venerdì 16 ottobre 2015

una finanziaria (pre)elettorale...

E'questa l'impressione: siamo di fronte a mosse retorico-demagogiche per far dimenticare quanto tagliato finora e per non perdere troppo?
A leggere quanto raccontano i media, del mainstream è sempre bene non dimenticarlo, sembra una finanziaria che scommette sulla ripresa ma è davvero così? Qui la vera e unica scommessa che vien fatta è che la situazione internazionale rimanga così o addirittura migliori: senza questa premessa la finanziaria non è nient'altro che una lista di intenzioni e di previsioni che nulla hanno a che vedere con la reale situazione dell'economia italiana. Se:
  1. se la UE da l'ok;
  2. la ripresa di cui sopra continua;
  3. viene attuato almeno il 98%;
  4. se i conti sono quelli raccontati e quindi veritieri almeno al 90%;
  5. l'economia interna regge;
  6. i lavoratori vedono finalmente quegli aumenti contrattuali che aspettano da decenni;
  7. la tassazione non venga spostata dalla casa al consumo ma tagliandole sul serio senza giroconti contabili;
  8. le pensioni smettono di essere il bancomat pubblico;
  9. non ci si lancia in grandi opere che ingrassano solo il malaffare e il clientelismo;
se, se, se, se, e di se l'inferno ne è lastricato..... in realtà questa "Stabilità" ha un sapore puramente "ELETTORALE" o pre-elettorale che serviranno alle locali clientele più che al far risorgere l'economia: una lista della spesa che il vero partito della spesa sta utilizzando per mantenere fermi i propri bacini elettorali in vista di una mini tornata prossima che farà da sondaggio dell'elettorato in vista delle elezioni del 2020..
cosa si dovrebbe fare?
  1. introdurre una moneta nazionale ausiliaria pur mantenendo l'euro come moneta dei regolamenti internazionali;
  2. taglio delle sovvenzioni alla sanità privata (con storno delle somme che si risparmiano verso la sanità pubblica che sarà gestita da un agenzia nazionale e NON dalle regioni che hanno miseramente fallito la mission..... l'ultima manovrina, quel del taglio delle prestazioni, è stata chiesta dalle Regioni per coprire i buchi neri da esse aperti nella gestione sanitaria;
  3. taglio delle sovvenzioni alla scuola privata e parificata (idem come per il punto prevedente);
  4. eliminazione delle grandi opere (TAV in testa.... che ce ne facciamo di una costosa fatta a pizzichi e bocconi che usa solo il 16% della popolazione ferroviaria? Come se non bastasse stanno per acquistare treni di ultima generazione che necessitano di ulteriore adeguamento strutturale. Uno studioso della materia ha calcolato che i soldi buttati in questo pozzo senza fondo rappresentato dalla TAV avrebbero permesso a questo paese di avere, per esempio le scuole uguali a quelle norvegesi.. edifici compresi!!!
  5. Accorpamento di tutte le reti non in Terna, una spa pubblica ma di diritto privato, ma in un agenzia nazionale pubblica cui viene pagato un canone dalle società che ne usufruiscono da destinare alla manutenzione e senza scaricarlo sugli utenti;
  6. CDP non più neo-iri ma fatta rientrare nel suo originale target: uso dei soldi dei correntisti per opere pubbliche realmente utili alla collettività come avveniva prima che la politica rapace ne facesse quel calderone che oggi è diventato;
  7. incentivi reali all'occupazione nei settori in crescita e sgravi fiscali alle aziende che assumono a tempo indeterminato;
  8. abolizione del Job Act ed estensione delle tutele pre-job act a tutte le tipologie di aziende, settore pubblico compreso, con una sola differenza: licenziamento in casi ben determinati da contratti e dalla legge; riforma del lavoro precario (ablizione di tutta la legislazione dalla rifoma treu in poi) con maggiori tutele anche nei periodi di non lavoro; stages pagati anche agli studenti;
  9. abolizione della Gasparri e apertura completa del mercato delle comunicazioni con il solo vincolo della partecipazione a non più del 3% e un solo canale pubblico con un canone base utile per il suo sostentamento e azionariato sociale;
  10. tassazione delle rendite proporzionata al profitto conseguito e non più al 12% per tutte;
  11. riduzione delle aliquote di reddito e allargamento della base imponibile;
  12. contrasto all'evasione (oltre 1 mld di euro ogni anno evasi) con tracciabilità delle operazioni abolendo del tutto il contante e poteri maggiori agli organi di contrasto con onere a carico del contribuente beccato.... come negli USA non in URSS modificando la legislazione in materia;
  13. riforme costituzionali; ossia eliminazione delle Regioni, vero buco nero della democrazia e scuola di sottobosco e clientelismo della politica;
  14. abolizione del finanziamento pubblico;
  15. riduzione dello stipendio parlamentare a un terzo dell'attuale e contributivo pensionistico anche retroattivo;
  16. l'assistenza e il welfare che pesi che sulla fiscalità generale e non sui conti inps;
  17. fatto il sub 4 riforma del Senato in senso regionale ed elettivo direttamente dall'elettorato con due rappresentanti per ogni regione, come il senato federale americano (che tanto fa moda oggi), elette con sistema proporzionale (alla maggioranza il primo e alla minoranza più forte a livello regionale il secondo) che legifera in tutte le materie riservate alla conferenza Stato-Regioni e in più partecipa alla procedura di riforma costituzionale, all'elezione del capo dello stato e alla formazione delle leggi nazionali riguardanti gli enti locali e i trattati internazionali.
... e questo tanto per cominciare.

