sabato 12 marzo 2011

E vogliono il nucleare?

Mi spiace se il post é scollegato o discontinuo, ma é stato scritto di getto dopo aver visto l'evoluzione del sisma giapponese e l'evoleversi della situazione dopo alcune ore e dopo aver ascoltato gli allarmi lanciati dalle autorità giapponesi per due centrali nucleari danneggiate dall'evento........... e non ho sentito solo le news nazionali (vi consiglio rainews24 e skytg24), ma sono anche andato su alcuni siti web che danno in streaming i canali in lingua inglese dove commentavano le immagini provenienti dal Giappone e dalle sue televisioni... buona lettura.
In Giappone ieri si è vissuta l'apocalisse; terremoto fortissimo, 8.9 scala richter, repliche altrettanto forti e tsunami che ha colpito le coste ed è arrivato fino a 4 km all'interno del paese e che é arrivato fino alle coste del Chile (passando per alaska, canada, usa). Il paese é praticamente in ginocchio; ma essendo organizzato per questi eventi, fin da bambini i giapponesi imparano a gestire queste situazioni (e devo dire che ho ammirato in tv il loro muoversi ordinato e con un controllato panico anche quando si trovavano al chiuso nelle case e nei palazzi), il bilancio (1400 morti e dispersi) si presenta grave ma meno di quanto sarebbe in un paese come il nostro: immaginate da noi un evento del genere che nel centro nord, quanti morti ci sarebbero stati) centinaia di migliaia sicuro, se non milioni, e questa parte del paese ridotta a macerie con poche eccezioni: nessun controllo, condoni edilizi a gò gò, palazzi nuovi costruiti non secondo norme antisismiche avrebbero fatto una strage nel crollare. Un sisma così forte in Giappone ha provocato danni alle centrali nucleari e in due di esse c'è stato rilascio di vapori radioattivi, cesio radiottivo mile volte più alti dentro la centrale e otto volte fuori dalla centrale, dopo aver sgomberato per un area di 10 km intorno alle centrali; e da noi? non voglio nemmeno pensarci.... il partito nuclearista sta cercando di sminuire la portata ma proprio l'esempio dello sfortunato paese asiatico che non ha 3-4 centrali ma un numero a due cifre, 35 se non ricordo male, di centrali del genere dovrebbe far riflettere gli entusiasti nuclearisti nostrani. Questo, il nostro, non è un paese "organizzato e regolamentato" come quello asiatico; questo é un paese dove con qualche mazzetta, e controlli pari a zero, chiunque voglia speculare costruendo o investendo in borsa lo fa senza molte remore e quasi certo della sua impunità a tutto scapito dei malcaoitati che vi hanno a che fare: cosa sarebbe successo, ripeto, a una nostra centrale nucleare investita da un evento del genere? Senza nemmeno andarsi a immaginare situazioni del genere "giapponese" che abbiamo sotto gli occhi, un nuclearista convinto come Alberto Clò nel saggio "si fa presto a dire si al nucleare", edizioni il mulino, pone una serie di questioni sulle quali tutti, cittadini e cosiddetti esperti, dovrebbero riflettere perché quando siamo usciti, in seguito a referendum popolare, dal nucleare abbiamo completamente abbandonato questo campo in arte e in scienza quindi non abbiamo più quell'esperienza; non solo ma abbiamo anche evitato di formare quadri tecnici in questo campo. Come pensiamo di rientrarvi? Con qualche annuncio? Con qualche forum? Con qualche battuta in qualche conferenza stampa? Un pò poco, lo dice anche Clò, per fare un passo del genere: a suo parere, e io non ho nessun motivo di pensare il contrario dato che questo saggista è un nuclearista convinto, ci vogliono almeno una o due generazioni prima che l'italia sia di nuovo pronta dal punto di vista del materiale tecnico umano.. e dal punto di vista della sicurezza delle centrali? Siamo in un paese raffazzonato; siamo un paese che vive di condoni e faciloneria per non parlare di pressapochismo, come pensiamo di costruire centrali nucleari con l'economia inquinata dall'affarismo e dal malaffarismo dove quello che conta non é il problema sicurezza ma il profitto veloce e il risparmio sui costi (tutti i costi) da sostenere nella loro costruzione, prima, e gestione poi. Dove le costruiamo? Nord, centro, sud? In mezzo al mare? Su qualche isola? Perché voglio proprio vedere quale comunità italiana e quale partito accetterà di far costruire una centrale sul territorio dove vive o dove prende più voti: me le immagino proprio in un paese come il nostro dove, egoista e individualistico, ognuno pensa per se e spera che la tegola (qualunque tegola) cada addosso al proprio vicino; in un paese del genere chi accetterebbe mai una rischio del genere? NESSUNO, soprattutto perché da noi la regola d'oro é sempre la stessa: non nel mio giardino. E le scorie prodotte? Dove le mettiamo? In qualche miniera abbandonata? Facciamo un buco nel terreno e ci mettiamo le scorie? Le buttiamo in mare? Le mandiamo al Sud (tanto mezz'italia, complice il malaffare e la malapolitica, vi ha sversato di tutto di più e senza controlli e senza che nessuno lo sapesse e dovremmo ringraziare Saviano, che a rischio della sua vita, ha alzato il velo sull'affare della munnezza)? Ripeto: provate ad immaginare cosa sarebbe successo qui in un evento, eccezionale siamo d'accordo, del genere; mi chiedo: se per un evento migliaia di volte meno potente l'abruzzo é in ginocchio (e tralascio la gestione del dopo emergenza; devo dire che ho ammirato l'organizzazione giapponese nel dopo terremoto così come son sicuro che si rimboccheranno le maniche per la ricostruzione ..... altro che annunci di mirabolanti come fatto qui, lì la mossa se la daranno davvero e, come avvenuto per Kobe dove ci fu un altro terremoto, nel giro di qualche anno riusciranno a risollevarsi come sempre hanno fatto .... magari imponendo qualche tassa di scopo ......mica come da noi dove i pochi soldi disponibili sono stati messi per l'abruzzo poi ritirati e messi per qualche alluvione poi ritirati e messi per qualche altro casino e così via....); se per un evento minore, sostanzialmente, tutto va in tilt.. con un terremoto come quello giapponese quale sarebbe l'esito di una centrale nucleare costruita in un paese come il nostro?

