sabato 27 settembre 2014

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 26 settembre 2014

No al trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. Che potrebbe rivelarsi “molto negativo” per l’Europa perché lascerebbe “campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana“. Parola del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che ha ribadito il suo no alla firma del discusso accordo Trans-Atlantic trade and investiment partnership (Ttip) – i cui negoziati sono peraltro in stallo – in un intervento su Il Manifesto. “Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scam­bio, vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favo­ri­sca alcuni spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici”, scrive l’economista noto per le critiche alle politiche del Fondo monetario internazionale. “La posta in gioco non sono le tariffe sulle impor­ta­zioni tra Europa e Stati uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicu­rezza ali­men­tare, per la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori in genere. Ciò che si vuole otte­nere con que­sto accordo non è un miglio­ra­mento del sistema di regole e di scambi posi­tivo per i cit­ta­dini ame­ri­cani ed euro­pei, ma garan­tire campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana”.
Ed è per questo, secondo Stiglitz, che il Dipar­ti­mento del Com­mer­cio (così come, peraltro, la Commissione Ue) “sta nego­ziando in asso­luta segre­tezza senza infor­mare nem­meno i mem­bri del Con­gresso ame­ri­cano”. Poi l’esempio di quel che potrebbe succedere, per il Nobel, in caso di approvazione: “La Phi­lip Mor­ris ha fatto causa con­tro l’Uruguay che vuol difen­dere i pro­pri cit­ta­dini dalle siga­rette tos­si­che. La Phi­lip Mor­ris nel ten­ta­tivo di con­tra­stare le misure adot­tate in Uru­guay per tute­lare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appel­lata pro­prio ai quei prin­cipi di libero scam­bio che si vor­reb­bero intro­durre con il Ttip. Sot­to­scri­vendo un accordo simile l’Europa per­de­rebbe la pos­si­bi­lità di pro­teg­gere i pro­pri cit­ta­dini. Que­sto tipo di accordi, inol­tre aggra­vano le disu­gua­glianze e, in una situa­zione come quella euro­pea, rischie­reb­bero di appro­fon­dire la recessione“. 
Bocciatura su tutta la linea, dunque, per il trattato che prevede la rimozione dei dazi ma soprattutto l’armonizzazione di normative e regolamenti dalle due parti dell’Atlantico, cosa che secondo il Centre for economic policy research di Londra comporterebbe una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi per quella europea. La firma dell’accordo è fortemente voluta dal governo italiano, che stando alle anticipazioni del viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda farà di tutto perché le trattative si chiudano nei prossimi 12 mesi. Ma, a quanto pare, difficilmente la scommessa di Matteo Renzi sarà vinta: venerdì il commissario Ue uscente al Commercio, Karel De Gucht, ha ammesso in un’intervista al Financial Times che c’è il rischio concreto di uno slittamento sine die. “La mancanza di leadership politica a Washington e a Berlino sta rendendo sempre più improbabile” che il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti venga siglato entro il prossimo anno. E se non ci sarà un accordo nel 2015 si rischia che la firma del Ttip venga rinviata a tempo indeterminato a causa delle elezioni presidenziali negli Usa. “Questo accordo può essere concluso solamente se c’è una sufficiente guida e volontà politica a farlo”, spiega De Gucht al quotidiano finanziario. “Cosa che da entrambe le parti, sia americana che europea, deve ancora essere dimostrata”. Il commissario Ue riconosce poi che “abbiamo incontrato più ostacoli del previsto e per diverse ragioni. Il commercio è diventato un tema decisamente politico” e “specialmente i partiti di sinistra non sono particolarmente a favore del libero scambio”. Infine, riguardo al ruolo dei gruppi di pressione, De Gucht spiega che “si parla molto delle lobby al Parlamento europeo, ma posso assicurare che al Congresso degli Stati Uniti sono molto più forti”.
p.s.
e vediamo se stavolta si rimangia quanto detto 24 ore prima.. Stiglitz ha già fatto altre volte cambi di corsia....
se volete sapere quando tutto ciò incominciò.. con il trattato di maastricht per l'europa e con l'adesione al trattato istitutivo del wto: indovinate un pò chi era al governo allora? il centrosinistra....

venerdì 26 settembre 2014

Ecco cosa siamo....