giovedì 15 ottobre 2015

i soldi se li dividono comunque

Sarà anche sparito il Senato, non è vero perchè rimane come Ente costituzionale di II° livello a nomina dei consigli regionali (un parcheggificio per trombati, inquisiti, ecc.),; le Provincie idem; ma i soldi del finanziamento se lo dividono eccome: in meno di tre ore si sono approvati, contrari M5S e SEL, la terza tranche del finanziamento pubblico ai partiti e senza nessuna certificazione... sono anche queste le riforme? Il Governo perchè tace?Ma non era stato eliminato il finanziamento?
Ci pensate? Tre ore appena ci son volute.... mentre la Sanità pubblica sparisce; la scuola idem; e tutto il resto lo stanno svendendo: eppure i soldi se li intascano eccome.
  1. Domanda (ovvia): se ci sono soldi per pagare a pié di lista i loro debiti ce ne sono anche per tutto il resto o no?
  2. Domanda (ovvia): le riforme servono a perpetuarli e a renderli indispensabili o a fare a fette il paese mentre la ricchezza ci vien rubata sotto il naso per essere spesa per i comodi di chi regge davvero il potere?

martedì 13 ottobre 2015

e riforme furono...

come da P(2)rogramma sono arrivate a buon fine. L'ultima speranza sono gli elettori perchè questo Parlamento non legittimato, sentenza Corte Costituzionale, alla fine "LA" riforma che più interessava a chi pensa al, proprio, futuro l'ha fatta: il Senato è solo un parcheggio eletto dalle Regioni; la Camera avrà un incremento di poteri ma con l'italicum sarà appannaggio del Partito della Nazione di prossima costituzione mentre le opposizioni si acconteteranno degli strapuntini e poc'altro: 5 Stelle compresi che, con grande gioia dei media e dei commentatori, avranno un ruolo poco più di testimonianza o poc'altro: ma il capo del governo cosa ci guadagna di suo? Semplice: prima del 2018 non si vota e quindi può continuare a imperversare usando come meglio gli aggrada il giocattolino che gli hanno consegnato senza nemmeno farlo eleggere.... anche questo come da programma.
Sia chiaro il suk che è oggi diventata la politica non mi piace; né mi piace l'arroganza del potere e di come ha corrotto le istituzioni negli ultimi 30 anni; non mi piace l'adesione, senz'alcuna espressione della volontà popolare, a trattati autolesionistici che fanno danni e, soprattutto, non mi piace quello che tutto quanto sopra ha fatto diventare il paese reale: un coacervo di interessi particolari e individuali in perenne conflitto fra loro mentre appena sopra di loro un altra società, parassitaria, ne sfrutta la debolezza per autoperpetuarsi e mettere più distanza possibile fra essa e il mondo reale.... tornare indietro a sto punto si può? Ne dubito: è molto più facile prendere atto del processo completato e cercare di governarlo nel senso democratico perchè l'alternativa è uno Stato simile all'ultima evoluzione di quello nordamericano dove per nominare un capo dello stato bastano appena 50 mln di persone, che peraltro si devono iscrivere per votarlo, su oltre 250.. se questa vi sembra democrazia.
Ora il punto è: questo paese merita o no quest'ulteriore schiaffo alla propria storia? Siamo pronti o meno a diventare quel paese che voleva che diventassimo il potere oscuro di cui la P2 fu solo un emanazione?

