorò (dei soldi.. ricordate le pezze al sedere?) del liberismo e decise che doveva assumersi il ruolo "storico" di modernizzare (leggasi rompere il patto sociale per esaltare l'individualismo dell'arricchitevi ... se potete) e ottimizzare (leggasi eliminare un pò alla volta quel pò di controllo sociale che c'era e che stava crescendo con il popolo dei fax) il paese. Da allora di passi avanti ne abbiamo fatti eccome, tutti in un senso: dare sempre alle categorie forti il peso dovuto e chiedere a chi era già debole di sobbarcarsi gli oneri del fare le cicale, come? Eliminando un pezzo alla volta il welfare (che era largamente assistenziale ma non completamente, eppure degli invalidi si sono fatti dei mostri) ad esempio; rompendo le garanzie che dopo anni di lotte dei lavoratori erano assurte a leggi dello Stato (guarda caso proprio da dalla cosiddetta "sinistra" arrivano gli attacchi più duri a queste conquiste, Ichino é solo l'ultimo per fare un nome) per fare un altro esempio; "riformando" il mercato del lavoro (Legge Treu) e dando il là allo sfruttamento a basso costo dei giovani e degli inoccupati senza dargli alcuna prospettiva di futuro e creando un lumpenproletariat nel XXI secolo che porta il paese non sulla strada dei più civili paesi europei ma sulla china degli, allora, Stati latinoamericani puntualmente falliti nel corso degli anni successivi (e come se non bastasse le leggi successive non hanno fatto altro che aggravare la situazione non solo nel cosiddetto mercato del lavoro ma anche nella scuola e nella università); allora nasceva anche l'idea di un partito che raccogliesse sia il personale politico che l'elettorato in libera uscita dal morente pentapartito e qui cadde l'asino perché nasceva non un partito di stile tradizionale ma una macchina da guerra per un one man show che dura ancora oggi: c'era un piccolo "ma", costui non aveva un passato charissimo (la prima indagine risale agli anni '80) e "doveva" assolutamente entrare nell'agone altrimenti si sarebbe ritrovato nelle peste e probabilmente fallito come imprenditore; aveva tante di quelle magagne da risolvere che solo andando al vertice del potere politico poteva sperare di salvare capre e cavoli, soprattutto i propri cavoli. Cosa accadde? Che l'allora centrosinistra sottovalutò l'avversario e, soprattutto, pensò (sbagliando) di poter negoziare con costui e, quindi, controllarne gli eccessi personalistici e le tendenze autoritarie da padrone del vapore (condividendone il quadro economico e sociale di fondo non poteva essere diverso perché come mi disse una volta uno che era un vero comunista "guarda che non siamo all'epoca del PCI, qui non è la lotta di classe ma una lotta feroce fra ricchi e straricchi, sia fra loro sia all'interno delle due categorie): fu allora che nacque il Dalemoni. E' un gioco che descrisse benissimo Sabrina Guzzanti, lo ricordate? Quel gioco lo stiamo ancora giocando solo che stavolta il pallino non ce l'ha più il centrosinistra ma proprio colui che si pretendeva essere al centro del giochino. Costui fu furbo e imparava in fretta; aveva soldi e nulla da perdere e quindi poteva permettersi di osare: se sfondava meglio sennò ricominciava a lavorare sottotraccia e a fare terra bruciata. In più usava alcune tecniche di comunicazione che rendevano credibile l'incredibile (se ci fossero media liberi e indipendenti non avrebbe funzionato e invece un pò per controllo politico e un pò per acquisizioni successive di uomini e mezzi é riuscito a far passare il messaggio che c'é l'uno contro tutti e quell'uno era la vittima, insomma una pecora.. peccato che quella pecora sotto il pelo era uno squalo tigre vorace e onnivoro che per raggiungere lo scopo non esita a mandare 60 milioni di persone al macero pur di ottenere quanto agognato facendo e sdoganando tutto e tutti, ivi compresi razzisti, secessionisti e quant'altro) senza nemmeno porsi il problema se le conseguenze fossero state deleterie o meno per la comunità: ecco allora che solleticando la pancia si governa la testa. Sapete qual'é il problema vero? Che nell'opposto schieramento c'é gente che "tifa" (in nome sempre del negoziato a tutti i costi e quindi dello scambio reciproco di convenienza) proprio per il nostro: fior di esponenti di questo schieramento ancora oggi ti fanno stralunare gli occhi quando concedono interviste che in nessun altro paese sarebbero date da un partito dell'opposizione, nemmeno, nelle quali danno mostra di credere all'avversario concedendogli il cosiddetto onore delle armi e avallandone i teoremi e le iniziative, in uno stato latinoamericano o in africa. E allora ti chiedi: ma finora abbiamo davvero vissuto nel paese dei balocchi? Oppure il paese é esattamente questo e noi siamo i baloccati (stiamo attaccati alla tv e ci beviamo quello che ci propina) che crediamo di vivere altrove perché é questo "altrove" che ci hanno messo davanti?

