sabato 9 aprile 2016

Contesto italiano - Gli anni '70 tra terrorismo e poteri occulti

chissà perchè si parla poco degli anni '70........
qualche biricchino sostiene perchè quegli furono gli anni
durante i quali venivano stipulati e decisi i destini di intere nazioni
e si saldò l'opera dei poteri occulti con le lobby dando vita a un cancro
oggi in metastasi.....

buon week end

venerdì 8 aprile 2016

Sanità, la privatizzazione avanza indirettamente grazie alla costante ritirata del pubblico in nome dei conti

di | 7 aprile 2016 dal Fatto Quotidiano

Dopo i tagli alle prestazioni “non necessarie”, il governo va avanti nella “privatizzazione” di fatto del sistema sanitario nazionale. Con la prospettiva per i cittadini che curarsi diventerà più caro a tutto vantaggio delle compagnie assicurative che già sfornano una miriade di polizze vita e salute. Il segnale più evidente è nel calo della spesa sanitaria italiana, che ha toccato il livello più basso degli ultimi dieci anni (il 6,6% del pil), relegando l’Italia al terzultimo posto fra i Paesi Ocse. “La contrazione della spesa pubblica – spiega Costantino Troise, segretario dell’Anaao Assomed, associazione nazionale medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale – spinge inevitabilmente i pazienti fra le braccia dei privati. Se il servizio pubblico non funziona o è lento, il cittadino che ha bisogno di curarsi finisce per pagare di tasca propria”.
La situazione è insomma assai delicata. E la responsabilità è in parte del fallimento dei commissariamenti della sanità nelle Regioni in rosso, principalmente nel Sud: a sette anni dall’inizio della gestione speciale, il bilancio per il sistema di risanamento è negativo e i pazienti ne fanno le spese. Non è bastato far “gestire i piani di rientro a ‘tecnici’ nominati dal governo di turno” perché si sono limitati “ad applicare la solita ricetta, più tasse, più tagli, più ticket”, come evidenzia l’Anaao che chiede al governo una più ampia riflessione sulla sanità pubblica. Risultato: negli anni è aumentata la mobilità dei pazienti, soprattutto dal Sud verso il Nord e si sono allungate le liste d’attesa. Intanto la qualità dei servizi per i cittadini è nettamente peggiorata assieme ai conti delle Regioni “poco virtuose” che ricevono proporzionalmente meno denaro dal Fondo sanitario nazionale. Non a caso la Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni sta studiando come limitare la “mobilità” sanitaria che registra un continuo e progressivo aumento dei pazienti del Sud che decidono di farsi curare al Nord. Lo scorso anno ben 500mila persone hanno fatto le valigie per curarsi al Nord con picchi come la Calabria dove nel 2015, il conto per i trattamenti medici “fuori porta” dei calabresi è salito di 40 milioni alla cifra record di 290 milioni. Un fatto che sta mettendo a dura prova i conti degli enti locali dove la spesa sanitaria è la voce più rilevante.
Così per mettere una toppa ai buchi di bilancio, le Regioni del Mezzogiorno, Campania in testa, hanno pensato di proporre la modifica dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale (111 miliardi nel 2015). Secondo gli enti meridionali, oltre all’anzianità della popolazione, bisognerebbe tenere in debito conto anche l’inquinamento dei territori che comporta maggiori oneri a carico del Servizio sanitario nazionale. Le regioni del Mezzogiorno sperano così di spuntare maggiori risorse finanziarie pubbliche per far quadrare i conti. Il problema però è che una simile operazione andrebbe evidentemente a danno di altre aree che hanno un “saldo positivo” di pazienti. Ma che comunque hanno problematiche irrisolte sotto il profilo degli equilibri finanziari delle strutture pubbliche. Se è vero infatti che la Lombardia macina profitti nella sanità privata, è anche vero che langue in quella pubblica. Basti pensare che il Niguarda, il più importante ospedale pubblico della regione, ha chiuso l’esercizio in perdita per oltre 35 milioni in scia a buona parte delle più rilevanti strutture statali della regione.
Eppure proprio in Lombardia i privati fanno affari d’oro: nel 2014 il gruppo San Donato ha fatturato 1,387 miliardi di euro. La redditività dell’azienda, proprietaria di 17 ospedali fra cui il Policlinico di San Donato e il San Raffaele, è stata pari al 12,7% del giro d’affari generando in quattro anni (2010-2014) un aumento degli utili di 27,6 milioni. Inoltre il San Donato è solo la punta di diamante di un sistema privato che nella sanità produce profitti ormai da anni. Secondo uno studio di Mediobanca, nel 2014 i primi cinque gruppi ospedalieri italiani hanno intascato 85 milioni di utili, quasi il doppio rispetto all’anno prima: il San Donato dei Rotelli, l’Humanitas dei Rocca, la GVM-Gruppo villa Santa Maria dei Sansavini, la Servisan dei De Salvo e lo IEO-Istituto europeo di oncologia, fondato da Umberto Veronesi e controllato dalla triade Mediobanca-Unicredit-Unipol, hanno fatturato 2,86 miliardi, ben 700 milioni in più rispetto al 2010. Merito del fatto che queste cinque strutture hanno a disposizione 10.144 posti letto, quasi tutti accreditati con il servizio nazionale. “Senza fare di tutta l’erba un fascio, i privati riescono a fare utili perché fanno dumping sul costo del lavoro con una qualità dei servizi che è tutta da verificare”, contesta Troise. Per non tacere casi gravissimi emersi proprio in Lombardia come quello della Clinica Santa Rita dove venivano effettuati interventi inutili solo per ottenere i rimborsi dal servizio sanitario nazionale.
In un certo senso, dalla situazione finanziaria delle strutture pubbliche e private lombarde arriva la prova di una progressiva “privatizzazione” della sanità che si manifesta, secondo l’Anaao, con la progressiva contrazione del ruolo del pubblico in nome del risanamento dei conti. “Invece di rifugiarsi in luoghi comuni – conclude il segretario dell’Anaao Assomed –  la politica deve pronunciarsi sulla volontà o meno di garantire i livelli essenziali di assistenza in maniera omogenea, declinando il diritto alla salute allo stesso modo in tutta l’Italia Deve impegnare risorse a garanzia della sostenibilità di un settore in cui l’ampliamento dell’intervento dei privati vede anche la partecipazione dello Stato che scommette contro se stesso, investendo nella sanità privata i soldi dei libretti postali”. Il riferimento è alla scelta del fondo F2i, partecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti: il braccio finanziario dello Stato ha recentemente investito nel gruppo delle residenze per anziani Kos, di proprietà della famiglia De Benedetti. Evidentemente, viste le prospettive della sanità pubblica, a via Goito devono aver pensato che si trattasse di un buon affare.
di | 7 aprile 2016