lunedì 12 ottobre 2015

Tpp, Cina prepara contromossa all’accordo di libero scambio tra Usa e Pacifico

dal Fatto Quotidiano, di Gabriele Battaglia, di | 12 ottobre 2015

Appena appresa la notizia, la Cina ha fatto buon viso. Quando il 5 ottobre i media internazionali hanno annunciato il varo della Trans-Pacific Partnership (Tpp) ad Atlanta, il ministero del Commercio di Pechino è uscito con un comunicato che definisce l’intesa “uno dei principali accordi di libero scambio per la regione dell’Asia-Pacifico“, aggiungendo che “la Cina è aperta a qualsiasi meccanismo che segua le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e possa aumentare l’integrazione economica nell’area”. Segno che la Cina si aspetta, prima o poi, di essere tirata dentro al patto tra i 12 Paesi che in totale rappresentano il 40% dell’economia mondiale.
Peccato che il Tpp escluda la Cina e sia proprio nato in funzione anticinese. Proposto inizialmente nel 2007, quando partirono i primi negoziati tra Cile, Nuova Zelanda e Singapore, fu di fatto cavalcato dagli Stati Uniti a partire dall’anno successivo ed è diventato ben presto uno dei cardini di quel pivot to Asia con cui l’amministrazione Obama ha cercato di riguadagnare spazio in estremo Oriente e contenere l’ascesa cinese.
All’Apec di Pechino del 2014, la Cina aveva risposto con la proposta di un’area di libero scambio più inclusiva, che comprendesse anche se stessa e la Russia, incassando il sì di tutti, tranne gli Stati Uniti. Ma da allora non se ne è più sentito parlare. Pechino si è poi sempre più focalizzata sul progetto di Via della Seta, con la neonata Banca asiatica degli Investimenti e delle Infrastrutture a fare da volano economico. Un istituto finanziario in cui, guarda un po’, non ci sono Stati Uniti e Giappone. Ma per scelta loro – questo va detto – non per ostracismo cinese.
Al netto degli iniziali convenevoli diplomatici, la Cina starebbe ora preparando le contromosse al Tpp Usa-centrico, che muta il contesto economico in Asia-Pacifico. Certo, l’accordo è lungi dall’essere un fatto acquisito, ma meglio prendere le misure necessarie per tempo. A Pechino e dintorni è infatti opinione piuttosto diffusa che gli Stati Uniti stiano cercando di contenere l’ascesa cinese sia dal punto di vista politico sia da quello economico, laddove i due aspetti si compenetrano totalmente.
Eliminando circa 18mila tariffe doganali, il Tpp rischia di spostare nuovamente la catena delle forniture attraverso la più vasta area economica del mondo. La Cina, già afflitta dal rallentamento della sua economia, teme di vedersi strappare troppo presto il ruolo di “fabbrica del mondo” mentre si trova ancora a metà del guado nella sua transizione verso un sistema economico più evoluto. Rischia di perdere competitività mentre non è ancora pronta a misurarsi sulle produzioni ad alto valore aggiunto.
Così, probabilmente, le autorità cinesi spingeranno sempre più sui trattati bilaterali di libero scambio con singoli Paesi. È, questa, una strategia ormai tradizionale per la Cina, che nei suoi accordi “uno-a-uno” cerca anche di emanciparsi dal dollaro e scambiare in renminbi e nella valuta del partner di turno. Ci sarebbe poi allo studio un accordo trilaterale di libero scambio con Giappone e Corea del Sud. Il South China Morning Post di Hong Kong riporta le parole del ministro delle Finanze giapponese Taro Aso, secondo cui i rappresentanti economici dei tre Paesi dovrebbero incontrarsi a margine di una riunione del G20 previsto per questa settimana in Perù.
