sabato 27 febbraio 2021

Ero certo che dopo il Covid tutto sarebbe tornato come prima: ora non ne sono più sicuro

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Federico Bastiani Società - 27 Febbraio 2021

 

Circa un anno fa, all’inizio della pandemia, scrissi una riflessione sul futuro della socialità. Osservando le Social street sparse per l’Italia, notavo una gran vivacità “on line”, vicini di casa che si sostenevano a vicenda, trovavano modi alternativi per stare insieme, per condividere. Concludevo il post dicendo che l’uomo è un animale sociale e che, finita la pandemia, tutto sarebbe tornato come prima inclusa la socialità che è innata nell’uomo. Dopo un anno non sono più tanto d’accordo con me stesso.

Stiamo vivendo grandi trasformazioni, molte forse le stiamo subendo, ma non sono per niente sicuro che finita la pandemia il mondo tornerà dove l’avevamo lasciato. Abbiamo scoperto che possiamo fare a meno dei cinema perché abbiamo le piattaforme streaming. Molte uscite di film sono state rimandate in attesa della riapertura delle sale cinematografiche, salvo poi adeguarsi e lanciare le “prime” direttamente on line.

Mi ero occupato delle “dark kitchens” prima della pandemia, ovvero la nuova tendenza dei “ristoranti virtuali”. Perché aprire un ristorante che ha costi di gestione elevati quando è possibile noleggiare dei container già attrezzati con cucine professionali ed annesso servizio di consegna a domicilio? In questo modo si sostiene solo il costo di noleggio della cucina ed uno o due impiegati, finito. Non esiste più l’esperienza della “sala”, del rito di andare al ristorante. Da un anno a questa parte, l’home delivery è esplosa.

Siamo sicuri che le nostre abitudini verranno ripristinate? Siamo consapevoli che dovremo portare la mascherina per molto tempo ancora. Ormai indossare la mascherina è diventato quasi un gesto automatico, una nuova normalità così come non dare più la mano, la pacca sulla spalla, quel contatto che ci “avvicinava” probabilmente non ci sarà più. Torneremo ad abbracciarci tranquillamente dopo aver subito un lavaggio del cervello sulla “pericolosità” del gesto? Sarà automatico tornare a rifrequentare i luoghi affollati? Non ne sono più sicuro.

Probabilmente anche la socialità così come la ristorazione, i cinema, la musica, le radio, subirà una trasformazione verso una nuova forma. In questi mesi ho parlato con moltissimi teenager e la quasi totalità di loro mi ha detto di essere contento di frequentare la scuola on line piuttosto che in presenza. Loro sono il nostro futuro e, forse, conviene osservarli per capire dove andrà il mondo. Il fenomeno degli hikikomori non è una novità. I ragazzi trascorrevano anche prima della pandemia più tempo nella vita virtuale che in quella reale, la pandemia ha solo amplificato il fenomeno. Dobbiamo capire in che modo questa condizione impatterà sulla socialità del futuro, sulle relazioni.

Ho provato a chiederlo al professor Robert Putnam, docente di Politiche pubbliche all’Università di Harvard, che ho avuto modo di conoscere anni fa quando scoppiò il fenomeno delle Social street. Il suo approccio è più ottimista del mio. “Nei primi mesi della pandemia, proprio come i primi anni dei social network, abbiamo vissuto una cyber euforia. Potevamo fare tutto on line, però, dopo un anno siamo passati al cyber pessimismo perché è chiaro che la Dad funziona per i privilegiati, o che vedere i nonni di persona è meglio che vederli su Zoom.” Sono trascorsi vent’anni da quando Putnam pubblicò Bowling Alone: The Collapse and Revival of American Community in cui analizzava i cambiamenti della società. “È difficile prevedere le conseguenze a lungo termine della pandemia così come lo fu quando scoppiò la peste, ma sono molto scettico che il nostro futuro potrà fare a meno delle relazioni face to face”.

Forse la pandemia gioca solo un piccolo ruolo sulla socialità del futuro, la pensa così uno dei più noti sociologi al mondo, Anthony Giddens. “La socialità è già influenzata da anni dalle nuove tecnologie, dall’Intelligenza Artificiale, per analizzare bene il fenomeno bisognerebbe districare ogni componente ed analizzarla, inclusa la pandemia, non è semplice”. Un po’ come gli acquisti on line, una tendenza in costante aumento che ha avuto un’impennata durante la pandemia. Anni fa, solo determinati acquisti si effettuavano on line, adesso non c’è cosa che non si possa gestire su internet. La pandemia ha funzionato da acceleratore e ha modificato alcune abitudini che probabilmente non verranno ripristinate. La socialità subirà lo stesso processo?

Paradossalmente sono proprio le tecnologie oggi a venirci incontro per ottenere una socialità “reale”. Le app di dating come Tinder hanno fatto registrare un boom di utenti. Con bar, discoteche, luoghi di aggregazione chiusi, la possibilità d’incontro è ridotta ai minimi termini e la tecnologia in questo caso viene in soccorso. Come per le Social street, dal virtuale al reale, lo strumento digitale diventa un modo per tornare lì dove tutto inizia, le relazioni. La pandemia rimescolerà le carte in tutti i settori, anche in quello sociale.

Quello che dobbiamo augurarci è che qualunque siano gli scenari futuri, il mimino comune denominatore sia sempre la parola “ubuntu”, quel legame universale di scambio che unisce l’umanità intera, sia esso virtuale o reale.

domenica 21 febbraio 2021

Perché è caduto Conte?