venerdì 11 marzo 2011

Epocale?

Di solito quando si crede che si sta scrivendo la storia tremano i polsi, o si é emozionati o, sapendo di fare la storia, ci si chiede se é davvero questo che serve o non si doveva cambiare qualcosa. Ieri a guardare la conferenza stampa
con la quale si presentava la riforma, definità epocale, costituzionale della Magistratura la sensazione non era nessuna di quelle che ho precedentemente detto ma un altra, per dire un esempio, ossia a me in mente veniva l'immagine del gatto beccato con il sorcio in bocca che sornione si avvia al suo cantuccio per sgranocchiarlo; si proprio questo. Da quanto si dice nella conferenza stampa non ci sono:
maggior finanziamenti per la Giustizia;
non ci sono forniture finalmente bastanti per le Cancellerie;
non ci sono processi di mobilità né concorsi, né altro per far riempire le piante asfittiche dell'organico amministrativo e tecnico;
non si eliminano tutti i burocratismi, leggi garantismi di maniera o di comodo (dato che il vero garantismo é un altro), né si elidono i formalismi;
niente di tutto questo. La riforma si preoccupa di:
dividere, non le funzioni, le carriere;
azione penale non più obbligatoria ma basata su quanto stabilito dalla legge; e dato che le leggi le fanno i politici.......;
si sancisce la responsabilità dei Giudici (già c'era);
si crea il secondo CSM per i PM presieduto dal Capo dello Stato. Tutti e due saranno composti per metà da laici e per metà da togati. Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Cassazione, mentre gli altri componenti saranno per metà giudici votati sulla base del sorteggio degli eleggibili (con l'intenzione di frenare il correntismo della magistratura associata) e per metà 'laici' eletti da Parlamento. Nel Csm dei Pm siederà il Pg della Cassazione. E il vicepresidente sarà eletto tra i laici. I componenti elettivi di entrambi i Csm dureranno in carica 4 anni e non saranno più rieleggibili (altro che impedire che i Magistrati facciano politica, qui la politica entra a piedi uniti nella Magistratura con tutti i problemi del caso che si possono creare quando un potere dello Stato ne invade un altro, e mi fermo qui..); naturalmente le attuali prerogative, come i così chiamati "atti di indirizzo politico", vengono proibite e i due CSM saranno solo organi amministrativi o poco più.
Si crea l'Alta Corte di disciplina che sarà divisa in due sezioni: una per i giudici e una per i Pm. I componenti di ogni sezione saranno nominati per metà dal Parlamento in seduta comune e per metà da tutti i giudici e Pm. Il presidente sarà eletto tra i laici così come i vicepresidenti di entrambe le sezioni. Anche nei procedimenti disciplinari sarà assicurato il principio del 'giusto processo'. Contro i provvedimenti della Corte è ammesso ricorso per Cassazione per motivi di legittimità (più o meno quello che faceva la Commissione disciplinare dell'attuale CSM, ora però questa funzione viene staccata e si crea un altro organo ex novo per fare tutto ciò: e i soldi da dove si prendono? Se ci sono tagli orizzontali gli stipendi di quest'organo e il personale dello stesso da dove arriveranno?
La polizia giudiziaria non sarà più a disposizione del Magistrato ma sarà disonibile solo secondo disposizioni di legge; ma scusate finora com'era? La Costituzione attuale cosa sosteneva? Mah .....
I Magistrati onorari potranno fare anche i PM. L'art. 106 sarà cambiato in tal senso per permettere al vero Partito guida del governo, la Lega, di poter dire che arrivano i magistrati eletti dal popolo (no comment);
non si potranno appellare le sentenze di assoluzione. Questo é il vero gioiello dato che qualche anno fa la Corte Costituzinale aveva sonoramente bocciato questo orpello giuridico e ora viene incastonato dentro la "nuova" Costituzione. Ci voleva? Si se hai uno stuolo di avvocati e soldi per pagarli; no se sei un morto di fame. Due giustizie e due piani differenti fra loro e ne vedremo presto le conseguenze quando e se passerà questo "riforma".
il Ministro della Giustizia (...) vedrà aumentati i propri poteri, e anche qui mi fermo perché é evidente la disparità e la mancanza di validi contrappesi di garanzia a fronte di un ceto politico invasivo come un cancro.
oops questa riforma non si applica ai processi in corso: vorrei vedere altrimenti dato che con l'attuale legislazione (processo breve, prescrizione breve, formalismi giudiziari, ecc. ecc.) la quasi certa impunità é assicurata é chiaro che non può valere, forse per chi sostituirà l'attuale, vecchio, ceto dirigente si son volute creare le premesse di future impunità? Potete scommetterci.....
Nello scorrere le priorità che i cittadini danno alle "riforme" da fare la Giustizia era la penultima; altro si chiedeva alla politica e altre dovevano essere le risposte: ma si sa che la magnifica ossessione giudiziaria era prioritaria per l'amato capo e quindi cari cittadini non dobbiamo che sperare nel referendum eventuale nel corso della revisione costituzionale e null'altro per poter mandare un segnale ai sordi politici: soprattutto se pensiamo che questa procedura molto probabilmente non si concluderà prima della fine della legislatura ancora una volta la domanda del "qui prodest" arriva.... ma allora perché? E' così sicuro di vincere le prossime elezioni? Oppure, causa mercato della politica, raggiungerà una maggioranza tale da fare senza il referendum? Oppure cosa ancora? Qui si aprirebbero scenari bui e puramente ipotetici che non voglio nemmeno ipotizzare...... Assume un colore e un sapore diverso la iniziativa del 12 marzo a difesa della Scuola e della Costituzione alla luce di questa "riforma", vero?
qui ripropongo lo spot con il quale questa iniziativa viene promossa in rete e incrociamo le dita che le piazze siano realmente piene, perché altrimenti......................