giovedì 7 aprile 2016

Cantone: “Sanità scorribanda delinquenti di ogni risma” (ALBERTO CUSTODERO)

07/04/2016 di triskel182
Corruzione per sei mld l’anno. Sprechi per un mld l’anno. Complessivamente, considerando anche le inefficienze, il danno per il Ssn è di 23,6 mld l’anno. La ministra della Salute, Lorenzin: “Reato di corsia odioso. Ecco il mio piano anticorruzione”.ROMA – “La sanità, per l’enorme giro di affari che ha intorno e per il fatto che anche in tempi di crisi è un settore che non può essere sottovalutato, è ilterreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma”. Lo ha affermato il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone, intervenendo alla presentazione del Rapporto di Transparency Italia, Censis e Ispe-Sanità in occasione della prima giornata nazionale contro la corruzione in sanità. Secondo i dati del governo, sprechi inefficienze e corruzione presenti nella sanità ci costano complessivamente 23,6 miliardi di euro l’anno.  Solo per infezioni e epidemie in corsia, il costo è di due miliardi l’anno.
Lorenzin d’accordo con Cantone. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, è sulla stessa linea di Cantone. “Concordo pienamente – ha commentato – con il Presidente dell’Anac quando ricorda che la Sanità è un settore ad alto rischio di corruzione, ma ciononostante garantisce standard elevatissimi di qualità delle prestazioni agli assistiti. Trasparenza, legalità, contrasto della corruzione devono costituire obiettivi precisi per tutti gli attori del Ssn. Con l’Anac, con l’ausilio di Agenas, abbiamo recentemente lavorato per varare la nuova ‘sezione del Piano nazionale anticorruzione’ dedicata alla Sanità. Fra qualche giorno io e il Presidente Cantone sottoscriveremo un apposito Protocollo per attuare controlli congiunti per garantire la piena e puntuale attuazione del Piano”.
Snodo corruzione/1: “Liste attesa”. “La corruzione – ha detto Cantone – si è trasformata e la mazzetta tradizionale è rimasta un ricordo. Nel nostro piano anticorruzione abbiamo indicato come una delle maggiori criticità le liste di attesa. Sarebbe bello se potessero essere trasparenti, ma sappiamo che è difficile perchè ci sono in ballo i valori della privacy. Però dobbiamo intervenire,fatti come quello di Salerno mi inquietano“.
LO SCANDALO DELLE LISTE DI ATTESA