L'Aquila, due anni dopo.....

L'Aquila due anni dopo. Ad oggi cosa ha fatto che si erge a governo del fare (a parte stabilire che la ricosrtuzione finisse nel 2035)? Il centro storico é sempre lì, intonso con tutte le sue macerie con tutte le sue tonnellate mentre dei 16000 edifici danneggiati più o meno gravemente dei quali quelli restaurati o ricostruiti sono in numero prossimo allo zero; la ricostruzione é ancora di là da venire; le attività commerciali che hanno ripreso a lavorare sono 5 (leggasi 5) su 1500; 2400 operai sono in cassa integrazione; 800 partite iva sono ancora chiuse; Nel resto della Regione tutti i paesini limitrofi stanno, se possibile, anche peggio perché a seconda delle decisioni prese allora hanno un barlume di speranza che qualche soldo arrivi per ora sono ancora lì... a pezzi; i morti non hanno avuto ancora giustizia, e mai ne avranno. L'unica cosa che é stata davvero fatta la dobbiamo alla Magistratura che sta perseguendo la cricca che s'era attivata pochi minuti dopo per accaparrarsi i soldi che sarebbero arrivati: ha scoperchiato il vaso pandoriano e sta indagando, processando, giudicando e rimane quindi l'unico aspetto positivo di questa tragedia nazionale. Bene ha fatto il Presidente della Repubblica ad andare lì a testimoniare la vicinanza degli italiani perché gli aquilani non si sentissero soli: é un atto importante di rottura rispetto alla cappa di piombo che é calata su quel post terremoto da parte dei media, di famiglia o controllati più o meno direttamente, per far dimenticare il fallimento della ricostruzione e trasmettere solo le comparsate fatte e le tante promesse fatte, ma non mantenute, per strappare voti e la scena e dare l'impressione di essere pronti ad aiutare: invece oltre alle comprasate mediatiche di sostanza ce n'é stata ben poca e ieri ne abbiamo avuta la prova provata con l'assenza del resto delle istituzini. Se volevamo avere una fotografia del momento del paese ce l'abbiamo a L'Aquila: macerie, gente disperata, soldi zero, tanta aria fritta, molti affari per la zona grigia degli squali che sono accorsi. Prendetene atto: siamo l'Abruzzo, anche senza il terremoto.... se ci liberiamo del sistema venuto su dal '92 una speranza ce l'avremo, in caso contrario, bé guardate i filmati di quel terremoto e fatevene un idea della nostra realtà attuale!!!!

mercoledì 6 aprile 2011

ma non era infernet?