giovedì 10 marzo 2011

sette per una poltrona, lo show della malapolitica

Sembra un circo: mai come ora Napoli fotografa il paese. Sette candidati per uno scranno, foss'anche quello di Sindaco. Incapaci di mettersi d'accordo le lobby politiche vanno ognuna per conto proprio; da De Magistris, forse l'unico credibile, a Lettieri lo show sta per andare in scena e ancora una volta chi ci rimette é la democrazia e il futuro di questa città che ha avuto la sfortuna di ritrovarsi in un paese chiamato Italia nella quale é diventata la capitale rappresentativa della miseria e del degrado, sociale e politco, da capitale di uno Stato qual'era prima. Non sono un nostalgico dei Borboni e anche allora la massa non stava certo meglio però allora si sapeva con chi prendersela, oggi invece no: ci sono questi paracadutati dall'alto e i cittadini devono ingoiare fiele e scegliere il materiale messo a disposizione, no anzi nemmeno questo dato che una fetta consistente dell'elettorato é controllato dal malaffare e dai "facilitatori" di voti", quindi non possiamo non parlare di voto falsato e di elezioni truffa. La mia speranza é che i napoletani, una volta tanto (dopo le gloriose 4 giornate durante le quali presero a calci nel sedere i nazifascisti senz'aiuti esternio partigiani di sorta tanto che i "politici"arrivarono solo a cose fatte e non prima), disertassero in massa i seggi facendole saltare per poi scgliersi da soli sia i candidati che il Sindaco in elezioni autoconvocate: solo loro potrebbero farlo perché solo loro ne sarebbero capaci.... vana speranza perché ormai il rito delle elezioni é penetrato e troppa gente ha necessità e bisogni da soddisfare per non farsi usare dalla casta, con la segretissima speranza, ogni volta andata perduta, che qualcosa possa cambiare e che arrivi che so un messia o simile malato d'altruismo che metta la città al di sopra anche di se stesso; altrimenti sarà destinata al lento oblio nella quale ormai scivola da circa 200 anni, senza di soluzione di continuità. Che piaccia o meno il laboratorio napoletano ha sempre fatto da battistrada alla politica nazionale ed ha sempre rispecchiato le dinamiche nazionali: ecco perché auspicavo la diserzione in massa dai seggi; ma so che ciò non accadrà e che i napoletani vi parteciperanno con il solito spirito disincantato e cinico appoggiando, almeno, colui che gli promette di più o che spara meno fesserie. La vera novità potrebbe proprio essere De Magistris, per la sua storia e per quello che rappresenta, ma il fronte al quale appartiene non crede in lui (troppe connivenze e veti incrociati nel pdmenoelle che é responsabile solo in parte dell'attuale stallo ma che sicuramente non ha fatto nulla per far cambiaer strada alla città) e gli egoismi e la paura che vinca un outsider lo rendono un testimone dello sfascio della città e della sua politica e basta, auguri Napoli .... avresti diritto a qualcosa di meglio.

mercoledì 9 marzo 2011

Il diritto d'indignarsi.....

