venerdì 27 marzo 2020

Via da quest'Europa...

Ormai è ufficiale: l'europa del nord, quindi quella che possiamo chiamare europa vera e propria, non cambia e non vuole nemmeno cambiare la linea: nessun aiuto, nessun corona-bond, nessun mes riformato, niente di niente....... solo prestiti condizionati a tagli e ritagli. Perfino Draghi, non certo un sovranista  (vedrete che con il tempo, e grazie al coronavirus, questa parola riprenderà il suo originale significato.. paese, territorio, costituzione), ha sbottato abbandonando il suo aplomb europeista dicendo in una intervista che era necessario riprendere l'iniziativa e adottare scelte coraggiose e innovative, il tutto con lo stesso tono di quando intimò a kartofen e mercati speculativi di stare in riga altrimenti, come poi ha fatto, avrebbe preso il bazoka... quindi, aggiungo io se non aprono gli occhi la c.d. europa perderà moltissimo.. non ultimo il suo mercato di sbocco coloniale, il sud dell'unione.
Eppure non è bastato: ieri è andato in onda il film 'greco' non quello del coronavirus: volete prestiti e soldi? Tagli e ritagli, altrimenti vi attaccate... perfino questi ns politici sembrano aver avuto un sussulto di orgoglio e hanno messo il veto ben sapendo che il decidere di 'rivedersi fra 10 giorni per valutare nel frattempo' non avrebbe cambiato di un cm la posizione dei paesi guidati dai teutonici: volete soldi tagliate e ritagliate.
Cosa si può fare? A mio parere restare e sprecare energie con i fantasmi dei passati natali veri e propri mercanti di povertà, morte ecc. anche per i loro cittadini non serve: altre sono ora, e secondo me non da ora, la nostre priorità; andarsene ma non come han fatto gli inglesi, che ora ne pagano le conseguenze, ma semplicemente vanficando di fatto i trattati, ignorandoli e non sprecando nemmeno più un cent (noi siamo i secondi contributori) nè con la UE nè con il mes, ricicliamo questi soldi altrove che allevieranno le soffrenze di ampie parti di questo paese e contribuiranno a dare una spinta alla ripresa...... lo sta facendo la germania possiamo farlo anche noi usando il loro stesso sistema: usando la CdP come cassa di crediti agevolati al mondo del lavoro, da un lato, mentre, aggiungo io, si può la stampa diretta di moneta 'nazionale' da parte dello Stato aggangiata all'oro, o forse meglio ancora al platino, cosa che ci farebeb beneficiare di quel che fatto dai privati si chiama 'signoraggio' ma che fatto dallo Stato, ente pubblico, signfica mld di euro, che solo per il fatto di essere stampati da un ente pubblico, entrano gratuitamente nella casse  pubbliche senza appesantire il debito ecc... si può fare? Certo che si può ed è già stato fatto anni fa e rese la lira moneta forte e pari al marco e se non fosse stato per i ladri che ci hanno governato in quegli anni oggi noi saremmo primi fra i primi!!!!! ma si sa che il passato non si cambia, vero? Però il futuro sì, eccome: iniziamo questo percorso e se saremo virtuosi davvero quando finirà l'incubo coronavirus finirà pure l'altro incubo.. quest'europa.
p.s.
per i soloni che passano questa idea non è nuova e le pubblicazioni in rete esistono e ci spiegano esattamente questo che ho detto e scrito qui.... basta avere l'umiltà di leggere.

mercoledì 25 marzo 2020

Top manager e politici Usa hanno venduto azioni prima dello scoppio della pandemia