Snodo corruzione/2: “Ditte farmaceutiche e sale mortuarie”. “La sanità – ha aggiunto Cantone – è ai primi posti per il rischio di corruzione con un trend stabile e abbiamo provato a mettere in campo strumenti nuovi col ministero della Salute, provando a individuare gli snodi problematici e gli strumenti su cui intervenire. Le liste di attesa sono fra questi snodi, anche le imprese farmaceutiche, come la gestione delle sale mortuarie. Proveremo a dare delle indicazioni e stiamo per firmare un nuovo protocollo che consentirà di verificare se le asl stanno facendo davvero quello che è previsto nelle linee guida anticorruzione.
Dobbiamo fare squadra e far capire che queste battaglie non sono nostre ma di tutti, una sanità senza corruzione potrà rendere più sostenibile il Ssn.
La corruzione non si vince solo con gli arresti, ma con una rivoluzione culturale”.
Corruzione per 6 mld l’anno. La corruzione in Sanità sottrae fino a 6 miliardi l’anno all’innovazione e alle cure ai pazienti. E in una azienda sanitaria su tre (37%) si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi 5 anni, “non affrontati in maniera appropriata”. Lo affermano i dirigenti delle 151 strutture sanitarie che hanno partecipato all’indagine sulla percezione della corruzione, realizzata da Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc.
Coinvolta un’azienda sanitaria su 3.  Nel 37% delle aziende sanitarie italiane si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni, e in circa un terzo dei casi non sono stati affrontati in maniera appropriata. Ad affermarlo sono gli stessi dirigenti delle 151 strutture sanitarie che hanno partecipato all’indagine sulla percezione della corruzione realizzata nell’ambito del progetto “Curiamo la corruzione” da Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc. Il 77% dei dirigenti sanitari ritiene che ci sia il rischio concreto che all’interno della propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione (e questo rischio è giudicato elevato dal 10% di loro).
Sprechi per un mld. Sprechi in calo nella sanità italiana, ma ancora ingenti: un miliardo di euro l’anno. La sanità fa gola per l’ingente valore della spesa pubblica, pari a 110 miliardi di euro l’anno. Dall’analisi dei conti economici di asl e aziende ospedaliere emerge che dal 2009 al 2013 gli sprechi in questi settori sono diminuiti in media del 4,4% l’anno, ma la loro incidenza rispetto alla spesa complessiva non si è ridotta. Tali sprechi nelle spese non direttamente collegate all’efficacia delle cure ammontano a 1 miliardo di euro l’anno: risorse che potrebbero essere altrimenti destinate alla salute dei pazienti.
La ministra: “In corsia reato odioso”. “Il tema della corruzione in Sanità – ha sottolineato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin – lo abbiamo aggredito fin dall’inizio del mio mandato, e abbiamo promosso e attuato ogni iniziativa per combattere contro criminali che, come ripeto sempre, quando rubano in sanità commettono un reato ancora più grave perché i loro atti finiscono con l’incidere in modo diretto sulla qualità di assistenza e cura delle persone più fragili. Rubano allo Stato e il loro atto diventa ancora più odioso perché commesso in danno dei malati”.
Lorenzin: “Ecco il mio piano anticorruzione”. “Nessuno – ha detto la ministra – in passato ha prodotto sul terreno della lotta alla corruzione in Sanità quanto ha fatto questo Governo. E su questa strada continueremo ad operare”. Ecco alcuni esempi: “Nella Legge di stabilità 2016 è stato introdotto l’obbligo per tutte le aziende sanitarie di effettuare acquisti in modo accentrato, tramite Consip o tramite le centrali uniche regionali”. “Su mia proposta, il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare un decreto legislativo in materia di conferimento degli incarichi di direttore generale nelle Aziende sanitarie. Nello specifico il decreto istituisce presso il Ministero della salute un elenco nazionale di aspiranti direttori generali, cui si accede tramite selezione sulla base di criteri meritocratici”.
“La circolazione dei dati”. “Sono convinta – ha spiegato Lorenzin – che il grande strumento contro la corruzione sia la circolazione, la condivisione e dunque la trasparenza dei dati. Per
 questo nel Patto per la salute 2014-2016 sono stati previsti non soltanto il rafforzamento dei controlli nelle aziende sanitarie, ma anche un Patto per la sanità digitale e un piano di evoluzione dei flussi informativi del Nuovo sistema informatico sanitario”.
da Repubblica.it


