venerdì 20 marzo 2015

Pd, a Massa Carrara manifesto con la piazza che si trova a Pisa. “Un errore”

Fonte: di | 20 marzo 2015 il Fatto Quotidiano
(nonostante tutto vinceranno le elezioni, qui fra qualche tempo ci saranno le regionali, ma però.. volete mettere la peregrina figura? Un manifesto

che riguarda il territorio ... pisano o meglio una sua piazza; peccato che dovrebbe rappresentare invece quello Apuano, ossia la provincia di Massa Carrara e NIENTE CAVE, chissà perchè.....)

Il Partito democratico di Massa Carrara ha realizzato un manifesto con i luoghi e i prodotti tipici del territorio apuano. Come le montagne innevate, il Duomo di Massa, il lardo di Colonnata, la farina di castagne. E ancora la spiaggia piena di ombrelloni, piazza Aranci a Massa e la famosa piazza Carrara. Peccato che quest’ultima non c’entri proprio nulla con il territorio apuano. Perché si trova a Pisa. Un errore che sarebbe forse passato inosservato in una grande provincia, ma non a Massa Carrara dove le piazze si contano sulle dita di una mano. E si conoscono tutte.
Il manifesto è stato realizzato in occasione di un incontro a Massa con il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e il consigliere regionale della Lunigiana, Loris Rossetti. Il succo dell’incontro era quello di fare il punto, a una manciata di settimane dalle elezioni regionali, di tutto quello che il Partito democratico ha fatto per la provincia di Massa Carrara in cinque anni di amministrazione in Regione. Da qui lo slogan in alto del manifesto “La Regione Toscana e il (scritto più grosso, ndr) territorio (in stampatello, ndr) Apuano ”. E in basso “5 anni di buona politica” e “5 anni di noi toscani”. Tra le foto, stranamente, non appaiono le cave del marmo, generalmente sventolate dallo stesso Pd come l’identità del territorio e inserite in ogni cartolina o brochure della provincia. In compenso c’era piazza Carrara, che nessuno a Carrara però conosce perché si trova a 50 chilometri di distanza: a Pisa appunto.
Ma come hanno fatto a sbagliarsi? Dal comitato elettorale di Loris Rossetti (che ha creato il manifesto), informato da ilfattoquotidiano.it della gaffe, fanno sapere che è stato “un errore tipografico”. “Dovevamo stampare un’altra foto – dicono – ma poi per sbaglio è stata inserita quella”. In realtà non è così difficile capire l’errore. È probabile che il grafico, nel cercare la foto di una piazza qualsiasi di Carrara, abbia digitato nel motore di ricerca di Google genericamente “piazza Carrara”. La prima foto che appare è proprio quella che è stata poi stampata sul manifesto. Una piccola negligenza che, però, in periodo come quello attuale, è un autogol per il partito. Il Pd è infatti sotto il tiro degli ambientalisti per aver stravolto il piano paesaggistico regionale. Su uno dei cartelloni appesi è già apparsa una scritta: “Ignoranti! Come amate e conoscete il territorio apuano”.
nel paese più corrotto d'europa ... il fisco che fa? Ti salta addosso per un regalo... Reagan, osannato presidente americano che è il vero resposanbile dell'affermazione del libero mercato in occidente, diceva "affama la bestia": dice nulla?
Fonte: Salvatore Santoru dal blog Informazione Consapevole
Come riportato da "Yahoo Finanza", ora anche i prestiti familiari dovranno essere dichiarati all'Agenzia delle Entrate.
Difatti, con questa scelta,conseguenza dell'applicazione del redditometro, non basterà più un accordo verbale tra le parti com'era sino ad adesso.

Per capire meglio la situazione, l'articolo di "Yahoo Finanza" spiega che :

" Mettiamo il caso in occasione di un compleanno, un parente regali una somma in denaro e che la persona che la riceve, decide di investirla nell'acquisto di uno smartphone da 800 euro. Dato che l'Agenzia dell'Entrate sa qual è il reddito di quella persona, equivalente alla somma necessaria per comprare lo smartphone, ipotizza che sia impossibile che si decida di destinare l'intero ammontare della mensilità in un telefono. Parte dunque l'accertamento, sulla base dell'ipotesi che quel denaro speso per il cellulare provenga da redditi non dichiarati. Questo potrebbe guastare la festa di compleanno al festeggiato. Per evitare che il Fisco sanzioni anche queste regalie, sarà sufficiente siglare un atto scritto di donazione (sotto forma di scrittura privata) che indichi una data certa. Quel denaro dovrà poi transitare attraverso strumenti tracciabili: quindi addio alla vecchia busta e via libera al bonifico di compleanno! Questo passaggio è estremamente consigliato, soprattutto nei casi di regali in denaro ingenti, come nel caso dei matrimoni. "