Bè ormai lo sapete: Gregorio De Falco l'eroe, si uso un termine desueto, solo perchè ha fatto il suo mestiere, dava noia.... e l'hanno messo nel cimitero degli elefanti; rimosso. Mentre l'altro protagonista si fa fotografare a destra e amanca e addirittura insegna il vero protagonista, immagino suo malgrado, della vicenda è stato messo da parte... in italia la capacità individuale e l'uscire dal formalismo non sono ben accetti anzi sono proprio malvisti e combattuti.
Che paese è mai quello che anzichè favorire e promuovere le capacità e la professionalità le combatte strenuamente perchè qualcuno ha le giuste amicizie per fargliela pagare se il malcapitato ci si scontra occasionalmente? E se questa persona, che si fa fotografare anche nelle campagne elettorali, avesse avuto grosse responsabilità in un gravissimo incidente navale e se la stesse filando mentre l'altro lo richiama all'ordine e gli ricorda quale responsabilità  ha? Chi dei due dovrebbe essere buttato giù dalla torre? La risposta è ovvia, ma non in italia......
tenga duro Capitano di fregata De Falco.

giovedì 25 settembre 2014

Non indovinerai mai che è seduto sul Consiglio di Amministrazione di Monsanto

dal sito livefreelivenatural
(tradotto con google)
Monsanto ha fatto in modo che hanno coperto tutte le loro basi, quando si tratta di controllare la popolazione.

Dalla propaganda e di approvvigionamento alimentare ai governi e inclinazione di ricerca a loro favore, consiglio di amministrazione della società è globale chi è chi che rappresenta alcune delle aziende più infami della terra.

Di seguito è riportato un elenco dei 13 membri del Consiglio di Amministrazione di Monsanto. Quasi tutti sollevano più domande, circa i segreti di questa società, di quante siano le possibili risposte.

Gregory H. Boyce. Presidente e Amministratore Delegato di Peabody Energy Corporation, ossia la più grande azienda di carbone del settore privato nel mondo. Essi generano circa il 10% di tutta l'elettricità generata negli Stati Uniti. Nel solo 2013, Peabody ha speso 3,77 milioni dollari di lobbying a Washington per continuare a produrre inquinanti non solo gli Stati Uniti ma nel mondo intero. Dal 2008, hanno speso più di 37 milioni dollari di dollari di lobbying sui politici, per non parlare di un altro $ 690.000 che è stato donato a campagne politiche 2008-2012. E' classificata 493° su 500 nella classifica di Newsweek verde nel 2012 ed è stato anche classificato al 1° come peggior azienda per il pianeta nel 2009. Inquinare il mondo con il carbone non deve essere abbastanza per il signor Boyce. Egli ha fatto e fa parte del board Monsanto dall'aprile del 2013.
David L. Chicoine, Ph.D. è presidente della South Dakota State University e professore di economia. Ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Banca John Warner, la Fondazione Ospedale Carle, la Fondazione Farm, il DuPage International Technology Park, Technology Development Fund Illinois, e il Laboratorio Nazionale di Argonne. Attualmente siede sia nel Consiglio di Monsanto, che nel consiglio di First Bank & Trust.  E' mai possibile che il presidente di una Università che ha legami di ricerca con le imprese è coinvolto con la Monsanto contribuendo a garantire loro maggiori profitti con la ricerca universitaria?
Janice L. Fields è un ex presidente di McDonald Stati Uniti d'America, LLC, una filiale di McDonald Corporation.  , Mrs. Fields è l'ex presidente di detto McDonald. Lo stesso ristorante che è "cibo" è "appena" cibo. Niente a che vedere qui però.
Hugh Grant è il presidente e amministratore delegato della Monsanto Company.
Arthur H. Harper è managing partner di GenNx360 Capital Partners. GenNx360 è una società di private equity che ha forti legami con General Electric. Secondo GenNx360.com, molti dei senior partner dello studio del patrimonio netto comprendono:
1. L' ex GE Vice Presidente e Presidente e CEO di GE Industrial, un segmento di business 33 miliardi dollari
2. L'ex SVP, Presidente e CEO di GE Equipment Services, un ramo d'azienda 7.000 milioni dollari
3. L'ex VP e Corporate Ufficiale; Presidente e CEO di GE Sensing

Laura K. Ipsen, è vice presidente corporate di organizzazione del settore pubblico nel mondo di Microsoft Corp..
Secondo Microsoft via CRN.com:
"Come vice presidente corporate di organizzazione di Microsoft Worldwide Public Sector, Ipsen guida della società di vendita e marketing a clienti nel governo, la sicurezza pubblica, la sicurezza nazionale, l'istruzione e l'assistenza sanitaria non privati ​​in più di 100 paesi." La posizione della signora Ispen fornisce Monsanto con una connessione diretta ai governi, con i loro sistemi di istruzione e di assistenza sanitaria.  Il fondatore di Microsoft Bill Gates ha anche detto, a verbale, che i vaccini che finanzia contribuiranno a ridurre i problemi della popolazione mondiale. La fondazione Bill & Melinda Gates dispensa vaccini a persone di tutto il mondo.