Parlerò di un argomento interessante dal punto di vista intellettuale ma con poco ascolto in un paese come il nostro dove l'ignoranza e la interessata bonomia dilaga a vista d'occhio; una volta tanto parliamo di rete e di comunicazione; anzi ne parlo e tralascio il solito post su berlusca o sul circo politico attuale e passato: visto che stanno pensando al bavaglio per la rete e visto che la rete l'amato capo la vede come nemica e solo come mezzo ulteriore da aggiungere al proprio mazzo di mezzi di comunicazione credo che ogni tanto parlarne non faccia male: é chiaro che si deve evitare di stare a guardarsi l'ombellico ma ignorare il pericolo e nascondere la grande potenzialità che la rete offre, finché é libera, dandolo per sempre scontato, quindi eterno, che rimarrà sempre così com'é, é il modo migliore per farla naufragare, soprattutto in un paese a democrazia dalle gambe malferme e dalla libertà limitata quale siamo diventati; soprattutto quando a metteer gli occhi sulla rete non é il potere politico ma un altro potere che ha memoria millenaria e forza economica e politica, ma pure di suggestione, enormi. Quindi cari colleghi e amici la scelta é fra: se non vi interessa passare, guardare, pensare che sia solo un brutto sogno (che maroni, com'é lungo, noioso ecc.) contare fino a tre e allontanarsi da questo, malefico, blog per risvegliarsi nel proprio felice mondo ...... quindi iniziate a contare 3 ..... 2 ..... 1 ..... ciaooooo oppure, se interessati, fermarvi e sorbirvi il post e, magari, commentarlo una volta svegliati dal torpore perché non sarò né breve né "facile" da leggere.... ho pur preso una laurea in scienze politiche con una tesi su "internet e poltica" e ora la metto a frutto, per una volta almeno voglio parlare tecnico e dotto; l'argomento mi alletta!!!! Inoltre dovrebbe allettare anche voi perché in rete sta sbarcando una forza millenaria e potente e una sfida, democratica, ci si pone davanti.. ecco il mio punto di vista. AUGURI CHI SI FERMA E BUON SONNO PER CHI VA OLTRE!!!!!! Come sappiamo ogni novità la Chiesa non la vede di buon occhio; la Rete (d'altronde non era la sola, la politica fa orgogliosamente il paio ancora oggi... particolarmente in italia anche perché più della metà dei politici nostrani guarda il pc solo per cercare .... lasciamo stare) non fa eccezione: tant'é che la definizione "infernet" non é nuova e la coniò proprio un prete. Ma, anche perché le vocazioni sono in crollo totale, da qualche tempo hanno compreso che dev'essere la montagna a muoversi e non aspettare che "i bambini vengano a me" perché rischiano di restare in pochi, pochissimi senza ricambio. Ecco dunque che, già a partire dal precedente pontenfice, stanno cercando di penetrare nel mondo giovanile, come? Discoteche, punti di ritrovo, e ....... la rete e/o internet. Sfruttando proprio quei mezzi di socializzazione che gli sono propri: forum, social network, blog, community, tutto fa brodo e tutto serve alla "causa". Ultimo di una lunga serie é l'articolo (leggetelo prima di leggere questo post, così siete freschi e ancora riposati) uscito su "La civiltà cattolica", settimanale dei gesuiti (gente in gamba i gesuiti ne ho conosciuti un paio e mi hanno ... dire sorpreso é dir poco), nel quaderno 3858 del 19 marzo 2011 (pagg 536 - 549), hanno pubblicato un articolo a firma di Antonio Spadaro dal titolo " etica hacker e visione cristiana". Quando mi é capitato sotto mano ho fatto un salto dalla sedia: mi son detto che avevo le traveggola, ma come gli hacker sono i cattivi per eccellenza, gli anarchici, i violentatori del copyright, ecc. ecc. insomma il peggio del peggio e la Gerarchia d'Oltretevere li beatifica? Avendo ben presente che nulla é scritto su questa rivista se non approvato dalla segreteria vaticana, cosa c'é sotto? Direbbe Di Pietro: che c'azzecca la visione cristiana con l'etica hacker (diavolo e acqua santa notoriamente non vanno d'accordo)? C'azzecca eccome, almeno nel nuovo corso delle gerarchie, c'azzecca eccome dato che in primis rendono omaggio agli hacker dandone una definizione corretta e distinguendoli dai cracker (distinzione reale ma poco nota) che sono i veri cattivacci della rete. Poi passa ad esaminare quelli che sono i "comandamenti" hacker per eccellenza (l'articolo li prende da un saggio di Stephen Levy, ma si possono tranquillamente trovare in rete magari con altra dicitura anche se il significato intrinseco non cambia): l'accesso ai computer dev'essere illimitato e totale e, aggiungo