giovedì 19 marzo 2015

CORRUZIONE: L’ITALIA E’ ALLO STESSO LIVELLO DEL SENEGAL E DELLO SWAZILAND

Fonte: CGIA di Mestre.
Nell’area dell’euro Italia e Grecia sono maglia nera
Nel mondo Il livello di corruzione raggiunto dall’Italia nel 2014 è lo stesso di paesi come il Senegal e lo Swaziland, piccola monarchia del Sud Africa.

Nell’area dell’euro, invece, non abbiamo rivali: pur allineandoci sullo stesso piano della Grecia, nessuna altra nazione presenta un indice di percezione della corruzione superiore al nostro.

L’elaborazione è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA su dati Transparency International, istituto che ogni anno elabora un interessante indice sulla corruzione in più di 170 paesi del mondo.

“Forse in questi dati c’è un pizzico di esagerazione,– commenta il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – Tuttavia, il problema esiste. Le vicende emerse dalle azioni giudiziarie che hanno interessato l’Expo di Milano, il Mose a Venezia e mafia Capitale sono solo alcuni episodi che ci delineano un quadro generale molto preoccupante”.

Negli ultimi 5 anni, fa notare la CGIA, la situazione si è addirittura aggravata. Sempre secondo la graduatoria stilata da Transparency International, abbiamo peggiorato la nostra posizione a livello europeo di 6 posizioni: solo l’Austria (+7) e la Slovenia (+12) hanno fatto peggio di noi.

“Purtroppo – conclude Bortolussi – le statistiche ci dicono che la crisi economica e la corruzione procedono di pari passo, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra. Ciò mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investitori stranieri, determinando una perdita di competitività del Paese che dobbiamo assolutamente contrastare”.
p.s.
non si scappa: metti una cosa da fare si fa solo se ci si guadagna e tanto. Dalla TAV all'expo; dalle strade alle slot tutto fa soldi e tangenti. C'è ancora chi crede a questi personaggi ed è disposto a votarli? Temo di conoscere la risposta....

martedì 17 marzo 2015

Gli avvoltoi dei servizi pubblici.