Gwendolyn S. King è presidente di Podium Prose, smercio di altoparlanti. Podium prosa non è altro che una ditta di propaganda. Secondo il loro sito web: Podium Prose, a Washington, fornisce altoparlanti "premium" agli uffici della D.C. e alle imprese di comunicazione, certi che il vostro pubblico e le parti interessate sono impegnati, ispirati e informati. Siamo in grado di fornire con altoparlanti convincenti per i tuoi eventi; massimi esperti in una vasta gamma di campi dalla sicurezza nazionale per l'assistenza sanitaria di potenziamento personale. I nostri premiati scrittori possono aiutare a tradurre le vostre idee in discorsi attirare l'attenzione, white paper, op-eds, relazioni annuali e di altri materiali scritti ed elettronici.
I nostri
esperti trainer nella presentazione dei prodotti  possono aiutare il vostro team esecutivo in modo più efficace nel fare discorsi e/o manipolare interviste ai media.
Marcos M. Lutz è l'Amministratore Delegato di Cosan SA Indústria e Comércio.
Cosan SA Indústria e Comércio è coinvolto nella produzione e vendita di zucchero ed etanolo in tutto il mondo. Inoltre, essi sono impegnati nella distribuzione di gas naturale a circa 180 comuni nel territorio di São Paulo, in Brasile.

Secondo Foreign policy magazine:  mentre la canna da zucchero è certamente meno ecologicamente distruttiva di alcuni altri biocarburanti, booster del settore, hanno trascurato un fatto fondamentale: hai avuto modo di piantare canna da zucchero da qualche parte? Non si poteva scegliere un posto peggiore per il raccolto della canna di foresta pluviale atlantica del Brasile. Le coltivazioni di canna da zucchero hanno portato alla deforestazione e, paradossalmente, più emissioni di carbonio. Questo per quanto riguarda l'impegno di Monsanto alla sostenibilità.
C. Steven McMillan; è un presidente in pensione del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Sara Lee Corporation. Sara Lee è una marca di cibo a livello globale popolare che produce salumi, prodotti da forno e bevande. Nel 2012, l'azienda ha contribuito $ 343.600 per "La Coalizione Contro Il Costoso cibo Labeling Proposition, sponsorizzato da agricoltori e produttori alimentari." Il gruppi ha l'unico scopo di opporsi a Proposition 37, che richiedeva l'etichettatura obbligatoria degli alimenti contenenti ingredienti geneticamente modificati.
Jon R. Moeller è Chief Financial Officer di The Procter & Gamble Company.
Procter & Gamble sostiene che quasi 5 miliardi dei 7 miliardi di persone sul pianeta utilizza i loro prodotti.
Greenpeace ha spesso denunciato la diffusa devastazione delle foreste da P & G all'inizio di quest'anno.

William U. Parfet è presidente del consiglio di amministrazione, amministratore delegato e presidente di MPI Research Inc.
MPI è una società di ricerca che ha "migliaia di test di sicurezza dei farmaci, la scoperta, la chirurgia, la valutazione dei dispositivi medici, bioanalytical, e studi analitici", secondo il loro sito web.

George H. Poste, Ph. D., D.V.M. è amministratore delegato di Health Technology Networks.
Dr. Poste è un ricercatore ed è stato membro del Defense Science Board del Dipartimento della Difesa statunitense dal 2003 al 2009, egli continua a partecipare alle commissioni consultive del governo degli Stati Uniti relativi alla sicurezza nazionale, l'intelligence, il terrorismo e l'assistenza sanitaria. E' membro della US Institute of Medicine Consiglio sulla Salute Globale.

Robert J. Stevens è un presidente in pensione del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Lockheed Martin Corporation.