C'é un libricino che gira per l'Europa; un libricino che fa indignare molti benpensanti liberali, moderati perché disturba il quieto vivere le soluzioni mercatare che tanto piacciono a chi s'é fatto una posizione e teme di vedersela strappare perché altri premono alla porta: magari più meritevoli o solo più in gamba o solo perché più giovani, quest'ultimi a buon diritto dato che devono, o dvrebbero é uguale, costruirsi, o provare a farlo, un futuro sulla base delle proprie capacità. Il libercolo sarebbe un concentrato di banalità, errori e luoghi comuni come:
sostenere che la Francia vada male perché non si é applicato alla lettera (c'é chi dice, per fortuna) il programma del Consiglio Nazionale della Resistenza che prevedeva la statalizzazione dell'economia come premessa della "democrazia sociale ed economica".
Parlar male di Israele, di Gaza oppressa ma non dei beceri regimi che ci sono in giro per il pianeta.
Predicare la non violenza non per adesione a una filosofia ma perché non utile.
Fare suo lo storicismo di hegel interpretandolo come "libertà dell'uomo che, tappa dopo tappa, progredisce".
sostiene che il divario tra ricchi e poveri "non é mai stato così significativo".
consigliare di "cercare" per "trovare" argomenti su cui indignarsi rovesciando l'ordine logico logico del "prima" e del "dopo".
Quindi, infine, la sentenza é che sia un libretto che é una scatola vuota nel quale ognuno ci trova quel che vuole se vuole trovare motivi di critica e criticità sociale. Non sono d'accordo: basta leggere il libretto per capire che il libretto non si erge a Bibbia degli scontenti ma semplicemente si pone come feticcio di una sconfitta: la sconfitta di quelle persone che hanno combattuto e sono morte per darci un mondo che doveva essere democratico, egualitario (almeno nelle chance), liberale, nel senso aulico del termine, governato nell'interesse di tutti i cittadini e nemico di tutte le lobby economiche. Costoro, che avevano questo sogno, sono stati sconfitti. Non dalla storia, né dalla guerra fredda; né ancora dal fatto di credere in un futuro civile e libero, no sono stati sconfitti dagli uomini che sono venuti dopo di essi: presi dal carrierismo e dalla voglia di emergere hanno buttato nel cestino uqelle "raccomandazioni". Lo stesso discorso può farsi per il nosrto paese: i partigiani hanno combattuto e sono morti per abbattere una dittatura. Una volta caduta, si é costruita una Carta Costituzionale, frutto di inevitabili compromessi, che era un modello che tanti altri paesi hanno studiato e preso ad esempio. Non era ideale ma dava la possibilità di
costruire un paese diverso, realmente democratico, laico (ma non laicista), pluralista, aperto agli input esterni.
per la prima volta nella nostra storia veniva messo per iscritto il riconoscimento dei diritti fondamentali del cittadino: in una parola creava la cosiddetta "cittadinanza costituzionale" blindando le possibilità di cambiarne i cardini sia attraverso una procedura rafforzata sia sancendo una volta per tutte che il nostro paese si avviava su una strada sociale e politica democratica e non elitaria.
Nel campo economico incardinava al suo interno la presenza dello Stato come fattore di stabilità economica e sociale senza sminuire il valore della proprietà privata né quello della libera iniziativa economica privata (principio liberale), anzi ne difendeva strenuamente il libero esplicarsi (ne sa qualcosa l'attuale oligarca che proprio grazie a questi principi ha costruito e potuto difendere un impero economico mediatico), senza perdere di vista il fine sociale e la sua utilità.