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dopo due giorni di travolgente emozione, commozione, brividi e pelle d’oca per i Grandi Discorsi di Draghi tra Senato e Camera, sobriamente celebrati dalla maggioranza politico-mediatica modello Pyongyang come il ritorno di Demostene e Cicerone fusi insieme, è finalmente chiaro ciò che il governo farà di buono e giusto (tutto) e di cattivo e sbagliato (niente). Un solo interrogativo resta inevaso: perché è caduto il governo Conte-2? Breve catalogo di opzioni.

Incapace. Conte era un premier incapace con ministri scappati di casa provenienti da partiti incompetenti ed è stato travolto dal “fallimento della politica” e dalla “crisi di sistema”? Draghi governa coi partiti incompetenti che appoggiavano Conte (più Lega, Fi ecc.) e con 9 dei suoi ministri più due tecnici (Bianchi e Colao) che operavano con lui. Poi ci sono Brunetta, Gelmini, Giorgetti&C.

Recovery Plan. Conte aveva fallito sul piano, scritto coi piedi, in perenne ritardo e con una governance accentrata fra Mef, Mise e Affari Ue tipica dei dittatori, roba da cestinare e rifare da capo? Draghi dichiara al Senato che “il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma”, “finora costruito in base a obiettivi di alto livello” che ora “dobbiamo approfondire e completare, ma “le missioni del Programma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente”. Resta da fare ciò che due mesi di crisi impedirono a Conte di fare: “rafforzarlo per gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”. E la governance? Draghi l’accentra al Mef, molto più dell’accentratore Conte.

Pandemia. Conte ha fallito sulla gestione della pandemia, con le arlecchinesche Regioni a colori, le troppe chiusure, i ritardi sui vaccini, i disastri di Speranza, Arcuri e Cts? Draghi dichiara al Senato: “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Conferma Speranza, il Cts e probabilmente Arcuri. E sui vaccini – salvo che riesca a fabbricarli in proprio – attende anche lui notizie dalla Commissione europea, quella dei competenti che si son fatti fregare dalle case farmaceutiche con contratti suicidi.

Prescrizione. Conte ha fallito perché non voleva cancellare la blocca-prescrizione di Bonafede? Draghi non la nomina, la Cartabia la rinvia a data da destinarsi e gli emendamenti contrari vengono ritirati da Fi, Iv, Azione e +Europa che fino all’altroieri li ritenevano urgentissimi e decisivi.

Giustizia. Conte, presentando al Senato il suo secondo governo, annunciò “una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi”.

E si dilungò sulla lotta alla mafia. Draghi promette di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”; di penale e di mafia non parla, se non in replica; e aggiunge che la giustizia deve rispettare “garanzie e principi costituzionali che richiedono a un tempo un processo giusto e di durata ragionevole”. Ovvietà copiate dall’art. 111 della Costituzione e dai discorsi degli ultimi 30-40 predecessori. Per sua fortuna la relazione Bonafede, su cui è caduto il Conte-2, già prevede 16 mila nuovi assunti nei tribunali con 2,8 miliardi del Recovery.

Carceri. Conte non fece nulla contro il sovraffollamento delle carceri, Draghi sermoneggia fra le standing ovation sulle “carceri, spesso sovraffollate” e su chi ci vive “esposto al rischio della paura del contagio e particolarmente colpito dalle misure contro la diffusione del virus”. Ma il rischio Covid è molto più alto fuori che dentro (in un anno 12 morti in carcere su 100mila detenuti passati per le celle, contro i 95.223 morti fuori su 60 milioni: 0,00012% contro 0,00015); e Bonafede nell’anno del Covid ha ridotto l’affollamento dai 61mila presenti a marzo ai 52.515 di oggi.

Mes. Gli incompetenti Conte e Gualtieri, per compiacere la follia dei 5S, rifiutavano i 36 miliardi del Mes? Il competentissimo Draghi manco lo cita e chi lo invocava un giorno sì e l’altro pure – FI, Iv&giornaloni – ha improvvisamente deciso che non serve più.

Ponte sullo Stretto. Vedi Mes, una prece.

Scuola. Conte ha fallito sulla scuola per colpa dell’incompetente Azzolina? Draghi nomina ministro Bianchi (già capo della task force dell’Azzolina); promette di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” (difficile, con l’aumento dei contagi con varianti Covid) e di “recuperare le ore di didattica in presenza perse” con le scuole aperte fino a giugno. Ma questo l’aveva già detto la Azzolina che, dopo aver garantito in piena pandemia un numero di ore in presenza superiore alla media Ue (dati Unesco), vede elogiare la Dad da lei inventata un anno fa come “notevole e rapida” nella kermesse mondiale Google Education, in corso negli Usa.

Ambiente. Conte non era abbastanza ambientalista? Draghi ha dato fondo a tutti gli slogan sul tema. Conte già nel settembre 2019 parlò di “transizione ecologica”, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico, economia circolare” e stop alle trivelle. E disse le stesse cose che avrebbe detto Draghi 17 mesi dopo anche su fisco, pagamenti elettronici, Sud, atlantismo, europeismo, ricerca, Pa, digitalizzazione e migranti.

Quindi il giallo del premiericidio senza movente rimane irrisolto: perché è caduto il governo Conte?

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