Lockheed Martin è uno dei più grandi appaltatori della difesa del mondo. Riceve 7,1% dei suoi fondi dal Pentagono e fa il 74% della sua attività con i militari.
Lockheed specializzata in sistemi di difesa missilistici insieme a una pletora di veicoli militari, tra cui navi da guerra, droni e aerei da combattimento.

p.s.
un bel CdA non c'è che dire. Il meglio del meglio del meglio di quel governo della finanza e dell'economia mondiale che, ormai, ha asservito governi, paesi, popoli, ecc. del pianeta......  Tutti bravi democratici, liberali, occidentali che fanno parte di una organizzazione che da sola compete con il bilancio dello Stato americano .. se non lo supera addirittura. Questo mostro, meglio noto come multinazionale, è uno dei maggiori sponsor del TTIP ossia del trattato di libero scambio fra UE e USA, chissà perchè ... visto che produce sia ogm che prodotti chimici per l'agricoltura industriale.

mercoledì 24 settembre 2014

Intervista a Mauro Biglino ..RAROOO!!!!!2014

Salute: ecco i 10 cibi più contaminati

dal sito pandorando a firma di Free Opinionist.
Nel dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014”, presentato al Teatro Palapartenope di Napoli, Coldiretti ha stilato un’interessante classifica dei cibi con più residui di sostanze chimiche elaborando i dati del Rapporto 2014 sui residui dei fitosanitari in Europa realizzato dall’Efsa, Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
Con il 61,5 per cento dei campioni risultati irregolari, il primato di alimento meno sicuro in vendita in Italia se l’è aggiudicato il peperoncino che arriva dal Vietnam: nel 2013 ne abbiamo importati 273.800 chili per preparare sughi piccanti, insaporire l’olio o condire piatti, senza alcuna informazione per i consumatori. Nel peperoncino esaminato è stata rilevata la presenza in eccesso di difenoconazolo, ma anche di hexaconazolo e carbendazim che in Italia, sul prodotto, sono vietati.
“Un pericolo legato al fatto che, sotto la pressione della crisi, aumenta il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali oltre che di alimenti a basso costo ma a rischio elevato, come dimostra il fatto che le importazioni agroalimentari in Italia hanno raggiunto la cifra record di 39 miliardi di euro nel 2013 con un aumento del 20 per cento rispetto all’inizio della crisi nel 2007”, ha spiegato Coldiretti.
“A preoccupare”, continua Coldiretti, “è anche l’arrivo sul territorio nazionale nel 2013 di 1,6 milioni di chili di lenticchie dalla Turchia che, secondo l’Efsa, sono irregolari in un caso su quattro (24,3 per cento) per residui chimici in eccesso e delle arance dall’Uruguay che presentano il 19 per cento dei campioni al di sopra dei limiti di legge per la presenza di pesticidi come imazalil ma anche di fenthion, e ortofenilfenolo vietati in Italia”.
Il resto della classifica comprende le melagrane dalla Turchia (40,5 per cento di irregolarità), i frutti della passione dalla Colombia (25 per cento), l’ananas del Ghana (15,6 per cento), le foglie di tè dalla Cina (15,1 per cento), il riso indiano (12,9 per cento) che con un quantitativo record 38,5 milioni di chili nel 2013 è il prodotto a rischio più importato in Italia, i fagioli dal Kenya (10,8) e, all’ultimo posto, i cachi da Israele (10,7 per cento).
L’Italia, che secondo l’Efsa vanta livelli di sicurezza unici in Europa, con una quantità di prodotti agroalimentari con residui chimici sopra i limiti pari allo 0,2 per cento (nove volte meno della media europea e 32 volte meno i livelli medi extracomunitari), si trova a dover fare i conti con un pericolo che riguarda soprattutto i consumatori più colpiti dalla crisi, costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, ricchi di ingredienti di scarsa qualità e facilmente contaminati.
“In questo contesto è importante la decisione annunciata dal Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, di accogliere la nostra richiesta di togliere il segreto e di rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri per poi magari parlare di Made in Italy nelle pubblicità”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.da stasera spero di dare al blog un respiro molto più ampio e parlare, finalmente, anche di quella parte dell'informazione messa in secondo piano dal mainstream... arrivo buon ultimo naturalmente.

