Avrete letto della moglie del dissidente kazako espulsa a tempo di
record: Eni docet o meglio docet i contratti che ha sottoscritto con
quel paese... ed essendo impegnati basta uno stormir di foglie che ce
la si fa addosso: è accaduto con snowden, il nostro impavido paese come
altri ha chiuso i cieli (e pensare che abbiamo un ministro degli esteri
.. radicale); accade con una donna e suo figlio che hanno l'unico colpa
di essere famiglia di un .... kazako dissidente, triste
Vi propongo qui, sempre come spunto di riflessione, l'articolo del Fatto Quotidiano del 5/7/2013 a firma Luca Pisapia...
“Espulsione ingiusta, fretta eccessiva”. Il caso del dissidente kazako diventa politicoMoglie
e figlia del dissidente Ablyazov prelevate a Roma e consegnate al
dittatore Nazarbayev. Il Tribunale: "Non andavano espatriate". Farnesina
e Guardasigilli non informati, Alfano accusato "di aver gestito in
proprio". Letta prima dice di non sapere nulla, poi promette una
verifica
Ora una sentenza del tribunale di Roma lo dice chiaramente: non c’era nessuna irregolarità nel passaporto della moglie di
Mukhtar Ablyazov, principale oppositore del regime dittatoriale di
Nursultan Nazarbayev in Kazakistan, paese ricco di materie prime e strategico
per gli interessi dell’Eni. Eppure la donna,
come raccontato il 5 giugno scorso da ilfattoquotidiano.it,
è stata estradata dall’Italia. In tutta fretta, senza attendere
verifiche sul documento. Tanto da far gridare gli avvocati difensori
“alla extraordinary rendition, ossia cattura illegale”. Le ultime novità
sulla vicenda dell’estradizione di
una donna e di una bambina di sei anni, prelevate contro la loro volontà nella loro residenza di
Casal Palocco (Roma)
e rispedite in tutta fretta il 31 maggio in quel Kazakistan dove
Ablyazov è il principale oppositore del regime, aprono risvolti politici
che toccano direttamente il governo. Anche perché nella sentenza i
giudici scrivono che la “velocità con cui si è provveduto al rimpatrio”,
in una situazione così delicata, “lascia perplessi”. Tra i vari
documenti visionati da ilfattoquotidiano.it c’è anche la nota verbale
dell’ambasciata kazaka, in cui si avvisava della presenza
dell’oppositore politico Ablyazov a Roma. Questa nota, il 28 maggio è
stata inoltrata direttamente alla Questura di Roma (che fa capo al
ministero
degli Interni),
e non al dicastero degli Esteri o, a livello procedurale, a quello della Giustizia. E proprio dalla questura è partito
il blitz notturno della Digos (una
cinquantina di uomini armati, raccontano gli avvocati), che la notte
del 29 maggio ha prelevato Alma Shalabayeva, moglie di Ablyazov. A
dimostrazione di uno scontro in atto tra il dicastero degli Esteri, che
avrebbe dovuto non solo essere informato ma anche occuparsi della
vicenda, e il Viminale, che – raccontano alcune fonti – dalla Farnesina
accusano di aver gestito in proprio la vicenda.
Se in Senato
l’unico a parlare in aula è stato il senatore del M5S Giarrussoalla
Camera l’interrogazione parlamentare dell’11 giugno di Alessandro Zan e
di altri esponenti di Sel sottolinea questa discrasia.
All’epoca dei fatti, le prime dichiarazioni furono del ministro della Giustizia,
Annamaria Cancellieri:
“Mi sono subito informata, le procedure sono state perfette, tutto in
regola e secondo legge” (cosa che come vedremo il 25 giugno il
Tribunale del riesame ha smentito) e poi del ministro degli Interni
Angelino Alfano, che “ha preso atto della vicenda”. Assordante è stato
invece il silenzio sulla vicenda del ministro degli Esteri Bonino, che
solo giorni dopo in un’intervista a Il Messaggero definì l’incidente
“anomalo”. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it infatti, alla
Farnesina ritengono infatti essere di essere stati scavalcati nella
vicenda dal ministero degli Interni, guidato da Angelino Alfano,
vicepremier, segretario del Pdl e uomo fidato di Silvio Berlusconi,
grande amico del dittatore kazaco. Tutto nel silenzio del premier
Enrico Letta, che questa mattina non ha risposto al nostro cronista che gli chiedeva informazioni in merito, salvo poi, in serata,
pubblicare uno scarno comunicato:
“Rispetto a quanto apparso sulla stampa circa la vicenda della
cittadina kazaka Alma Shalabayeva, il Presidente del Consiglio, Enrico
Letta, ha immediatamente chiesto di
avviare una verifica interna agli organi di Governo che ricostruisca i fatti ed evidenzi eventuali profili di criticità”.