Fonte: Triskell182 a firma Di Marcello Foa da beppegrillo.it
del 14/03/2015
 “Quando sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, il nuovo Titolo V permetterà a quel galantuomo di Renzi, che tanto ha a cuore i destini del suo Paese, di fare un immenso regalo ai colossi stranieri dell’energia privatizzando i servizi di acqua, luce e gas” intervento di Marcello Foa.
“L’importante, spesso, non è spiegare, ma non far capire. Molte riforme fondamentali passano tra le pieghe di un provvedimento come se fossero marginali. I parlamentari approvano senza nemmeno sapere cosa votano, seguendo le indicazioni del capogruppo mentre i giornalisti ne scrivono senza capire o, ancora meglio, non ne scrivono affatto.
Prendiamo la recente riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. I giornali si sono concentrati sugli aspetti più eclatanti come l’abolizione di fatto del Senato e l’aumento delle firme per referendum e iniziative popolari; pochi hanno parlato dell’articolo V della Costituzione, che solo a nominarlo… bah che noia!
Tutti, la settimana scorsa, hanno pubblicato un vademecum sulle riforme. Ecco cosa scrive ad esempio La Stampa: “TITOLO V – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».
Caro lettore, cosa hai capito? Nulla, scommetto. Però se riascolti un bel servizio televisivo de la Gabbia, mandato in onda il 26 settembre 2013 e ripreso in questi giorni su twitter da Alessandro Greco, la riforma dell’articolo V assume un altro significativo. Guardalo, ne vale la pena, dura appena 3 minuti.
In questo servizio il dirigente generale Lorenzo Codogno, a capo della direzione I analisi economico-finanziaria del Dipartimento del Tesoro, del Ministero dell’economia e delle finanze, intervistato sulla vendita di partecipazioni Eni, Finmeccanica, Enel dichiarò: «Il problema è che non prendi tantissimo perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa sono 12 miliardi, non è una gran cifra, meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi, il problema è che non sono nostri, dello Stato, sono dei Comuni, delle Regioni (…)E quindi bisogna cambiare il titolo V della Costituzione. Ed espropriare i Comuni e le Regioni»
Il deputato Simonetta Rubinato del Pd depositò un’interrogazione alla Camera chiedendo spiegazioni al primo ministro. A quanto mi risulta nessuno ha risposto.
E ora, guarda un po’, il titolo V è stato riformato e prevede, cito il Sole 24 Ore, quanto segue: “il nuovo articolo 117 si caratterizza per l’eliminazione della legislazione concorrente con riattribuzione alla competenza legislativa esclusiva dello Stato di diverse materie quali quelle relative alla regolamentazione del procedimento amministrativo, della disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche amministrazioni, della previdenza complementare ed integrativa, del commercio con l’estero, della valorizzazione (oltrechè tutela) dei beni culturali e paesaggistici, dell’ordinamento delle professioni e della comunicazione, della produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia, delle infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; dei porti ed aeroporti di interesse nazionale ed internazionale.
Come sempre le leggi italiane sono pasticciate e pare che la norma non si applichi alle ragioni a statuto speciale; però il senso mi sembra inequivocabile: quando sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, il nuovo Titolo V permetterà a quel galantuomo di Renzi, che tanto ha a cuore i destini del suo Paese, di fare un immenso regalo ai colossi stranieri dell’energia privatizzando i servizi di acqua, luce e gas.
Io sono un liberale e se le privatizzazioni servissero a portare vera concorrenza e servizi e tariffe migliori per tutti, sarei il primo a rallegrarmene, tanto più che le utilities pubbliche non sono certo un modello di gestione e di efficienza. Ma il rimedio rischia di essere peggiore del male. Purtroppo l’esperienza dimostra che, in questo settore, come avvenuto per le Autostrade, le privatizzazioni si risolvono nella sostituzione di un monopolio pubblico con uno privato. E a rimetterci sono gli utenti costretti a far fronte a un’esplosione dei prezzi delle bollette.
Insomma, una fregatura su tutta la linea. Prendetene nota e al momento opportuno ricordatevi chi ringraziare.
p.s.
insomma non sono bastati referendum, proteste, cause legali, milioni di voti che si sono spostati verso l'astensione o verso M5S a fermare gli appetiti delle aziende private degnamente difese dalla politica...... di cui fa parte anche il PD. Che si deve fare ancora? Fra un pò ci saranno le elezioni regionali: quale strada si prenderà? Quella dell'Emilia con una forte astensione o faremo le pecore come sempre? E' vero che la Costituzione parla di "economicità" come criterio fondante dei servizi pubblici ma è anche vero che finora tutto quello che è stato privatizzato ha visto un aumento esponenziale della tariffe e dei servizi dati ai privati: dov'è l'efficienza del mercato in tutto ciò? Non si contano più le accuse di "cartello" per praticare prezzi alti alle succitate aziende, quindi si rivela una vera e propria rapina.... eppure nessuno prende il coraggio di dire no! Chissà perchè..

lunedì 16 marzo 2015

Follia. L’Europarlamento chiede all’UE di armarsi e di essere pronta a far guerra alla Russia