Sanciva la separazione dei poteri, un principio liberale, e la loro indipendenza sottoponendo tutti alla legge con una serie di garanzie e contrappesi che impedivano, era questa l'intenzione dei padri costituenti, invasioni di campo; particolarmente rendeva l'ordine giudiziario autonomo dagli altri poteri con un organo costituzionalmente riconosciuto.
Sanciva la rappresentanza politica democratica attraverso elezioni a suffragio elettorale, con il riconoscimento di autonomie locale, ora peraltro rafforzate.
Riconosceva il diritto di seguire i dettami della propria religione e ne proteggeva la libera esplicazione, anche previo accordo cone i rappresentanti ufficiali delle religioni.
Sulla base del principio no taxation without representation sanciva l'obbligo di pagare le tasse per tutti sulla base della propria capacità contributiva e con un criterio, realmente democratico, di progressività.
Riconosceva la possibilità per chiunque di poter fondare istituzioni scolastiche SENZA ONERI PER LO STATO e senza sminuire la scuola e l'università pubblica (finora si é fatto esattamente il contrario), così come erano liberi gli insegnanti di seguire la propria professionalità senza condizionamenti esterni.
Dava il riconoscimento della famiglia come nucleo naturale ma senza escludere possibili evoluzioni.
La Sanità avrebbe dovuto essere uguale e gratuita per tutti (...) senza escludere quella privata naturalmente.
Nessuno sarebbe potuto essere sottoposto a trattamenti sanitari senza la sua volontà e senza le disposizioni di legge (e questo vale per coloro che vogliono a tutti i costi reidratare e "salvare" coloro che chiedono semplicemente che la natura faccia il proprio corso visto che sono terminali o in stato vegetativo permamente e vale anche per quelli, nostri politici, che per farsi "perdonare" stili di vita non proprio etici svendono i principi in cambio di una neutralità di oltretevere che chiede, e ottiene, tutto ciò che vuole) e riconosce per i cittadini il diritto di disporre del proprio corpo: una bella sanzione a chi, allora come ora, vorrebbe che lo Stato si trasformi in queste materie in Stato etico ...... in queste materie però e non in altre che invece vedono gli stessi politici cinicamente ergersi ai difensori di privacy e di fare, loro, quello che gli pare e come gli pare ritenendosi al di sopra di tutto e tutti, Costituzione compresa.
.... e si potrebbe continuare all'infinito nell'affermare come Hessel, un ebreo partigiano francese che a oltre 90 anni ha trovato la forza e il coraggio di alzare la voce, che motivi per indignarsi anche in Italia ci sono eccome, visto che questo paese ha perso la bussola e sta sempre più velocemente affondando nel pantano nel quale si è cacciato da solo quando ha creduto, e continua a credere, in valori individualistici ed egoistici dove essere ricchi (anche a scapito altrui, anzi soprattutto a scapito altrui ..... la chiamano meritocrazia dimenticando che non c'è nulla di meritocratico nel farsi raccomandare dal politico o potente di turno così come non c'è nulla di meritocratico nel passare nelle stanze e nei lettoni degli stessi potenti, anzi ha un altro nome e soprattutto un altro sapore... un sapore amarissimo di presa in giro) e furbi così come essere evasori o speculatori é bello e si viene idolatrati e venerati come dei. E' un paese dove si dice ai figli che se sono messi così male é colpa dei loro genitori che sono egoisti mentre semai dierto questo assioma c'é la volontà di ritirare la politica dall'occuparsi dei propri cittadini abbandonandoli a se stessi e