martedì 23 settembre 2014

Lavoro, ecco perché saremo tutti più poveri

di | 23 settembre 2014
Parecchio illuminante, sul tema del lavoro e dell’articolo 18, è stata la trasmissione di ieri sera di Piazza Pulita. Illuminante soprattutto nel mettere a fuoco come la via d’uscita da una morsa fatta di povertà, disoccupazione e crisi è talmente stretta che ci vorrebbe uno stratega veramente lungimirante per imboccarla, e purtroppo non è il nostro caso.
C’era Sergio Cofferati, ovvero la linea del diritto: a sentirlo parlare con calma e profondità veniva come una sfrenata nostalgia di quella piazza, e dei suoi valori, di cui non c’è più traccia. La sua posizione è quella dell’estensione del diritto, non della riduzione, partendo dal fatto che non sono i diritti a creare disoccupazione, ma la sconcertante mancanza di investimenti in innovazione e produttività del nostro paese. Dall’altra parte, Francesco Giavazzi, liberal liberista, rappresentava la posizione della flessibilità tutelata, in parte sovrapponibile a quella di Cofferati, ma solo in parte: flessibilità per tutti, in modo anche da ridurre il divario tra garantiti e non garantiti, riduzione drastica delle tasse sul lavoro (per un costo di circa 40 miliardi, stimava l’editorialista del Corriere) ammortizzatori sociali veramente estesi a tutti. Con quali soldi? Sforamento del deficit, proprio come hanno fatto Francia ed Europa, anche a costo di aprire un duro scontro con l’Europa.
Terza posizione, quella del governo, rappresentata da un’Alessandra Moretti a tratti imbarazzante: flessibilità per tutti, abolendo articolo 18 e necessità di reintegro. E vaghissima promessa di ampliamento delle tutele nel Job Act. Peccato che i soldi non ci siano, e stando a quanto ha rivelato sempre ieri sera Giorgia Meloni il governo ne sarebbe perfettamente consapevole, ma punterebbe tutto sull’effetto scenico della riforma dell’art. 18 e della flessibilità per dare l’impressione di star lavorando sodo. Sforare il 3 per cento? Non se ne parla, e ancora non è chiaro il motivo.
Poiché purtroppo al governo non c’è Cofferati, né Giavazzi, ma Renzi e i suoi inconsistenti ministri, ciò che ci attende è grossomodo questo: drastica riduzione delle tutele per i garantiti, che in teoria dovrebbe favorire maggiore assunzione. Peccato che, senza investimenti sulla produttività, cioè senza aumentare il lavoro, e senza una riduzione delle tasse sul lavoro, gli imprenditori continueranno ad usare i contratti precari. Ma visto che i più tutelati spariranno a quanto pare, come i cocopro, oggi comunque considerati baciati dalla fortuna, aumenteranno ancora di più partite Iva e collaborazioni una tantum e discontinue. Queste ultime, poiché l’estensione delle tutele e della disoccupazione per loro non ci sarà, saranno completamente scoperte e vulnerabili. Morale della favola: saremo tutti più poveri e probabilmente non più occupati. E sapere che chi è al governo non è consapevole di questo scenario non conforta.
p.s.
perchè affannarsi? Dobbiamo solo adeguarci..... come per lsanità sempre più american oriented ossia a dare prestazioni di base per poi mollare l'osso al privato, se puoi permettertelo. Già perchè questo è il problema: in base all'accordo fondativo del WTO (recepito dalla UE e dal nostro paese e prodromo del TTIP ossia dell'accordo di libero scambio fra la UE, di cui facciamo parte, e gli usa) tranne interni, giustizia (sottomessa), difesa e poc'altro (sanità di base, istruzione di base, ecc.) tutti gli altri campi d'intervento previsti dalle costituzioni democratiche (che così poco piacciono al boss della goldman-sachs e al nostro fiorentino) devono essere poste sul mercato. Per fare un esempio: in toscana stanno arrivando gli ospedali "per acuti" ossia ospedali per le emergenze e le prime cure (peraltro costruiti con il project financing di stampo finanziario): ma poi? Poi una volta dimesso te la devi cavare da solo. O vai in una struttura convenzionata per un breve periodo di tempo o paghi....... la differenza sta in quanto guadagni e se hai un assicurazione sanitaria privata.
p.s. 2
sto notando una grande stanchezza.. sempre le stesse cose e gli stessi argomenti e alla lunga danno noia o stancano, quindi? Ho intenzione di cambiare target e dare libero sfogo a un mio antico pallino.. anche a costo di passare per ..... complottista.

lunedì 22 settembre 2014

Un altro avvertimento a Renzi del FT

Crisi, Financial Times: “Se l’Italia non cresce farà default sul debito pubblico”

