giovedì 18 settembre 2014

Conviene o no agli scozzesi andarsene dal regno unito?

Vediamo (fonte wikipedia):
  1. Il sistema legale della Scozia è rimasto separato da quello di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, e la Scozia costituisce una giurisdizione separata nel diritto pubblico e privato. L'esistenza continua di istituzioni legali, educative e religiose distinte da quelle del resto del Regno Unito, hanno contribuito alla continuazione della cultura e dell'identità nazionale scozzese fin dall'unione del 1707. Nel 1999 fu re-istituito un parlamento locale, il Parlamento scozzese, con autorità su molti ambiti di politica interna, a seguito di un referendum nel 1997. La Scozia è membro del Consiglio Britannico-Irlandese, e dell'Assemblea Parlamentare Britannico-Irlandese, e partecipa inoltre all'accordo di Common Travel Area.  La Scozia è rappresentata nell'Unione europea e al Parlamento europeo da sei eurodeputati. Il diritto scozzese si fonda su due fonti principali, le leggi promulgate (enacted law) e la common law. L'enacted law può avere origine in diversi corpi legislativi: diritto romano del Corpus giustinianeo, diritto canonico, atti dell'antico parlamento scozzese prima del 1707, proclami reali, atti del parlamento britannico, atti del parlamento scozzese rieletto nel 1999, trattati dell'Unione Europea o legislazione europea, leggi locali (by-laws). La Common Law deriva la sua autorità dalle sentenze delle corti e riposa sulla tradizione legale scozzese.
  2. Economia.  L'economia della Scozia, come quella dell'intero Regno Unito ha forti legami con l'Europa e con tutto il mondo. Le esportazioni hanno, infatti, una grossa importanza.Il paese ha un sistema di mercato, con diversi interventi della mano pubblica. Dopo la rivoluzione industriale, l'economia scozzese si concentrò sull'industria pesante, dominata da settori produttivi come le costruzioni navali, l'estrazione di carbone e la siderurgia. In quel periodo, l'esistenza dell'Impero britannico fornì alle produzioni scozzesi un grosso mercato, con dimensioni mondiali.
    Il declino dell'industria pesante, nella seconda metà del XX secolo, portò a un considerevole spostamento di attività verso i settori dei servizi e della tecnologia. Negli anni settanta, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nel mare del Nord diede luogo ad una prima, grossa trasformazione dell'economia scozzese. Gli anni ottanta videro la grande espansione della cosiddetta Silicon Glen, tra Glasgow e Edimburgo, dove si insediarono molte grosse aziende operanti nell'informatica e nei settori tecnologici in genere.
    Edimburgo (414.192 abitanti) è il principale centro finanziario scozzese e il sesto in Europa. Nella capitale scozzese operano gruppi finanziari come la Royal Bank of Scotland (la seconda banca europea), la HBOS (proprietaria della Bank of Scotland) e la Standard Life.
    Glasgow (616.123 abitanti) è il principale porto scozzese e il quarto centro industriale del Regno Unito, contando per oltre il 60% dei prodotti industriali esportati dalla Scozia. I cantieri navali, anche se con dimensioni decisamente ridotte rispetto ai massimi toccati all'inizio del XX secolo, formano ancora la base produttiva dell'industria cittadina. Glasgow è anche il principale centro scozzese per il commercio al dettaglio, oltre che uno dei primi venti centri finanziari europei e sede di molte importanti società.
    Aberdeen (216.662 abitanti), a volte chiamata la capitale europea del petrolio, è il centro dell'industria petrolifera basata sui giacimenti trovati sotto il fondo del mare del Nord.
    Altre importanti attività scozzesi sono l'industria tessile, la chimica, la distillazione di whisky, la produzione di birra, la pesca e il turismo.
    Nel 2003, le esportazioni scozzesi (escluso il commercio con il resto del Regno Unito) sono state stimate in quasi 19 miliardi di sterline, di cui circa il 70% costituito da prodotti industriali. Maggiori fonti di reddito sono il whisky, i prodotti dell'industria elettronica, i servizi finanziari. I mercati maggiori sono gli Stati Uniti, la Germania e la Francia. Secondo lo Scottish National Accounts Project (SNAP) il Prodotto interno lordo (PIL) della Scozia nel 2009 era di 127 miliardi di sterline, equivalenti a 146 miliardi di euro.
    Solo un quarto del territorio è coltivato (principalmente a cereali e verdure), ma l'allevamento ovino ha un ruolo importante nelle meno fertili regioni del nord e sulle isole. La proprietà della terra è relativamente concentrata in poche mani (circa 350 persone sono proprietarie di circa metà del territorio). Nel 2003 quindi, il parlamento scozzese ha approvato un Land Reform Act che consente ai coltivatori diretti e alle comunità locali di comprare la terra, anche contro la volontà del proprietario.