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ho preferito riportare tutto, a scanso di equivoci!!!!

mercoledì 6 aprile 2016

Lotta di classe offshore

06/04/2016 di triskel182
Nella lista dei nomi dentro il “Panama papers” troviamo le solite banche, sportivi famosi , manager (anche con incarichi semi pubblici), vip e poi politici di tutte le salse: comunisti, post comunisti e occidentali.
Che male c’è se uno porta i soldi all’estero?
Se non viola le leggi .. Peccato che le leggi siano pensate proprio per chi vuole pagare meno tasse, per spostare i capitali dove gli pare e, se scoperto, pagar il minor dazio possibile.
Che male c’è?
Quelle tasse non servono poi a pagare il TAV in Val di Susa, il ponte sullo stretto, le grandi opere, le autostrade inutilizzate in Lombardia.
Servono anche per scuole, ospedali, sicurezza: volete portare i vostri capitali dove vi pare?
Bene, niente scuola pubblica per voi e i parenti.
State male di notte? Niente 118 o pronto soccorso.
Vi entrano i ladri in casa? Arrangiatevi.
Questa sarebbe coerenza.
Altrimenti da proprio fastidio vedere da una parte la ricetta monodose dell’austerità e del taglio alla spesa pubblica (non quella improduttiva, ma tagli a sanità, università, stipendi pubblici).
E dall’altra questa lotta di classe all’incontrario, dei ricchi contro i poveri.
PS: le vie dell’elusione e dell’evasione sono usate anche dalle mafie e, siccome non siamo ingenui, anche dal terrorismo.
Prima o poi qualcuno si inizierà a chiedersi dove finisca la libertà di eludere e dove cominci la complicità con mafie e terrorismi vari.
Da unoenessuno.blogspot.it

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ehi si! siamo proprio alla lotta di classe...... dopo che il mostro bifronte ha divorato se stesso ora passa a divorare anche chi gli, per amore o per forza, procurava aria e cibo...

martedì 5 aprile 2016

Scattano le prime indagini L’Agenzia delle entrate a caccia dei nomi italiani (FILIPPO SANTELLI)

05/04/2016 di triskel182
In Islanda manifestazioni di piazza contro il governo Putin contrattacca: “E’ solo una montatura della Cia”.
ROMA – Le prime indagini dei governi, dall’Australia all’Europa, con l’Agenzia delle Entrate pronta ad acquisire i nomi dei cittadini italiani coinvolti. L’Islanda che scende in piazza contro il premier Gunnlaugsson. Putin che grida al complotto occidentale. Una raffica di smentite (Montezemolo), minacce di querela (Leo Messi), imbarazzati “no comment” (David Cameron). È un’onda d’urto che si allarga e aumenta di intensità quella dei Panama Papers, il giorno dopo la diffusione degli 11,5 milioni di file dello studio legale Mossack Fonseca.