Inoltre, tra i vari documenti visionati, il fattoquotidiano.it ha potuto vedere l’
ordinanza del Tribunale del riesame di Roma
del 25 giugno che ha stabilito l’immediata la restituzione alla
famiglia dei beni sequestrati nelle perquisizioni avvenute a fine maggio
nella villa di Casal Palocco. Tra questi il passaporto della
Repubblica Centroafricana mostrato dalla donna agli inquirenti e
ritenuto falso – il casus belli della deportazione – 50mila euro in
contanti, una memory card e altri beni. A proposito del passaporto, il
Tribunale del riesame scrive che, a seguito dei documenti presentati
dagli avvocati di difesa dello studio legale Olivo-Vassalli, “il
passaporto in possesso dell’indagata non è falso”. E aggiunge poi una
considerazione: “
lascia perplessi la velocità con cui si è proceduto al rimpatrio in Kazakistan della indagata e della bambina,
congiunti di un rifugiato politico, in presenza di atti dai quali
emergevano quantomeno seri dubbi sulla falsità del documento”.
E a sottolineare l’aspetto politico della vicenda ci ha pensato lo stesso Ablyazov in un’intervista al quotidiano La Stampa . “
Mi appello a Enrico Letta affinché faccia piena luce
sulla deportazione di mia moglie e figlia da Roma in Kazakhstan, dove
ora sono in ostaggio di Nursultan Nazarbayev”, ha detto Ablyazov,
aggiungendo poi “E’ un fatto senza precedenti, avvenuto perché il
dittatore del Kazakistan voleva due ostaggi contro il suo maggiore
oppositore politico. (…) Ciò che abbiamo compreso ci porta a credere che
sia stato un blitz del ministero dell’Interno in collaborazione con
agenti di una dittatura ex sovietica. Quelli che in Italia avrebbero
potuto bloccare il rapimento sono stati esclusi dall’operazione. Il
governo italiano deve spingere il ministero dell’Interno a svelare la
verità ponendo fine alla protezione dei responsabili di questa vicenda”.
L’intera vicenda
era stata raccontata da ilfattoquotidiano.it,
che aveva anche riportato un vecchio articolo del Daily Telegraph del
2010 dove era spiegato come il Kazakistan avesse minacciato la Gran
Bretagna che, nel caso fosse stato concesso asilo politico ad Ablyazov,
da anni rifugiato a Londra, avrebbero chiuso i contratti con le
compagnie britanniche. Da qui non era stato difficile ipotizzare perché
l’Italia avesse deciso di consegnare la moglie la figlia di Ablyazov,
facendo sì che fossero esposte, a detta degli avvocati,
“all’elevatissimo rischio trattamenti disumani, analoghi a quelli cui fu
sottoposto il marito in patria”. Il Kazakistan è una terra ricchissima
di risorse naturali, e uno dei principali partner commerciali del
regime è l’azienda parastatale italiana Eni. Attiva nel paese dal 1992,
Eni ha stretto accordi di cooperazione. Gli ultimi
sono del 2012. Si tratta delle estrazioni di gas e petrolio
nell’immenso giacimento di Karachaganak (5 miliardi di barili di
riserve) e le trivellazioni a Kashagan (dove s’ipotizzano 13 miliardi di
barili).
p.s.
non avrei saputo dirlo meglio... buona
riflessione.... a proposito non si può più dire "Italia paese di
m......" è vietato!!!! ma pensarlo?