l'ho trovato sul blog di dario tamburrano.
Lo ritengo un contributo interessante e ve lo sottopongo volentieri.
L’UE deve armarsi ed essere pronta a fare la guerra. E’ la sintesi di una terrificante risoluzione (relatore Elmar Brok, Presidente della Commissione Affari Esteri, noto per suoi poco gentili comportamenti) approvata giovedì 12 marzo dal Parlamento Europeo durante la sessione plenaria a Strasburgo.
Almeno altrettanto terrificante è il fatto che i media non ne parlino. Guerra contro chi? Contro la Russia, sotto l’ombrello della NATO e a braccetto con gli Stati Uniti: non viene detto esplicitamente, ma il senso è assolutamente quello.
Potete verificare leggendo il testo completo del documento in fondo a questo post. La risoluzione è anche sul sito del Parlamento Europeo, all’interno dei testi approvati giovedì 12 marzo. Non ha valore legislativo, ma è un atto di indirizzo politico importante quanto folle. Noi abbiamo votato contro. Tra gli eurodeputati italiani hanno votato contro Lista Tsipras e Lega Nord. (vedi su votewatch.eu come hanno votato tutti i gruppi politici e singoli eurodeputati)
L’Europa è nata pacifica: si è unita per superare gli orrori e le divisioni della Seconda guerra mondiale. La risoluzione segna un’inversione ad “U” rispetto alla sua storia. Chiede infatti di “passare da un approccio fino ad ora principalmente reattivo a una politica estera e di sicurezza dell’UE proattiva, coerente e strategica” che deve essere “sostenuta da adeguate capacità di difesa negli Stati membri e da una efficace politica di sicurezza e di difesa comune”. Quest’ultima va portata avanti “in cooperazione con la NATO, rispetto alle cui strategie quelle della UE “dovrebbero essere complementari. Conseguentemente la risoluzione invoca “il potenziamento della base industriale e tecnologica di difesa europea” e perfino “quartieri generali militari operativi permanenti”. Il principale partner strategico della nuova e muscolare politica estera europea viene identificato negli Stati Uniti: la risoluzione definisce “strategico” anche il trattato TTIP per il libero scambio con gli USA ora in corso di negoziazione che in realtà, se verrà approvato, sarà una fregatura per l’UE.
La nuova bellicosità europea nasce dal “drastico peggioramento del contesto della sicurezza in tutta l’UE, in particolare nelle sue immediate vicinanze”: il riferimento è alla crisi in Ucraina. Una crisi che l’Europa stessa ha contribuito a creare. Cito un brano di un articolo pubblicato l’anno scorso dal quotidiano La Stampa, che non è esattamente un ciclostilato dei centri sociali:
“dovremmo cercare di fare uno sforzo di obiettività e ammettere che l’incoraggiamento occidentale agli attivisti antigovernativi della Maidan non è stato certo né discreto né di basso livello, con la comparsa sulla piazza dei ministri degli Esteri di Francia e Germania e del senatore McCain. Così come non è un mistero che la prospettiva di un ingresso dell’Ucraina nella Nato non sia solo un incubo russo, ma un progetto palese di forze politiche e personalità non secondarie di Stati Uniti ed Europa”
Dopo aver contribuito a creare la crisi ucraina (oltretutto la guerra civile in Ucraina è scoppiata in seguito all’accordo di associazione con l’Unione Europea, stipulato in vista dell’ingresso nell’UE), l’Unione Europea va avanti per la stessa strada a testa bassa. La maggioranza dei parlamentari europei (così recita la risoluzione approvata a Strasburgo) “ritiene che il sostegno ai paesi che vogliono avvicinarsi ulteriormente all’UE debba essere una delle massime priorità della politica estera dell’Unione” e “sostiene il proseguimento dei negoziati di allargamento. Il riferimento, qui, non è solo all’Ucraina ma a vari Paesi dell’Est Europa (e non solo), ai quali la risoluzione raccomanda di fornire aiuti commisurati ai progressi in settori quali la “governance economica”  e le “riforme economiche e stutturali” che portano verso “l’acquis dell’UE”. Traduzione: la maggioranza del Parlamento Europeo vuole che l’UE si ampli ulteriormente ad Est e che usi il suo potere economico – gli aiuti – per indurre altri Stati a conformarsi al modello neoliberistico.
L’idea di un ulteriore allargamento ad Est da parte di una UE che viaggia sottobraccio alla NATO renderà ancor più irritata la Russia, che già ora si sente militarmente accerchiata. Altro potente motivo di irritazione per la Russia sono i suoi interessi economici, che sono storicamente intrecciati con l’Europa dell’Est. La risoluzione non considera minimamente questo aspetto della realtà: vuole anzi “contenere le ambizioni” della Russia nell’Europa dell’Est e “condanna fermamente il fatto che la Russia abbia violato il diritto internazionale mediante l’aggressione militare diretta e la guerra ibrida contro l’Ucraina”; chiede perciò alla Russia di ritirare le sue truppe dal territorio ucraino”.
Quali truppe? La NATO e gli Stati Uniti hanno ripetutamente affermato che ci sono truppe russe in Ucraina ma gli osservatorti OCSE non hanno mai segnalato la presenza di truppe russe. Sull’edizione in inglese del quotidiano tedesco Spiegel pochi giorni fa è comparso un articolo decisamente coraggioso e controcorrente: afferma che ai servizi segreti tedeschi non risulta la presenza di truppe russe in Ucraina e che il Governo tedesco è profondamente irritato e allarmato per le pericolose fanfaronate della NATO. Probabilmente l’articolo è stato ispirato dalla cancelliera tedesca Merkel, in quanto solo lei sa cosa risulta o non risulta ai servizi segreti tedeschi. Se è così, la Merkel è l’unica fra i leader europei ad aver capito quanto sia pericolosa la situazione per l’Europa e sta cercando di defilarsi rispetto al filoamericanismo acritico e a buon mercato. La prospettiva che il residuo buonsenso europeo debba aggrapparsi alla mai abbastanza vituperata Merkel la dice lunga sulla tragedia che stiamo vivendo.