io, libero; dare sempre la priorità al handson (verificare di persona la fonte o la news o se il tal dato é reale e non una bufala); tette le informazioni devono essere libere; sfiduciare l'autorità: promuovere il decentramento; gli hacker devono essere giudicati dal loro hacking; é possibile creare arte e bellezza su un pc; i computer possono, non devono né lo fanno da soli, cambiare la tua vita in meglio. Passa poi a esaminare la caratteristica principale dell'hacker: il gioco e il divertimento come mezzo attraverso cui conosce ed esplora gli anfratti; il vero hacker però non fa danni ma lascia tracce di sé e rende pubblici i risultati (e spesso i governi s'inkazzano, wikileaks docet): l'obiettivo però non é la violazione ma la conoscenza, la sfida intellettuale e la voglia di trasparenza che, soprattutto negli stati democratici, dovrebbe essere il faro dell'autorità cui i cittadini guardano con fiducia: se ci sono segreti qualcosa non va (wikileaks....). Alla fine di un dotto excursus storico-politico-sociale nel quale si cercano le similitudini fra etica cristiana e etica hacker (un percorso affascinante che vi consiglio di seguire se vi capita sotto mano l'articolo, perché ce ne sono, eccome se ce ne sono ma naturalmente non dovrebbe meravigliare se, dal punto di vista teorico, ogni etica ha dei principi comuni e di base che sono universali e acclarati e non valgono solo nel raffronto fra etica cristiana e quella hacker ma valgono per qualunque aspetto dell'etica in generale, cosa questa che oggi in italia é molto, ma molto, passata in terzo piano nemmeno in secondo...) arriva al punto: ok, cari hacker, vi abbiamo sdoganato; abbiamo detto che avete dei sani principi e dei sani valori (alcuni hacker, storici e non, sono credenti ferventi); abbiamo riconosciuto i limiti della nostra precedente speculazione dando a Cesare quello che é di Cesare; abbiamo anche capito che i vostri "passaggi" sono frutto di una ricerca speculativa, spesso personale, mirante a portare la luce laddove qualcuno vuole tenere tutto al buio e per farlo voi correte dei rischi disvelando misteri celati (spesso maldestramente) e abbiamo anche capito che lo fate perché lo ritenete un gioco e una sfida ma il movente é sempre la conoscenza nella condivisione fra individui visti orizzontalmente e non gerarchicamente preordinati. Abbiamo capito il messaggio però ci sono delle cose che vanno stabilite: anche se la visione democratica orizzontale non é una cattiva idea c'é un limite, ossia che dovete riconoscere che non si può disconoscere "l'insegnamento del padre verso il figlio" nel senso cristiano del termine (e già qui qualcuno può cominciare a storcere il naso perché se é vero che un padre dev'essere modello per il figlio e indacargli "una" via ciò non significa che il padre sia infallibile e quello che dice sia oro colato, un dubbio ci dev'essere e se uno é hacker la domanda gli sorgerebbe spontanea sapendo benissimo che la risposta é quantomeno problematica se non impossibile da dare se non si accettano i dogmi base che sono proprio quelli della infallibilità e della verità rivelata e assoluta); non si può nemmeno disconoscere il "dono", in quanto esseri umani, che hanno ricevuto e di cui non possono disporre perché é si un dono ma di quelli che non si possono rifiutare e quindi, a di là dei vari modelli proposti, ci si deve fare i conti quando sarà il momento perché non é tutto riducibile solo a connessioni, mediazioni incarnate, collaborazioni orizzontali, condivisioni, in una parola a una logica che può essere anche anonima, su base individuale e impersonale, perché il "dono" di cui sopra non é gratuito ma frutto di amore, sofferenza, peccato originale ecc. ecc.: "l'ordine di conoscenza della Rivelazione é peculiare: ad esso l'uomo non può affatto arrivare con le proprie forze. E' invece per una decisione del tutto libera che Dio si rivela e si dona all'uomo svelando il suo mistero (pag. 545 articolo succitato). Questo a proposito di etica hacker comporterebbe un dover assoggettarsi ad un etica "superiore" inconoscibile e inarrivabile: un vero hacker non accetterebbe e da bravo cercatore della conoscenza e della trasparenza comincerebbe ad arrovellarsi sul come e il perché di tutto ciò e cercherebbe di capire in cosa consista questa "superior" etica che gli sta di fronte; fosse un maniframe cercherebbe di entrarvi, ma essendo immateriale evidentemente la strada da intraprendere é un altra anche se son sicuro che l'intento sarebbe lo stesso: capire