    Anche se la Bank of England è la banca centrale di tutto il Regno Unito, tre banche scozzesi (Bank of Scotland, Royal Bank of Scotland e Clydesdale Bank) hanno il potere di emettere banconote. Anche se queste sterline scozzesi non hanno corso legale in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, sono liberamente scambiabili con quelle emesse dalla Banca d'Inghilterra. Nonostante questo, in altre parti del Regno e specialmente in Inghilterra, molti esercenti rifiutavano le banconote scozzesi. Una nuova legge ha posto rimedio a questo inconveniente, ma fuori dal Regno Unito ancora oggi banche e cambiavalute spesso non accettano le banconote scozzesi.
    Unica tra le banche del Regno, la Royal Bank of Scotland emette ancora la banconota da una sterlina.
... tralasciando le rivalità antichissime fra i popoli scozzesi e anglosassoni la storia di questo 50% del territorio dell'isola è completamente differente a seconda se ci troviamo a nord o a sud del .... vallo di adriano.
Le ragioni degli scozzesi (fonte: Il Fatto Quotidiano) – Le ragioni degli indipendentisti sono riassumibili in una semplice dichiarazione, quella che John Swinney, uno dei pezzi grossi dello Scottish National Party, ha fatto al Guardian pochi giorni fa: “Penso che faremo un lavoro migliore governandoci da soli invece che subire decisioni prese dal governo britannico”. Un discorso che non fa una piega ma che si basa anche su convinzioni più forti. Innanzitutto, la Scozia vuole uscire dai fantasmi della deindustrializzazione degli anni Ottanta, voluta anche e soprattutto da Margaret Thatcher, ancora odiatissima a nord. C’è la convinzione, fra Glasgow ed Edimburgo, che dopo di lei nessuno degli esecutivi di Londra abbia mai fatto abbastanza. Poi c’è il discorso del petrolio. I proventi non sono mai stati utilizzati per alleviare il disagio dei fuoriusciti dalle miniere e dalle industrie pesanti. Anche qui Londra avrebbe le sue colpe, secondo gli indipendentisti, che sono convinti di poter porre rimedio quando, finalmente, avranno in mano le industrie dell’oro nero. Infine, c’è anche una questione di orgoglio: a Westminster, sotto il Big Ben, dove comunque la Scozia a detta di tutti gli inglesi è sovra-rappresentata, vengono prese troppe decisioni sugli scozzesi, spesso penalizzandoli. La mancanza di una vera copertura di rete Internet superveloce nelle aree rurali, la carenza di infrastrutture come strade e ferrovie (Aberdeen non ha nemmeno una tangenziale degna di questo nome che possa alleviare il carico sull’autostrada) e il senso di trovarsi “ai confini dell’impero” che pervade gli animi degli scozzesi, soprattutto nelle Highlands e nelle isole, remano contro il potere di “Londra ladrona”. Ogni discorso riconduce a una sindrome da figlio reietto che ora cerca di trovare la sua rivincita.
Infine, e non è cosa di poco conto, visto che è una logica comune a molti altri movimenti di opposizione europei, è in campo la questione dell’austerity. A Edimburgo le politiche di taglio della spesa sono state molto più forti e “impattanti” che non nel resto del Regno Unito. Il welfare è sempre stato un pozzo senza fondo nelle aree più povere della Scozia. E Londra, chiaramente, ha iniziato a tagliare proprio da lì. Il Paese ora vuole riprendere in mano il suo presente e cercare di costruirsi un futuro. Fuori o dentro l’Unione europea, alla fine, non importa più di tanto. Chiaramente, Salmond vorrebbe entrare nel recinto comunitario il prima possibile, anche se Paesi come Spagna e Belgio, alle prese con movimenti indipendentisti molto forti e arrabbiati, potrebbero porre il loro veto e, nel caso, servirebbero molti anni a Edimburgo per potersi associare a Bruxelles. Ma, appunto, anche senza l’Unione europea la Scozia aspira a diventare “un mix fra Norvegia e Arabia Saudita”, come diversi esponenti dello Scottish National Party hanno detto più volte. Ricchezza e welfare norvegese (Paese fuori dall’Ue), rigore e controllo saudita. Insomma, una nuova nazione di sinistra ma anche con regole ferree e stringenti. Ora, si attende solo il risultato delle urne.
p.s.
quindi? Secondo me se ragionano non solo con il cuore ma pure con la testa la convenienze c'è tutta..... per le tasche, bè.. chi ha soldi si sa tende sempre a evitare scossoni: in italia come lì. Personalmente ritengo, e auspico, che il referendum passi sia per creare un precedente per altre regioni del vecchio mondo (Paesi Baschi in primis ma ci sono pure: Catalogna, zone di frontiera italiane e il veneto, Fiandre e Vallonia, Irlanda del Nord per citarne alcune a memoria) sia per dare un segnale forte alla Unione liberista che gli faccia intendere chiaramente che non tutti sono pecore (leggi italiani) e non tutti sono disposti ad accettare supinamente di diventare la colonia del IV° Reich millenario a sua volta garante del libero scambio con l'altro grande perno del sistema politico- economico.. gli USA con cui sta trattando il TTIP (trattato di libero scambio). In ogni caso domani lo sapremo...