La boutique fiscale al centro di una giungla di società offshore, scatole cinesi e prestanome, con fronde nei paradisi fiscali ma radici ai quattro angoli del globo, e legami con politici di ogni regime e colore. Pratiche non sempre illegali, ma che secondo il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij) che le ha analizzate, potrebbero nascondere episodi di elusione, evasione fiscale o riciclaggio.
MESSI: “A MIA INSAPUTA”
Ne sono convinte anche le autorità di mezzo mondo. Le prime a muoversi ieri sono state quelle australiane, seguite poi da India, Stati Uniti, Israele e da diversi governi europei. La Svezia ha chiesto al Lussemburgo notizie sull’attività di Nordea, prima banca del Paese, la cui filiale locale avrebbe facilitato l’evasione fiscale dei clienti. Dopo le parole del presidente François Hollande, «tutte le informazioni daranno luogo a inchieste», la procura nazionale francese ha aperto un’indagine preliminare per frode fiscale aggravata. Le autorità tributarie inglese e olandese hanno chiesto all’Icij l’intero database di dati. E nella stessa direzione si sta muovendo anche l’Agenzia delle Entrate italiana, che in queste ore sta mettendo a punto le strategie per ottenere i documenti e attivare le relative indagini. In Spagna sono al lavoro sia la Procura nazionale che il Tesoro, per analizzare le denunce dei redditi dei cittadini che compaiono nei documenti dell’inchiesta. Compresa quella di Leo Messi, che nel 2013, dopo l’accusa di frode fiscale, avrebbe acquisito una società a Panama, la Mega Stars Enterprises, girando lì i proventi dei suoi diritti di immagine: «Esiste, ma non per fini fiscali», ha risposto il calciatore, annunciando querele. «Io non guardo, firmo quello che papà mi dice di firmare ». Il governo panamense, intanto, si è detto «pronto a cooperare ».
DIFESA E CONTRATTACCO
In attesa di quelli giudiziari però, i primi verdetti saranno politici. Giovedì il parlamento islandese voterà la mozione di sfiducia promossa dalle opposizioni contro il premier Sigmundur David Gunnlaugsson, che insieme alla moglie controllava fino al 2009 una società offshore mai dichiarata, la Wintris delle Isole Vergini, che vantava dei crediti nei confronti delle maggiori banche del Paese, nazionalizzate dopo la crisi finanziaria. «Non mi dimetto per questo», ha dichiarato ieri, dopo che venti giorni fa, a domanda sul tema, aveva abbandonato lo studio dell’emittente Svt. Migliaia di persone si sono radunate nel centro di Reykjavik, proprio come ai tempi del collasso del sistema creditizio, per chiedergli di lasciare. Nessuna protesta invece in Russia, dove i media hanno silenziato le rivelazioni sulla rete di società offshore da 2 miliardi di dollari riconducibile, secondo il Guardian, a Putin in persona. «Montature della Cia per destabilizzare il Paese», ha replicato il Cremlino, parlando di «Putinofobia» dell’Occidente. Mentre il blogger anti corruzione Alexei Navalny ha annunciato di voler promuovere «azioni legali concrete» contro il presidente.
DALL’UCRAINA AL MESSICO
Sono 140 i politici coinvolti nell’inchiesta, in 50 Paesi. Il presidente ucraino, il filo occidentale Petro Poroshenko, accusato di aver creato una società offshore alle Isole Vergini evadendo milioni di dollari di tasse, si è difeso dicendo di aver abbandonato la gestione diretta dei propri affari dopo essere stato eletto, nel 2014. Ma proprio su di lui il quotidiano russo Novaia Gazeta ha annunciato nuove rivelazioni, mentre le opposizioni chiedono una procedura di impeachment. Negano illegalità anche il presidente argentino Mauricio Macri (una società alle Bahamas) e quello messicano Enrique Pena Nieto. Mentre la liquida, o almeno ha tentato di farlo, come «una questione privata» il portavoce del premier inglese David Cameron, coinvolto per le società offshore del padre finanziere Ian, deceduto nel 2010. Regolarmente denunciate, conferma la Ue, le attività nei paradisi fiscali della moglie del Commissario all’Ambiente Miguel Arias Canete.
IMPRESE IN LISTA NERA
Smentite arrivano anche dall’Italia. Il presidente di Alitalia Luca Cordero di Montezemolo ha negato di possedere società offshore e il pilota Jarno Trulli ha spiegato che Baker Street, sede alle Seychelles, è regolarmente registrata.
Articolo intero su La Repubblica del 05/04/2016.