cosa ci sia dentro e, soprattutto, "chi"; per svelare l'insvelabile e far trasparire quello che trasparente non é. E' ora che si capisca che hacker non é il cupo e notturno animale chiuso nella sua stanza prono sulla tastiera del suo pc a violare chissà cosa: questa é mitologia per gli hacker mentre é relativamente reale per i cracker (i cattivi); ma l'hacker vero (soprattutto le ultime generazioni) una persona che vive immerso in community, reali e virtuali, che ha fatto della conoscenza, gnoseologicamente definita, uno stile di vita dove "l'open" è la regola e non l'eccezione dove la "source (la fonte)" é nota, condivisa, mutevole (laddove dovesse evidenziare dei difetti si periterebbe di correggerla dando notizia laddove possibile all'interessato), ma soprattutto paritaria: non eguale, sarebbe impossibile, ma paritaria. Stessa cosa per l'hacking che, quindi, non é solo un frutto di un singolo individuo ma la collaborazione di tantissime persone (spesso sparse per il pianeta e che nemmeno si conoscono) che ci mettono del proprio affinché il risultato, mai definitivo, possa dare i frutti sperati: un esempio é il vincitore del premio Humanitarian of the year creato dalla rivista Technological review del MIT per porre alla pubblica attenzione quei giovani informatici che stanno cambiando, o contribuendo a cambiare, il mondo delle tecnologie; nel 2010 l'ha vinto David Kobia un espatriato dal Kenya che ha creato il software, open source, "Ushaidi (in Swahili significa testimone)" che raccoglie (e valuta con vari criteri prima di porlo all'attenzione degli altri) segnalazioni, testimonianze, diari, report e quant'altro inviato dai cittadini rappresentandoli su una mappa interattiva affinché brogli elettorali, violenze, disastri, incendi ecc. possano essere più facilmente denunciati o posti all'attenzione di tutti, essendo evidenziati anche visivamente su essa; in tal modo i soggetti che per primi intevengono sui luoghi indicati dalla mappa sanno esattamente cosa sta accadendo e dove e possono agire per il meglio: un software geniale ma semplicissimo che si adatta sia ai paesi ad alta tecnologia sia a quelli che ne sono sprovvisti o quasi per evitare che ci siano zone "buie", adattandosi a qualunque mezzo tecnologico il soggetto abbia a disposizione (ho citato a memoria dal libro di Giovanni Ziccardi "HACKER" ed. marsilio da pag. 16 in poi). Un gioco sembra, vero? Ma un gioco che alla fine, con il contributo di tutti, da la possibilità di alleviare le pene di chi vive condizioni di disagio anche gravi: anche questa é etica hacker e hacking per attuarla. Ci sono dei punti di contatto fra le due visioni (hacker e cristiana ma anche, evidentemente, islamica, buddista, ecc. non potrebbe essere altrimenti visti i principi di base) ed é innegabile che moltissimi aspetti sono condivisibili fra le stesse, perché il riconoscimento di un ruolo al singolo come individuo e come parte di una community é già un ottimo punto di partenza per intraprendere percorsi paralleli e/o coincidenti; ma però se dialogo e condivisione dev'essere non può partire dal presupposto che siamo simili come visione ma io sono meglio perché ho la Rivelazione dalla mia e quindi sono superiore: é un errore a mio parere dato che ognuno di noi, quando crea qualcosa nel suo pc, é "creatore"; ognuno di noi ogni volta che agisce o scrive é mito e realtà insieme perché quel singolo momento, anche ripetuto migliaia di volte, rimane singolo e peculiare quindi irripetibile e nessuno si sognerebbe di mettersi a "giocare il cielo a dadi" perché sa benissimo che la terra o meglio la città terrena e non quella celeste, di là da venire ancora per i credenti, quella nella quale s'interagisce per migliorarla sapendo di non poterla mai cambiare in via definitiva perché, come qualunque software "open source", é sempre in divenire di secondo in secondo e nulla ne potrà fermare l'evoluzione sia in positivo che in negativo. Si vuole dialogare con la Rete? Ben venga. Si vogliono trovare, e ci sono, punti di contatto e di riconoscimento reciproco? Meglio ancora, salvo però che non si cerchi di colonizzare per trasformare in animali da recinto quelli che sono nati liberi e "open" e tali vogliono restare. Si vuole entrare in Rete smettendola di definirla "infernet" e smettendo di chiamare criminali gli hacker veri (che sono persone che sono sì "ribelli" per definizione - spesso sbagliando perché giustificano in nome di ideali superiori anche le peggiori nefandezze - ma non pretendono di