Fonte: W.S.I. 24 Marzo 2020, di Alessandra Caparello
Cosa hanno in comune Jeff Bezos di Amazon, Laurence Fink di BlackRock e il senatore USA Richard Burr? Ebbene, si scopre che, insieme ad altri, prima dello scoppio della pandemia dal nuovo coronavirus che ha mandato in cortocircuito i mercati di mezzo mondo, hanno venduto grosse quantità di azioni evitando così grosse perdite.
Massiccia vendita di azioni a febbraio: da Jeff Bezos e altri top manager…Un’analisi del WSJ, basata su oltre 4.000 registrazioni regolamentari relative alle vendite di azioni tra il 1° febbraio e il 19 marzo da parte di dirigenti di società quotate negli Stati Uniti, ha rivelato come i top manager delle società  hanno venduto un controvalore di circa 9,2 miliardi di dollari in azioni delle proprie società tra l’inizio di febbraio e la fine della scorsa settimana
Qualche nome? Primo fra tutti mister Amazon, Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo che ha ceduto un totale di 3,4 miliardi di dollari in azioni nella prima settimana di febbraio, poco prima che il mercato azionario raggiungesse il picco massimo, evitando così perdite di valore potenziali per circa 317 milioni di dollari.  A seguire Laurence Fink, Ceo di BlackRock Inc., che ha venduto 25 milioni di dollari in azioni della sua società il 14 febbraio, prevenendo perdite potenziali di oltre 9,3 milioni di dollari e Lance Uggla, Ceo di IHS Markit Ltd., che ha venduto 47 milioni di dollari delle sue azioni.
Certo per dover di cronaca c’è da dire che non vi è alcun indizio che i manager abbiano venduto azioni sulla base di informazioni interne ma la quantità di azioni vendute da dirigenti e funzionari di società quotate negli Stati Uniti è aumentata di circa un terzo rispetto ai periodi comparabili dei due anni precedenti, secondo l’analisi delle registrazioni regolamentari e dei dati di S&P Global Market Intelligence.
… ai politici USAMa non solo nei board delle grosse compagnie, anche la politica si è mossa. Mentre a inizio febbraio gli americani erano tutti presi a capire come sarebbe andato a finire l’impeachment del presidente Donald Trump, il senatore Richard M. Burr, repubblicano della Carolina del Nord, nonché presidente del Comitato di intelligence, aveva già messo gli occhi su una nuova inquietante minaccia: il coronavirus.
Così, riporta il NY Times, la mattina del 4 febbraio, Burr ha riunito i membri del comitato a Capitol Hill per ascoltare per la prima volta dai funzionari dei servizi segreti come le potenze straniere stavano rispondendo a ciò che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato giorni prima un’emergenza sanitaria globale.
E mentre la Casa Bianca stava minimizzando le minacce del virus, i funzionari dei servizi segreti hanno dipinto chiaramente un primo quadro delle implicazioni geopolitiche dell’epidemia di coronavirus. Il giorno dopo, il 13 febbraio, Burr ha venduto 33 diverse partecipazioni azionarie, per un valore complessivo fino a 1,7 milioni di dollari, liquidando una grossa quota del suo portafoglio. Insieme a lui anche altri quattro senatori, oltre a circa due dozzine di legislatori della Camera, hanno venduto alcune delle loro partecipazioni finanziarie nello stesso periodo.
Sia Burr che gli altri senatori si sono difesi affermando di  non aver fatto nulla di male e di non aver agito sulla base di informazioni non disponibili al pubblico.
Ma la vendita delle azioni ha innescato una tempesta politica di fuoco sia da destra che da sinistra, e sono fin da subito emerse richieste di dimissioni di Burr, che da un giorno all’altro si è trovato a lottare per evitare di diventare il simbolo di un’élite finanziariamente avvantaggiata. Da qui il senatore ha chiesto alla Commissione etica del Senato di esaminare le sue vendite nel tentativo di riabilitare il suo nome. Gli altri quattro senatori – Dianne Feinstein, Democratico della California, James M. Inhofe, Repubblicano dell’Oklahoma, Kelly Loeffler, Repubblicano della Georgia, e David Perdue, Repubblicano della Georgia – hanno ciascuno respinto qualsiasi suggerimento di aver avuto un ruolo nella vendita delle azioni, dicendo che i loro portafogli sono gestiti da altri e che forse non erano nemmeno a conoscenza della vendita dei titoli.

martedì 24 marzo 2020

EUROPA, SI CHIUDE?

Fonte: Dagospia 23 mar 2020 17:02
URSULA SOSTIENE L'EMISSIONE DI "CORONA-BOND". ANCHE MACRON E MERKEL SONO D’ACCORDO. IL VERO NODO, IL VERO FALCO ANTI-EUROBOND, È L'ECONOMISTA TEDESCO KLAUS REGLING, A CAPO DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES). SENZA COMPRENDERE CHE LA RICOSTRUZIONE DELL’EUROPA DOVRÀ ESSERE SUPERIORE A QUELLA DEL SECONDO DOPOGUERRA, HA SILLABATO: “ITALIA E SPAGNA DEVONO INGINOCCHIARSI”
Anche Ursula von der Leyen ha sostenuto l'emissione europea di "corona-bond", eurobond per finanziare il nuovo debito col sostegno dell’eurozona e della Bce. E negli ultimi giorni anche europeisti doc come Monti e Prodi hanno sostenuto in maniera netta che senza gli eurobond si rischia la fine dell’Europa. Ci sono regole UE che vanno cambiate, aggiungono. Solo gli eurobond, sostenuti dalla Bce, prefigurerebbero un principio di cambiamento strutturale della governance dell'eurozona senza cacciarci nella trappola alla greca del Mes.
Non solo Macron ma anche la Merkel è d’accordo e si sta operando dalla sua quarantena per un’opera di mediazione con i falchi che vogliono punire i fancazzisti spendaccioni dell’Europa del Sud (Italia, Spagna e Portogallo, Grecia). In questo fine settimana sono stati febbrili i contatti tra le capitali europee. E Ursula von der Leyen, appoggiata dalla sodale Merkel, sta dimostrando calma e polso fermo. Ma la Merkel deve convincere anche parte della sua coalizione governativa, a partire dalla CSU della Baviera, contraria agli eurobond. 
 Isabel Schnabel, nuovo rappresentante della Germania nel consiglio della Banca centrale europea, ha rilasciato una illuminante intervista pochi giorni fa a ‘’Die Zeit’’. Dopo aver dichiarato di essere favorevole all’emissione di eurobond garantiti dall’UE, ha aggiunto: “Vi è il presupposto che le banche tedesche stiano andando alla grande e quelle italiane vadano male. Nel complesso le cose non stanno così. Anche nel nostro paese ci sono banche che non sembrano essere molto brillanti. Ben venga quindi l'assicurazione europea sui depositi, che funzionerà come una polizza di riassicurazione. In questo modo il rischio viene ridotto al minimo”. Ecco perché, in fondo, la Merkel è così favorevole agli Eurobond: le banche tedesche stanno peggio di quelle italiane.
Il vero nodo, il vero falco anti-eurobond, è l'economista tedesco Klaus Regling, l'attuale amministratore delegato del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Senza comprendere che la ricostruzione dell’Europa dovrà essere superiore a quella del secondo dopoguerra, ha sillabato: “Italia e Spagna devono inginocchiarsi”.

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