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 settembre 2014

“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso”. E’ quanto si legge in un editoriale del Financial Times, a firma Wolfgang Munchau. Secondo il quale Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento dell’eurozona”.
Senza crescita del pil non c’è via di uscita dalla “trappola” –  Se anche nel 2015 e 2016 l’economia rimarrà stagnante, ricorda Munchau, “il rapporto debito/pil salirà fino al 150%”. Anche se proprio lunedì l’Istat ha diffuso i dati sul pil ricalcolato sulla base del nuovo sistema di contabilità pubblica Esa 2010, dati che comportano una revisione al ribasso anche per i parametri di finanza pubblica. Il debito/pil 2013, in particolare, cala al 127,9%. Si tratta però di puri effetti contabili. Mentre l‘unica via d’uscita dal circolo vizioso, spiega l’editorialista, consiste dunque in una crescita solida dell’economia, che deve essere “più veloce di quella del debito”. Il fatto è che il Paese “non ha gli strumenti” per stimolarla: al contrario del Giappone, che ha un rapporto debito/Pil del 200% ma è ancora considerato “solvente”, Roma “non può abbassare il tasso di interesse“, “non ha banca centrale che possa finanziare con la moneta i suoi debiti”, “non ha un tasso di cambio da poter svalutare”. Naturalmente tutte queste leve esistono ancora: sono nelle mani della Bce di Mario Draghi. Ma “i tassi di interesse dell’Eurozona sono ancora a zero”, “la Bce non sta (ancora) comprando titoli di Stato italiani” e “l’euro dovrebbe svalutarsi di circa il 60 per cento perché l’Italia possa ottenere una svalutazione di portata simile a quella del 1992, quando la lira lasciò temporaneamente il sistema monetario europeo“.  
“Ingenuo pensare che economia riparta se imprese possono licenziare” – E le invocate riforme economiche, che tutti indicano come indispensabili e salvifiche? “Possono contribuire alla crescita nel lungo periodo, ma è un po’ ingenuo pensare che l’economia ripartirà miracolosamente una volta che le imprese potranno licenziare il loro personale”. L’aggiustamento economico necessario “va molto al di là di qualche riforma strutturale. L’Italia ha bisogno di cambiare il sistema legale, di ridurre le tasse alla media dell’Eurozona e di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione“. “In altre parole, deve cambiare l’intero sistema politico“, scrive Munchau, che in passato non ha risparmiato critiche al governo tecnico di Mario Monti ma nemmeno alla Cancelliera Angela Merkel, rea di un eccesso di rigore.
Solo Draghi può “comprare tempo” per Roma - In questo quadro, secondo l’editorialista, “le speranze migliori risiedono in un programma di acquisto di titoli da parte della Bce” che “dia tempo ai tassi di inflazione di tornare normali, all’economia europea di riprendersi e al governo italiano di implementare almeno alcune riforme”. Francoforte dovrebbe comprare non solo Asset backed securities e covered bonds, come annunciato il 4 settembre, ma anche “altri tipi di strumenti finanziari:  per esempio “bond del Meccanismo europeo di stabilità (il cosiddetto fondo salva-Stati, ndr) e della Banca europea degli investimenti”. La Commissione “potrebbe poi usare la Bei per lanciare un grande programma di emissione di titoli per finanziare infrastrutture”. E all’Italia non resta che sperare che “parte di questi interventi si trasmetta all’economia reale”.
Renzi “ha promesso riforme ma non ha realizzato nulla”. E interventi nazionali “non bastano” – Ma le previsioni di Munchau non sono rosee: “Sono ottimista sul fatto che questi programmi avranno un notevole effetto positivo sull’Eurozona nel complesso, ma molto meno sul loro impatto sull’Italia”. “Abbiamo bisogno di un’azione politica estrema e coordinata per permettere all’Italia di crescere, sostenere il debito e in definitiva rimanere dentro l’Eurozona”, è la conclusione del columnist del Ft. “Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento dell’eurozona”.
p.s.
come diceva un comico qualche anno fa: è chiaro 'stu fatto? A me pare proprio di sì.. o Renzi smette di fare il mr. B versione 2.0 o ci sarà un assalto alla diligenza che farà impallidire quello che è avvenuto in Grecia........ certo in realtà ci vorrebbe un new deal con altri politici e altri strumenti ma non abbiamo nè gli uni nè altri
p.s.
si tace sulla distruzione del welfare; tace sulla finta abolizione delle province; tace anche sull svilimento del Senato e della Costituzione..... ma diventa ciarliero quando si tratta di cose che interessano le èlite finanziarie e i loro diktat (ricorderete l'avvertimento del boss della Goldman Sachs sul cambiare le costituzione democratiche nel senso richiesto dai mercati, vero?) a partire dall'art.18!

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