Fonte:
Il Fatto Quotidiano Tecno | 20 marzo 2018
Umberto Rapetto
“Il suo nome era Cerutti Gino ma lo chiamavan drago, gli amici al bar del Giambellino dicevan che era un mago…” cantava
Giorgio Gaber.
Anche
al protagonista di questa storia sono stati attribuiti poteri
straordinari, doti miracolose, attitudini stregate. Chi lo intervistava
per commentare il successo elettorale di
Trump
sembrava abbagliato dal suo misterioso carisma e, a cercare in Rete
qualche traccia di quel momento, non si fatica a trovare elogi e
celebrazioni. Chi si è sperticato in quelle lodi – tipiche di chi si
genuflette dinanzi ai potenti e ai suoi scudieri – ha dato prova di non
conoscere il personaggio in questione o di essersi limitato ad una
superficiale pratica adulatoria, senza approfondire il vero profilo del
tizio prima di osannarlo. Ma il mondo è questo e il plauso troppo
spesso è riservato a chi ottiene risultati a prescindere della
correttezza o della liceità del suo operato.
Il nostro “
Cerutti Gino” si chiama
Alexander James Ashburner Nix. Nato il 1° maggio 1975 e cresciuto a
Londra nei dintorni di
Notting Hill, ha studiato all’
Eton College e alla
Machester University.
Appena
laureato in Storia dell’Arte lavora per qualche mese come
junior financial analyst negli uffici di
Città del Messico di
Baring Securities, poi torna per un paio d’anni in
Inghilterra ad occuparsi di pubblicità, quindi si trasferisce in
Argentina per vendere soluzioni tecnologiche di supporto al
business. Nel 2000, nuovamente a
Londra, per un po’ si dedica alla finanza aziendale, assume il ruolo di direttore strategico di
Athena Trust e infine approda agli
Strategic Communication Laboratories
(l’SCL Group che lavora per la difesa e altre realtà governative) e lì
nel 2013 diventa responsabile della loro affiliata britannica
Cambridge Analytica.
Progressivamente
trasborda la sua esperienza dal settore dei comportamenti umani al più
avvincente (e redditizio) contesto dello “
psychological warfare”: le sue conoscenze della
personalità della popolazione
abbinate a strumenti tecnologici con elevata capacità di memorizzazione
e di calcolo danno forma ad un vero e proprio centro di potere in
grado di
condizionare qualsiasi scelta di una platea sterminata di
elettori o
consumatori.
Suelette Dreyfus, assistente universitaria alla
School of Computing and Information Systems dell’ateneo di
Melbourne, l’anno scorso diceva che l’arma dei “
big data” messa a disposizione dall’industria di settore avrebbe
aiutato i politici a mentire meglio, sottolineando la straordinaria possibilità di personalizzare la
manipolazione dell’informazione. Il signor
Nix
non ha mai accettato simili addebiti, dichiarandosi banalmente un
fornitore di servizi interessato soltanto a offrire il meglio alla
propria clientela. Il cosiddetto “
microtargeting”, ossia il prendere di mira non un pubblico indiscriminato ma zoomare sul
singolo individuo, è semplicemente il suo punto di forza.
Stephanie Wood, giornalista di
The Canberra Times, ha studiato
Nix
scandagliandone il passato e impegnandosi a luglio scorso in una
intervista che l’ha fatta trovare dinanzi a una sorta di muro di gomma.
Il numero uno di
Cambridge Analytica si è trincerato dietro la sorprendente barricata della difesa della propria
privacy, proprio lui che quella degli altri profana costantemente.
Stephanie, tornando in taxi alla redazione, tira fuori lo smartphone dalla tasca e accede a
Facebook: vuole vedere se l’impenetrabile
Alexander Nix ha un profilo. Naturalmente non ce n’è traccia. Comincia a scorrere i post presenti sullo schermo sulla sua pagina iniziale del
social network e si accorge che qualcuno ha appena pubblicato
un link ad un quiz che dovrebbe rilevare i segreti della personalità.
Dato che non crede alle combinazioni, sorride e clicca sull’opzione
che permette di escludere in futuro contenuti di quel genere.
Purtroppo quel tipo di passatempo, apparentemente innocuo, è stato lo strumento per
radiografare milioni e milioni di utenti
che – incuriositi dall’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo
riferito alle proprie caratteristiche, passioni, tendenze – non hanno
capito di essersi confessati con l’interlocutore sbagliato.
In occasione delle
elezioni per la Presidenza statunitense la
banda di Nix ha schedato
220 milioni di americani.
Non pensiamo alla solita raccolta di nomi, luoghi e date di nascita,
indirizzi urbani o di posta elettronica: ogni persona è archiviata con
una sorta di cartellino digitale che – se completo – contiene 5000
data-points
(quelli che un tempo gli informatici chiamavano “campi” e che
corrispondono in pratica alle singole voci di un qualunque modulo di
compilazione quotidiana).
Probabilmente – e sarà una brutta
giornata quella in cui scopriremo l’inutilità di tale avverbio – è
capitato qualcosa di analogo anche in altre circostanze e in altri
ambiti geografici, a dispetto di qualsivoglia regola o legge in materia
di riservatezza dei dati.
Quel che maggiormente impressiona è il
silenzio di chi dalle nostre parti è incaricato di tutelare la privacy
dei cittadini. Sembra che
il caso Facebook/Cambridge Analytica sia accaduto su un altro pianeta, forse in un’altra galassia.
Nel frattempo la
stampa coraggiosa, approfittando della lentezza (o dell’inerzia) delle istituzioni, procede ad una sorta di rastrellamento. La
guerra dell’informazione è fatta anche di
reporter dissimulati (è il caso dei giornalisti del britannico
Channel 4 News) che
sono riusciti a farsi raccontare cose incredibili da dirigenti di Cambridge Analytica (che mai avrebbero immaginato di perire della stessa loro spada). E’ così saltato fuori che il personale di
Nix non andava tanto per il sottile non disdegnando di ricorrere alle più
bieche tecniche per aiutare i propri committenti, dall
’incastrare candidati politici rivali con fasulli tentativi di
corruzione al far cadere in trappola chi non resisteva alla seduzione di procaci
prostitute.
Facebook è precipitata sul mercato azionario e si ritrova a dover gestire il fin troppo ovvio terremoto interno determinato dalla
caccia ai responsabili della vicenda (
le dimissioni del capo della sicurezza Alex Stamos sono solo il primo scossone),
Cambridge Analityca sembra prossima a veder perquisita la propria sede, e il meglio pare debba ancora arrivare.
Però chi non ricorda qualcosa della propria vita, anche qualche dettaglio insignificante, sa a chi può chiederlo…