mercoledì 17 settembre 2014

Fai la pace preparando .. le elezioni

Quando non sei capace nemmeno di tener fede non alla parola data ma a una road map predefinita perchè non puoi farlo e/o non vuoi farlo.. cosa fai?
  1. provi con l'art. 18 dello statuto così ti tieni i soldi della finanza, che tanto servono sempre, e degli industriali aprendo così la strada allo sfruttamento facile sempre per assicurare il migliore dei mondi possibili ai ceti privilegiati che così potranno rimanere dove sono e permettersi il lusso di licenziare qualcuno per poi riassumerlo, ricattandolo, a un costo inferiore... geniale!
  2. provi con l'italicum ossia un sistema elettorale a misura sua e del suo degno solidale mentore (fra parentesi uno del partito del "solidale" mentore è appena entrato nella segreteria del pd, tutto dire no?)...... in questo modo e con il sistema elettorale che si sta creando qualunque legame fra il mondo reale e quello politico viene a rompersi definitivamente, disse qualcuno: perdete ogni speranza o voi che entrate (in questo paese).
In ogni caso sono le ennesime fighe in avanti di un politico che sa benissimo due cose:
  1. essendo legato al carro "europeo" e a quello del prossimo trattato di libero scambio con le multinazionali usa gli ambiti per tentare almeno un rientro verso una parvenza di crescita economica.. sono pari a zero e lo sa benissimo quindi tutto quello che può fare e correre e contare sull'appoggio dei media, della finanza e dei ceti che da questa situaizone ci guadagnano.
  2. non ci sono alternative dentro al sistema.. quindi dovrà essere il sistema a salvarlo e sostenerlo.. cosa che sta puntualmente avvenendo..... e nemmeno in maniera tanto larvata: mai un premier ha visto schierati dalla propria parte poteri così diversi fra loro.... sapendolo fa quello che vuole ben sapendo che dovunque vada sarà sempre sostenuto!
Messi male, ragazzi....... preparate le provviste per l'inverno, il lungo inverno, non meteo, che ci aspetta e che rischia di essere più rigido di una glaciazione: l'inverno della democrazia rappresentativa.