avere una verità rivelata da propagare ma solo una realtà circostante da scoprire che, spero ne converrete, é ben altra cosa)? Bene, era ora che ci fosse un cambio di linea in una delle gambe del potere: ma che non si faccia l'errore di "pensare" la rete in termini bidimensionali e gerarchizzati perché in rete non ci sono capi né capi amati, né guru, né capicorrente, né altro; ci sono nick e persone dietro quei nick che hanno sensibilità diverse; preparazioni differenziate dalla loro storia; idee politiche ancora più diverse; visioni etiche opposte o coincidenti che tali vogliono restare ma che sono aperte al dialogo, ecc. ecc. insomma c'é libertà (vera, o meglio nel suo significato vero non svuotato e reso contenitore vuoto in cui metteri esattamente il suo opposto), democrazia (digitale e orizzontale soprattutto), spazio per tutti e quindi non ci si sta l'uno sull'altro. Nessuno si sogna di predominare nel virtuale perché il predominio é sintomo di autoritarismo e in internet sono allergici alle "missioni" e ai "missionari": la storia insegna che dietro ai missionari ci sono sempre stati i conquistadores che hanno fatto altrettanti danni con le popolazioni con le quali hanno interagito sterminandole o riducendole sull'orlo dell'estinzione (quando non riuscivano a chiuderle in un recinto riducendoli al rango di animali da cortile) in un olocausto di secoli che fa impallidire anche quello più recente di cui abbiamo ancora memoria: se ci sono questi retropensieri, no grazie. Venite pure, sarete accolti perché l'isola nella rete si perde se non ha collegamenti con la terraferma e non si ha la bussola per arrivarvi e lo skipper per portarvici.

lunedì 4 aprile 2011

Eccone un altra.....

Credevate che le ronde, fallite, fossero il top? Pensavate che la rivoluzione piazzaiola dell'amato capo scoppiasse e ci trghettasse nel migliore dei mondi possibili dove tutti ci amiamo? Errore. Oggi ci siamo avvicinati alla vetta: per distogliere l'attenzione dei propri elettori dalla lega romanizzata e non più padana i boss hanno pensato di sprarane una grossa, ma proprio grossa: gli eserciti regionali. Cosa sarebbero? Ma naturalmente la riedizione istituzionalizzata delle ronde che si sono rivelate un fallimento vero e proprio. Queste milizie, questo sono, sarebbero addestrate dalle strutture ordinarie e sarebbero di supporto nelle iniziative della Protezione civile ma, soprattutto, parteciperebbero alla repressione in caso di "tumulti (forse i cortei studenteschi e degli operai? Oppure l'acchiappo di qualche clandestino?)": risponderebbero agli "ordini" dei vari Governatori sullo stile della guardia nazionale (i soldati del week end) americana. Se fossimo un paese serio ci faremmo una risata su e si volgerebbe l'attenzione ai problemi reali; se fossimo un paese serio chi fa proposte del genere non siederebbe al Parlamento o se ci siederebbe sarebbe marginale, e invece: invece chi fa queste proposte siede al governo; chi fa queste proposte ci crede davvero; chi fa queste proposte teme il giudizio dei propri elettori (cui aveva promesso mari e monti) e ha necessità di spostare l'attenzione su temi di "fondo" e non sui fallimenti passati (no secessione; no federalismo vero ma uno che ne é la negazione; no meno tasse e no tasse a roma; ecc. ecc.); sulla paura dei clandestini, cui opporre l'esercito regionale, e non sulla presa di potere nel mondo finanziario e bancario partecipando di quel mondo che era visto, alle origini, come il diavolo. Funzionerà? Chi l'ha proposta ha in mano le redini del governo e quindi, se ci crede davvero, può arrivarci facilmente perché chi ha bisogno dei suoi voti non può permettersi di tirare troppo la corda, altrimenti il governo cade e se cade per l'amato capo son dolori seri (i comunisti non aspettano altro); ci credete davvero che la proposta prenderà corpo sul serio? Personalmente credo che abbiamo tirato il sasso per vedere l'effetto che fa e poi tireranno le somme: se ci sono spiragli potete scommetterci che nei prossimi mesi, o anni non cambia, diventerà un altro tassello del sogno secessionista che un giorno forse vedremo attuare quando non ne potremo più di uno stato inetto e svuotato di tutti i suoi contenuti originari.... E' vero che l'operetta é un genere popolare ma che si passa alla farsa....... la paura é sempre la stessa: perdere lo scranno perché chi ce li ha portati lì potrebbe cominciare a chiedersi in cosa son diversi dagli altri; e se se lo chiedono i "mitici" bergamaschi della valli......