Infine, Pechino cerca di accelerare il cosiddetto Partenariato economico globale regionale (Rcep), i cui negoziati dovrebbero fare progressi durante un summit in Corea del Sud, previsto dal 12 al 16 ottobre. Ne sono coinvolti i 10 membri dell’Asean più Australia, India, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e, secondo Xinhua, si punta a risultati concreti entro l’East Asia Summit di novembre. Ipotizzando queste contromosse, si intravede una strategia a cerchi concentrici.
In un recente articolo, Yukon Huang, ex direttore della Banca Mondiale per la Cina, ha azzardato che Pechino, per ottenere il duplice scopo di internazionalizzare la propria moneta e non attirare instabilità economica, potrebbe fare dello yuan una “valuta regionale” che gradualmente si sgancia dal dollaro senza rischiare nel mare magnum della volatilità internazionale. Niente accordi eccessivamente estesi nello spazio – niente Ttp made in China – ma proprio una strategia a cerchi concentrici e una moneta cinese che, al pari del commercio, si protende all’esterno con gradualità, fino a costituire un nuovo sistema di Stati tributari, riaggiornato al ventunesimo secolo.
Forse, il detto attribuito a Deng Xiaoping – “attraversare il fiume toccando le pietre” – per Pechino vale anche quando al posto del fiume c’è l’Oceano Pacifico. E forse, le felicitazioni rivolte agli Stati Uniti per il Tpp non sono in fondo in fondo un masticare amaro; ma un mandare avanti gli altri mentre si procede a piccoli passi.
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p.s.
....insomma USA e Cina cercano di fregarsi a vicenda ma a quanto pare chi sembra giocare meglio le proprie carte è proprio la Cina visto che sembra avere maggiori carte in mano a differenza degli americani che possono mettere sul cmapo, fattivamente, molto poco...... vedremo. Visto invece in ottica "guerra" a me pare l'ennesima provocazione per indurre a commettere un passo falso al colosso cinese che, per ora, sembra nicchiare ben sapendo sia che senza la propria economia l'intero pianeta è più lento sia che la stessa economia cinese ha bisogno di commesse estere per evitare un ulteriore rallentamento, indotto, dal cordone sanitario che americani e la finanza internazionale le stanno costruendoi introrno.
Che ci sia qualcuno che soffia sul fuoco è ormai chiaro come il sole e che questo qualcuno miri a debellare il regime misto cinese per farne carne da macello dell'economia è altrettanto chairo: bisognerà vedere, ancora una volta, se i dirigenti cinesi sapranno tenere i nervi calmi continuando nel frattempo il cammino iniziato nell'adeguamento della propria economia agli standard internazionali sarà meglio per tutti... nel frattempo procede la sottomissione dell'economia europea a quella americana: il TTIP ormai è in porto, AHINOI...

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