martedì 16 settembre 2014

dalla milano da bere .... all'italia da (s)vendere a costo zero

credete nei corsi e ricorsi della storia? Si? No? Bè anche se personalmente nutro molti dubbi in merito a questa visione della storia ogni tanto la realtà sembra remare contro: il discorso dell'inquilino di palazzo chigi alle camere mi ha portato alla mente proprio questa visione: è un vizio della politica italica quello di richiamare oscuri complotti e comitati ombra quando vengono alla luce le malefatte, o presunte tali, dei collaterali (un eufemismo per definire quelli che hanno messo soldi per favorire questo o quel politico o partito... magari finanziando qualche fondazione) del mondo politico stesso. Accadde con il pentapartito ..... accade oggi: senza soluzione di continuità.
Se ci fosse un vero partito di opposizione il discorso di oggi sarebbe una sfida a prenderlo in seria considerazione: minacci le elezioni? Bene votiamo.. invece a parte discorsi nobili e prese in giro tutto tace il che mi fa pensare che in realtà anche la opposizione tutta questa voglia di andare al voto non ce l'ha: paura di vincere o .... paura che il proprio elettorato, causa delusione, se ne vada al mare o ovunque ma non al seggio elettorale? Perchè, secondo me è proprio questo il timore: l'aver perso la verginità dello "stare fuori" e sparare a palle incatenate sul parlamento, una cosa che ora non possono più fare, sono dentro e, a parte tenere comportamenti corretti da oppositori (nobili quanto vuoi) non hanno una struttura "sociale" di trasmissione fra base, simpatizzanti, vertici del movimento e i parlamentari e quindi il polso della situazione viene a mancare o per dirla in termini "tecnici" manca quella interrelazione fra vertice e base che permette al primo di capire cosa accade e quale parte del programma non viene accettato dalla seconda.........
Il problema però è che questo paese non può più permettersi di delegare a occhi chiusi ma servono idee precise e programmi alternativi perchè stiamo vivendo una crisi di sistema, creata ad arte per eliminare gli ultimi residui di quel welfare di stato che ha fatto molto per dare giustizia ed equità sociale, che non si può certo "curare" con gli strumenti stessi di questo sistema...... è un anacronismo di cui prima ci rendiamo conto e prima potremo fare piazza pulita della parassitosi di cui è colpita la società, non solo, italiana...

lunedì 15 settembre 2014

Pillola rossa o ... azzurra?