p.s.
ora il punto è: si continua a pensare che siamo parte di un qualcosa di inconoscibile o ...... sono le solite teorie complottiste?

domenica 15 marzo 2015

“Ben venga una coalizione per il lavoro e la dignità” (Salvatore Cannavò).

Fonte: triskell182
Prete antimafia Don Luigi Ciotti. Maurizio Landini l’ha indicato come uno degli interlocutori della sua “coalizione sociale”. Don Luigi Ciotti, una vita di impegno nel sociale a fianco dei più deboli, non si tira indietro anche se precisa il ruolo esatto di Libera. Oggi, presso la Fiom, si terrà la prima riunione per costituire la Coalizione, un primo tentativo di mettere insieme associazioni, personalità e soggetti diversi. E non a caso Landini proporrà che un primo momento di iniziativa pubblica, prima della manifestazione del 28 marzo, sia la giornata Contro le mafie indetta da Libera per il 21 marzo a Bologna.   Don Ciotti, qual è l’emergenza sociale del nostro Paese e perché?   La disoccupazione e la povertà non solo più relativa ma assoluta. Ma l’emergenza, prima che economica, è etica e culturale. È un’emergenza dei diritti e dunque delle responsabilità. Perché i diritti si fondano sull’impegno di tutti   – a partire da chi ha responsabilità pubbliche – per il bene comune.
Si vede spesso il contrario: l’uso del potere a fine personale o di pochi.   Come giudica l’operato del governo Renzi da   questo punto vista?   Premesso che su alcuni temi stiamo collaborando, come abbiamo fatto con altri governi in trasparenza e autonomia di giudizio, non vedo in generale una grande attenzione alle fasce deboli. E credo che una politica tesa a dare speranza debba ripartire proprio dagli esclusi, dai più fragili. Il bene comune si costruisce attraverso l’inclusione. Ora c’è questa riforma del lavoro. Ci viene detto che ridurrà il precariato e indurrà le imprese ad assumere. Ce lo auguriamo di cuore. L’importante è che non vengano smantellati i diritti dei lavoratori.   Cosa rimprovera e cosa invece apprezza del governo?   È apprezzabile la determinazione, la voglia di rinnovamento. Meno il fatto che a volte questo porti a soluzioni non condivise, oppure – quando la controparte è determinante per mantenere un assetto di potere – a un eccesso di mediazioni. Così buone iniziative come il ripristino del falso in bilancio o la riforma della prescrizione per i reati di corruzione, strada facendo vengono annacquate per la necessità di accontentare questo o quello.   Dal punto di vista della lotta alla povertà e alle ingiustizie vede un ruolo nuovo della Chiesa   con il papato di Francesco?   Direi che è sotto l’occhio di tutti. Con una politica titubante e in molti casi latitante, Papa Francesco è una delle poche voci che parla della povertà come un problema che va affrontato non solo con la solidarietà e l’accoglienza, ma rimuovendo il vuoto di diritti – e di dignità – che crea disuguaglianza. Questo papato rappresenta uno scossone per una politica che spesso si limita a certificare l’esistente, e un’economia che ha perso di vista i bisogni e le speranze delle persone.   Libera è attivamente impegnata socialmente. Ci spiega le vostre iniziative principali?   Libera e il Gruppo Abele, che quest’anno compie 50 anni di impegno nel sociale, attualmente investono molte energie in iniziative per la riduzione delle disuguaglianze – come la campagna “Miseria ladra” ( http://www.miserialadra.it  ) e contro la corruzione con “Riparte il futuro” ( http://www.riparteilfuturo.it  ). Sono due temi cruciali e strettamente correlati.   Lei pensa che Libera possa svolgere una funzione di unità delle forze politiche sul piano del reddito minimo perché davvero diventi legge?   