spingendoli nelle mani degli squali delle assicurazioni, pensionistiche e sanitarie, private: e finora tutti quelli che c'hanno creduto c'hanno rimesso soldi propri perché truffati da crisi finanziarie create ad hoc. Capisco anche il fastidio che un libricino del genere possa vendere perché, anche da noi, la gente é stufa e frustrata (per non dire inkazzata) e ormai non sa più a che santo votarsi per sperare che qualcosa cambi, anche una piccola cosa e si aggrappa al primo populista di turno che gli promette il migliore dei mondi possibili. Capisco soprattutto il fastidio di chi in una situazione del genere c'ha costruito la propria fortuna politica e professionale e teme di perdere quello che é riuscito a raggiungere in favore di altri che vogliono emergere e chiedono di potere prendere il proprio posto all'interno del contesto socio-politico italiano che invece, proprio per le resistenze conservatrici delle varie caste economico-sociali e politiche di stampo corporativo, gli viene negato a priori. Capisco, infine, il giustificare l'attuale situazione di povertà estreme e ricchezze altrettanto estreme negandone l'evidenza in nome di un alleanza fra alleanza fra capitalismo e democrazia che ha contribuito a "elevare e ridurre le povertà": una balla naturalmente dato che proprio il capitalismo ha dentro di sé il germe della creazione della povertà perché senza di essa non avrebbe motivo di esistere l'arricchirsi e soprattutto ha sempre visto di pessimo occhio le rivendicazioni di miglioramento sociale ed economico reprimendone, con il contributo fattivo dello Stato (oggi lo fanno in maniera molto più soft dicendo che il conflitto di classe é morto e che i produttori devono mettersi d'accordo, che non c'é motivo di invidia se il ricco si é arricchito e il povero non é stato altrettanto furbo o attrattanto evasore, ecc.), le manifestazioni sul nascere: altro che alleanza fra democrazia e capitalismo; qui siamo all'ipocrisia se si sostiene una cosa del genere perché il primo tutt'al più, per paura di sistemi "alternativi" che possano attrarre i ceti più deboli, é disposto a ridurre i propri appetiti ma non certo a condividerli con tutti rinunciando alla crescita esponenziali dei profitti, anzi é il cancro é tale che anche quando le cose vanno bene ma si vede all'orizzonte estremo un segnale di un possibile abbassamento infinitesimale dei propri prifitti la prima cosa che fa, il capitalismo, é quello di ridurre i costi, in primis il costo del lavoro; e se non sempre ci riesce subito trova burattini che modificano leggi e codici per creare un mercato al ribasso della offerta di lavoro mettendo l'un contro l'altro armati: padri e figli; italiani e stranieri; lavoratori e disoccupati; donne e uomini, ecc. ecc. una guerra fratricida nella quale una certa politica può infilarsi come coltello nel burro e portare avanti i propri sogni di una società oligarchica per pochi eletti... altro che libretto banale e pieno di banalità!!! Anche nel nostro paese ci vorrebbero degli Hessel che avessero il coraggio di dire con altrettanta chiarezza cosa sta accadendo, chi lo sta facendo accadere e perché e soprattutto per il guadagno di chi; invogliando tutti a prendere la scopa e fare finalmente pulizia a fondo in questa società altrimenti destinata a soccombere come di fatti sta rischiando di soccombere la sua Carta Costituzinale per liberare quegli spiriti "animali" di quel capitalismo che tanto piace ai nostri moralisti, benpensanti, moderati eticamente schierati a difesa dei propri e altrui interessi e non certo nell'interesse generale ....