Innanzitutto un ringraziamento per esser passati in questi giorni di ferie, veri, che ho fatto... ora son finite davvero.
Il Papa ha ragione: siamo già in guerra.. una guerra a sprazzi ma siamo già dentro una situazione da terza guerra mondiale. E' una svolta questa epocale perchè da un lato le cosiddette democrazie occidentali sono alla ricerca di un mostro, un nemico da far odiare ai loro cittadini in modo da far distogliere la loro attenzione dal quotidiano disperato che il sistema politico-finanziario ha costruito sulle loro spalle gettando la maschera dietro la quale si nascondeva negli anni della guerra fredda: ma si sa che il gioco dura poco e presto il velo si è squarciato sulle miserie del potere; poche decine di migliaia di uomini, termine usato per usare un eufemismo, che hanno deciso che loro è il pianeta e che il resto, circa 6 mld di persone, devono ingoiare le loro decisioni, gli piaccia o meno. C'hanno provato, eccome se c'hanno provato. Dall'Ucraina all'Iraq è tutto un provare, un provocare... e ci vogliono nervi d'acciaio per evitare di caderci dentro.
Partiamo dall'Ucraina. La Russia, che certo non è gestita da un tipo che possiamo un santo (e nemmeno un sincero democratico),  o un benefattore ha tenuto duro evitando accuratamente di cadervi (pur prendendo le dovute misure...... foraggia gli indipendentisti filorussi ucraini ma evita di entrarvi direttamente coprendosi le spalle con la Cina. L'Europa che sente il vento degli affari più che della distruzione della guerra si è allineata agli USA e alla sua lobby affaristica e predatoria è talmente presa anch'essa dalla possibilità di riunire sotto la stessa bandiera del mercato e della guerra da non sapere nemmeno badare ai propri interessi: infatti temo che questo inverno, peraltro si prevede un inverno particolarmente rigido anche se breve, si dovrà ritornare al legno... perchè sia chiaro che Putin non lascerà passare senza conseguenze l'atteggiamento europeo.
Iraq. Bè qui la storia è vecchia, vecchissima. Gli USA prima ci misero il dittatore Saddam, che faceva da alfiere agli interessi occidentali, e sauditi, contro l'espansionismo sciita poi..... poi se ne sono disfatti senza molti problemi senza badare alle conseguenze: il petrolio irakeno prende il largo mentre il paese è in mano a una vera e propria banda a metà via fra ladri e incapaci (... ricorda nulla?) che ha finito di distruggere il paese.. paese peraltro di per se precedentemente inesistente, come nazione (un mix fra popoli e religioni diverse e che si odiano... metteteli voi insieme curdi, gli unici ad aver diritto a una nazione, sciiti e sunniti), già prima dato che tutta quella zona fu disegnata nel 1915 a tavolino dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale che si spartirono quel che restava dell'impero ottomano. Ebbene, pur essendo passati oltre cent'anni, il cinismo ha raggiunto livelli impensabili: prima gli americani, e gli occidentali, mandano al potere Saddam che poi tirano giù; poi appoggiano i radicali islamici contro il satrapo siriano (ci sono foto di esponenti americani con i capi dell'Is pubblicate in rete e su questo blog); ora i su nominati "combattenti per la libertà" sono diventati nemici pubblici numeri 1 da combattere a qualunque costo: fanno a gara a vendere armi (cosa non si fa per uno zero virgola in più in esportazioni che faccia da toccasana all'economia). Peccato sia troppo tardi.
Perchè? Perchè un sottovalutato storico, Toynbee, nella prima metà del secolo scorso si mise a fare il ... profeta: vide, giustamente (ci voleva poco per questo, forse bastava già il sottoscritto), la civiltà occidentale in declino e il suo proletariato "islamizzato"; mi pare c'avesse preso, no? Gran parte dei combattenti non provengono dal mondo mediorientale ma.... dal mondo multiculturale, liberista, ecc. euro-americano (perfino Kissinger che di colpi di stato, e tante altre amenità del genere se ne intende, se n'è accorto e l'ha detto chiaro chiaro che il pericolo nasce ad ovest e non a est). Non male per delle società "liberali" che facevan vanto dell'accoglienza! Peccato: tutte hanno fallito ma non perchè non ne avessero i mezzi ma semplicemente perchè .... serviva manodopera che facesse lavori a bassa intensità e nel frattempo gli stati, tutti, hanno abbandonato il sistema del welfare per i propri cittadini.. immaginatevi gli immigrati e i loro figli e nipoti; per tacere degli occidentali in senso stretto che stanno aderendo all'islam (in Germania sono tedeschi puri al 100% i capi della "polizia" interna alla comunità che fa rispettare la sharia!) a migliaia.. ci sarà un motivo? Temo di si e trovo così ovvia la risposta che ritengo inutile starci a perdere tempo........ basta guardarsi intorno.
 

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