Quella per un reddito di cittadinanza o minimo, che per noi è una questione profondamente legata alla dignità umana, è la prima proposta del manifesto che abbiamo redatto in conclusione di Contromafie, gli “Stati generali dell’antimafia”, proprio per sottolineare la relazione fra lotta alle mafie e impegno per la giustizia sociale. All’epoca abbiamo inviato a tutti i capogruppo in Parlamento le nostre proposte, corredate da studi e approfondimenti. I primi a rispondere sul tema del reddito sono stati i 5Stelle e subito dopo Sel, che hanno presentato le loro proposte di legge. Abbiamo registrato anche dichiarazioni pubbliche favorevoli da parte di diversi esponenti del Pd. Ciò detto, Libera non aspira a svolgere nessuna “funzione” rispetto alle dinamiche dei partiti: fa delle proposte come chiunque senta la responsabilità di partecipare alla vita pubblica. Se poi una o più forze politiche le accolgono e s’impegnano a realizzarle senza snaturarle o strumentalizzarle, ben venga. Ciò che conta è la proposta, non chi la fa.   Lei ha incontrato Beppe Grillo: qual è il suo   giudizio e cosa pensa che si possa fare con il M5S?   Come detto, i 5Stelle sono stati i primi a farsi vivi e ci è parso giusto e rispettoso accogliere il loro invito a incontrarci. L’obiettivo è promuovere, ciascuno nel proprio ruolo e coi propri mezzi – e possibilmente con altre realtà   – una misura necessaria a ridurre il peso insostenibile della crisi e ridare alla politica il senso di servizio al bene comune.   Con quali obiettivi Libera vuole costruire una   Coalizione sociale con soggetti come la Fiom o Emergency?   Libera non può aderire alla coalizione essendo un coordinamento di associazioni, oggi più di 1600, ciascuna autonoma nel costruire i suoi percorsi e nello scegliere i suoi riferimenti. Detto questo, ben venga questo collaborare insieme per rappresentare con maggior forza la richiesta di dignità, di lavoro, di giustizia sociale. Il nostro Paese – Libera lo ripete da vent’anni – ha bisogno di una robusta iniezione di “noi”, cioè di condivisione e corresponsabilità. E io sono molto contento di trovarmi in sintonia su questo con Gino Strada e Maurizio Landini, persone di grande spessore umano per le quali nutro stima e amicizia.   È fiducioso sul futuro dell’Italia?   Sono preoccupato. Ma ci risolleveremo imparando a essere più solidali e soprattutto più responsabili.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/03/2015.
p.s.
temo farà la fine di tutti gli esperimenti precedenti.. un ballon d'essais e tanti che si son illusi che lo saranno una volta di più. Non tanto perchè le persone che ci stanno lavorando non siano degne di nota, anzi lo sono e lo provano le loro vite ma perchè tutte giocano nello stesso schema che ci ha ridotti così: mentre è invece fondamentale romperlo; creare una "frattura socio-politica" che porti fuori la società e le istituzioni dal ruolo predefinito che hanno ora nel grande gioco della redistribuzione della ricchezza che si chiama UE, ora, e TTIP poi....... questo sistema è basato su teorie del 1700!!!! nel frattempo son avvenute moltissime cose di cui però ci siam dimenticati: è da questo che si dovrebbe ricominciare e non riporoporre la stessa minestra stantia di oltre 200 anni. Ecco perchè fallirà o se va bene si ritroverà un proprio orticello con cui negoziare. L'Italia non è pronta per una cosa del genere, tutto qui. Stiamo vivendo la stessa situazione che si avverò 150 anni fa quando il paese fu unificato sotto i piemontesi: serviva una colonia da usare come puro mercato di braccia e di consumo di prodotti, quindi:
  1. via l'economia locale basata sul commercio e su una prima nascita di industrie ivi localizzate;
  2. introduzione delle tasse piemontesi di un 15% almeno più alte di quelle locali;
  3. ridimensionamento delle potenzialità dei porti di Napoli e Palermo;
  4. patto con i poteri locali, che furono corrotti in base ad un accordo che prevedeva che nulla della precedente situaiozne di privilegio sarebeb stata toccata.. il gattopardo;
lo sapevate che ancora nel 1914 i buoni del tesoro del regno delle due sicilie valevano molto di più di quelle del neonato regno d'italia?
Quello che avvenne allora ora sta avvenendo a livello di intere nazioni: il sud dell'europa; la storia non si può ripetere è vero ma se blocchi un sistema allora le possibilità si restringono alla sua ripropoisizione perenne....
Fonte: l'economia italiana dal 1861 al 1894 di luzzatto edizioni einaudi.

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