lunedì 7 marzo 2011

8 marzo, se non ora quando? ma non adesso, forse?

8 marzo: festa delle donne. Ogni anno la ricorrenza, oltre all'aspetto consumistico naturalmente, viene festeggiata, si fa per dire, attraverso iniziative, feste, cene, ecc. conditi dai soliti convegni nei quali ognuno si cosparge il capo di cenere, politici in testa (donne o uomini non cambia), affermando che il problema della condizone della donna nel nostro paese può mutare anzi deve farlo perché il contributo delle donne é enorme e non completamente riconosciuto e bla bla bla, insomma le stesse sempiterne parole che da anni sentiamo insomma un rumore di fondo cui ci si abitua. Nel frattempo le "conquiste (divorzio, aborto, ecc.)" sono rimesse in discussione e svuotate di significato, se non cancellate in nome di precetti religiosi, benpensantistici e quant'altro: molte di quelle donne che hanno lottato per raggiungere i traguardi oggi contribuiscono fattivamente all'opera di demolizione (tralasciamo per quale motivo). So già che molti, e lo dicono, diranno che la società é cambiata, é libera da ideologie, é diversa: verissimo, ma dietro questo nuovismo c'é anche altro, molto altro; in primis c'é la volontà di cancellare il ventennio che ha visto il movimento delle donne battersi per i propri diritti; c'é anche il riflusso verso un modello maschile cui le donne, particolarmente le generazioni post quel ventennio, guardano come modello principale: questo modello oggi é degenerato nel bunga bunga e ha prodotto la corsa all'accaparramento del posto al sole, o meglio ai festini prima e in tv o in qualche consgilio regionale oppure ancora in parlamento poi; é degenerato in una condizione femminile sottoposta a mille vincoli e lacci che ci pone, non solo dal punto di vista lavorativo, giù nelle classifiche europee davanti solo a Malta (un altro dei record di cui andare orgogliosi); é degenerato in una nuova e più violenta oppressione delle donne; é degenerato nella cancellazioni dei diritti al lavoro e nel lavoro (un esempio le dimissioni in bianco che scattano se restano incinte); é degenerato nella protesizzazione femminile chirurgicamente perseguita; é degenerato nella diffusione di un modello ormai decotto che vede le donne come semplici ausili del maschio, fattrici di marmocchi e basta, frutto della crescente ignoranza di ritorno dovuta alla distruzione della scuola pubblica. Ci hanno ubriacato con il liberismo individualista che ha, forse, aspetti importanti ma ha il brutto vizio di isolare i singoli individui che diventano "isole" nella comunità, senza vincoli comunitari. Ed é proprio quest'aspetto che l'universo femminile, con le sue caratteristiche di fantasia e creatività, può ribaltare: un esempio? il "se non ora quando" di qualche settimana fa, nato sull'onda d'indignazione dei festini bungheschi (e non solo), che ha visto donne organizzarsi, senz'alcuna struttura precostituita, e manifestare il proprio dissenso verso il modello sociale emerso nel ventennio populista senza ideologismi ma con tanta rabbia e volontà di cambiare da esprimere. Domani potrebbe essere un altra di queste occasioni: domani potrebbe essere un altro e alternativo, finalmente, 8 marzo dove le donne, e solo loro, possono dare un altra spallata a questo regime liberista e populista che abbiamo di fronte e la cui massima espressione nel proclamare "apprezzamento" per le donne le umilia in ruoli "tradizionali" e "televisivi" preconfezionati per la gioia del maschio e non certo per esaltare le tantissime potenzialità che le donne hanno in sé: e forse é proprio questo il problema; se le donne, che nel nostro paese sono maggioranza, dovessero realmente svegliarsi per "questo" potere non ci sarebbe scampo alcuno......ecco perché domani agli appuntamenti dovranno essere in tante e decise!!!! In caso contrario quel "non adesso, forse" che ho messo nel titolo del post sarebbe la vera, forse definitiva, sconfitta proprio della parte migliore della società.

domenica 6 marzo 2011

Difendiamo la Costituzione? O no...