domenica 3 aprile 2011

Il "Che(z)" B..... come dire: Stato e rivoluzione nel XXI secolo....

HASTA SIEMPRE LA VICTORIA, COMANDANTE..... HASTA SIEMPRE LA VICTORIA, COMANDANTE.....
Questa mi mancava: dopo quello operaio, e quello politico ora c'é l'ultimo modello .... il presidente rivoluzionario; Che Berlusca. Ha detto che ci vuole una rivoluzione perché siamo l'unico paese occidentale dove l'esecutivo é sottoposto alle Camere, Alla Corte Costituzionale e dal potere giudiziario: "viva la politica" significa restituire potere alla democrazia e ai cittadini che credono che attraverso la politica si possa migliorare il mondo in cui viviamo»; da non crederci: il campione dello status quo che messo alle strette da quei cattivacci dei Giudici si reinventa capo rivoluzionario per ottenere con un radicale (si fa per dire) cambiamento quello che non ha avuto finora: se ci riesce non gli serviranno nemmeno i compravenduti, basterà chiamare alla piazza i suoi!!!! Insomma, come diceva V, "Vive la Revolution"..... mi aspetto ora che la minaccia delle piazze diventi realtà e che ci siano cortei di umanità varia (evasori, escort, ragazzi in carriera televisiva, candidati ai vari casting, politici in erba o di belle speranze,e naturalmente, responsabili di primo e secondo pelo e tutto il resto del variegato mondo che gira intorno al circo messo su in questi anni) che, grata, dimostri così la propria voglia di rivoluzione e di cambiamento riformistico senza leggi da approvare ma con l'assenso "popolare" (chissà se ci saranno anche quei supporter che a Lampedusa si sono distinti con i giornalisti e chi contestava, ben sapendo che erano una comprasata e basta, con alte parole democratiche e tolleranti che guardando uno dei tanti clip su youtube sono la massima espressione dell'afflato pacifico che li distingue) e, visto che il popolo lo ama, con il suo imprimatur naturalmente. Ci pensate? Tornerebbero in auge motti e slogan come "rivoluzione non é un pranzo (.....) di gala e nemmeno una passeggiata" oppure "la guardia é stanca" ecc.; vedremo con il basco in testa e la tuta mimetica (non con la stella rossa ma l'immagine dell'amato capo) con il fucilino in mano tanti "moderati" di oggi che si trasformeranno in capi rivoluzionari. Vedremo invasioni di di donnine tutto fard e unghie appena laccate che daranno l'assalto al "palazzo" d'inverno della politica italiana o vedremo stuoli di candidati ai vari reality che cingeranno d'assedio il palazzaccio per costringere il potere ad accettare il primo precetto del nuovo credo, ossia la "giustizia" stile italia degli ultimi decenni!!! Stuoli di forzuti e palestrati italici andranno all'assalto del potere in nome del "colpire lo Stato"! Vuoi vedere che questa "rivoluzione" raggiungerà quegli obiettivi che tutti i precedenti movimenti protestatari hanno avuto modo di vedere solo con il cannocchiale dei sogni mai realizzati? I nuovi rivoluzionari non saranno certo rispondenti al classico cliché ma perdiana: Parigi val bene una messa....... e un processo eliminato sul nascere pure.


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