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insomma, a voler fare a tutti i costi ... è un complotto secondo molti, tutto normale secondo altri e non se ne parla secondo alcuni!!! Tutto come prima visto che gli Stati hanno le armi spuntate e chi li guida per primo nasconde qualcosa?

lunedì 4 aprile 2016

Panama papers: un altro vaso di pandora

diamo i numeri?
  • 800 italiani coinvolti.
  • anni dell'indagine dal 1977 al 2015 pari a 38 anni.
  • 150 capi di stato, politici, ecc. coinvolti.
  • 21 paradisi fiscali.
  • 511 banche coinvolte.
  • 14153 intermidari finanziari coinvolti con lo studio panamense.
  • 204 paesi di provenienza.
  • 215000 fondazioni, trust, società.
  • 2,6 terabyte di dati.
  • 11.500.000
questi sono i freddi numeri che l' ICJI ha pubblicato nel suo report che ha scoperchiato l'ennesimo vaso di pandora: come se non bastassero Wikileaks, la lista Falciani (1 e 2), ecc. a metterli sulla graticola e la gogna pubblica!! Ma cosa deve fare un poveraccio che vuole portare all'estero i propri soldi senza pagare dazio?
Sia chiaro: può darsi che non tutte sia frutto di evasione/elusione ma non si può non pensare che almeno per i personaggi pubblici dovrebbero davvero essere almeno trasparenti: per esempio pensate al politico islandese il cui nome è uscito nella lista: da un lato trattava con le grandi banche per tenerle fuori dalla restituzione del debito residuo e dall'altro era partecipe di una società di titoli che, se fossero passate certe norme, gli avrebbe fatto perdere bei soldi... no, così non va, vero? Sapere che persone portano fuori all'estero somme sottratte alle tasse la trovo una cosa moralmente odiosa soprattutto se a farlo sono politici, imprenditori insomma personaggi cosiddetti pubblici e che magari in tv pontificano su moralità, bene comune ecc. e impongono o propongono riforme che levano letteralmente futuro ai nostri figli e ricchezza dalle nostre tasche... no così non va!!!

domenica 3 aprile 2016

Banche, se nei prossimi vent’anni il 90% di loro scomparirà, chi le sostituirà?

di | 3 aprile 2016dal Fatto Quotidiano


Meno di un decennio fa, l’economia mondiale sprofondò nella grande recessione, la più seria contrazione economica dalla Grande Depressione degli anni Venti e Trenta. Dal 2008 la ripresa è stata lunga e soprattutto lenta e poco efficace. Sebbene sulla carta questa ripresa ci sia, ad esempio l’indice azionario Standard & Poor’s è salito di oltre il 92% negli ultimi cinque anni, i risultati nell’economia reale sono scarsissimi. Nel primo trimestre del 2016 l’indice Standard & Poor’s ha iniziato nuovamente a scendere e, rispetto alla fine del 2015, si è contratto di quasi il 9% anche se poi nell’ultima settimana è risalito. Siamo di fronte ad una nuova recessione? E’ quello che molti pensano anche alla luce della contrazione dell’economia cinese. In realta’ non siamo mai usciti da quella del 2008. Gran parte della crescita si e’ registrata in Borsa ed e’ stata prodotta da una politica monetaria super-espansiva che ha portato i tassi d’interesse a zero o sotto zero. A questo bisogna aggiungere i frequenti salvataggi governativi delle banche e le enormi iniezioni di capitali prodotte dal quantitative easing. Tutto cio’ ha creato distorsioni sul mercato che stanno alterando il funzionamento di uno dei pilastri del capitalismo: il sistema del credito, le banche.