Ha ragione De Siervo della Corte Costituzionale: la Costituzione non si difende da sola, sono i cittadini a doverla difendere. E' la carta fondamentale nella quale tutti condividono alcuni valori base e vi si riconoscono e se c'é qualcuno che vuole riformarla altro non c'é che seguire le forme previste da essa. Quando non é così, e quando é per qualcun un ostacolo, allora si hanno le cosiddette rotture costituzionali: e noi con la nostra abbiamo addirittura creato una particolare forma di carta, quella materiale ossia la parte che, per prassi consolidata o per uso comune, si fa funzionare reinterpretandola se non aggiungendovi o togliendovi articoli e commi. In questo paese fin dalla sua nascita nel 1860, allora c'era lo Statuto, si é fatto un uso della Carta fondamentale pro domo propria a seconda di chi ci fosse al potere e di come riusciva a farsi seguire dai cittadini: il fascismo ad esempio non abrogò mai lo Statuto ma ne interpretò alcune norme per disapplicarla completamente attuando una rottura costituzionale in frode di essa. Anche nel secondo dopoguerra, con la Costituzione democratica, é avvenuto lo stesso processo: dopo la sua approvazione si ruppe il fronte antifascista, e per avere i fondi americani (in base anche agli accordi di Yalta che prevedevano che il nostro paese fosse nella sfera d'influenza americana) del piano marshall, e la DC ascese al potere creando quel sistema di potere che é durato fino al '92 (sotto varie forme e con varie formule politiche); dopo la caduta del Muro di Berlino é vero che tutto é cambiato: la sinistra si é innamorata del liberismo; la destra fascista é praticamente sparita; il populismo é rinato sotto forma del partito di plastica del one man party (one man che ha mille magagne da risolvere per se stessoe non ha tempo per pensare anoi comuni mortali), abbiamo al governo un partito potenzialmente secessionista e con tendenze razziste, vi basta? Proprio per i problemi che ha il vertice politico che oggi governa s'impone da parte di esso: non solo la sottomissione della Magistratura ai voleri della maggioranza; non solo l'eliminazione di qualunque vincolo di solidarietà sociale e politico; non solo il superamento del regionalismo solidale; non solo la legge uguale per tutti, mai stata; non solo l'eliminazione di qualunque strumento d'indagine "invasivo" per trovare le prove; non l'assoggettamento della polizia giudiziaria e del pm al potere politico; ma anche la modifica in profondità della Costituzione stessa, fin dai suoi principi base; sennò é la fine ... per lui soprattutto e per tutto il sistema da lui creato e che grazie a lui continua a parassitare il paese, sopravvivendo a se stesso. CSM; Corte Costituzionale, manifestazione del pensiero, libertà di stampa, separazione dei poteri, Riforma penale, proprietà privata e iniziativa economica, Scuola pubblica per tutti e privata senza oneri per lo Stato; Sanità gratuita, o quasi, uguale per tutti; progressività nella tassazione e base imponibile allargata; ecc. sono tutti principi cardini di civiltà della Costituzione italiana e senza di essi questo paese scivolerà verso un peronismo di ritorno sempre più becero e populista che non potrà che aggravare la già esistente crisi sociale e politica che abbiamo sotto gli occhi. Non vale, a mio parere, l'obiezione che essa é "vecchia" perché ce ne sono di alcune che sono ultracentenarie e sono tuttora in salute; non vale nemmeno il retropensiero che essa avrebeb elementi non democratici: essa fu il frutto dell'incontro di ben tre culture politiche e giuridiche e proprio quest'incontro esaltò le garanzie che essa poneva non solo ai cittadini ma pure ai politici proprio. Tutto ciò non può esser ritenuto obsoleto: un sistema sociale e politico non può non avere pesi e contrappesi: senza non saremmo in un paese democratico ma in un far west dove solo il più forte sopravvive e ciò é lontano anni luce dalla costruzione dei padri costituenti. Ecco perché questa Carta dev'essere difesa dagli attacchi perché essa rappresenta, ormai, quel piccolo pezzetto di libertà che ci é rimasto senza il quale vivere democraticamente in una società é solo un ricordo, un bel ricordo.... svegliatevi perché siamo proprio a quel piccolo pezzetto.....

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