La situazione e’ talmente critica che il presidente del Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) Francisco Gonzalez ha dichiarato che nel giro di 20 anni il 90 per cento delle banche mondiali scomparirà. Gonzales sostiene che la struttura attuale è “insostenibile” dal momento che nessun settore bancario è piu’ in grado di coprire i costi di capitale. L’Italia ne sa qualcosa. Secondo alcune stime i non performing loans della banche italiane, i cosidetti debiti tossici, quelli che non vengono ripagati, ammontano al 12 per cento del Pil del paese ed in alcuni casi si parla del 30 per cento dei bilanci delle singole banche! Ecco perche’ la Bce ormai tiene sott’occhio giornalmente i livelli di liquidita’ del Monte dei Paschi.

Secondo Gonzalez nei prossimi anni assisteremo ad un’ondata di consolidamenti accompagnata ad una riduzione degli ‘aiuti’ pubblici nel settore bancario. Man mano che le banche non sono piu’ in grado di gestire le ‘sofferenze’ saranno vendute, smembrate ed incorporate le une con le altre. Nel caso specifico della Spagna, Gonzalez teme che questo processo impedirà la ripresa economica, nel caso italiano la situazione potrebbe essere peggiore ed avviare un vero e proprio crollo finanziario dal momento che le banche hanno in portafoglio una buona parte del debito pubblico italiano.
Ma il problema delle banche va ben oltre quello delle singole nazioni, il nocciolo della questione e’ il funzionamento dell’intero sistema. E’ infatti innegabile che dal 2008 in poi, l’eccessivo interventismo ha mantenuto in vita banche che sarebbero dovute fallire; allo stesso tempo l’eccessiva regolamentazione governativa ha impedito al settore bancario mondiale di operare liberamente sui mercati. Tutto ciò ne ha ridotto l’efficienza, che a sua volta ha contratto i profitti delle banche, un circolo vizioso che nessuno ha ancora cercato di spezzare.
La risposta del sistema finanziario a questo fenomeno è stata la rapida evoluzione verso un modello nuovo, dove alle banche si sostituiscono piattaforme finanziarie ed istituzioni ad hoc, spesso di proprietà privata e che si muovono al di fuori del sistema bancario. Se continua così, nei prossimi anni la maggior parte dell’attività bancaria verrà svolta da sistemi finanziari alternativi che usufruiscono della moderna tecnologia online, sistemi più economici e più semplici da gestire per i clienti.
Rischiano di scomparire più velocemente le banche europee che non hanno usufruito di un sistema di rapida ricapitalizzazione come le consorelle americane. Il motivo è come sempre la mancata integrazione che emerge anche dalla struttura decisionale della Banca Centrale Europea, meno omogenea e compatta di quella della Riserva Federale. La crisi finanziaria del 2007 ha infatti messo in evidenza l’eccessiva capitalizzazione di alcune banche, che non solo le ha rese poco agili ed efficienti ma ha creato seri problemi di solvibilità di fronte a ‘cattivi’ investimenti di capitale.
Ci avviamo, dunque, verso un sistema finanziario dove la banca tradizionale non ha più un ruolo centrale nell’economia e dove nuove istituzioni, non più strutturate secondo i parametri bancari, offriranno quei servizi che le banche non sono più in grado di gestire dal finanziamento al commercio internazionale, a quello per l’impresa fino alla gestione dei portafogli internazionali.  Se Gonzalez ha ragione nei prossimi venti anni le quotazioni della banche scenderanno mentre quelle di chi si sostituirà a loro saliranno poiché l’economia capitalista non può funzionare senza i servizi bancari. Sarà opportuno investire nel nuovo settore.
di | 3 aprile 2016

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insomma in discussione è il capitalismo di stato che era in voga in questi anni... inventeranno qualcosa, mi sa...

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